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www.ildialogo.org No alla scuola del preside-dirigente d’azienda, sì a un nuovo modello educativo,di Mauro Matteucci – Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani” di Pistoia

No alla scuola del preside-dirigente d’azienda, sì a un nuovo modello educativo

di Mauro Matteucci – Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani” di Pistoia

Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica.
Sortirne da soli è l’avarizia. (Lettera a una professoressa)
La cosiddetta “ buona scuola” delineata – almeno per quanto trapela - della riforma Renzi-Giannini è sicuramente molto lontana dal garantire un vero diritto all’istruzione e dalla partecipazione democratica a un settore vitale per il futuro del nostro paese. La proposta di riforma della scuola, invece mette il preside al centro dell’istituzione, attribuendogli nuove e vaste prerogative, che in concreto aumentano il suo potere di controllo sia verso gli insegnanti che gli studenti, conferendogli prerogative straordinarie nella scelta degli insegnanti e dei collaboratori e negli aumenti stipendiali. La scuola diventa nella sostanza una macchina amministrata in funzione aziendalistica, secondo un’ideologia efficientista - predicata da tempo dai governi Berlusconi e ora finalmente attuata dai suoi emuli - perciò è sempre più lontana dall’ ideale di comunità che, negli ormai lontani anni ‘60 e ’70, aveva rappresentato un modello educativo veramente nuovo e rispondente a una società democratica nella garanzia dei diritti fondamentali alla persona. Il progetto di scuola della Costituzione cominciava in quegli anni a realizzarsi concretamente, dall’elevamento dell’obbligo, alla scuola media unica, all’affermazione della libertà di insegnamento e del pluralismo delle posizioni, all’uguaglianza dei diritti: don Lorenzo Milani ed altri grandi maestri e educatori come Mario Lodi, Alberto Manzi e Danilo Dolci dettero un contributo altissimo per superare le discriminazioni di classe ancora presenti nella scuola di Stato e diffondere la cultura tra chi ne era nei fatti escluso. Siamo al contrario di fronte a una grave scelta politica e culturale, che pregiudica la crescita delle future generazioni e l’uguaglianza nel diritto all’istruzione. Non è un caso che allo stravolgimento della scuola democratica si accompagni, proprio in questi giorni, quello altrettanto grave della Costituzione.
C’è poi il problema spinosissimo e importante delle assunzioni “risolto” con l’umiliazione di decine di migliaia di precari che, pur avendone i titoli, rischiano di non vedere riconosciuti i loro diritti nonostante anni di studi e di lavoro nella scuola.
Aldilà dei proclami, continuamente diffusi dai twitt del presidente del Consiglio e dai media conniventi e obbedienti, non si procede ai necessari investimenti pubblici nel settore dell’istruzione, si sollecitano invece i finanziamenti privati diretti che creano un abisso di disuguaglianza tra scuola e territori, proprio mentre il diritto allo studio è attaccato dalla gravissima crisi economica che colpisce le famiglie e provoca nuovi fenomeni di dispersione scolastica. Se non riusciremo a rifondare nel mondo della scuola la distinzione tra le competenze dello Stato, l’ambito della partecipazione democratica e la sfera privata, e a riavvicinare tutte le componenti, si configura addirittura il rischio che interventi privati a livello educativo trasformino la Scuola della Repubblica in altrettante scuole di fatto private, con premi a meriti non meglio identificati. Gli sgravi alle rette delle scuole paritarie sono un altro attacco alla concezione laica, pubblica e democratica dell’istruzione. Gli stessi 50 euro ai docenti per cosiddetti consumi culturali e aggiornamento professionale danno ulteriori spinte all’individualismo, mentre potrebbero essere investiti per il generale potenziamento delle scuole sul piano delle attrezzature.
Occorre rimettere al centro del modello educativo l’apprendimento e la formazione critica dello studente tanto più fondamentali nell’attuale società complessa, dando risposte concrete alle sfide che attendono la scuola nel presente e nel futuro: l’ingresso sempre più consistente dei figli di immigrati, la centralità dell’educazione globale dei giovani, l’uso dei mezzi informatici nel processo della conoscenza, le nuove forme di partecipazione, la necessità di rinnovare profondamente i programmi e la didattica.
Mauro Matteucci – Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani” di Pistoia



Lunedì 16 Marzo,2015 Ore: 21:56
 
 
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