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www.ildialogo.org A proposito del liceo delle Scienze umane,di Paolo Citran

A proposito del liceo delle Scienze umane

di Paolo Citran

05/05/2014
laddove un vecchio prof, che per trent’anni ha insegnato “scienze umane”, esprime in sintesi le sue idee sull'insegnamento di quelle discipline, che quel liceo dovrebbe seriamente proporre agli studenti, con il proposito di riparlarne prossimamente …
Oltre le due culture
Le scienze umane e/o sociali rientrano nel novero dei saperi riconosciuti in relazione a paradigmi di una maggiore o minore forza o debolezza; ma ancor oggi l’idea di cultura è caratterizzata da un dualismo tra materie umanistico-letterarie e materie scientifico-tecnologiche. Storicamente, a partire dalla filosofia, si è realizzato un processo di specializzazione e di autonomizzazione, che riguardava inizialmente la matematica, le scienze naturali e le tecnologie, in un secondo momento le scienze umane/sociali, scienze deboli, che aspirano ad appartenere all’universo della precisione e a raggiungere la certezza delle prime.
La proliferazione dei saperi sull’uomo
Il sapere umanistico-letterario ha avuto la funzione di interessarsi dell’uomo e della sua storia, fornendo modelli da imitare (exempla). Oggi i saperi (scientifici) sull’uomo sono altri e si sono moltiplicati in rapporto alle loro progressive differenziazioni: diritto, economia, politologia, antropologia culturale, demografia, sociologia, psicologia, linguistica, critica d’arte, storia delle religioni, pedagogia, didattica, scienze della comunicazione, neuroscienze, ecc. Ciò porta a chiedersi se il campo delle scienze umane/sociali, inclusa la filosofia, da cui in qualche modo esse hanno avuto origine, possa avere oggi un compito analogo a quello un tempo esercitato dagli studi umanistico-letterari, quello cioè dell’esercizio dell’autoconsapevolezza metacognitiva, indirizzando verso un modo d’essere riflessivo di grande rilevanza formativa.
Ciò non toglie che ci si possa oggi collocare nella situazione che Gianni Vattimo così descrive, parlando di spaesamento, in La società trasparente, Garzanti, Milano, 1989, pp.17-18:
“Caduta l’idea di una razionalità centrale della storia, il mondo della comunicazione generalizzata esplode come una molteplicità di razionalità ‘locali’ – minoranze etniche, sessuali, religiose, culturali o estetiche – che prendono la parola, finalmente non più tacitate e represse dall’idea che ci sia una sola forma di verità vera da realizzare, a scapito di tutte le peculiarità, di tutte le individualità limitate, effimere, contingenti. Se parlo il mio dialetto, finalmente, in un mondo di dialetti, sarò anche consapevole che esso non è la sola ‘lingua’, ma è appunto un dialetto fra altri: se professo il mio sistema di valori – religiosi, estetici, politici, etnici – in questo mondo di culture plurali, avrò anche un’acuta coscienza della sterilità, contingenza, limitatezza, di tutti questi sistemi, a cominciare dal mio.”
Ciò non pregiudica, anzi legittima le scienze umane/sociali e suggerisce che possano rientrare in una formazione umanistica nuova, di pari dignità rispetto a quella su cui s’incentrano altri ambiti culturali.
Dalle Magistrali ai Licei del Ministero Gelmini
C’era una volta l’Istituto magistrale. Aveva la durata di 4 anni e resisteva, con qualche ritocco del dopoguerra, dai tempi della riforma Gentile. Vi s’insegnavano materie d’indirizzo: pedagogia, psicologia, esercitazioni didattiche, canto corale e disegno. Abilitava all’insegnamento nella Scuola elementare e permetteva di accedere ai concorsi magistrali (e con la liberalizzazione degli accessi all’Università, s’istituì inoltre un anno integrativo, che apriva a tutte le facoltà).
Ne uscivano ragazze/i con una discreta base di cultura generale e alcune conoscenze psicopedagogiche collegate all’insegnamento filosofico, maestre/i forse con non grande preparazione professionale, ma motivate/i e consapevoli solitamente dei loro limiti e perciò inclini ad aggiornarsi e migliorarsi. Attivata la formazione universitaria dei docenti di scuola primaria, non avevano più ragion d’essere le Magistrali, visto che all’abilitazione provvedeva l’Università. Si andò verso la quinquennalizzazione e verso un Liceo delle Scienze sociali (Berlinguer) o delle Scienze umane (Moratti, Gelmini), tendenti a sviluppare le competenze proprie della ricerca pedagogica, psicologica, sociologica e antropologica, con il rischio che questo Liceo fosse quasi una copia conforme del vecchio Magistrale, costruita su un asse filosofico-pedagogico escludente molte delle altre scienze sociali/umane.
Il ministro Gelmini avrebbe potuto optare per una tra due soluzioni: o raggruppare i contenuti per discipline, come si propose nel progetto Brocca, o articolare questi saperi in un intreccio interdisciplinare articolato per grandi temi. Venne invece prodotta una terza soluzione piuttosto confusa, che nell’uno degli indirizzi privilegiava la pedagogia, con un modesto numero di ore dedicato alle scienze umane/sociali: 5 nel triennio con l’indirizzo a prevalenza pedagogica; 3 nel quinquennio nell’opzione economico-sociale.
Licei per un nuovo Umanesimo? Mah…
L’introduzione nel dibattito sulla scuola italiana delle espressioni scienze umane e scienze sociali va collocata negli anni ’70, quando taluni studiosi pensavano che l’insegnamento della filosofia fosse ormai superato. Nel 1977 uscì, destando un certo scalpore, un volumetto curato dal Consiglio Italiano delle Scienze Sociali, che prospettava - con l’abolizione dell’insegnamento della filosofia - un insegnamento di scienze sociali integrate strutturato per blocchi tematici (AaVv, Scienze sociali e riforma della scuola secondaria, Einaudi, Torino, 1977).
Che differenza si può individuare tra le scienze umane e le scienze sociali? Una tendenza è quella di affermare una loro sostanziale sovrapponibilità di significati. Mi sembra tuttavia che tra i due termini vi siano differenze di una qualche rilevanza: scienze umane esprime un orizzonte più ampio e contorni semanticamente più polivalenti e meno strettamente delimitati, nonché una maggior debolezza di statuto epistemologico rispetto a scienze sociali. La vulgata ministeriale individua solo quattro discipline nelle Scienze umane: Antropologia, Pedagogia, Psicologia, Sociologia, a cui vanno aggiunte le materie facoltative, mentre Economia e Diritto vengono diversamente qualificate come discipline strettamente sociali.
Le discipline
Nel Liceo delle Scienze umane, per come si configura nelle Indicazioni nazionali, le discipline comuni hanno comuni indicazioni e non vengono suggerite quelle curvature che dovrebbero distinguere i vari indirizzi: operazione che viene per così dire delegata alla libertà degli insegnanti (con buona pace per la collegialità, con cui la libertà d’insegnamento dovrebbe essere coniugata).
Si fa frequente riferimento a un approccio trasversale inter/pluri-disciplinare, ma in letteratura latina incongruamente s’ignora Quintiliano, l’autore forse più significativo dal punto di vista pedagogico.
Pedagogia
Nell’indirizzo-base del Liceo delle Scienze umane, non si fissa per singole discipline d’indirizzo il tempo dedicato a ciascuna di esse: quella prevalente però pare essere la Pedagogia. Nel biennio l’attenzione è rivolta ai “modelli educativi”: “la paideia greco-ellenistica”, “l’humanitas romana”, “l’educazione cristiana”. In riferimento ad opere e autori, non si fa riferimento ai Sofisti, educatori di professione laici e relativisti, né alla pederastia, che nella paideia greca ha una rilevanza notevole, da Omero, a Saffo, a Socrate e Platone… Per quanto riguarda il secondo biennio, si cita la Controriforma senza nominare paradossalmente la Riforma, che con Lutero dà l’avvio al principio dell’obbligo scolastico. Per il quinto anno si propone un elenco di autori secondo un criterio pluralistico. Appare però al limite della faziosità ignorare la pedagogia marxista; scarseggiano le problematiche relative al rapporto scuola-società: Don Milani neanche si nomina.
Antropologia (culturale) e Sociologia
E veniamo all’Antropologia (ma sarebbe più corretto parlare di antropologia culturale), di cui è previsto lo studio per gli ultimi 3 anni.
Le indicazioni sono anche troppo sobrie, sarebbe stato opportuno che esse avessero fatto riferimento al concetto di relativismo culturale, ponendo il problema se esistano degli universali comuni a tutte le culture. Novità pressoché assoluta per la scuola italiana, sarebbe stato opportuno evidenziarne l’evoluzione: riferita originariamente solo ai cosiddetti primitivi o selvaggi, alle culture altre, oggi è applicata anche alla nostra. E sarebbe stato il caso di riferirsi alle diverse impostazioni analitiche: funzionalismo, strutturalismo, marxismo, psicoanalisi…
La Sociologia, prevista negli ultimi tre anni, viene riferita alle sue origini, alle diverse impostazioni teoriche, ad autori, letture, concetti fondamentali. È prevista anche l’effettuazione di indagini sul campo e l’attenzione alle tematiche legate ai servizi alla persona. Dal che si desume un’impostazione pre-professionalizzante.
Psicologia
Della Psicologia si prevede lo studio nei primi 4 anni di corso. Ci si riferisce alla “specificità della psicologia come disciplina scientifica” e alla “differenza tra la psicologia scientifica e quella del senso comune”. Il discorso è complesso: si potrebbe parlare al limite di psicologie piuttosto che di psicologia, poiché ci sono “teorie di derivazione psicoanalitica, umanistica e sistemica”, “concetti e teorie relative all’apprendimento (comportamentismo, cognitivismo, costruttivismo, sociocostruttivismo)”, “teorie sullo sviluppo cognitivo, emotivo e sociale” e diversi “metodi d’indagine” e “procedure”. Si sarebbe potuto porre il problema della confermabilità empirica (o meno) di teorie, metodi e risultati, ma questa problematica non sfiora chi ha esteso il documento. Opportuna è l’attenzione agli aspetti metacognitivi e a metodo e strategie di studio.
Diritto ed Economia
Diritto ed Economia sono collocati nel biennio pedagogico, mentre sono studiati per 5 anni (“Diritto ed Economia politica”) per l’opzione economico-sociale. Resta la perplessità per l’accorpamento di discipline il cui insegnamento non dovrebbe essere svolto in maniera catechistica e mnemonica. Si dovrebbero affrontare adeguatamente le tematiche connesse alla Costituzione italiana.
Per saperne di più
I programmi del liceo delle Scienze umane, dal sito Indire.
Orientamento Scolastico - Liceo delle Scienze Umane, video realizzato da Rai Educational e MIUR, s.d. (ma non è detto che sia una cosa seria... n.d.r.)
Paolo Citran



Lunedì 02 Giugno,2014 Ore: 19:55
 
 
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