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www.ildialogo.org QUANTE COLOSSALI MENZOGNE CONTRO LA SCUOLA PUBBLICA E CONTRO L'ITALIA E LA SUA COSTITUZIONE - IN NOME DI "FORZA ITALIA"!!! GIU' LE MANI DALL'ITALIA E DAL SAPERE: LA SCUOLA E’ DI TUTTI E AL SERVIZIO DI TUTTI!!! Difendiamola e rilanciamola!!! - Materiali sul tema,a c. di Federico La Sala

APPELLO E MOBILITAZIONE PER LA SCUOLA PUBBLICA E PER LA NOSTRA SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE.
QUANTE COLOSSALI MENZOGNE CONTRO LA SCUOLA PUBBLICA E CONTRO L'ITALIA E LA SUA COSTITUZIONE - IN NOME DI "FORZA ITALIA"!!! GIU' LE MANI DALL'ITALIA E DAL SAPERE: LA SCUOLA E’ DI TUTTI E AL SERVIZIO DI TUTTI!!! Difendiamola e rilanciamola!!! - Materiali sul tema

Č paradossale e inaccettabile che un presidente del Consiglio, chiamato a incarnare e tutelare la cosa pubblica, attacchi frontalmente la scuola pubblica e quindi milioni di persone che in questa credono e alla quale quotidianamente dedicano, in condizioni spesso molto difficili, la loro personale fatica: DIFENDIAMOLA


a c. di Federico La Sala

 -  E ora giù le mani dal sapere: 

-  la scuola è di tutti, è per tutti

 

      • È paradossale e inaccettabile che un presidente del Consiglio, chiamato a incarnare e tutelare la cosa pubblica, attacchi frontalmente la scuola pubblica e quindi milioni di persone che in questa credono e alla quale quotidianamente dedicano, in condizioni spesso molto difficili, la loro personale fatica: DIFENDIAMOLA. *

 

Silvio Berlusconi parla di principi (da che pulpito!) e insulta la scuola pubblica e gli insegnanti. Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini invece di chiedergli conto e/o dimettersi, difende il premier andando ad infoltire la già nutrita pattuglia degli avvocati del premier.

Ma sono sono in tanti a indignarsi e a chiedere, non comizi, ma politiche a favore della scuola pubblica, cioè della scuola per tutti. Dal nostro giornale parte un appello e una raccolta di firme a difesa della scuola pubblica, e per dire che è inaccettabile oltre che paradossale che il capo di un governo attacchi frontalmente uno dei perni del Paese che rappresenta e che dovrebbe governare. Allo stesso tempo non si può stare zitti di fronte all’offesa portata a migliaia di insegnanti che, grazie a questo governo, hanno subito tagli alle retribuzioni e ai diritti e ogni giorno vedono deperire le loro scuole vinte dalla scarsità di risorse e avvilite da riforme inutili oltre che dannose.

L’appello (il testo è nella pagina a fianco) è stato raccolto da personalità della cultura, del sindacato, della politica. Aderiscono, tra gli altri, Don Luigi Ciotti , Marco Rossi Doria, Nicla Vassallo, Luca Formenton, Raffaele Cantone, Vittorio Lingiardi, Evelina Christillin, Chiara Valerio, Mila Spicola, Goffredo Fofi, Luigi Manconi, Fabrizio Gifuni, Moni Ovadia, Sonia Bergamasco, Pippo Del Bono, Vincenzo Consolo, Lirio Abbate, Emma Dante, Giancarlo De Cataldo, Roberta Torre, Mimmo Pantaleo, Benedetto Vertecchi, Beppe Sebaste. A questi primi firmatari (l’elenco completo su www.unita.it) si sono aggiunte in poche ore le firme di circa cinquemila lettori dell’Unità on line.

* l’Unità, 28.02.2011 --- FIRMA ANCHE TU: http://www.unita.it/scuolapubblica/


Sconfiggere le menzogne

di Mila Spicola (l’Unità, 28.02.2011)

Dopo le accuse di corporativismo, di strumentalizzazione politica, di “fannullonismo” contro i docenti italiani, adesso è uscito allo scoperto: l’oggetto dell’odio del premier è la scuola statale come istituzione. Una rivoluzione ci sta tutta: è giunta l’ora di difenderci sul serio. Dobbiamo, tutti, difendere la scuola statale italiana dalle menzogne che la stanno sommergendo. 
-  Abbiamo bisogno di tutti voi. 
-  Abbiamo bisogno di un Benigni che davanti a venti milioni di italiani reciti con il suo splendido carisma: «Art. 33 L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato»; «art. 34 La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita». 
-  Abbiamo bisogno di un’opposizione che, unita, metta la scuola in cima all’agenda politica e usi tutti gli strumenti parlamentari perché il premier ritiri (e parte le consuete smentite e i “fraintendimenti”) tutto quello che ha detto. 
-  Abbiamo bisogno di testimonial che difendano la scuola statale, che possano rompere il muro dei media: scrittori, attori, cantanti, registi, che ci raccontino il brivido di quel giorno, a scuola, nel capire con che dolcezza si può naufragare nell’infinito del pensiero e della libertà umana. Questo giornale dà lo spazio e l’opportunità per farlo. 
-  Abbiamo bisogno di tutti voi perché noi, gli insegnanti, in questi anni troppo spesso non siamo stati ascoltati. 
-  Abbiamo bisogno di donne e uomini consapevoli e informati, capaci di raccontare per intero la verità della scuola statale italiana tagliata e oltraggiata. C’è il perpetuo allarme del docente precario, ma ci sono anche masse di genitori preoccupati ai quali nessuno ha saputo dare voce.

Il nodo centrale è l’attacco alla democrazia e al libero pensiero attraverso l’attacco alla scuola pubblica. Attacco proseguito negli anni inesorabile, con troppi complici. Etiam si omnes ego non. In quanti, rispetto all’indifferenza verso la scuola, hanno saputo dire: «Io no»?

«La scuola italiana non educa», dice il premier (e detto da lui suona grottesco, surreale). Ma cosa vuol dire educare? La scuola fascista aveva come obiettivo principe l’«educazione dei giovani». La scuola statale italiana repubblicana, gioiello di una civiltà avanzatissima, la nostra, istruisce, forma e prepara i cittadini di domani attraverso la trasmissione di un bagaglio di conoscenze, di cultura, il più ampio, corretto, plurale, libero (persino di criticare i maledetti comunisti). Istruisce alla conoscenza delle regole e dei pensieri.

Tutti e per tutti. Al plurale, mai al singolare. E lo fa meglio delle private. (Dati Invalsi: senza i funesti risultati delle competenze degli studenti delle scuole private la scuola italiana sarebbe più in alto nella graduatoria europea). Metteteci nelle condizioni di farlo al meglio, non al peggio. Il ministro Gelmini ha approntato una riforma che riflette l’odio e non l’amore per la scuola. Su ufficiale ammissione del suo premier, è fallita miseramente. Si dimetta, allora, e cerchiamo di realizzare una vera riforma che vada incontro alle esigenze del paese intero e dei suoi ragazzi.

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Credere, obbedire, inculcare

di Marco Simoni (l’Unità, 1.03.2011)

Quando ho letto le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sulla scuola pubblica «ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli» mi sono chiesto: ma che principi voglio “inculcare” io ai miei figli? Faccio già abbastanza fatica a spiegare che non si può guardare la Tv per più di venti minuti, e ho dalla mia la possibilità di impormi fisicamente spegnendo l’apparecchio, l’idea di poter quindi inculcare “inculcare”, non “spiegare”, “raccontare”, “suggerire” dei principi addirittura, mi sembra un impresa improba, impossibile.

In effetti, come tutti i genitori ho il desiderio che i miei figli mi seguano per alcune cose, per altre meno, e sarei gratificato nel testimoniare scelte che assomiglino alle mie; credo che il narcisismo abbia in questo un ruolo almeno pari alla convinzione che i principi che cerco di seguire siano giusti. Tuttavia, penso anche che alla fine faranno quello che vogliono. Le scelte che compiono i figli dicono qualcosa dei loro genitori e della loro scuola, ma dicono molto soprattutto di loro stessi. Non credo dunque di poter scegliere una scuola che “inculchi” alcunché, ma posso cercare di esporre i miei figli a conoscenze ed esperienze che li aiutino a dare significato alle scelte che compiranno.

Proprio in queste settimane ho conosciuto meglio i caratteri profondamente classisti della scuola pubblica inglese, in particolare nelle città come Londra, in cui le opportunità di una vita possono dipendere dalla scuola elementare che si frequenta. Le riforme del New Labour nel quindicennio passato hanno fatto molto, affrontando una situazione eccezionalmente grave, ma non sembra abbastanza. Tuttavia, così come è difficile migliorare una grande istituzione in difficoltà, è difficile affossare una istituzione forte, che dipende soprattutto dalla cultura, e dal lavoro di chi la scuola la fa.

Per questo, nonostante la mancanza delle attenzioni che meriterebbe, la scuola italiana rimane una straordinaria fonte di riflessioni sul Paese (basti pensare ai recenti libri di Paola Mastrocola e Silvia Dai Prà) e uno degli assi fondamentali su cui poter ragionevolmente basare il nostro futuro. Non si tratta di ignorare le sue sofferenze, che non dipendono come al solito solo dalla destra, ma di una considerazione fredda sulle forze dell’Italia, una delle quali secondo me è la sua scuola, pubblica, diffusa, di buona qualità e spesso eccellente. Ieri sul Sole24Ore Andrea Ichino ha spiegato il lavoro prezioso che sta compiendo l’Invalsi per capire quali scuole funzionano meglio e quali peggio: primo passo necessario per migliorare le seconde e assicurarsi che le prime continuino così.


Quanto vale una scuola

di Giancarlo De Cataldo (l’Unità, 1 marzo 2011)

In Italia, l’arte e la scienza sono libere, e libero ne è l’insegnamento. In Italia, la Repubblica detta le norme generali sull’istruzione e istituisce scuole statali per tutti gli ordini e i gradi. In Italia, anche enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione, purché senza spese per lo Stato. La legge fissa i diritti e gli obblighi delle scuole non statali e ha l’obbligo di assicurare la loro piena libertà e di garantire agli alunni lo stesso trattamento delle scuole statali. Sul piano operativo, in Italia la scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Per questo motivo la Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie e altri contributi assicurati per concorso.

Tutto quello che avete letto sinora proviene dagli articoli 33 e 34 della Costituzione. Era necessario, per i padri costituenti, stabilire la libertà d’insegnamento perché si usciva da una dittatura che aveva esercitato un controllo capillare sulla formazione dei giovani, vietando ogni forma di conoscenza non aderente ai canoni del regime. Se il quadro di riferimento è così chiaro, le recenti polemiche sulla scuola pubblica investono direttamente il disegno costituzionale. Un paio d’anni fa, d’altronde, autorevoli pensatori “liberali” si pronunciarono contro l’insegnamento della Costituzione nelle scuole, sostenendo che un testo “storico”, e dunque soggetto a modifiche nel tempo, non doveva diventare, attraverso l’insegnamento, oggetto di culto. C’è, insomma, una certa insofferenza per questa nostra Costituzione che è pensata per evitare, o almeno contenere al massimo, il rischio che un nuovo “pensiero unico”, imposto dall’alto, si impossessi delle coscienze, forgiandole a propria immagine e somiglianza.

 

 



Martedě 01 Marzo,2011 Ore: 16:27
 
 
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