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www.ildialogo.org Gioco a scuola,di Virginia Mariani

Gioco a scuola

di Virginia Mariani

Finalmente ho deciso: ho scelto per il nuovo anno scolastico, e in 9 anni è la prima volta che posso farlo proprio io personalmente, libri di testo certo validi ma sintetici, che tra l’altro sono più leggeri e costano meno. Ne sono entusiasta e spero che il prossimo anno scolastico non avrò la sorpresa che, a motivo dei tagli alle ore o di classi che non si formano o di movimenti interni/esterni, mantenga le ‘mie’ classi di scuola media con i ‘miei’ libri!
Ho scelto libri come si dice “essenziali”, e di alcuni addirittura ne farei a meno (se non fosse che temo che i/le miei/e alunni/e non abbiano che quei libri per casa e, nella forse vana speranza che non li vendano, confido nel fatto che questi restino gli amici dello scaffale), perché voglio improntare la mia didattica su altro e in altro modo. Da sempre nelle mie lezioni molto importanti sono le conversazioni a tema guidate che dall’attualità conducono sempre alla storia alla geografia e alla cittadinanza attiva, conversazioni che diventano anche poesie, articoli o temi la cui traccia viene decisa collettivamente; non mancano poi i lavori in e di gruppo imperniati sul brain storming, sul coperative learning e sulla ricerca-azione. Ora voglio giocare!
Sabato 17 aprile 2010 non era propriamente la prima volta che mi presentavo con una novità, ma non l’avevo mai presentata così e neanche io l’avevo vissuta con tale determinazione educativa. Come poi avrebbero scritto alcuni/e alunni/e nella loro relazione commentata, sono entrata in classe e, dopo la solita conversazione sulla cronaca, ho uscito dalla mia borsa un pacchetto di foglietti di carta. “… prima ho pensato che fosse un modo molto scemo per capire cosa prova la gente ma poi… ho provato una strana emozione a scriverli poiché pensavo cosa avrebbero pensato dopo aver ricevuto il mio biglietto e è stato più bello scriverli che riceverli.”
Quel sabato avremmo dovuto giocare a rendere felice l’altro/a[1], a fare un dono attraverso un complimento o una bella frase personalizzata a ogni compagno/a di classe firmando o anche in anonimato. Insomma ci si poteva finalmente scambiare bigliettini in libertà! “Alcuni avevano preso questo gioco come perdita di tempo e invece è stato bellissimo sia dare sia ricevere.” E quel qualcuno poi avrebbe scritto di essersi pentito di aver scherzato un po’ troppo.
Dopo aver spiegato il gioco, all’unisono i 20 hanno iniziato a scriversi facendomi e rifacendomi naturalmente numerose domande sulla procedura (insicurezza, emozione o solita distrazione durante la spiegazione, qualsiasi essa sia?) e man mano che ne scrivevano un po’ si alzavano e li consegnavano ai destinatari che a loro volta stavano scrivendo o si erano alzati per distribuire i propri o stavano contando quanti bigliettini avessero già avuto chiedendomi se avrebbero potuto già leggerli. La regola era che per 30 minuti prima della ricreazione si scrivevano e si consegnavano i messaggi di felicità e dopo la ricreazione contemporaneamente li si apriva e leggeva; alla fine commenti liberi sull’esperienza.
            I commenti a caldo sono stati molto positivi e tutti/e avevano ampi sorrisi luminosi sul volto. Quelli che seguono sono i commenti scritti a freddo a casa.
“Gioco veramente bello. È l’unica prof che ci fa giocare… la dobbiamo ringraziare veramente di cuore e le vogliamo un mondo di bene.”
“Atmosfera bella. Dopo aver letto i biglietti mi sono ricreduta in positivo su alcune persone. Gioco bello e utile perché abbiamo capito cosa pensano di noi.”
“Non mi aspettavo alcuni biglietti. Esperienza unica. Conservo tutti i bigliettini. Non dimenticherò mai quel gioco!”
“Se volete provare molte emozioni fatelo anche voi! È stato bellissimo dare e ricevere. Spero si continui a fare questi giochi belli e soprattutto utili.”
“Ho provato immensa gioia nell’inviare.”
“Mi ha reso felice e i bigliettini erano uno più bello dell’altro.”
“Ho ricevuto complimenti che non mi aspettavo e ha avuto grande gioia.”
“Spero di essere riuscita anch’io a fare felice qualcuno per ciò che ho scritto perché l’ho pensato davvero.”
“Questi giochi rendono la scuola un mezzo di fratellanza e solidarietà considerando che ho ricevuto bigliettini bellissimi da persone da cui non me l’aspettavo, con cui avevo litigato.”
“Ho provato felicità e amore.”
“Mi sono piaciuti tutti anche quello con scritto Buona Pasqua.”
“All’idea di fare un gioco, rara cosa in una scuola, eravamo tutti entusiasti.”
            Io, che facevo da facilitatore di gruppo e sorvegliavo sul corretto svolgimento, non ho partecipato (ho sbagliato?) ma ho accolto la proposta di alcuni di poter scrivere anche a me.
“6 la prof + brava 6 bella e quando parli mi fai sentire bene.”
“La ringrazio tanto di aver entrato in questa scuola e in questa classe. Grazie grazie di cuore!”
Tutti i commenti mi hanno fatto bene all’animo (sei simpatica, sei bella) e alla professionalità (sei brava, sei speciale, sei la migliore del mondo), ma quest’ultimo mi ha resa ancor più felice poiché è quello di un ragazzo ripetente che viene da una casa famiglia di un comune vicino e che a fine settimana ritorna nella sua famiglia in un altro comune: quando è arrivato non faceva quasi nulla, a volte dormiva o disturbava, e non riusciva a rimanere più di 10 minuti in classe, neanche con me.
 
Virginia Mariani
 


[1] “Il dono di felicità” da “Gioco e dopogioco” giochi di relazione e comunicazione, ed. la meridiana, Molfetta (BA)


Luned́ 26 Aprile,2010 Ore: 17:26
 
 
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