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www.ildialogo.org «Con la Resistenza e la Costituzione si può ancora immaginare l’altra Italia». Parla Chiara Gribaudo educatrice ventottenne di Borgo San Dalmazzo. Un'intervista di Toni Jop,a cura di Federico La Sala

25 APRILE 2010: A SCUOLA DAI PARTIGIANI. «Perché tanti giovani stanno con i Partigiani? Per fare vera politica»
«Con la Resistenza e la Costituzione si può ancora immaginare l’altra Italia». Parla Chiara Gribaudo educatrice ventottenne di Borgo San Dalmazzo. Un'intervista di Toni Jop

È la Costituzione la cerniera che tiene assieme il nostro passato e il nostro presente. Attuare pienamente la Costituzione è già un grandioso programma politico, nella Carta ci sono tutte le risposte di cui la gente oggi ha bisogno


a cura di Federico La Sala

«Perché tanti giovani stanno con i Partigiani? Per fare vera politica»

   Parla Chiara Gribaudo educatrice ventottenne di Borgo San Dalmazzo: «Con la Resistenza e la Costituzione si può ancora immaginare l’altra Italia» 
  Rifondare l’antifascismo «La nostra Carta è chiara: lì c’è il federalismo vero basato sulle autonomie comunali e c’è il ripudio della xenofobia attuale»

di Toni Jop (l’Unità, 24.04.2010)

Sanno che non si può dare niente per scontato, che c’è bisogno della loro energia, che la vitalità è contagiosa come il credere insieme ai valori dell’antifascismo e della democrazia. Sono i giovani che «stanno» con i Partigiani, ragazze e ragazzi che hanno raccolto il testimone mai come ora preziosissimo per motivi anagrafici e per problemi politici dagli italiani che possono raccontare quello che hanno visto e vissuto durante il fascismo, la guerra e la lotta partigiana. Sanno che sono liberi di pensare e di muoversi perché prima di loro si è mobilitata una moltitudine a combattere per questo. È soprattutto loro questo 25 aprile. Perché contrastano l’arroganza (e il fascismo non più «velato») di chi vorrebbe cancellare la Festa della Liberazione con il silenzio, con l’imperio o con la forza del mercato. Rispondono allestendo stupefacenti iniziative solari e coinvolgenti, e persino commoventi. Come quella della Liberi Nantes, che farà tornare in vita il campo di calcio «XXV Aprile», fino a ieri abbandonato e lasciato alle intemperie. Chi sta coi Partigiani sa che la democrazia e l’antifascismo hanno bisogno di cure.

Parlano di secessione ma a Roma ci stanno comodi, parlano di territorio e democrazia, ma per loro la soluzione è un nuovo statalismo centralista appeso a un leader che impone atti di fede e osservanza assoluta. Mistificano tutto, dalla storia al vocabolario. Sto nell’Anpi anche per trovare una casa che ospiti i valori su cui voglio fondare la mia esistenza». Chiara Gribaudo ha 28 anni, è nata, vive e lavora come educatrice precaria a Borgo San Dalmazzo, una decina di chilometri da Cuneo. Terra, a proposito, di buon vino e di partigiani.

Chiara, che senso ha iscriversi all’Anpi alla tua età?

«Tu chiamale, se vuoi, tradizioni. Ecco, vengo da una realtà che si è conquistata una medaglia d’oro per ciò che ha fatto per salvare dallo sterminio molti ebrei. A Borgo c’era un campo si smistamento. Sono figli di questa terra Duccio Galimberti, Nuto Revelli, Giacosa, Mauri, Barbato».

Mai militato nelle file di un partito di sinistra?

«Sì, ci ho provato. Sinistra giovanile, Ds, poi Pd. Ho fatto anche le primarie, ma mi sono sganciata. Mi ha respinto una fredda burocrazia, cercavo un caldo dibattito, ma non voglio sparare sulla sinistra, ha già abbastanza problemi per suo conto...»

Così, ti sei rifugiata nell’Anpi, delusa...

«Abbastanza. Nell’Associazione ho trovato quello che cercavo: lì sono custoditi tutti i valori in cui mi riconosco, dall’antifascismo alla Costituzione. È la Costituzione la cerniera che tiene assieme il nostro passato e il nostro presente. Attuare pienamente la Costituzione è già un grandioso programma politico, nella Carta ci sono tutte le risposte di cui la gente oggi ha bisogno. Non è un Vangelo, ma se si tocca lo si deve fare con immensa attenzione e sulla base di una coralità leale».

Questo vale anche per l’unità d’Italia?

«È stata la lotta partigiana che ha attualizzato il senso dell’unità del Paese. I partigiani combattevano contro fascisti, nazisti e invasori, sono morti per difendere l’integrità fisica e morale di un intero paese, né per il Nord, né per il Sud».

Cosa ti dice la parola «federalismo»?

«Penso faccia parte del mio bagaglio culturale se sta a indicare uno smistamento dei poteri verso il basso, in direzione di istituzioni molto rappresentative, come i comuni. Ma non credo che la Lega operi in questa direzione, le interessa rifondare il potere statuale su basi etniche, decisamente orribile e orribile la mistificazione cui fanno ricorso. Ma attenzione: non criminalizziamo tutti quelli che votano Lega. Non si identificano con Borghezio e nemmeno con la secessione. Il federalismo fiscale può essere utile se non è una mannaia contro i più deboli. L’Italia, ripeto, deve essere una comunità solidale stretta attorno alla Costituzione».

Speriamo. Ma oggi dobbiamo ben registrare una sorta di territorializzazione delle zolle politiche: a Nord la Lega, al centro il centrosinistra, a Sud...In mezzo c’è il presidente della Repubblica, delicato ago della bilancia...

«Sì, un ago che, lo ammetto, potrebbe fare qualcosa di più in questa direzione. Intanto, converrebbe rifondare l’antifascismo; diciamo che l’antifascismo è il pilastro su cui riorganizzare moralmente il paese, togliendo terreno ai riscrittori della storia, come Pansa e soci. Siamo stati troppo tolleranti nei confronti di chi, come il premier, ha inteso sottrarsi a un principio politico comune a tutti i paesi occidentali. Bisogna inserire nella scuola lo studio di pagine non lontane della nostra vicenda collettiva. Sai come mi sono avvicinata all’Anpi? Ascoltando, alle superiori, i racconti di ex partigiani...». Scommetti su una identità italiana? «Sì, a patto che accetti di essere un’identità sempre in costruzione, multipla, fondata anche sulla relazione con gli ultimi arrivati».



Sabato 24 Aprile,2010 Ore: 17:16
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 24/4/2010 17.25
Titolo:Salerno, Cirielli "cancella" la Resistenza ...
25 APRILE

Salerno, Cirielli "cancella" la Resistenza
"Liberi solo grazie agli americani"

Il presidente della Provincia fa affiggere manifesti celebrativi ma senza citare la lotta di liberazione. "Fra i partigiani c’era anche chi, su commissione della Russia, voleva instaurare la dittatura comunista. L’Italia si è salvata grazie al sacrificio di migliaia di giovani Usa" *

SALERNO - Alla vigilia del 25 aprile scoppia il "caso Salerno". Il presidente della Provincia Edmondo Cirielli, l’ex deputato di An oggi Pdl e presidente della commissione Difesa della Camera, "cancella" dal manifesto celebrativo la Resistenza e la lotta di liberazione dall’occupazione nazifascista. A Salerno campeggiano i manifesti della Provincia ma su di essi non c’è nessun riferimento - come fanno notare esponenti locali del centrosinistra - alla Resistenza partigiana e alla lotta al nazifascismo, bensì un elogio all’esercito americano "per l’intervento nella nostra terra che ha sancito un’alleanza che ha garantito un luogo periodo di pace e di progresso economico e sociale senza precedenti e che ha salvato l’Italia, come l’Europa, dalla dittatura comunista". Il centrosinistra salernitano parla di "provocazione da guascone" di Cirielli: "Non si può rinnegare la storia" e "piegarla alle contingenti convenienze della politica".

"Polemiche costruite ad arte", si difende il diretto interessato. Che si difende dalle accuse di revisionismo: "La presa di distanza dalle conseguenze nefaste, per la democrazia, dell’esperienza fascista - spiega - è inequivocabilmente scritta nel testo: ’la festa del 25 aprile celebra la riconquista della libertà del popolo italiano e la difesa dei valori fondanti per la dignità dell’uomo e per la convivenza civile e democratica della nostra comunità nazionale. Il riconoscimento dell’impegno, del ruolo svolto dagli italiani che hanno sacrificato la loro vita a fianco degli alleati per la conquista della libertà è ugualmente presente in maniera centrale come fondativo della nostra nuova Italia".

Cirielli punta il dito contro "una certa cultura antidemocratica per anni a servizio, a volte anche a pagamento, della Russia comunista", cultura che, a suo giudizio, vorrebbe "negare alle giovani generazioni la possibilità di conoscere una serie di verità storiche", come ad esempio quella che "senza l’intervento e il consequenziale sacrificio di centinaia di migliaia di giovani americani, l’Italia non sarebbe stata liberata e la coalizione non avrebbe sconfitto la germania nazista", che "la Resistenza era un movimento composito che intruppava anche persone che non combattevano per la libertà e per la democrazia, ma per instaurare una dittatura comunista in italia". Infine, che "se ci avesse liberato l’Armata Rossa, anziché gli americani, per 50 anni non saremmo stati un paese libero".

* la Repubblica, 23.04.2010

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