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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org QUALE SCUOLA PER LA PACE?,di Giordano Formizzi - Aldo Bergamaschi

QUALE SCUOLA PER LA PACE?

di Giordano Formizzi - Aldo Bergamaschi

Parole sommesse al mondo della scuola perché prenda coscienza delle proprie specifiche responsabilità sul tema della pace. L'Esperanto una lingua di pace.


Change la culture et la politique (Exprit)
La pace non è né una virtù né un dono di Dio, è un risultato. Se vuoi ottenerlo devi fare qualcosa d'altro. Se vuoi la pace devi ricercare e recidere le radici che generano la guerra. E le radici sono essenzialmente tre: gli Stati Nazionali sovrani, la babele linguistica, la molteplicità delle religioni.
In questo senso il Preambolo dell'Atto costitutivo dell'UNESCO aveva portato l'attenzione sul metodo d'accesso alla soluzione dei problema: “Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace”.
L'umanità, in modo più o meno consapevole, attraverso ricorrenti epilessie etnocentriche, sta cercando la strada della sua unificazione. Un tale traguardo-bisogno potrà essere raggiunto e soddisfatto solo mediante rinunce che coinvolgano il “gene” (psiche) e l'”ambiente” (storia).
Il mondo, giunto al suo presente grado di sviluppo materiale, di intenso scambio di prodotti e di idee, di comunicazioni sempre più rapide e facili, ha bisogno di una lingua internazionale più di qualsiasi altra cosa (ad eccezione di una sincera volontà di pace).
 (M. Pei)
La nostra proposta, rivolta all'Europa che sta costruendo la sua unità sovranazionale e al mondo tutto che dovrà trovare la sua unità in uno Stato planetario democratico, è la seguente.
l. - Costruire, sul piano internazionale, uno stato Federale europeo come premessa all'abolizione del “dogma funesto della sovranità degli stati” (ElNAUDI) e alla fondazione dello Stato Federale mondiale,considerando gli uomini  membri - tutti - della stessa famiglia umana;
1 - costruire, sul piano interno, una società federalista basata:
 a) sul principio di sussidiarietà,
 b) sull'allargamento dell'autonomia nelle istituzioni economiche e socio-culturali, per formare un tutto   
 organico in cui la vita dei singoli e dei gruppi possa esprimersi come un “insieme di infinite autonomie”
 (C. LEVI). Un'autentica ricerca scientifica circoscritta nell'ambito degli odierni Stati nazionali, una          fratellanza universale in presenza di confini statali, sono un'assurda contraddizione, incompatibile con la nuova cultura nel cui nome vogliamo edificare il nostro futuro.
      
           Kant prevede una federazione di Stati nella quale ciascuno di essi sottostia a una leggeche ne            regoli la reciproca libertà.
          Sarebbe questa la lega della pace ben diversa dai trattati di pace i quali pongono fine a una guerra    ma non allo stato di guerra.
 Il processo, o fine, della natura sembra essere il seguente: l'uomo passa dalla barbarie alla società civile e gli Stati dall'indipendenza alla federazione. E tuttavia il problema dei rapporti internazionali avrà una soluzione definitiva sul piano giuridico solo se avrà trovato la sua sistemazione sul piano etico (La pace perpetua 1795). Kant sa, infatti, che “la fusione degli Stati (...) è soprattutto impedita da due potenti cause: la molteplicità delle lingue, cioè, e la differenza delle religioni” (La religione entro i limiti della sola ragione, 1793).
Potrà esser chiamata (la lingua universale) mercurio universale di tutta la terra.
Le altre lingue finora appartenevano a nazioni e stati, questa sarà per tutta la terra. Quelle venivano chiamate col nome delle città e dei popoli: questa bisognerà chiamarla la lingua del mondo, la lingua dell'uomo.
(Comenio - Panglottia) I
2 - Richiamare l'homo religiosus ad un severo esame critico sull'esito storico delle sue certezze metastoriche. Se la “religione” non unisce gli uomini, divora la sua stessa definizione e accusa una nozione di “Dio” necessariamente nominalistica. Poiché è impossibile trovare un criterio “oggettivo” di verità in un campo in cui le certezze ultime sono fideisticamente assunte, non resta che ancorarci al Principio di non-contraddizione e dichiarare “salvifica” solo quella “fede” che si mostrerà capace di risolvere, nel proprio seno, in via teorica e pratica, i problemi relativi alla convivenza sociale (dominio dell'uomo sull'uomo - o capitalismo -) e alla convivenza politica (dominio di un gruppo su altri gruppi - o etnocentrismo -). Su questi due temi - conviene riconoscerlo - le religioni storiche si sono auto-illuse o hanno frainteso il “messaggio” del “profeta” o di Dio.
        A quanti credono che il cristianesimo sia la “rivelazione definitiva” ricordiamo: Cristo afferma di non essere venuto a portare la pace ma la guerra (o spada) (Mt. 10,34). Guerra intesa, ovviamente, come contestazione concettuale a tutto ciò che è storicamente sedimentato e rende impossibile la pace, la giustizia, la libertà. Egli non è il fondatore di una, “nuova religione”; ma Colui che proclama la crisis (o condanna) delle religioni e propone una “novità esistenziale” (o rinascita) che deve azzerare tutto il fenotipo vuoi singolo vuoi di gruppo. Il cristianesimo reale - almeno da diciassette secoli - è caduto al rango di religione e in quanto tale non ha più strumenti culturali sufficienti per salvare l'uomo dalla guerra. Ha i piedi nel bagnato, anche se, per bocca della sua memoria gerarchica farfuglia, a intermittenza, brandelli di Vangelo o di saggezza illuministica. Il cristianesimo reale, dunque, in compagnia con tutte le altre religioni, sarà sempre il primo responsabile di tutte le guerre; finché non ridiventerà, come Cristo lo volle, sale e lievito e cioè un medium (quo) senza spessore proprio.
 Data la lingua universale e il suo uso fra i popoli, il mondo sarà accessibile a tutti i suoi abitanti; sarà perfino possibile viaggiare in ogni latitudine, insegnare e imparare a chi piace senz'alcuno ostacolo. Se quindi tutti si capiranno l'un l'altro, tutti saranno una sola etnia, un solo popolo, una sola casa e una sola scuola di Dio.
(Comenio - Via Lucis)
3. - Promuovere l'introduzione graduale nelle scuole di tutto il mondo - in ciò la funzione trainante    dell'Europa - di una lingua internazionale che permetta,
a) di cancellare definitivamente ogni volontà di colonialismo culturale;
b) di escludere in radice la maturazione di qualsiasi privilegio dovuto ad asimmetria linguistica;
c) di realizzare le premesse di una comunicazione universale diretta, nel rispetto dei fondamentali principi educativi e della convivenza sociale;
d) di ricuperare “tempo scolastico” prezioso per investirlo nell'apprendimento del nuovo “sapere tecnologico” (contenuti), anziché sciuparlo per acquisire vecchi segni (strumenti) di comunicazione settoriale;
Se ci fosse una sola lingua nel mondo, il genere umano ricupererebbe una terza parte della vita, proprio quella spesa a imparare le lingue.
(Leibniz)
e) di riportare la percentuale mondiale dei dislessici nell'area di un handicap superabile, attenuando le attuali distanze psicologiche esistenti tra i normo-dotati e non;
f) di liberare le “minoranze linguistiche” dal “terrore storico” dei vicini più forti, dando loro l'opportunità di far rifluire - e quindi di salvare - nel tranquillo oceano dell'unità, il loro specifico patrimonio culturale;
La prima fra tutte le richieste dell'educazione è quella di impedire che ci sia un'altra Auschwitz. Essa precede di gran lunga qualsiasi altra richiesta.
Bisogna individuare i meccanismi che rendono capaci gli uomini di tali misfatti, bisogna indicare a loro stessi questi meccanismi e, risvegliandone una generale coscienza, impedire che si realizzino un'altra volta.
(Th. W. Adorno)
g) di esorcizzare la “maledizione” di Babele, costruendo un “popolo universale” in cui sia possibile lo scambio “completo” dei pensieri, in cui tutti possano accedere a tutto il sapere conquistato dall'umanità e in cui si possa riprendere la pacifica occupazione del “Cielo”.
“Anzitutto, nel mondo, c'è la diversità delle lingue - ha scritto S. Agostino nel De civitate Dei L. XIX.c. 7 - che rende l'uomo straniero all'uomo. Supponiamo, ad es., che due uomini, ognuno dei quali ignori la lingua dell'altro, si incontrino e, per una qualche necessità, siano obbligati a viaggiare insieme: degli animali muti, fossero anche di diversa specie, vivrebbero più facilmente in società che quei due, ancorché siano uomini l'uno e l'altro. Se infatti non è possibile comunicarsi i propri sentimenti, a causa della lingua diversa, la sola uguaglianza della natura non basta a riunire gli uomini in società; e ciò è talmente vero, che l'uomo preferisce la compagnia del suo cane a quella di un uomo straniero.
         Ecco perché la città dominatrice del mondo, per conservare la pace tra i suoi sudditi, non solo impose le sue leggi ai popoli vinti, ma anche la sua lingua, e prescrisse che non solo non mancassero, ma abbondassero gli interpreti. Ciò è vero. Ma quante e quali guerre, quanta strage di uomini, quanto sangue si è sparso per ottenere quei risultato? E quando cessarono quelle sventure, se ne dovettero subire le dolorose conseguenze.
         Se, da un lato, S. Agostino sottolinea la necessità di una lingua comune per rendere fratelli gli uomini;    dall'altro lato evidenzia - senza avvertirlo - l'errore di aver ottenuto quel bene per imposizione egemonica.
Nessuna fra le lingue volgari, anche la più colta (può diventare lingua internazionale), perché non mancandone i padrini, ogni popolo vorrà presentare la propria Elena, e ciò non avverrà senza invidie, contese, ostacoli e sempre nuove confusioni.
(Comenio - Panglottia)
Noi siamo pervenuti alla convinzione che la LINGUA INTERNAZIONALE ESPERANTO sia lo strumento razionalmente più idoneo e già “pronto all'uso” per raggiungere contestualmente tutti questi traguardi.
Se, in linea teorica, la scelta di una lingua universale potrebbe cadere su una delle tante esistenti, o su quelle, o quella, oggi in posizione egemone; in linea pratica dubitiamo che esista, da parte di tutti, la volontà di consacrare giuridicamente un errore già commesso nel passato. Ciò che viene imposto per egemonia - sia essa politica o economica o culturale o religiosa - crea sempre frustrazione e infelicità, spirito di rivincita, nefasta competizione etnocentrica. L'ESPERANTO, invece, non è una lingua tra lingue in corsa per vincere: è una lingua-concetto che ha il solo compito di risolvere il problema della comunicabilità interumana. Non è, infatti, la lingua di un popolo ma della “mente umana”; non è una invasione straniera ma un salto di qualità all'interno della specie umana. E’ un'invenzione al cui paragone il fuoco e la ruota risulterebbero giochi di bambini. E’una lingua neutrale e come tale non serve da strumento ad alcun potere perché è immune dalla tentazione “colonialista” e perché riporta tutti nella scuola di tutti anziché nella scuola di Atene o di Roma o di Parigi o di Mosca o di Washington. E’ una lingua che possiede una vasta e varia letteratura di ineguagliabile duttilità e ricchezza lessicale. E’ una lingua che per la sua struttura eminentemente logica sollecita in ogni pensante il richiamo alla totale “razionalità” umana e, nello stesso tempo, fa da strato argilloso protettivo a tutte le vene linguistiche conosciute. E infine, la lingua più semplice che sia mai esistita e la più facile da apprendere sia dai bambini sia dagli adulti, come hanno dimostrato esperimenti condotti con rigore scientifico.
Sì, certo, dobbiamo creare l'unità culturale sovranazionale, aggregare le prestigiose culture europee per formare il cittadino di domani; ma anche se ciò fosse possibile senza la lingua universale, avremmo sempre un corpo con più anime e cioè una “coscienza infelice”.
Ci sembra proposta antidemocratica il voler fissare, come possibile obiettivo, l'insegnamento almeno dì alcune materie in più lingue, come ci sembra proposta antipedagogica prevedere l'acquisizione di più lingue, scelte tra quelle dell'unione europea, per avere una “buona base di comunicazione”.
Invece di dare risposta alle mute richieste di “Pierino” - richieste che riguardano il diritto nativo di comunicare e giocare con tutti i bambini del mondo - lo sottoponiamo ad uno sforzo impossibile, dopo avergli detto con filisteo paternalismo “Coraggio, impara dieci lingue per dialogare con un terzo dell'umanità, e cioè con 'quelli che contano”. Lo studio delle lingue europee non favorirà mai la “comprensione internazionale”; sarà, piut- tosto, la sincera fede nella comprensione internazionale che potrà spingerci a scegliere una lingua universale per poter comunicare, senza galeotte mediazioni, con tutti gli uomini. Parlare le lingue di tutti - o anche solo di “quelli che contano” - è impossibile; metterci d'accordo sulla scelta della lingua universale è possibile, anzi “necessario”. In questo senso il cittadino europeo si crea “necessariamente” sui banchi di scuola; ma sui banchi di scuola, in cui entri, accanto al maestro di “lingua nazionale”, anche il maestro di “lingua internazionale”, in attesa che i mezzi audiovisivi facciano da supporto fisiologico e planetario a un sogno degli spiriti. Il progresso della ricerca scientifica, la circolazione delle persone, i problemi della emigrazione, dell'intercultura e del multirazzismo, la validità dei titoli di studio, le didattiche comuni, saranno corollari di facile soluzione; troveranno, anzi, la loro definitiva soluzione.
Rivolgiamo un appello a tutti i parlamentari del mondo perché affrontino la discussione di questo problema nei loro attuali parlamenti; come lo rivolgiamo agli uomini di cultura e a tutta la popolazione scolastica perché le esigenze della natura e della ragione non siano irreparabilmente travolte dalla miopia dei nostri condizionamenti storici.
Se la storia insegna qualcosa e se la ragione ha capito la lezione della storia, è venuto il momento di operare con tenacia per fugare i troppi fantasmi che infestano gli angoli dei nostri “castelli” e, tra questi, soprattutto due: l'impossibilità del dialogo diretto fra gli uomini, l'inevitabilità dei conflitto armato fra le nazioni.
Giordano Formizzi - Aldo Bergamaschi dell'Università di Verona 1991 –
 
 Per aggiornamenti www.esperanto.it


Domenica 14 Marzo,2010 Ore: 15:05
 
 
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