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www.ildialogo.org Tra robot e signori dell’economia  ,di Gianni Mula

Tra robot e signori dell’economia  

di Gianni Mula

Un supplemento necessario all'ultimo articolo di Paul Krugman


Gianni MulaRobots and Robber Barons è il titolo dell'editoriale che lunedì scorso Paul Krugman ha scritto per la sua rubrica bisettimanale sul New York Times. Come sempre negli articoli di questo grande economista (premio Nobel per l'economia nel 2008) una sferzante ironia si combina sapientemente con la profondità dell'analisi economica: l'economia contemporanea è vista come un sistema dominato da un lato da un'automazione ormai onnipervasiva (i robot) e dall'altro dal saccheggio a danno dei più deboli praticato sistematicamente dai grandi magnati della finanza (i Robber Barons).

In questa visione da incubo, ma purtroppo corrispondente alla realtà, non c'è altro ruolo per i lavoratori se non quello delle vittime, e il bersaglio della critica di Krugman è appunto l'assenza dai dibattiti nazionali sulla politica economica, sia negli Stati Uniti che in Italia, e certo non per caso, della verità di fatto che un'economia nella quale il lavoro umano non sia protagonista non è altro che un gioco crudele.

È quindi importante che quest'editoriale di Krugman abbia la maggiore diffusione possibile, e il fatto che siano già presenti due traduzioni italiane è certo da considerare molto positivamente. Purtroppo il titolo contiene un gioco di parole intraducibile, e sia nell'eccellente versione di Anna Bissanti su Repubblica, che nella mia su questa rubrica, la traduzione è tutt'altro che soddisfacente. In quella su Repubblica, I lavoratori, i robot e i signori della rapina, perché l'aggiunta del termine lavoratori, necessario per dare interesse all'articolo, suona un po' come incongruo col resto dell'articolo, ma soprattutto perché "signori della rapina", tecnicamente ineccepibile, fa pensare ai signori della droga, cioè a un cartello di trafficanti dichiaratamente al di fuori della legge. Invece nell'inglese contemporaneo Robber Barons indica (prendo dal Merriam Webster) sia i grandi magnati che tra ottocento e novecento hanno costruito immense fortune tramite lo sfruttamento (di risorse naturali, connessioni governative o bassi salari) che in generale chiunque si impadronisca di grandi ricchezze con mezzi eticamente dubbi; quindi in tutti e due i casi indica personaggi che agiscono non necessariamente al di fuori della legge. Peraltro la mia versione non è meglio, perché anche Robot e grandi briganti, per quanto più sfumato, e conciso come l’originale, è ugualmente impreciso (e in più non sembra neanche trattare di aspetti propriamente economici).

L’introduzione che ho premesso al testo tradotto spiega tutto questo, ma mi è rimasta l’insoddisfazione per il titolo. Ora, in una specie di contaminazione tra il mio e quello della Bissanti, ritengo che Tra robot e signori dell’economia sia una traduzione più aderente allo spirito del titolo originale.

E che rispetti anche il senso profondo dell’editoriale di Krugman, che si rifiuta di scegliere tra due visioni dell’economia l’una più inaccettabile dell’altra, con un paradosso molto simile a quello contenuto nell’affermazione di C. S. Lewis, romanziere e saggista inglese, autore delle Cronache di Narnia, che scrisse, usando proprio il termine robber barons: Fra tutte le tirannie quelle esercitate sinceramente per il bene delle vittime possono essere le più oppressive. È preferibile vivere sotto la tirannia dei robber barons che sotto onnipotenti giudici morali di circostanze che non vivono in proprio. Perché la crudeltà dei robber barons può qualche volta dormire, o la loro avidità può talvolta sentirsi sazia, ma coloro che ci tormentano per il nostro bene continueranno a farlo sempre perché si sentono in regola con la propria coscienza (traduzione mia).

Che la tirannia di Berlusconi possa sembrare, in questo senso, paradossalmente meglio di quella di Monti è, appunto, solo un paradosso, che significa soltanto che entrambe le tirannie sono da respingere.




Giovedì 13 Dicembre,2012 Ore: 16:32
 
 
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