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Martedì 19 Marzo,2013 Ore: 07:44
 
 
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Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 20/3/2013 18.57
Titolo:UN PAPA SUPERTIFOSO. «Bergoglio consigliava il bomber e poi celebrava Messa»
L'INTERVISTA

«Bergoglio consigliava il bomber
e poi celebrava Messa»

di Massimiliano Castellani (Avvenire, 20 marzo 2013)

​Il calcio è come il mate, scorre da sempre nelle vene di papa Francesco. Un affare “quasi di famiglia” il football. «Il papà del piccolo Jorge lo portava ogni domenica ad assistere alle partite al viejo Gasómetro» – racconta il popolo del Boedo – lo stadio del suo amato San Lorenzo de Almagro. E la mamma era una Sivori, omonima del grande Omar della Juventus, l’“oriundo” di origini liguri. Perciò, «nel petto di papa Bergoglio da sempre batte un cuore azulgrana», come conferma José Capria, già segretario Generale dell’Atletico San Lorenzo de Almagro e responsabile per conto del club delle relazioni con il cardinal Bergoglio (intervistato in collaborazione con Luca Collodi nel corso della trasmissione “Non Solo Sport” del canale italiano della Radio Vaticana).

Un Papa “supertifoso” del vostro club, come avete festeggiato alla notizia della sua elezione?

La società, a nome del presidente Matías Lammens e del segretario generale Marcelo Vazquez, ha indirizzato un saluto affettuoso al cardinal Bergoglio scrivendo: «Il Papa del San Lorenzo». Gli abbiamo ricordato della sua partecipazione ai momenti più importanti della vita della Polisportiva San Lorenzo, da sempre legata all’oratorio della parrocchia del quartiere Boedo. E poi la sua celebrazione della Santa Messa, nel 2008, per il “Centenario” del club e soprattutto l’inaugurazione della cappella dell’Istituzione. Un momento molto toccante per tutti noi.

Ma come nasce la passione di papa Bergoglio per il San Lorenzo?

La “preferenza” di papa Francesco, che per noi è ancora Jorge Bergoglio, è nata tanto tempo fa. Sin da bambino, ha manifestato il suo amore e il suo interesse per i colori azulgrana. Assieme al padre ha fatto parte del club, ha praticato diversi sport: calcio, basket e anche il rugby che io sappia. È sempre stato legato al movimento istituzionale e sportivo del San Lorenzo, seguendo da vicino la crescita agonistica e umana dei ragazzi della Polisportiva.

Il Papa è solo un appassionato, un tifoso o anche un vero esperto di calcio?

È informato di tutti gli aspetti tecnici del football. Posso assicurare che si intende di calcio come di altri argomenti più importanti di cui deve occuparsi ogni giorno. Un esempio? Nel 2003 si ritirò un nostro grande giocatore, Alberto Acosta, più volte capocannoniere del San Lorenzo e con lui il cardinal Bergoglio parlava spesso, consigliandogli perfino la posizione da tenere in campo... Però, più che un “tattico”, è un pastore che sta a stretto contatto con il suo gregge. E qui, in Argentina, il gregge si occupa sempre di football.

Secondo lei, c’è anche una squadra italiana che sta a cuore al Santo Padre?

Questo davvero non lo so. Io so soltanto che è socio del San Lorenzo e quando è venuto a celebrare la Santa Messa per il “Centenario” gli abbiamo donato la tessera 88235N-0. E quella domenica, puntualmente, era in tribuna al Gasometro per assistere alla partita e tifare con tutto il suo cuore per noi.

Cosa lo ha affascinato del San Lorenzo oltre alla vicinanza del quartiere in cui è cresciuto

Sicuramente le origini salesiane e il fatto che la nostra Polisportiva sia stata fondata da padre Lorenzo Massa. Il cardinale Bergoglio, papa Francesco, aveva un’affinità importante con padre Massa e con la sua filosofia di prete di strada che viveva e operava a completa disposizione dei giovani del barrio.

Un altro “cuervo” (corvo), alias tifoso del San Lorenzo, è stato anche Osvaldo Soriano, il più grande narratore di calcio. Si conoscevano con papa Francesco?

Non so se si siano mai incontrati in privato, però sono sicuro che papa Francesco abbia letto e apprezzato i romanzi e gli scritti sportivi di Soriano, che oltre ad essere un grande scrittore, ha raccontato magistralmente del suo amore per la nostra “camiceta azulgrana”.

State pensando con la squadra a una tournée in Italia per giocare davanti al Papa?

Proveremo a organizzarla. Il fatto che il cardinale Bergoglio sia stato eletto Papa apre certamente una serie di opportunità importanti per il San Lorenzo di farsi conoscere e apprezzare di più a livello internazionale.

E lo stadio Gasómetro ora potrebbe essere intitolato a papa Francesco?

È un’idea suggestiva che abbiamo avuto subito, ma che deve tenere conto anche dei tanti passaggi istituzionali. Ci rimettiamo alla volontà del nostro papa Francesco che poi è quella del Signore. Con il tempo sapremo cosa fare...

Massimiliano Castellani
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 25/3/2013 12.09
Titolo:E il mondo scoprì il San Lorenzo de Almagro ...
Il preferito del Papa si chiama San Lorenzo

di Paolo Ziliani (il Fatto Quotidiano, 25 marzo 2013)

Non poteva che diventare tifoso del San Lorenzo Jorge Bergoglio, 76 anni, argentino, dal 13 marzo Papa Francesco, l’uomo che si è presentato al mondo dicendo: “Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri”. Parola più parola meno è un po’ quel che dovette pensare, a inizio secolo, padre Lorenzo Massa, prete salesiano della parrocchia di Calle Mèxico, nel quartiere Boedo a Buenos Aires, vedendo giocare a pallone, in strada, i ragazzi di Almagro, il barrio confinante.

Siamo all’alba del 1900 e un giorno, durante una partita, un ragazzo viene investito e ferito dal passaggio di un tram. “Ah, come vorrei una squadra povera e per i poveri”, pensa don Lorenzo. Che senza esitare spalanca le porte della parrocchia ai ragazzi di Almagro e li invita a giocare a pallone nel cortile dell’oratorio, al riparo da pericoli.

In cambio, i ragazzi s’impegnano a presenziare in massa, ogni domenica, alla santa messa; e il primo aprile del 1908, seriamente e non per scherzo, si riuniscono in una sala dell’oratorio e fondano solennemente il club di calcio, che in onore di don Lorenzo chiamano San Lorenzo de Almagro. Squadra di poveri. E per i poveri, appunto.

Il calcio è una passione in casa Bergoglio, a Buenos Aires. E non tanto perché Regina Maria, la mamma di Jorge, di cognome fa Sivori. In verità, chi va matto per il football è Mario, il papà, funzionario delle ferrovie, partito da Genova nel 1928 per cercare fortuna in Argentina.

Con il lavoro, in casa Bergoglio sono arrivati anche 5 figli; e quando Jorge, il quartogenito, compie 10 anni, papà decide che è ora di portarlo a vedere una partita del San Lorenzo, che poi sarebbe la sua squadra del cuore.

Mano nella mano a papà Mario, il piccolo Jorge entra nel maestoso Estadio Gasòmetro - così battezzato per la collocazione tra i gasometri adiacenti alla sua struttura esterna - trattiene il fiato perché 75.000 persone tutte assieme, in vita sua, non le ha mai viste: e poi, in una bolgia inaudita, vede sbucare sul prato undici calciatori con la maglia a strisce verticali blu e rosse, i pantaloncini blu, i calzettoni blu.

Jorge guarda papà Mario battere le mani e lo fa anche lui. E’ un momento importante: Jorge Bergoglio, che ha 10 anni e ancora non sa che un giorno diventerà Papa, diventa ufficialmente - per ora - tifoso del San Lorenzo.

E’ il 1946. “Ricordati - gli spiega papà Mario - che noi non siamo forti come il Boca e il River, che hanno vinto 10 degli ultimi 12 titoli. Noi siamo più poveri, ma non per questo non possiamo vincere. L’abbiamo già fatto una volta, nel ‘33, quando tu ancora non eri nato: ma ora abbiamo una squadra fortissima”.

Papà ha ragione. Boca Juniors e River Plate spopolano da un decennio, ma il San Lorenzo, nell’anno di grazia 1946, si ritrova con un tridente d’attacco da far tremare le vene ai polsi (agli avversari): Renè Pontoni, Armando Farro e Rinaldo Martino sono un’iradiddìo, fermarli è impossibile e con i loro gol il San Lorenzo vince, clamorosamente, il suo secondo titolo, il primo per il piccolo Jorge Bergoglio che adesso non vuole più perdersi una partita de “El Ciclòn” , il soprannome del San Lorenzo. Meno ricco di club come Boca, River, Racing e Indipendiente: tant’è vero che due anni dopo vende Martino, l’idolo di Jorge, a un club italiano di nome Juventus.

Jorge sentirà dire che Martino, con la maglia banca e nera a strisce verticali della Juventus, è riuscito a vincere pure il titolo di campione d’Italia con compagni dai nomi a lui sconosciuti: Mari, Parola, Piccinini, Praest, Boniperti, Vivolo, Hansen. Vorrà dire che tiferò un po’ anche per questa squadra dal nome così bello - pensa Jorge -, ma sia chiaro: con Martino o senza, la mia squadra del cuore resta il San Lorenzo. Coi suoi colori rossi e blu.

Ma la vita è strana. E chissà cosa avrebbe pensato, quel piccolo tifoso de “El Ciclòn”, se qualcuno a 10 anni gli avesse detto che un giorno lontano, anzi proprio lontanissimo, il San Lorenzo avrebbe stampato il suo nome sulle casacche, che per questo sarebbero andate a ruba. Forse non ci avrebbe creduto, ma la vita è strana - appunto - e la cosa è successa per davvero.

E adesso stanno facendo il giro del mondo le foto di Jorge Bergoglio - che nel frattempo ha 76 anni ed è diventato Papa di Roma -, proprio lui, il possessore della tessera n. 88235 del club di Almagro, che mostra sorridente al mondo la maglia appena recapitatagli dal suo club: la maglia indossata nella partita contro il Colon, la prima dopo la fumata bianca a Piazza San Pietro a Roma, con la scritta “Francisco”, e un’aureola, stampati sulla schiena e l’immagine di Jorge, in abito talare bianco, stampata sul petto e molto prosaicamente collocata tra stemma sociale e nome dello sponsor italiano (“Lotto”, che è come se avesse vinto al Superenalotto).

Ebbene: sono tali e tante le richieste di acquisto, che giungono da ogni parte del mondo, della “maglia del Papa”, che il San Lorenzo ancora non sa come farvi fronte. Per il momento ha fatto la sola cosa che Jorge Bergoglio avrebbe certamente approvato: ha messo all’asta le maglie della partita con il Colon e ha destinato il ricavato ai poveri trasformando i suoi giocatori - che si chiamano Luna e Cetto, Prosperi e Palomino, Piatti e Stracqualursi - in tanti, improvvisati San Francesco dell’era moderna: quelli che si tolgono i vestiti per soccorrere i bisognosi.

Di colpo, Papa Francisco è riuscito a realizzare per il San Lorenzo un’impresa che il club, in 105 anni di storia, non era mai riuscito nemmeno a sfiorare: arrivare cioè alla fama internazionale come il Boca Juniors e come l’Independiente, e passi se quest i club l’hanno fatto vincendo 7 Coppe Libertadores (l’Independiente) e 6 (il Boca), oppure 3 Coppe Intercontinentali (il Boca) e 2 (l’Independiente). Il San Lorenzo, con i suoi 5 titoli nazionali (33, 46, 59, 72 3 74), i 2 del Torneo Metropolitano (68 e 72) e i 3 del Torneo Clausura (95, 2001, 2007) non era mai andato al di fuori dei confini argentini . Oggi invece tutto il mondo ne parla per la più inattesa della affermazioni: quella di un suo tifoso tesserato. Salito sul tetto del mondo senza bisogno di essere premiato da Blatter o da Platini.

E insomma: al principio fu Papa Giovanni XXIII, al secolo Giuseppe Roncalli, che nel 1962 - da buon bergamasco - volle benedire l’Atalanta prima di una partita di campionato contro la Roma (per la cronaca finì 3-1 per la Roma, ma l’Atalanta a fine stagione finì 6^, miglior piazzamento di sempre); poi arrivò Karol Wojtyla, e quella foto in bianco e nero del settimanale di Cracovia “Tygodnik Powszechny” che lo ritraeva calciatore negli anni 50; e a non fare mistero del suo tifo per il Bayern di Monaco ci si mise persino Benedetto XVI, alias Papa Ratzinger che volle benedire la nazionale tedesca prima dei Mondiali del 2006 in Germania anche se i gol di Grosso e di Del Piero, alla fine, poterono di più.

Poi un giorno in Vaticano arrivò Papa Francisco. Con la forza di un “Ciclòn”. E il mondo scoprì il San Lorenzo de Almagro
Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 10/4/2013 22.12
Titolo:LA SQUADRA DEL PAPA Il tifoso Bergoglio saluta i rappresentanti del San Lorenzo
AVVENIRE 10 aprile 2013



LA SQUADRA DEL PAPA

Il tifoso Bergoglio saluta i rappresentanti
del San Lorenzo de Almagro

«Siamo orgogliosi di avere un socio e un tifoso come papa Francesco».

L'espressione del volto, si legge sul quotidiano della Santa Sede l'Osservatore Romano, tradisce l'emozione e la gioia di Matìas Lammens, presidente del Club Atlético San Lorenzo de Almagro, la squadra di calcio di Buenos Aires per la quale tiene il pontefice. È in prima fila all'udienza generale in piazza San Pietro. Lo accompagnano Leonardo Lipera, tesoriere, e Miguel Mastrosimone, segretario dell'undici argentino ormai noto come «il club del Papa».

Il legame tra Bergoglio e il San Lorenzo risale a moltissimi anni fa, quando il piccolo Jorge Mario, accompagnato dal padre, che giocava a pallacanestro nella società polisportiva del sodalizio, si recava allo stadio a vedere le partite.

Divenuto arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio ha smesso di andare allo stadio ma non ha perso i contatti con il club. Tanto che ha fatto visita più volte alla sua sede: l'ultima è stata nel 2011, quando, racconta il presidente, «è venuto a inaugurare la nostra cappella e vi ha celebrato la Messa». Oggi «con questo incontro vogliamo ringraziarlo per la sua attenzione nei nostri confronti; e lo invitiamo a tornare nella nostra sede, che ben conosce, e ad assistere a una partita allo stadio», dice Lammens.

Il papa che oggi ha riassunto la catechesi e salutati i pellegrini spagnoli nella sua lingua madre per la prima volta, spiega, «ha messo la nostra squadra al centro dell'attenzione del mondo. Riceviamo centinaia di telefonate da ogni parte, anche dai posti più insoliti». I dirigenti hanno regalato al Santo Padre una maglietta, un libro con la storia della squadra e una stola, copia di quella che usava il salesiano fondatore del club, Lorenzo Bartolomé Martín Massa, che il Papa «ammira molto».

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