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www.ildialogo.org Ecco perchè diciamo SI al referendum sul nucleare,di Michele Zarrella

Referendum sul nucleare
Ecco perchè diciamo SI al referendum sul nucleare

di Michele Zarrella

Intervento ad una manifestazione antinucleare tenutasi a Monteforte Irpino il 5 giugno 2011


Riportiamo di seguito l'intervento che Michele Zarrella, ingegnere e responsabile della sezione ambiente del nostro sito, ha tenuto a Monteforte Irpino sul tema del nucleare lo scorso 5 giugno nell'ambito di una manifestazione a sostegno del SI ai quattro referendum. La relazione è stata tenuta con l'ausilio di diapositive che riproduciamo in allegato in formato PDF. Nel testo della relazione c'è l'indicazione della slide di riferimento.
 
Monteforte Irpino 5 giugno 2011
 
[slide 1]
Buona sera
Ringrazio l’organizzazione per l’invito rivolto al giornale “il dialogo.org”.
 
Affronterò l’argomento QUALE NUCLEARE? partendo da due fatti reali ed oggettivi[slide]:
b)      il riscaldamento globale e i conseguenti cambiamenti climatici.
Queste due realtà impongono ad ognuno di noi, principalmente due atteggiamenti[slide]:
  1. una presa di coscienza adeguata; e
  2. la riduzione immediata di immissione di gas serra nell’atmosfera.
Per quanto riguarda il punto 1. mi rifaccio alle recenti conclusioni esposte [slide] nel libro TEMPESTE (pubblicato nell’ott. 2010) di James (Geims) Hansen. [slide 5] Hansen è professore di Scienze della Terra e dell’ambiente presso la Columbia University di New York e direttore del Goddard Institute della NASA. E' uno dei climatologi più importanti del mondo. 
Nel libro del prof. Hansen, a pag. 60 vi è questa immagine [slide].
In essa vi sono tre grafici [puntatore]: sull’asse orizzontale il tempo in migliaia di anni a partire da 425.000 anni fa e fino al 1750 (tempo 0). Sull’asse verticale è rappresentata  la variazione della temperatura del pianeta in °C, la concentrazione di CO2 in ppmv e il livello del mare.
Studiando e confrontando attentamente questi grafici, gli scienziati hanno ricavato che c’è una stretta relazione fra la temperatura del pianeta e la concentrazione di CO2 : se aumenta la temperatura del pianeta aumenta la concentrazione della CO2 e se diminuisce la temperatura diminuisce anche la CO2.
Il ciclo globale del Carbonio [slide] include vari fattori naturali: [puntatore] foreste, vulcani, oceani, sedimenti nel suolo umido, giacimenti di combustibili fossili, crosta terrestre e atmosfera.
Ma essa, per tutto questo periodo, non ha mai superato le 300 ppm.
Da quando è cominciata l’era industriale, oltre ai fattori naturali, si sono aggiunte le attività umane: industria, trasporti, produzione di energia elettrica, ecc.
La nostra società bruciando [slide 8] legna, carbone, [slide] petrolio e gas [slide] produce l’80% dell’energia necessaria all’attuale tenore di vita.
Negli ultimi 10 secoli [slide] la situazione rimane sempre al di sotto [puntatore]  delle 300 ppm fino agli anni 30 del secolo scorso. Nell’ultimo secolo la temperatura è aumentata di 0,8 °C e la COanche, fino a raggiungere 388 ppm. Nel 2010, ha raggiunto 392 ppm. Con le conseguenze che sappiamo: scioglimento delle calotte polari, dei ghiacciai, innalzamento dei mari e cambiamenti climatici.
 
Ora [slide] senza allarmismi, ma senza neppure sminuire quelli che sono i dati scientifici dobbiamo prendere coscienza “adeguata” della dipendenza reciproca fra temperatura e CO2.
 
Prendere coscienza “adeguata” significa capire che continuare ad emettere CO2 a questi livelli, o anche a livelli maggiori, ci porterebbe a vivere dei rischi [slide 13] che non ha alcun senso correre.
Il problema energetico con le sue conseguenze è un problema molto complesso e necessita obbligatoriamente di una soluzione complessa. Esso incide in migliaia di decisioni che vanno dal cambiamento dei nostri comportamenti alla progettazione dei veicoli, aerei, città, centrali elettriche, uso dell’energia, incremento demografico, ecc..
Nel 1961 eravamo 3 miliardi di persone. Da allora, ogni 13 anni la popolazione è aumentata di un miliardo. Oggi siamo quasi 7 miliardi di persone[slide]. Di cui 4 miliardi vivono agiatamente. Considerando agiato chi possiede almeno un’auto.
Secondo le proiezioni attuali nel 2042 saremo circa 9 miliardi [slide] e tutti vorranno vivere agiatamente, (ma si suppone che solo 6 vivranno agiatamente). Questo significa molta richiesta di energia in più. Ma se sopperiremo a tale richiesta, continuando a produrla con le tecnologie attuali, le emissioni di CO2 si raddoppieranno entro il 2050 e la temperatura del pianeta aumenterà di 3 °C.
Questo aumento di temperatura è inaccettabile perché porterebbe a condizioni climatiche insopportabili per la nostra specie. Pertanto è sapiente ed opportuno diminuire urgentemente l’immissione di gas serra nell’atmosfera. Come farlo?
Possiamo agire in tanti modi, ma [slide16] mi soffermerò soprattutto su due:
a)      eliminare gli sprechi;
b)      ricercare nuove fonti di energia che non emettono gas serra.
Il punto a) [slide] sta tutto nella nostra mente. Sta nella volontà di ciascuno di noi di cambiare i propri comportamenti adeguandoli al minor consumo possibile per ottenere lo stesso risultato. Quindi realizzare costruzioni meno energivore, trasporti più razionali, piccole reti, … fino ad arrivare ai comportamenti quotidiani: non lasciare le apparecchiature elettriche in stand by; camminare a piedi o in bici; comprare veicoli e apparecchiature che consumano meno (classe A+), riciclare e recuperare tutto ciò che si utilizza, ecc. Il problema di eliminare gli sprechi è culturale e morale.
Dobbiamo capire che quando consumiamo energia immettiamo CO2 nell’atmosfera e renderci conto che [slide 18] sprecare l’energia è un comportamento socialmente dannoso …
Il punto b) [slide], ricercare nuove fonti di energia che non emettono gas serra, ci porta al punto centrale del nostro incontro.
Oggi circa l’80% dell’energia impiegata nel pianeta deriva da fonti fossili[slide 20]. [puntatore] Le fonti che stiamo estraendo dalla crosta terrestre.
Tali risorse, primo [slide] sono soggette ad esaurimento (dureranno ancora pochi decenni); secondo producono enormi danni all’ambiente, perché emettono nell’atmosfera ingenti quantità di anidride carbonica (CO2) con conseguente aumento dell’effetto serra.
Queste due considerazioni ci spingono alla ricerca di nuove fonti energetiche, che siano meno inquinanti e più durature.
Attualmente [slide] due sono le tecnologie su cui puntare il nucleare e le rinnovabili, ma riguardo all’attuale tecnologia nucleare ho ancora dei dubbi.
I principali dubbi sul nucleare sono[slide23]:
  1. la salute pubblica è a rischio?
  2. esiste un sito sicuro per lo stoccaggio delle scorie?
  3. esistono zone adatte alla costruzione di centrali nucleari, cioè quelle zone senza rischio geologico, sismico, tzunami, con abbondantissima acqua (60 m3/s necessaria per raffreddare il reattore), e lontano da centri abitati?
  4. la possibilità di incidenti e attacchi terroristici si possono escludere?
  5. è incentivato lo sviluppo di armi nucleari?
  6. quando si parla dei costi vengono considerati i costi per la dismissione della centrale?
  7. e quelli derivanti dagli incidenti?
  8. quando si dice che non vi è emissione di CO2, viene considerato tutto il ciclo della produzione, compresa l’estrazione dell’uranio?
  9. l’uranio è una fonte fossile, quanto durerà?
Nei casi di incidenti l’impresa costruttrice e che gestisce la centrale non è tenuta a pagare i danni. Sì, i dirigenti vengono mandati via e sostituiti, ma nessuno pagherà i danni. Pagherà la comunità sia economicamente che in termini di salute.
In conclusione puntare sull’attuale tecnologia nucleare è pericoloso.
[[slide] QUALE SOLUZIONE?]
 Però, bisogna pur dare una soluzione alla richiesta di energia dell’umanità.
 Il Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC eipisisi) dell’ONU, un mese fa ha pubblicato la «Relazione speciale sulle fonti energetiche rinnovabili», frutto del lavoro di 120 scienziati INDIPENDENTI, [slide].
Si tratta di un volume di 900 pagine con approfonditi studi, in cui sono contemplati 164 scenari futuri che considerano tanti parametri fra cui l’incremento demografico, l’aumento di richiesta di energia, il tenore di vita, il reddito pro capite, il rapporto costi/benefici, le risorse ecc.. Rappresenta l’analisi attualmente più esaustiva e più INDIPENDENTE sui vantaggi sociali ed ambientali che ne deriverebbero se utilizzassimo le rinnovabili.
Alla presentazione del rapporto, il presidente dell’IPCCe Premio Nobel[slide], Rajendra Pacauri, ha dichiarato “L'IPCC ha riunito le più rilevanti e migliori informazioni disponibili per fornire al mondo questo rapporto scientifico sul potenziale delle fonti energetiche rinnovabili per mitigare il cambiamento climatico. Il rapporto speciale può costituire una base solida di conoscenza per i responsabili politici per rilevare questa grande sfida del XXI secolo”.
         Perché non ascoltare l’ONU quando in uno degli scenari proposti prevede che, per il 2050, l’umanità potrà reperire l’80% del suo fabbisogno energetico da fonti di tipo rinnovabile: fotovoltaico, eolico, geotermico, onde, maree, correnti oceaniche… (rifiuti, fognature..)
Se si attuasse questo scenario, faremmo un passo da giganti passando dal 17 % (del 2008) all’80% nel 2050 con un taglio di oltre il 30% delle emissioni di gas serra che consentirebbe di tenere l’innalzamento della temperatura globale al di sotto di 2 °C, centrando così uno degli obiettivi previsti dal vertice di Cancun sui cambiamenti climatici che si tenne a nel dicembre 2010.
La soluzione [slide] è a portata di mano già con le tecnologie esistenti oggi.
       Ci sono altri studi che dimostrano che confermano tali scenari.
Uno di questi, è lo studio del WWF [slide]  “The energy report 100% rinnovable energy by 2050.
In esso è dimostrato che con le tecnologie attuali, si può sopperire al 100% della richiesta globale di energia solo con le fonti rinnovabili.
        Va inoltre considerato che se si investe, nelle tecnologie verdi si otterranno ulteriori progressi e maggiori rendimenti facendo prevedere scenari ancora più favorevoli.
Concludendo, a chi continua a proporre di costruire le centrali nucleari diciamogli di alzare lo sguardo al cielo.
[slide] Una grandissima centrale nucleare ce l’abbiamo già sulle nostre teste: il Sole.
Il Sole costituisce la gigantesca centrale nucleare con cui il pianeta convive da 4,6 miliardi di anni e quindi anche la nostra specie. Si tratta di saperla utilizzare e trasformare per i nostri bisogni, come già fanno le piante.
      Ma il futuro e le strategie energetiche della nostra specie passano attraverso le scelte politiche. E la politica, come dice Al Gore[[slide30]], è rinnovabile. Il suo rinnovamento dipende da ognuno di noi. Quando andiamo a votare occorrerà [slide] eleggere i politici in base alla loro capacità di pensare al futuro e programmare giuste scelte nel lungo periodo.
Si svolgerà fra pochi giorni la consultazione referendaria. [slide] E' la prima sfida che si pone davanti a noi. 
E quale occasione migliore di partecipare massicciamente e di andare a votare per quesiti che impegnano diritti e bisogni reali come acqua, nucleare e uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Sono concetti che non devono essere posti sotto alcuna bandiera partitica. Sono concetti semplici alla portata della comprensione e della sensibilità di tutti. E tutti devono partecipare. Partecipando in massa e superando il quorum dimostreremo di aver preso coscienza dei problemi e di voler essere protagonisti del nostro futuro, perché[slide 33] la scarsità di una effettiva partecipazione popolare alla vita pubblica lascia più campo libero a chi vuole abusare del potere.
Grazie per l’attenzione.


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Quale Nucleare?, di Michele Zarrella





Martedì 07 Giugno,2011 Ore: 11:20
 
 
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