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www.ildialogo.org Leggende e tradizioni di Natale,di Daniela Zini

Leggende e tradizioni di Natale

di Daniela Zini

Le leggende e le tradizioni attorno alla festività natalizia sono innumerevoli e tutte piene di una soffusa poesia.
L’albero di Natale, che si è andato, rapidamente, diffondendo anche in Italia, a tutto discapito dell’italico e poetico presepe, risale a una antichissima leggenda cristiana.
Il monaco Colombano, destinato, poi, a salire sugli altari, intorno al 573, aveva lasciato la natia Irlanda, in compagnia di alcuni confratelli, diretto in Gallia. Durante il lungo e faticoso cammino, trovò ospitalità presso la corte di Gontrano, re dei burgundi, e là sostò alcuni giorni, nell’attesa del Natale ormai prossimo.
La notte fatidica, riunì i suoi confratelli attorno a un antico abete, venerato dalla popolazione locale, e, per dare un tono di gaiezza alla festa, pose sui rami alcune torce accese che, nel loro insieme, formavano una croce luminosa.
A quella visione, tutto il popolo accorse vicino ai monaci e Colombano poté celebrare, in piena allegrezza, la Natività del Signore.
Ma questa non è che una leggenda, una delle tante sulla origine dell’albero natalizio, questa simpatica tradizione che, durante tutto il Medioevo, era, assolutamente, sconosciuta.
Le prime notizie di alberi appositamente decorati per celebrare il Natale risalgono alla fine del Sedicesimo secolo. Troviamo, infatti, scritto in un documento di un anonimo alsaziano che nel Paese vi era “l’usanza, per il Natale, di elevare nelle case degli abeti, ai quali si appendevano delle rose di carta di colore diverso, delle mele e dei dolci di zucchero colorato”. Questa usanza dovette diffondersi assai rapidamente, particolarmente nel Nord Europa, ma il primo albero di Natale storico lo ritroviamo solo nel 1611, quando la duchessa Margaretha von Schlesien-Brieg ne eresse uno tra la meraviglia dei suoi sudditi.
Nel 1765, Johann Wolfgang von Goethe affermava di aver visto, per la prima volta, un abete decorato e illuminato, a Lipsia, e di esserne rimasto, profondamente, colpito.
Nel 1840, la duchessa Anne Hélène Marie d'Orléans ne introdusse l’usanza alle Tuileries, suscitando un vero stupore.
Da allora, l’albero di Natale divenne di uso comune nelle case più abbienti, anche dell’Europa meridionale; ma i Paesi nordici e, in modo particolare, l’Inghilterra furono la patria per eccellenza dell’abete natalizio.
Lasciamo la parola a Charles Dickens che ci illustra, appunto, l’albero di uno dei suoi Natali:
Questo albero, posto nel centro di una larga tavola al di sopra della fronte dei bambini, è magnificamente illuminato da una moltitudine di piccole candele e tutto ornato con oggetti che luccicano. Vi sono due bambole dalle guance rosa, che sembrano nascondersi dietro le foglie verdi, vi sono degli orologi, dei veri orologi, o per lo meno con gli aghi movibili, di quegli orologi che si possono caricare continuamente; vi sono dei piccoli uomini, con la faccia allegra, più piacevoli a vedersi degli uomini veri perché, se vuotate la loro testa, li troverete pieni di confetti; poi, vi sono degli zoccoli, delle trottole, degli agorai, degli asciuga-penne e delle imitazioni di mele, pere e noci che contengono delle “sorprese”. In breve, come diceva a bassa voce accanto a me un bambino al suo migliore amico: “Vi era di tutto e più ancora!...”
A casa nostra noi l’ornavamo con specchi, palle di vetro, fili d’argento che si chiamano “capelli d’angelo”, e le piccole fiamme delle candele accese vi danzavano allegramente…”
Intorno alla festa più cara al cuore di ogni cristiano sono sorte infinite altre tradizioni. Una leggenda vuole, a esempio, che la notte di Natale gli alberi si coprano di frutti meravigliosi, le piante germoglino e fioriscano, che l’acqua dei fiumi si trasformi in olio, quella delle fontane in miele, che gli oggetti di uso comune divengano d’oro, che gli animali parlino, gli asini si inginocchino, le corna dei buoi si illuminino.
Ma guai al malcapitato che riuscisse a vedere con i propri occhi simili trasformazioni: morrebbe immediatamente!
Secondo altre tradizioni antichissime, la notte di Natale fiorisce il biancospino; mentre in Germania a fiorire è il rosmarino, con il quale, infatti, si adornano le case e le chiese tedesche.
Gli svedesi, invece, sono convinti che, se qualcuno la notte di Natale si recasse completamente nudo in mezzo ai campi, coperti di neve, la mattina successiva vedrebbe le biade in piena vegetazione!
Beato, inoltre, è secondo la tradizione popolare, colui che muore la notte Santa; maledetto, invece, colui che vi nasce: sarà, di certo, un lupo-mannaro o una strega!
Anche le leggende fiorite intorno alla grotta, in cui nacque il Salvatore, sono innumerevoli. Fresca e ingenua è quella “del pesciolino”, che, ora, vi narro:
Tra gli umili doni presentati dai pastori al piccolo Gesù, le uova, il latte, il burro, il formaggio, vi era anche un pesciolino seccato, conservato nel sale: forse, una sardina o una aringa.
Il primo gesto del Bambino, quando si svegliò alla vita, fu quello di benedire gli animali che stavano attorno a lui: l’asino, il bue ed entrambi ricambiarono la benedizione con un saluto. Ma non dimenticò il pesciolino seccato e salato, che gli portava l’omaggio degli innumerevoli abitanti del mare; e per un divino miracolo il piccolo pesce, benedetto da Gesù, prese a muoversi, a saltare tra lo sbalordimento di tutti i presenti.”
Buon Natale!
Daniela Zini
Copyright © 25 dicembre 2013 ADZ



Venerdì 27 Dicembre,2013 Ore: 07:41
 
 
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