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www.ildialogo.org  Pensieri e attese del Natale.,di don Dino d'Aloia

 Pensieri e attese del Natale.

di don Dino d'Aloia

Ve lo confesso: ho paura del Natale come di tutte le cose su cui nel tempo si è depositata la polvere dei luoghi comuni e delle parole scontate, tutte cose di cui si può anche morire! E poi, odio quell’idea per cui a Natale o, almeno a Natale, bisogna essere più buoni o non so più “che cosa”. Credo invece che a Natale bisogna essere come si vuol essere nel resto dell’anno altrimenti il buonismo natalizio può servire a sciacquarci un tantino la coscienza che ci morde dentro per la vita cinica che viviamo e per poi riprendere, il 26 o il 27 dicembre, ad essere freddi e spietati come di consueto, perché, “mica è sempre Natale!”, come si dice a San Severo.

Una cosa che mi piace è invece ritrovare il senso profondo, o trovarne almeno uno, delle parole usate ed abusate per capire cosa c’è dentro di valido ancora e di universale e cosa invece può sparire dalla circolazione perché desueto e privo di senso.

E’ Natale, anzi, ora mentre scrivo è la notte della vigilia di Natale, il momento in cui si attende la nascita di Gesù. La maggior parte della gente è seduta a tavola a cenare e tanti si preparano per andare a messa. Io me ne sto tutto solo a casa mia, volutamente, come un monaco nella sua cella, a guardare questa notte un po’ magica, un po’ surreale, sospesa dal tempo, in cui pare che dal cielo debba muoversi qualcosa e che una stella debba poggiarsi dolcemente sulla terra per farvi sosta.

Ma aldilà delle immagini poetiche che questa notte evoca, e che fanno parte della sua bellezza straordinaria, alla fine che cosa devo attendermi, che cosa devo sperare. Forse che gli altri diventino tutti più buoni? Che finiscano tutte le guerre? Che i mafiosi si convertano alla legalità? Che i giornali non abbiano più brutte notizie da dare? Ma per favore! Queste sono frottole e perditempo! Purtroppo come è sempre accaduto, magari già da domani, potremmo essere assaliti da brutte notizie e nefandezze di ogni tipo.

Io invece stanotte voglio attendere che sia io a rinascere, ad essere nuovamente partorito e rimesso al mondo. Nuovo di zecca. Voglio attendere che la parte migliore di me venga sempre più fuori, sempre più alla luce. Voglio reimparare a guardare alle persone e alle cose in modo nuovo, con lo sguardo incantato e meravigliato di un bambino. Voglio sentirmi davvero e fortemente vicino agli altri, anzi voglio sentirmi carne della loro carne. Voglio fare cose pazze e non aver paura che mi ridano dietro. Voglio poter guardare alle abitudini consolidate e pensare che si può anche fare diversamente. Voglio guardare ad uno che soffre e sentire che la cosa mi riguarda. Voglio poter domandare sempre “perché” e non arrendermi fino a quando non mi danno una risposta vera. Voglio poter dire che le persone contano di più dei soldi, dell’economia e dello spread e di tutte le cose di cui parlano tanto i grandi. Voglio poter vivere in contatto con gli animali, i prati, i boschi e i mari senza aver paura dell’amianto, dei veleni tossici e di altre diavolerie del genere. Vorrei poter cercare le sensazioni profonde nel mio spirito insieme agli altri e poterle condividere con loro aldilà dei nomi e dei titoli che ognuno ci mette per balbettare l’indicibile. Vorrei poter piangere e ridere senza dovermene vergognare. Vorrei correre e giocare in piena libertà anche se sto facendo cose del tutto quotidiane e routinarie. Voglio avere sempre sulla bocca un sorriso vero, che sale dritto dritto dal cuore. Voglio indignarmi davanti ad un’ingiustizia senza calcolare quanti guai e inconvenienti mi sto attirando addosso. Voglio avere la bocca libera per parlare e per dire solo quello che il cuore dice. Voglio vivere in modo lento perché “chi va forte va incontro alla morte”.

Sì, questo io spero da questo Natale, che avvenga dentro di me un nuovo miracolo. Questa cosa rientra tra quelle che sono in mio potere di fare. Il cambiamento degli altri invece non dipende da me e comunque è giusto che siano gli altri ad occuparsene e comunque io ci posso fare ben poco. Se invece rinasco io, continuamente, questo diventa l’unico e anche il migliore contributo che io posso dare alla loro rinascita e al loro quotidiano Natale.

Dunque, buona rinascita a me, a voi, a tutti. Con devozione e affetto profondi, Dino.

San Severo, Sera della vigilia di Natale del 2012, ore 23,08.




Mercoledì 26 Dicembre,2012 Ore: 11:39
 
 
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