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www.ildialogo.org NATALE. LA NOSTALGIA, L'INDIGNAZIONE, LA RIVOLUZIOE,di Eugenio Melandri

NATALE. LA NOSTALGIA, L'INDIGNAZIONE, LA RIVOLUZIOE

di Eugenio Melandri

In questi giorni, nell'attesa del Natale, nella liturgia si leggono brani profetici struggenti:

"O se squarciassi i cieli e scendessi..."

"Vieni, Signore, non tardare"...

"Si apra la terra e germogli il Salvatore".

Un'accorata implorazione di speranza, di vita, di solidarietà, di giustizia, di pace.

Fotografa da una parte la nostra inquietudine. "Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore non trova requie, finchè non riposa in te". La ricerca di vita, di felicità, di pace che ci portiamo dentro e che ci mette in cammino e non ci fa star fermi. La voglia di una vita piena, colma di significato, ricca di contenuto. La voglia di poter vivere in un mondo in cui ognuno abbia la possibilltà di essere se stesso, confrontandosi, non mettendosi in contrapposizione con i suoi compagni di viaggio.In una società che esclude i deboli in nome del merito. Che non rispetta i diritti; che rifiuta le diversità, da quella di genere a quella di cultura.

Dall'altra parte fotografa un mondo dove ogni giorno ci scontriamo con drammi che sembrano irrisolvibili. Con l'ingiustizia che regola le relazioni tra persone; con una società diseguale che esclude i poveri e i deboli; con i ricchi che diventano sempre più ricchi a spese dei poveri che diventano sempre più poveri. Con una politica che è ancella della finanza e dei poteri forti; che compra gli F35 e aumenta le spese militari, mentre taglia le pensioni e attenta ai diritti dei lavoratori; che fa pagare le tasse fino all'ultimo centesimo ai più poveri e non riesce o, meglio, non vuole riuscire a farle pagare ai ricchi. Con un'Europa che condanna la Grecia alla fame, in nome del pareggio di bilancio. Con un sistema che si regge sulla forza e sulle armi. Che contrabbanda la l'uso dell'esercito con la bufala delle cosiddette missioni di pace. Che volge gli occhi dall'altra parte di fronte a situazioni di ingiustizia e di morte. Che sfrutta le miniere di coltano in un'area del mondo dove una serie di guerre hanno provocato oltre cinque milioni di morti.
Fotografa la nostra nostalgia, quella "Nostalgia del totalmente altro" che Horkheimer definiva come la nostalgia di un mondo “dove finalmente le vittime abbiano ragione dei propri carnefici".
"O cieli, stillate rugiada e le nubi facciano piovere il giusto".

Stretti in questa morsa, inevitabilmente guardiamo in alto. Forse perchè sappiamo che da soli non riusciamo a farcela. Perchè abbiamo bisogno di avere un orizzonte, un sogno, una utopia. Per colmare la nostra sete di felicità e il nostro bisogno di giustizia. Per questo gridiamo: "Oh se squarciassi i cieli e scendessi" Perchè, ce ne accorgiamo bene, abbiamo bisogno di altro. O, meglio, dell'Altro, del totalmente Altro: dell'inatteso, dello sconosciuto.

C'è chi chiama questo Altro, inatteso e indicibile, con il nome di Dio. Ma, al di là della fede tutti noi sentiamo il bisogna che ci sia "un Dio da qualche pate". Che faccia giustizia . Che dia speranza.

Ma nelle profezia bibliche ci si augura anche che "si apra la terra e germogli il Salvatore".

A significare che, se sappiamo rompere la crosta di questa terra, da essa stessa nasce il Salvatore. Vive nelle viscere della terra, del mondo. E' impastato della nostra storia. Per dirci che anche dentro di noi, nel suolo che calpestiamo ogni giorno, abita il germe della salvezza.

Per dirci che se cerchiamo la pace, essa già c'è, ma dobbiamo saperla scoprire, rimuovendo la terra che la copre, perchè essa possa germogliare. Così come la giustizia, la solidarietà, la libertà, l'uguaglianza, la fraternità.

Ed è in questa tensione tra il qui della terra e il non ancora del cielo; tra il conosciuto e lo sconosciuto, tra l'immanente e il trascendete che si gioca la nostra vita. Una tensione che può divenire feconda se ognuno di noi sa viverla come nostalgia di quel mondo in cui finalmente le vittime avranno ragione dei loro carnefici".

Una nostalgia che si fa ricerca, ma anche indignazione e seme di rivoluzione.

AUGURI

Eugenio Melandri
Roma



Mercoledì 26 Dicembre,2012 Ore: 10:28
 
 
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