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www.ildialogo.org Buon Natale dall'Uganda,di Giuseppe Franzelli

Buon Natale dall'Uganda

di Giuseppe Franzelli

21 Dicembre 2012

Carissimi,

Buon Natale!

Vi scrivo in macchina nell’ultimo tratto che da Kampala mi riporta a casa, a Lira. Sono ormai dieci giorni che viaggio. Partito da Lira, per cinque giorni sono passato in varie località dello West Nile, vicino al Sudan e poi al Congo, fino ad Arua. Gli altri cinque giorni mi hanno invece portato a Kampala, Roma e Brescia, da dove ho iniziato il cammino di ritorno in Uganda. Non è che improvvisamente mi sono scoperto la vocazione del turista. Nello West Nile ci sono andato per animare e partecipare alle celebrazioni del centenario della fede cattolica, introdotta nel 1912 dai missionari comboniani fra la gente Madi, in quella che ora è diventata la diocesi di Arua. Per l’occasione, da Roma è venuto il cardinale Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, che presiede e coordina tutte le missioni della Chiesa cattolica. Con lui ho celebrato l’Eucaristia in mezzo a migliaia di laici provenienti dalle quattro diocesi che formano la nostra provincia ecclesiastica, cioè Arua, Nebbi, Gulu e Lira. E’ con grande gioia e commozione che mi sono unito al loro ringraziamento per il dono della fede, ricevuta attraverso l’annuncio del Vangelo di Gesù!

Mi è perciò dispiaciuto molto non poter partecipare alle successive celebrazioni in Lodonga, Moyo e Indriani, che pure avevo visitato nel mio viaggio verso Arua. Nonostante la mia riluttanza, i miei fratelli vescovi hanno infatti insistito perché andassi a Roma per un convegno internazionale organizzato dal CUAMM – Medici per l’Africa di Padova con il patrocinio del Pontificio Consiglio per la Sanità, del Ministero degli Esteri e dell’Università Cattolica, in favore del progetto quinquennale che il Cuamm ha iniziato nel nostro ospedale diocesano di Aber. E così, nel giro di ventiquattro ore e con uno sbalzo tremendo di temperatura, mi sono trovato catapultato in un altro mondo, a riflettere sui dati emersi dalla valutazione delle prime fasi del progetto sanitario “Prima le mamme e i bambini!”, che ha lo scopo di ridurre la mortalità materna e infantile nel distretto di Oyam, nella mia diocesi. Tra una cosa e l’altra, sempre naturalmente di corsa, ho trovato anche il tempo per una scappata a casa, in quel di Brescia, e per qualche ora di preghiera in San Pietro a Roma. Sempre accompagnato da un forte raffreddore e tosse insistente, che mi ha seguito fino in Uganda.

A questo punto vi domanderete giustamente se non mi sia per caso dimenticato che questa dovrebbe essere una lettera di Natale e non un resoconto di viaggio…

Vi dirò. Sto tornando con la testa ed il cuore pieno di immagini disparate: dalla folla dei pellegrini di Arua all’albero di Natale in Piazza San Pietro, la neve nei campi e nel cortile di casa mia (erano anni che non la vedevo! ), lo spettacolo del lago Victoria atterrando ad Entebbe, e poco fa le acque impetuose del Nilo sul ponte di Karuma… Tutte cose apparentemente non collegate fra di loro. Eppure vi assicuro che, nel corso di questo lungo viaggio, ho spesso sentito tutte le persone incontrate, gli incontri vissuti, le cose viste in questi giorni come intimamente connesse da un filo sottile ma reale, da una chiave e prospettiva comune. La corsa di questi giorni mi ha aiutato a riflettere sul significato più vero e profondo non solo della missione che mi è affidata, ma sul senso stesso della mia storia e del cammino della mia vita. In Africa come in Europa, a tutte le latitudini, sotto il sole o in mezzo alla neve, siamo tutti in cammino. A piedi, in aereo, in macchina, lungo i fiumi e sulle strade del mondo tutta l’umanità è, da sempre, in cammino. La vita è un viaggio. Ma verso dove? A che cosa o a chi andiamo incontro?

Mi viene in mente che proprio oggi, il 21-12-2012, secondo i Maya o meglio secondo chi crede di averne decifrato e interpretato i calcoli, segnerebbe la fine del mondo. Fine del viaggio? Assolutamente, no.

Nel cuore e nel flusso dei secoli che vedono susseguirsi civiltà e generazioni di un’umanità da sempre in cammino alla ricerca della felicità, c’è un viaggio che ha cambiato per sempre il corso della storia. Un viaggio che ha dato un significato ed una destinazione nuova a tutti i nostri viaggi, al cammino stesso della nostra vita. E’ il viaggio del Figlio di Dio onnipotente, creatore del cielo e della terra, che per amore, “per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”! E’ ciò che crediamo e ci viene chiesto di celebrare a Natale. Accogliere il Dio Bambino che per amore si è fatto uno di noi, nostro fratello. Da allora, da Betlemme, il cammino del Vangelo - la buona notizia che Dio è nostro Padre e ci ama, che non siamo mai soli, che Gesù ha dato la sua vita per salvarci e rimane con noi ogni giorno con il suo Spirito - continua nella storia. E’ per annunciare la venuta di Gesù che i missionari si sono messi in viaggio e sono giunti nel Nord Uganda cento anni fa; è per celebrare il Signore che viene che migliaia di pellegrini in questi giorni si recano a Roma e milioni di fedeli si raccolgono nelle chiese e cappelle sparse in tutto il mondo, attorno ad un presepe. Il mio stesso correre e macinare chilometri per le strade e sentieri dei 12.030 kmq della diocesi non ha altro scopo che invitare e preparare la mia gente ad incontrare il Signore che viene, e ad accoglierlo io stesso per primo nella mia vita.

Mancano poco più di 60 km a Lira. Uno sguardo alla mia agenda mi ricorda che domani mattina presto devo ripartire per Agobadong, una cappella della parrocchia di Iceme. Conferirò il sacramento della cresima a circa 200 ragazzi e adulti. Darò loro il dono dello Spirito… Il viaggio continua. Non solo il mio, ma il Suo. E’ ancora Lui, Gesù, che viene e mantiene la sua promessa di rimanere con noi ogni giorno, attraverso la presenza del suo Spirito. E’ Natale, il Signore che viene, il Dio con noi ieri, oggi, sempre. E’ successo 2000 anni fa a Betlemme, 100 anni fa nel Nord Uganda, accadrà domani ad Iceme. Accade oggi ed ogni giorno, in Uganda, a Roma, in ogni paese e famiglia, nel cuore di chi crede, lo accoglie e lo invita: “Vieni, Signore Gesù!”. Fare Natale è accettare di rimettersi in viaggio. Riprendere il cammino con Lui, che per primo e per amore ha preso l’iniziativa di venirci incontro, piantare la sua tenda in mezzo a noi e farsi nostro fratello, compagno di viaggio e salvatore.

In questo “anno della fede” nel mio programma radio della domenica sera ho cominciato a spiegare alla mia gente il “Credo”, punto per punto. Dopodomani inviterò tutti a riflettere sulle parole: “si è incarnato nel seno di Maria vergine e si è fatto uomo”. Sono verità che conosciamo e recitiamo a memoria. Il punto cruciale è: ci crediamo veramente? E quanto l’adesione del mio cuore e volontà a questo evento – al Natale che celebriamo - tocca e cambia ora la mia vita? A volte, più che l’incredulità o una vera mancanza di fede, il nostro problema è un dare tutto per scontato, o una stanca indifferenza che ci impedisce di fare quel passo in avanti che ci permetta di riscoprire e credere veramente all’amore di Dio per noi. Di prendere sul serio il suo viaggio, il suo volere essere in mezzo a noi, in ciascuno di noi…

Alla fine del convegno Cuamm a Roma è stato proiettato uno spezzone del documentario girato nella sala parto del nostro ospedale di Aber. Estratto dal seno materno, un bambino viene adagiato sul tavolo. Ma è evidente che ci sono complicazioni. Medici ed infermiere tentano in vari modi di liberare le vie respiratorie. Invano. Il bambino resta immobile, senza respiro… Sono momenti di tensione e paura. Poi, improvvisamente, il bimbo esce in un forte pianto, accolto da un applauso liberatorio e commosso di tutti i partecipanti al convegno. Ecco, nella ricorrenza del Natale di Gesù, vorrei lasciarvi con l’immagine di questo bambino appena nato, che grida la sua voglia di vivere e comincia il suo viaggio. Vorrei che fosse per me e per voi un invito ad accogliere, applaudire e celebrare la vita. Ed un impegno a non lasciar morire soffocato il Bambino, la vita, il desiderio di bene, la capacità di amare che ci è stata data in dono e che è presente e vive in ciascuno di noi. Lasciamolo respirare e crescere, diventare una presenza viva in noi ed attorno a noi. Impegniamoci ad accogliere la Vita, a fare crescere l’amore, a moltiplicare il Natale!

Lo so che la situazione attuale in Italia, Uganda e in tante altre parti del mondo è tutt’altro che facile. Le difficoltà politiche, sociali ed economiche sembrano voler spegnere le luci e la gioia del Natale in molte famiglie. Ma sta a noi decidere se continuare più o meno rassegnati e delusi a lasciarci trascinare ed opprimere dalle circostanze, o riprendere con fede e coraggio il cammino con il Signore della vita! Mi auguro che tutti sappiamo aprirci ad accogliere il dono della sua venuta. L’Emmanuele, il “Dio-con-noi”, è un buon compagno di viaggio!

Buon Natale e buon viaggio, allora! E che il Nuovo Anno si trasformi in un cammino di fede incontro al Signore Gesù che è venuto e viene per noi. P. Giuseppe


Padre Giuseppe è vescovo di Lira



Lunedì 24 Dicembre,2012 Ore: 14:19
 
 
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