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www.ildialogo.org Buon Natale 2011,di Ruggero e Luisa Cavani

Buon Natale 2011

di Ruggero e Luisa Cavani

L’arrivo di Dio comporta una trasformazione e apre una strada piana e dritta per facilitare il cammino.

L’umanità è in cammino su una strada caotica e spesso senza rendersi conto di dove va: parla di pace e sceglie la guerra, parla di giustizia ed ecco il sopruso, parla di governabilità ed ecco le dittature striscianti, parla di diritti ed ecco le deviazioni, le manipolazioni, le torture.

La strada da percorrere è molto lunga ed è necessario abbassare i monti della povertà e della fame, come colmare le valli della disuguaglianza e della salute per avere una strada dritta che porti all’uguaglianza e al rispetto «effettivo» dei diritti di ogni singola persona in ogni parte del mondo.

Abramo è nomade per vocazione, l’Esodo non è altro che una strada lunga quaranta anni verso una Promessa, fondata solo sulla Parola.

Israele non fa in tempo ad insediarsi nella Terra Promessa, tanto desiderata, che deve rifare i bagagli e rimettersi in cammino, ma questa volta verso l’Esilio.

Strada è sinonimo di provvisorietà, insicurezza, essenzialità.

Chi cammina non può trasportare la casa, ma deve scegliere il necessario perché la strada non ama il superfluo.

Sulla strada ci si fida della parola di chi s’incontra e se ne accetta la compagnia.

Gesù s’identifica con la strada e definisce così la sua identità e il suo ruolo:

«Io sono la strada/la via» obbligata per andare al Padre (Gv 14,6).

Il Figlio dell’Uomo non ha dove posare il capo a differenza di volpi e uccelli che hanno tane e nidi (Lc 9,58): egli ha solo la sua strada che viene dal Padre e ritorna al Padre.

La sua strada però passa per la morte, per la croce, che diventa così il luogo privilegiato della Sua obbedienza filiale.

Per questo egli può dire ai primi discepoli: «Vieni, seguimi!» (Mc 10,21).

La nostra vera identità di credenti è sulla strada: siamo per costituzione viandanti, pellegrini, nomadi, come i nostri antenati, come i patriarchi, come Israele.

Siamo nati su una strada e siamo mandati sulle strade del mondo per essere testimoni del Vangelo.

Il cristianesimo fu chiamato «la Via» anche nel senso che è Dio che cammina verso di noi, rendendoci così più facile il nostro cammino di ricerca.

Dio si può trovare perché non è lontano: “non è nei cieli perché tu possa dire: non posso raggiungerlo; non è negli abissi del mare perché tu possa dire: mi è impossibile… Egli è vicino, è nel tuo cuore (Dt 30,11-14)”.

Camminare è conoscere. Conoscere è amare. Amare è sperimentare. Sperimentare è ripetere, prendere confidenza, abituarsi alla novità, raggiungere il riposo dell’anima in Dio.

Compito dei cristiani nel mondo è costruire la strada abbassando le asperità e riempiendo le valli per facilitare agli uomini e alle donne del nostro tempo l’incontro con il Dio vicino, il Dio Padre e Redentore.

Ogni uomo, ogni donna, ogni popolo ha un proprio itinerario spirituale che deve incrociarsi con Cristo «Via» che viene all’appuntamento della vita.

Essere discepoli significa percorrere la stessa strada del Maestro e Signore.,

Incamminiamoci risoluti verso la Betlemme del nostro cuore dove troveremo il Bambino Gesù che ci attende a braccia aperte e ci invita a rimanere l’unico Signore della nostra vita.



Mercoledì 14 Dicembre,2011 Ore: 16:33
 
 
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