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www.ildialogo.org Ratzinger dubitava del celibato,Di Rudolf Neumaier

Sueddeutsche Zeitung, 28 gennaio 2011
Ratzinger dubitava del celibato

Di Rudolf Neumaier

(traduzione dal tedesco di José F. Padova)


Dopo 41 anni, racconta Sueddeutsche Zeitung, da misteriosi archivi e per ancor più misteriose ragioni torna alla luce un documento che dimostra come la gioventù spesso agisca meglio della vecchiaia. Joseph Ratzinger nel 1970 era ancor giovane e sull'obbligatorietà del celibato ecclesiastico la pensava di gran lunga diversamente dal Ratzinger papa. Con spirito profetico, visto il diluvio di accuse di pedofilia poi scaricatosi sulla chiesa cattolica. Fin qui il quotidiano bavarese. A noi chiederci: perché? (J.F.Padova )

http://www.sueddeutsche.de/
Si può senza dubbio definirne il contenuto come sensazionale: nel 1970 nove vescovi in un memorandum mettevano in discussione il celibato obbligatorio. Uno dei firmatari era Joseph Ratzinger. Oggi egli è Papa.

Il memorandum è firmato da nove teologi. Lo avevano redatto il 9 febbraio 1970 in considerazione di una “situazione problematica della Chiesa” e lo avevano mandato “in spirito di profondo rispetto” a tutti i vescovi tedeschi. Oggi il contenuto può essere considerato senza dubbi come sensazionale. Essi chiedono insistentemente ai vescovi di mettere il celibato sotto esame: “Le nostre riflessioni riguardano la necessità di una persuasiva revisione e di una osservazione differenziata della legge sul celibato della Chiesa latina per la Germania e della Chiesa mondiale in generale”.

Fra i promotori dell’appello si contano teologi di fama come Karl Rahner e Otto Semmelroth, ma anche rampanti, come Karl Lehmann, Walter Kasper – e Joseph Ratzinger. Lehmann, Kasper e Ratzinger hanno fatto carriera. Ma il celibato non è mai stato preso in esame.

Gli autori del testo operarono come consulenti della Conferenza episcopale, dalla quale erano stati chiamati in una Commissione per le questioni della dottrina religiosa e della filosofia morale. In quella sede sottolineano ripetutamente di non voler pregiudicare con la loro petizione alcuna risoluzione per l’abolizione del sacerdozio obbligatoriamente celibatario. Eppure anche soltanto il fatto che essi si sentissero in obbligo per un esteso intervento scritto indica chiaramente come essi dubitassero del senso del celibato obbligatorio.
Il futuro Papa nel 1970
Questo testo, finora pubblicamente inaccessibile, potrebbe essere stato trasmesso da un collaboratore di Rahner a un ecclesiastico amico, appartenente alla Sfera d’Azione di Regensburg (AKR), critica nei confronti del clero, e fu archiviato nella totale discrezione. Nell’ultimo numero del periodico dell’associazione, Pipeline, l’AKR lo ha ora stampato, presumibilmente nella sua integrità. Dopo 41 anni. Titolo: “Dall’archivio. Per i firmatari a [futura] memoria”.

“Tutti” gli autori del memorandum sono “convinti che una verifica [del celibato obbligatorio], a livello ecclesiastico alto e sommo, è ormai necessaria”, vi si dice. Prescindendo dalle conclusioni della discussione il sacerdozio celibatario resterebbe valido come autentica e reale possibilità. “Chi peraltro fin dall’inizio considera un chiarimento di questo genere come superfluo, ci sembra avere meno fiducia nella forza di questo suggerimento del Vangelo e nella misericordia di Dio, della quale poi in altra sede ritiene che essa – e quindi non la nuda legge – operi questo dono di grazia del Cristo”.

Gli autori presero a occuparsi già nel 1970 di ciò che gli ecclesiastici – anche il Papa stesso – demonizzano oggi come lo “spirito del tempo”. Essi ritennero ammissibile un’analisi dell’obbligatorietà del celibato, perché “sotto l’aspetto teologico non sarebbe semplicemente giusto che non si possa porre sotto esame alcunché in situazioni storicamente e socialmente nuove”. “Asserire il contrario non è sostenuto da alcun serio argomento teologico”. E questo per inequivocabile scelta di termini da parte dei mittenti. Nello stesso tempo rimandano alla Chiesa orientale, dove ai preti è possibile il matrimonio.

In molti punti essi si riferiscono alla Bibbia. Nella Lettera ai Galati, per esempio. In quel passaggio gli autori implorano i vescovi di attivarsi con il papa Paolo VI. I sommi pastori sono “per lo meno ascoltati consiglieri del Papa (anche quando il Papa fa uso del suo potere di primato), anche se un consiglio di tale genere sarebbe ascoltato malvolentieri”.

I vescovi vengono incitati a porsi nei confronti del pontefice con un approccio sicuro di sé: “Se già un semplice sottoposto ha diritto e dovere di chiedersi se non possa e debba esporre a chi gli è superiore, senza esserne richiesto, riflessioni e avvertimenti riguardanti questioni importanti, quanto più questo ha valore per i vescovi della Chiesa cattolica, anche nei confronti del Papa?”.

Nelle esposizioni dei nove teologi si può leggere la coscienza di sé che si sviluppò dopo il Concilio Vaticano Secondo nei gradi inferiori della gerarchia ecclesiastica. Oggi, quando i laici, dopo i casi di abusi [sessuali] nella Chiesa e di fronte alla mancanza di sacerdoti, discutono appassionatamente sulla questione del celibato, affermazioni critiche di questa portata da parte di teologi-sacerdoti sono impensabili. Dovrebbero fare i conti con la dannazione terrena – con trasferimento di sede o ritiro dell’autorizzazione a insegnare.

La mancanza di sacerdoti preoccupa gli autori già nel 1970: “Proprio i giovani preti (…) si chiedono a proposito di questa scarsità sempre più acuta, in quale modo e in qualche anno possano essere risolti questi problemi vitali per la Chiesa e per il loro proprio ufficio sacerdotale. Per loro non basta lo sguardo ideale all’indietro”. La Chiesa ha bisogno di forze missionarie all’offensiva. La legislazione sul celibato sinora vigente non potrebbe in ogni caso “essere resa punto fisso assoluto di riflessione”. Ratzinger e gli altri autori deplorano che il Papa respinga a priori come indiscutibile la consacrazione di uomini sposati e in età, i cosiddetti viri probati.

Gli autori si sono dati pensiero  anche sulla qualità delle nuove leve di sacerdoti. Chi assicura al proprio vescovo di non avere difficoltà con il celibato non ha ancora e di gran lunga dimostrato la propria idoneità. Ed essi, i docenti di teologia, hanno “molto sovente e di più l’impressione, che l’attuale regolamentazione porterebbe da noi non soltanto in misura non irrilevante e non semplicemente a una diminuzione del numero degli aspiranti sacerdoti, ma anche a una riduzione della predisposizione [al ministero] dei preti che ancora sono disponibili. Il problema è “riflettere sulla realizzabilità della vita da celibe dei giovani preti di oggigiorno”. Qui si rimanda fra l’altro al crescente isolamento, alla perdita di autentico apprezzamento all’interno dei comuni e alla “labilità psichica di molte giovani persone nell’attuale società sessualmente sovreccitata”.

I consultori dei vescovi, che fra le righe criticano il Papa stesso, notarono la mancanza di argomentazioni convincenti da parte dei sostenitori del celibato. Nello stesso tempo misero in guardia da uno sviamento della discussione, se la questione non fosse stata trattata al più alto livello, “bensì al livello più basso (prescindendo dai media)”. Essi ammonirono da “votazioni pubbliche”, che danneggerebbero l’autorità dei vescovi, da “disobbedienza che si manifesti collettivamente” e da “abbandoni in massa di preti” dei loro uffici.

A un esame critico della legge sul celibato, che non è un dogma, secondo il parere di Ratzinger e dei suoi colleghi non porterebbe alcuna via. “In un altro caso l’episcopato avrebbe suscitato l’impressione di non credere per niente alla forza della raccomandazione evangelica della vita celibe, per amore del Regno dei Cieli, ma solamente al potere di un’autorità formale”. Se non si potesse ottenere giovani preti a sufficienza, “allora la Chiesa avrebbe semplicemente il dovere di intraprendere una certa modificazione [della legge sul celibato].

Parole chiare come queste non ci sono [oggi] trasmesse né da Joseph Ratzinger, che allora aveva 42 anni e insegnava a Regensburg, né da Karl Lehmann e Walter Kasper. Lehmann è stato presidente della Conferenza episcopale tedesca, Kasper cardinale di Curia e Ratzinger è papa. Di celibato parlano in questo tempo i politici della CDU (ndt.: Christliche Demokratische Union, la DC germanica].


Domenica 30 Gennaio,2011 Ore: 13:48
 
 
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