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www.ildialogo.org L'articolo de Il Giornale del 3 giugno 2010,

La rassegna stampa sulla lettera a Benedetto XVI
L'articolo de Il Giornale del 3 giugno 2010

Le amanti dei preti scrivono al Papa

di Cristiano Gatti
Quello che tutti sanno, quello che tutti fingono di non sapere: molti preti amano, molte donne li amano. Storie clandestine e sotterranee, tanto dolore e poca gioia. La Chiesa ha da tempo un personale altamente qualificato, in psicologia e umanità, per affiancare i sacerdoti smarriti nelle praterie dell’amore. Non è una colpa, è una fatalità della vita. Troppo impegnativa, quella promessa di celibato: gli incontri in parrocchia, la contiguità con le volontarie e con le perpetue, qualche volta persino la confidenza con donne sposate, tutto concorre a incrinare il sacro giuramento. E allora comincia il lungo viaggio nella penombra e nel segreto, guidati da una bussola impazzita. È difficile per l’uomo sotto la tonaca, ancora più difficile per la donna innamorata dell’uomo proibito.
Serve coraggio per portare in superficie questi legami impossibili. Ma ultimamente succede sempre più spesso. Dev’essere merito di questo Papa poco canterino, però sensibilissimo ai temi profondi del vivere. La sua fede cieca e laica nella verità, anche la più scomoda, induce i fedeli ad aprirsi. Questa Chiesa di Ratzinger, che non ha paura delle miserie e delle fragilità umane, può sembrare soltanto ai farisei più debole. Ma in realtà è più forte e più sicura di sé. Così, anche i naufraghi dell’amore in canonica trovano la forza di uscire allo scoperto. È già successo in altre parti del mondo. Ora è la volta di alcune donne italiane. La loro lettera aperta appare sul sito americano «Global post», ripresa in Italia da «Il Dialogo.it». (www.ildialogo.org NdR)
Antonella, 41 anni, passava molto tempo in parrocchia con E.C., il prete brasiliano. Insieme guidavano il gruppo dei giovani. Una sera di giugno, nel 2006, mentre lei lo accompagna in canonica, lui la bacia. «Quella stessa notte gli scrissi una lettera, per dirgli che avevamo commesso un errore, che avremmo dovuto subito dimenticare». Ma la sera dopo, quando si incontrano per chiarire, lui la bacia di nuovo. «Così è cominciata la nostra storia, durata due anni e mezzo. Lui veniva spesso a dormire da me, una volta ultimate le sue attività pastorali». Un giorno, però, vengono scoperti: un confratello trova una lettera di Antonella nella casa parrocchiale, e avverte subito i superiori. Don E.C. viene trasferito a Roma, non prima però di aver donato alla sua donna un anello di fidanzamento...
Stefania, 42 anni, manager romana, racconta che il suo prete non si è mai spinto oltre platonici abbracci. E aggiunge: «La maggior parte di loro non è pronta a lasciare il ministero per una donna». Tanti preferiscono mantenere entrambe queste due vite opposte. «Il mio - riconosce comunque - mi ha lasciato non appena ha avvertito che la cosa stava andando troppo in là, che stava nascendo qualcosa di reale...».
Beatrice, 40 anni, toscana, rivela invece che il suo prete «si manifestava critico verso il conservatorismo della Chiesa e verso il celibato: quando però il nuovo vescovo gli prospettò un nuovo salto di carriera, cambiò idea e si allineò». Questo comunque non gli impedì di tenere ancora in piedi la relazione clandestina. «Colmavo i suoi vuoti e riempivo le sue lacune emotive. Non ha mai avuto dubbi, né drammi interiori».
Non sono storie così sconvolgenti. Sono storie di poveri amanti, con tutti i crucci, le incomprensioni, persino gli opportunismi delle storie regolari. Diventano urticanti solo per chi si rifiuti di vedere, come se il problema dei sentimenti in canonica non fosse ormai una vera emergenza per l’intera Chiesa. Dietro la pena e la frustrazione di queste storie nascoste e complicate, spesso anche sgangherate, si avverte chiara la domanda di sempre: perché ostinarsi ancora con il celibato? Perché non lasciarlo soltanto come libera scelta?
Le donne che scrivono al Papa gli giurano che i loro uomini sarebbero preti migliori, se potessero sposarsi. «Per essere testimoni efficaci dell’amore - dicono - i sacerdoti hanno bisogno di incarnarlo e viverlo pienamente, così come la loro natura esige. Il celibato obbligatorio è una legge umana, ma la Chiesa la spaccia come volontà di Dio. Così, la maggior parte di queste relazioni finisce male. Perché tutta questa sofferenza in nome dell’amore?».
La domanda rimane sospesa come una nube scura sull’enorme problema. C’è chi ha sempre in tasca la risposta giusta: «Quando un uomo si fa prete, sa cosa l’aspetta. È una scelta sua, nessuno lo obbliga». Beati quelli che hanno tante certezze pronte all’uso. Peccato che la vita di tutti i giorni non sia così rigida, scontata, banale. In questa equazione, si muove sempre una variabile impazzita. Per fortuna, c’è un Papa che lo sa. Forse non arriverà mai ad abolire il celibato. Certamente, ha compassione per chi ne resta schiacciato.


Giovedì 03 Giugno,2010 Ore: 23:37
 
 
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