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VESCOVO AUSTRIACO FAVOREVOLE ALL'ABOLIZIONE DEL CELIBATO

PEDOFILIA: VESCOVO AUSTRIACO FAVOREVOLE ALL'ABOLIZIONE DEL CELIBATO

(ASCA-AFP) - Vienna, 12 mag - Il vescovo austriaco Paul Iby, in un'intervista al quotidiano Die Presse di oggi, si e' detto favorevole all'abolizione del celibato dei religiosi per far fronte alla mancanza di vocazioni.

''Sono favorevole al fatto che si possano ordinare degli uomini sposati. Quando vedo il numero di diaconi sposati nella mia diocesi penso che se i preti potessero fare lo stesso sarebbe piu' facile far fronte alla mancanza di vocazione'', ha dichiarato il vescovo di Eisenstadt, riconosciuto come uno dei progressisti all'interno della Chiesa austriaca.

''Ciascun prete dovrebbe poter decidere da se' se vuole vivere da solo o in famiglia'', ha aggiunto il prelato che a fine anno andra' in pensione.

Secondo il vescovo la regola del celibato oramai non e' rispettata in tutta la Chiesa, citando l'esempio della Chiesa greco-cattolica.

Queste dichiarazioni sono state accolte con favore dal movimento progressista ''Wir sind Kirche'' (''Noi siamo la Chiesa'') che resta tuttavia scettico sulla volonta' del Vaticano di procedere ad una riforma.

Dopo una serie di dichiarazioni sugli abusi sessuali commessi da dei religiosi, l'arcivescovo di Salisburgo Alois Kothgasser ha recentemente chiesto una riflessione sul celibato, che e' un'esclusiva della religione cattolica tra i culti monoteisti.
 

I vescovi austriaci “Libertà sul celibato”
di Giacomo Galeazzi La Stampa 17 maggio 2010
«Il Vaticano dovrebbe aprire un confronto sul celibato dei preti e l’ordinazione di uomini sposati». Dal «summit» dei vescovi austriaci, riuniti a Mariazell, arriva in Curia un forte appello. «Dobbiamo dire a Roma che noi abbiamo questo problema», spiega il vescovo della Carinzia, Alois Schwarz, sottolineando che questo dibattito non dovrebbe essere ignorato ma «affrontato». Senza citare mai espressamente lo scandalo-pedofilia, l’episcopato austriaco ha auspicato «grandi riforme» in seno alla Chiesa. Mercoledì il vescovo Burgenland, Paul Iby si era detto favorevole all’abolizione del celibato dei sacerdoti, anche per far fronte al calo delle vocazioni: «I preti dovrebbero essere liberi di scegliere se sposarsi o meno. La Santa Sede è troppo timida su questioni del genere». La richiesta, però, arriva a Roma «indebolita» dalla grave crisi di un’ ex nazione cattolicissima. In Austria è ancora incandescente la polemica per gli abusi nel seminario di Sankt Pölten, dove sono venuti alla luce party tra seminaristi a sfondo omosex, incluse parodie naziste, celebrazioni di finti matrimoni gay, atti sessuali di sacerdoti con minorenni e 40 mila foto e filmati pedopornografici trovati nei computer dell’istituto religioso. La Chiesa austriaca è un’istituzione duramente provata da una serie di abusi liturgici (come il «Corpus Domini» infilzato e issato in processione) e irregolarità disciplinari. Più volte il Papa ha richiamato all’ordine i vescovi indicando «l’urgenza dell’approfondimento della fede e della fedeltà integrale al Concilio». Un declino tra calo di vocazioni e di fedeli, forte polarizzazione interna conservatori-progressisti, crescente sentimento antiromano. E una raffica di scandali nelle diocesi: dai parroci concubini ai mancati provvedimenti contro la fronda dei sacerdoti che hanno rivendicato la convivenza con una compagna. A riportare la questione all’ordine del giorno è stato il capo della Chiesa austriaca e leader dell’associazionie degli ex allievi di Ratzinger. Secondo l’arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn, infatti, il celibato dei preti, «peculiarità della Chiesa cattolica», spiega in parte i casi di pedofilia commessi dai sacerdoti. Il cardinale chiama in causa «sia l’educazione dei preti sia le conseguenze della rivoluzione sessuale del ’68, sia il celibato nello sviluppo personale», invitando a «un cambiamento di visione». Schoenborn ha da tempo presentato in Curia un appello di autorevoli cattolici austriaci per l’abolizione dell’obbligo del celibato, il ritorno in attività dei preti sposati, l’apertura del diaconato anche alle donne e l’ordinazione dei cosiddetti «viri probati». Il «memorandum», accompagnato da una nota di Schoenborn, è stato consegnato al ministro vaticano del Clero Hummes, con la preghiera di «leggerlo attentamente» affinché «qualcuno a Roma sappia cosa pensa una parte dei nostri laici dei problemi della Chiesa». Ai promotori della petizione, Schoenborn aveva promesso di illustrare in Vaticano le loro motivazioni «pur non condividendole tutte», insieme con le relazioni sulle conseguenze che la carenza di preti sta provocando in 46 diverse parrocchie, soprattutto nelle zone rurali.



Marted́ 18 Maggio,2010 Ore: 11:48
 
 
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