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www.ildialogo.org AMORE NEGATO III INCONTRO,

AMORE NEGATO III INCONTRO

Roma, 5-6 febbraio 2011


Resoconto
Partecipanti di sabato: 6
Partecipanti di domenica: 5
Come spesso accade in queste situazioni, è difficile e faticoso rispettare un programma prestabilito, poiché tante sono le “distrazioni” emotive e tanta la curiosità di conoscersi ed avvicinarsi. E’ sempre comunque interessante la conoscenza e il dialogo, parlare guardandosi negli occhi e non dietro una tastiera che, di fatto, rischia di non comunicare emozioni.
Diciamo che, in generale, mi è sembrato un andamento condotto con troppa poca disciplina da parte di alcune. In ogni caso abbiamo preso delle decisioni interessanti riguardo al libro che invierò in una comunicazione separata a coloro che partecipano al progetto.
Il sabato abbiamo accennato gli argomenti previsti dal programma, ma ci siamo soffermate sulle esperienze personali, anche a proposito del narcisismo clericale o della sovrapposizione tra ruolo e persona, tipica delle circostanze di questo tipo.
La domenica abbiamo discusso il tema “La donna e il sacro” sulla base di alcuni spunti che sintetizzo di seguito:
·        Noi donne cattoliche, specie in Italia, siamo cresciute fra parrocchia, scuole religiose e catechismo. Abbiamo imparato una sorta di “sottomissione”, dando per scontato che la situazione fosse quella e non ci fosse possibilità di cambiamento.
·        Il mito della verginità, specie quella fisica, (virgo intacta sum), che ci hanno trasmesso come valore assoluto, ha condizionato la nostra cultura e la nostra vita familiare e di coppia imponendoci discutibili somiglianze alla Vergine Maria, la Madre Vergine, ecc.
·        Ci fidiamo ciecamente del fatto che il prete sappia cosa consigliare. Non certo perché esperto, ma solo in quanto prete. Il suo ruolo è assoluto e il rapporto nasce già squilibrato.
·        Lo ascoltiamo parlare e dissertare sull’amore ed immaginiamo che lo conosca. Ma così non è. Il prete parla di un amore astratto, disincarnato che non vive (l’amore di Dio, l’amore sponsale, l’amore per la chiesa). E’ una reale incapacità dettata da una immaturità di fondo. Però scatta in noi la sindrome del “Io lo salverò”.
·        Spesso seguitiamo a frequentare la parrocchia tenendo per noi tutti i nostri dubbi, con il timore di scardinare convinzioni pericolose, le sue e le nostre. Il timore del giudizio che sappiamo essere feroce specie nei confronti della donna in questi casi.
·        Come può cambiare (o è cambiato) il nostro rapporto con la fede in virtù di questo tipo di esperienza?
 
Non abbiamo per il momento ipotizzato nuovi incontri. Per quanto mi riguarda escludo la possibilità che si possano organizzare a Roma; ritengo molto più proficuo che si vada altrove, in un luogo estraneo a tutte quante.


Mercoledì 16 Febbraio,2011 Ore: 12:49
 
 
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