- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (319) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Preti sposati per una chiesa in cammino.,di Perin Nadir Giuseppe

Preti sposati per una chiesa in cammino.

di Perin Nadir Giuseppe

E’ il tema del nuovo convegno organizzato dall’Associazione “Vocatio” a conclusione dell’anno del Giubileo della Misericordia.
Tutti possono partecipare. Tale convegno si terrà nei giorni : 24- 25 -26 Marzo 2017, nell’Hotel “Casa tra noi”, Via Monte del Gallo, 113 – Roma.
Per coloro che non si fossero iscritti al convegno precedente del 4-5-6 novembre 2016 - che non ha potuto aver luogo a causa del terremoto del 20 agosto 2016 che ha colpito “Amatrice” e molti altri comuni e centri della Provincia di Ascoli Piceno - è necessario iscriversi entro il 10 febbraio 2017, versando la quota d’iscrizione per spese convegno ( € 10,00 singoli; € 15,00 coppie; anticipo sulle spese di pensione (€ 30,00 per ciascun partecipante ospitato in albergo).
La pensione completa in stanza singola € 60,00 al giorno; in stanza doppia € 50,00 al giorno; Bambini (3-12 anni) 50% di sconto. ]
I versamenti vanno intestati all’Associazione Vocatio – Via Ostiense, 152/B 00154 Roma : o alla posta CCP : 18036004; o in Banca IBAN: IT17P0760103200000018036004).
Le tematiche dell’attuale convegno verranno sviluppate da :
-Giovanni Monteasi (Presidente dell’Ass. Vocatio”);
-Rosario Mocciaro (segretario dell’Ass. Vocatio) che parlerà del “cammino profetico di questa Associazione, più che trentennale);
-Antonio Carlo Cucinotta, papas nella Diocesi di Messina - dove il 20 ottobre del 2016 si è celebrato l’885 anniversario della fondazione dell’Archimandritato del SS Salvatore.
Assieme alla moglie Mariagrazia Spadaro, darà la sua testimonianza di prete sposato della chiesa Ortodossa;
-Adriana Valerio, laureata in Filosofia a Napoli (1975) ed in teologia ( Napoli 1982) dopo aver conseguito la licenza a Friburgo in Svizzera, insegna storia del Cristianesimo e delle Chiese presso l’università degli studi di Napoli “Federico II”. Da più di trent’anni è impegnata nel reperire fonti e testimonianze per la ricostruzione della memoria delle donne nella storia del cristianesimo. Il tema da lei trattato in questo convegno sarà : “Donna e prete: un amore irrisolto”;
-Giovanni Cereti, laureato in giurisprudenza all’Università di Genova nel 1956. Ordinato presbitero nel 1960; Dottore in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana. Ha insegnato ecclesiologia all’Istituto San Bernardino di Venezia. Ha fondato e presiede il gruppo di Spiritualità “ Fraternità degli Anawim” .
Parlerà della (ri)scoperta della bellezza e della santità del matrimonio e della famiglia nella chiesa di papa Francesco”;
-Ernesto Miragoli, prete sposato, che parlerà delle problematiche dei presbiteri che hanno lasciato il ministero e della crisi del presbitero innamorato ancora nel ministero e della donna che ama un prete, facendo tesoro della sua esperienza, dal momento che sono anni che aiuta questi preti in difficoltà ad affrontare i problemi e trovare una soluzione dignitosa.
-Franco Brescia, rappresentante di Vocatio presso la federazione internazionale;
-Basilio Petrà che è un presbitero cattolico della diocesi di Prato. Laureato in Filosofia all’Università di Firenze (1971), dottore in Teologia morale (Accademia Alfonsiana, Roma 1981). E’ professore stabile ordinario dei teologia morale fondamentale e di morale familiare presso la facoltà Teologica dell’Italia Centrale con sede in Firenze…
Don Basilio svilupperà il tema “ Per un presbiterato “a due polmoni”: preti celibi e preti sposati” .
Alla fine del convegno ci sarà la concelebrazione presieduta da Mons. Giovanni D’Ercole.
Permettetemi qualche osservazione personale : da un punto di vista organizzativo del convegno, non c’è nulla da eccepire: siamo di fronte a tematiche di vitale importanza e di attualità che tutti i “preti sposati” “conoscono” molto bene, non solo da un punto di vista teorico, ma perché ne hanno fatto e ne fanno, ogni giorno, esperienza sulla “loro pelle”.
Ma, come sempre avviene quando si dà vita a questi “convegni”, mancano i grandi interlocutori che sono i vescovi diocesani della Comunità Ecclesiale. Loro sanno benissimo che per quanto riguarda i “preti sposati” che gravitano sul loro territorio diocesano e vivono nelle varie comunità parrocchiali con le loro famiglie, non possono fare nulla per un loro inserimento collaborativo nelle varie attività parrocchiali, perché ogni decisione in questo campo è riservata alla Santa Sede, cioè è nelle mani del Papa che ha sulla Chiesa universale una “potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale che può esercitare sempre e liberamente” (can 331).
Il Papa è il Vescovo della Chiesa di Roma, ma anche il capo del Collegio apostolico, cioè del collegio episcopale, perché in Lui rimane l’ufficio conferito dal Signore, individualmente, a Pietro che era il capo del collegio apostolico. Per questo quello che il Romano Pontefice fa o decide come conseguenza della sua autorità suprema che lo pone al vertice della Gerarchia ecclesiastica, è inappellabile ( can. 333,§3).
Contro qualsiasi provvedimento, pertanto, da lui deliberato, sentenza o decreto, non c’è possibilità di appello o di ricorso. E chi osasse ricorrere al Concilio Ecumenico o al Collegio episcopale contro un atto del Sommo Pontefice, commetterebbe un grave reato, passibile di censura ( can. 1372).
A mio modesto parere, la prima cosa da fare : è togliere dal Rescritto di dispensa dalla promessa di celibato che un prete chiede ed ottiene per potersi sposare in chiesa, tutto ciò che un prete dispensato ( e che ha perso, quindi, lo stato clericale) non può fare a servizio della comunità diocesana o parrocchiale in cui vive con la sua famiglia, ma che i laici, invece, a ciò preparati possono svolgere, quando vengono chiamati a tali ministeri, come recita il can. 228,§1 “ I laici che risultano idonei, possono essere assunti dai sacri pastori in quegli uffici ecclesiastici e in quegl’incarichi o funzioni ( munus) che secondo le disposizioni del diritto essi sono in grado di esercitare”.
Solo così i vescovi diocesani – dal momento che saranno loro a valutare, in prima persona, l’opportunità di una collaborazione attiva dei loro preti sposati, all’interno della comunità diocesana o parrocchiale, in tutti quei settori ( uffici ecclesiastici, incarichi o funzioni) che i laici a ciò preparati possono svolgere, secondo le disposizioni del diritto, compresa la funzione del diaconato permanente).
I Vescovi diocesani non avranno così più alcuna scusa per “lavarsene le mani” di fronte alle problematiche dei loro preti sposati, ma saranno spinti ad interessarsene in prima persona, in qualità di “pastori del gregge” a loro affidato.
Soli così si potrà arrivare gradualmente anche ad avere nella Chiesa Occidentale“ un presbiterato “a due polmoni”: preti celibi e preti sposati” .
In caso contrario, cioè finchè non avverrà l’abolizione completa e totale di questo “ostracismo” del prete sposato da ogni settore della vita ecclesiale, i vescovi diocesani si limiteranno a “celebrare pontificali” alla fine di questi convegni, a fare “buon viso a cattivo gioco”, guardandosi bene dal partecipare in maniera attiva per cercare di affrontare insieme alla comunità ecclesiale le varie problematiche della vita delle persone e trovare delle soluzioni che siano rispettose della dignità delle persone e più conformi al messaggio del Vangelo che l’UOMO di Nazareth è venuto a proporci con l’esempio della sua vita.
Nessuna istituzione al mondo ha esaltato tanto la dignità dell’essere umano (uomo-donna) al pari della Chiesa, in quanto comunità di battezzati e discepoli di Cristo risorto, dal momento che considera l’essere umano “figlio di Dio” e “fratello di Gesù Cristo”, il Figlio Unigenito del Padre che, incarnandosi, ha legato in maniera irreversibile, il destino dell’uomo all’eterno destino di Dio-Trinità.
Per questo la Chiesa ha elaborato una scienza dell’uomo, nella quale brilla la sua dignità e sacralità. Una realtà antropologica sulla quale sono fondati i diritti inalienabili e i doveri improrogabili, tanto radicali da far identificare la causa dell’uomo con la causa di Dio.
Il Concilio Vaticano II, nella dichiarazione “Dignitatis Humanae” proclama un principio che rasenta la dimensione dell’utopia:” Si deve riconoscere all’uomo la libertà più ampia possibile che non deve essere limitata se non quando e in quanto è necessario” ((n.7c)
E, nella Gaudium et Spes i cittadini vengono ammoniti “di guardarsi bene dall’attribuire troppo potere all’autorità pubblica” ( n.75b).
Nonostante ciò, la Chiesa è consapevole che nella pratica la libertà viene limitata dalla responsabilità personale e sociale di fronte ai diritti degli altri, ai doveri verso gli altri e al bene comune ( DH n.7).
Ma, ogni discriminazione viene data come ingiustificabile.
Qualunque forma di discriminazione dei diritti fondamentali della persona, sia in campo sociale che culturale, in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua, della religione, dev’essere superata ed eliminata, come contraria al disegno di Dio” (GS n.29b).
Se quanto sopra specificato corrisponde al vero, ci si aspetterebbe nella Chiesa un modo di agire del tutto coerente con tali principi.
Ma, come in ogni istituzione, così anche nella chiesa-istituzione non c’è mai un passaggio diretto dalla purezza della dottrina alla prassi concreta, ma ci si trova di fronte a numerose mediazioni e ambiguità che sono inerenti ad ogni processo storico, perché nessuna teoria è totalmente riversibile in una pratica assolutamente conseguente.
Il quadro teorico ha la funzione di un modello imperativo ed in un certo senso utopico, mentre le concretizzazioni storiche restano sempre al di qua e per questo sono sempre perfettibili.
E anche nella Chiesa, spesso, la teoria è una cosa e la pratica un’altra.
Ma, oltre alla sfasatura inevitabile tra proclamazione e compimento, c’è una seconda sfasatura che deriva da meccanismi di potere, da insufficienze istituzionali, da distorsioni pratiche e da teorie ereditate da modelli non più adeguati alla realtà e perciò stesso implicanti la violazione dei diritti fondamentali della persona.
E questa violazione esiste anche all’interno della Chiesa.
Il mettere in risalto alcuni fatti nei quali si trova compromesso il rispetto dei diritti umani, non significa “denigrare” la Chiesa, ma fare una sana autocritica, dal momento che pur essendo santa, essa è nello stesso tempo e sempre bisognosa di purificazione” ( LG n.8c).
La credibilità del suo annuncio dei diritti umani e della denuncia delle loro violazioni dipende dal rispetto che la Chiesa stessa realizza all’interno della sua propria realtà.
Nel documento sulla “Giustizia nel mondo” (n.40) dell’Assemblea generale del III Sinodo dei Vescovi ( 1971) viene sottolineato: “Se la Chiesa deve rendere testimonianza alla giustizia, riconosce che chiunque vuole parlare di giustizia agli uomini deve lui, per primo, essere giusto ai loro occhi. E’ quindi necessario che noi stessi facciamo un esame di coscienza circa il modo di agire, i possedimenti e lo stile di vita che si hanno all’interno della Chiesa”.
Non interessano tanto le teorie riguardanti la proclamazione dei diritti umani, quanto la prassi della Chiesa, cioè se questi diritti umani della persona sono rispettati o meno anche nella Chiesa.
E’ nota la centralizzazione del potere decisionale nella chiesa, frutto di un lungo processo storico in cui sono cristallizzate delle forme talvolta risultate valide nel tempo che le ha viste nascere, ma che poi sono entrate in conflitto con la coscienza che noi oggi abbiamo dei diritti e della dignità della persona.
I dirigenti della chiesa sono scelti per cooptazione all’interno del cerchio ristretto di persone che detengono il potere ecclesiale e sono imposti alla comunità, emarginando dalla scelta l’intera massa dei laici, pur avendo un’alta qualifica professionale, intellettuale e perfino teologica.
La centralizzazione delle decisioni genera inevitabilmente emarginazione e tocca dei diritti fondamentali che riguardano tutti e le responsabilità comunitarie: l’esclusione dei laici nelle decisioni ecclesiali.
Gli stessi sacerdoti nei problemi che li riguardano, non hanno possibilità di organizzarsi e decidere, nel rispetto dell’unità della Chiesa, ma sono i vescovi da cui dipendono che pensano, fanno, decidono al loro posto, perché giuridicamente essi sono gli ausiliari del vescovo, ma per quanto riguarda i diritti propri al loro stato, sono delle semplici appendici episcopali.
E la riduzione dei sacerdoti allo stato laicale, in quanto “decisione centralizzata” genera il massimo dell’emarginazione, toccando dei diritti fondamentali che riguardano tutti e le responsabilità comunitarie.
Perché ?
La volontà di lasciare il ministero ordinario viene quasi sempre equiparata ad un “peccato”, in quanto nei documenti papali il prete che lascia viene considerato “infelicemente infedele agli obblighi contratti nella consacrazione” (Sacerdotalis caelibatus, n. 83) oppure “infelici fratelli nel sacerdozio”.
Non si concede nessuna legittimità morale ad una decisione presa in coscienza.
Non è senza ragione che essi vengono “puniti” con una serie di proibizioni che li riduce ad uno “stato sub-laicale”.
Perché ?
Chi viene ridotto allo stato laicale, non può avere più nessuna parte liturgica attiva nella celebrazione con il popolo di Dio dove la sua condizione sia conosciuta; né può tenere l’omelia, né essere ministro straordinario dell’Eucaristia”; non gli è concesso di esercitare alcun ufficio pastorale.
Gli è vietato di insegnare nei seminari, nelle facoltà teologiche e simili istituti.
Non possono avere accesso a facoltà, istituti, scuole di scienze ecclesiastiche e religiose (facoltà di diritto canonico, missionologia, storia della Chiesa, filosofia; istituti di pastorale, pedagogia religiosa, catechesi…) né agli altri centri di studi superiori, anche se non direttamente dipendenti dall’autorità ecclesiastica, nei quali pure s’insegnino discipline teologiche o religiose.
In questi istituti non si può affidare a preti sposati l’insegnamento di materie propriamente teologiche o con esse strettamente connesse ( per es. pedagogia religiosa e catechesi).
E’ proibito loro di essere direttori di una scuola cattolica o di esercitare l’incarico di professore di religione in qualsiasi scuola cattolica e non.
Tali discriminazioni non solo toccano i sacerdoti “ridotti allo stato laicale”, ma la stessa comunità, privata della loro competenza ministeriale che è quella della predicazione della Parola di Dio e dello “spezzare il pane” eucaristico a nutrimento del cristiano.
La chiesa, in base alla scienza che ha della dignità dell’uomo, può costruire la coscienza del mondo circa i diritti umani. Ma, la pura proclamazione non basta. La chiesa sarà ascoltata solo se testimonierà nella vita di essere lei la prima a rispettare e a promuovere tali diritti all’interno della sua stessa realtà.
In caso contrario dovrà ascoltare quello che il Vangelo dice: “ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi cercherai di togliere la pagliuzza dall’occhio degli altri” ( Mt 7,3-5).



Sabato 21 Gennaio,2017 Ore: 23:00
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Pretisposati si' grazie!

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info