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www.ildialogo.org “Il prete che s’innamora e si sposa”,di Perin Nadir Giuseppe

“Il prete che s’innamora e si sposa”

di Perin Nadir Giuseppe

Carissimo Giovanni, il giorno 13/09/2016, su “rete 4” di Mediaset, dopo il telegiornale, prendendo lo spunto dal fatto che due sacerdoti, di recente, avevano lasciato l’esercizio del loro ministero di parroco, dicendo ai parrocchiani che si erano innamorati, è andata in onda “ una riflessione sul prete che s’innamora” .

Tutto è “filato liscio”.
Vorrei soltanto puntualizzare che, quando “si tratta” un tema o un argomento, sia in televisione che sui giornali, sia di fondamentale importanza usare “parole”, formulare ragionamenti e frasi che aiutino gli ascoltatori o i lettori a farsi un’idea sul tema o sull’argomento trattato che sia più “chiara” possibile.
Se si parla di un laico che s’innamora e si sposa, sono certo che nessuno si fa meraviglia, perché “sposarsi”, mettere su famiglia, è una decisione che fa parte della normalità della vita.
Ma quando si parla di un prete che s’innamora e si sposa, molti si meravigliano…altri “gridano” allo scandalo…molti altri, invece, pensano sia “normale”, dal momento che il prete è un “uomo” come gli altri…
Ma la gente comune, su questo argomento, si fa “un sacco di domande”: il prete si può sposare oppure no ? Perché non si può sposare ? Perché nella Chiesa Cattolica Orientale ci sono i “preti sposati” che esercitano il loro ministero di parroco, mentre nella Chiesa Cattolica Occidentale o di rito latino non c’è questa figura di “prete-sposato” che fa il parroco ?
Per esempio, il giornalista, intervistato in quella trasmissione ha manifestato la sua opinione così : “ il sacerdote rappresenta Gesù in mezzo al popolo di Dio e dal momento che Gesù era celibe, anche il prete lo deve essere”.
Le persone che ascoltano queste affermazioni ed hanno una “qualche conoscenza del Vangelo e della storia della Chiesa”, si domandano allora perché nella Chiesa Cattolica Orientale, ci sono degli eccellenti presbiteri coniugati che dedicano pienamente e con generosità la loro vita a quella porzione del popolo di Dio che il vescovo ha loro affidato, mentre nella Chiesa Cattolica Occidentale questi presbiteri coniugati non ci sono ?
La “Buona Notizia” che il Figlio Unigenito di Dio, incarnandosi, è venuto a portare in questo mondo e a far conoscere ad ogni uomo, attraverso i suoi Apostoli che Gesù si è scelto per “ andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo ad ogni creatura…” ( Mc 16, 15), non è forse uguale per tutti ?
Se il prete deve essere celibe, perché Gesù era celibe, questo dovrebbe valere- senza se e senza ma - anche per la Chiesa Cattolica Orientale!
Perché allora queste differenze tra la Chiesa Cattolica Occidentale e la Chiesa Cattolica Orientale, dal momento che tutte e due insieme, formano un’unica Comunità dei discepoli del Signore”?
Il can. 375 del CCEO ( codice di Diritto Canonico delle Chiese Orientali) dice espressamente : ”i chierici coniugati offrano un luminoso esempio agli altri fedeli cristiani nel condurre una vita famigliare e nell’educazione dei figli”.
E il Concilio Vaticano II “esorta amorevolmente tutti coloro che hanno ricevuto il presbiterato, quando erano nello stato matrimoniale a perseverare nella santa vocazione, continuando a dedicare pienamente e con generosità la propria vita al gregge loro affidato” (cfr. Praesbyterorum Ordinis, 16/1297).
Perché queste differenze?
Perché nella Chiesa Cattolica Orientale chi studia per diventare prete, sa che, se vuole avere una sua famiglia: una moglie e dei figli, ha la possibilità di sposarsi prima di ricevere il sacramento dell’Ordine ? E per i seminaristi della Chiesa Cattolica Occidentale questa possibilità di scelta non c’è ?
Mentre, se un prete vuole sposarsi dopo aver ricevuto il sacramento dell’Ordine, anche il prete della Chiesa Cattolica Orientale deve seguire la stessa procedura prescritta nel diritto: deve cioè chiedere al Papa il rescritto di dispensa dalla promessa di celibato e deve lasciare l’esercizio del suo ministero, come per il prete della Chiesa Cattolica Occidentale o di rito latino ?
Nel Vangelo non c’è scritto che Gesù, quando scelse i suoi apostoli, chiese loro la carta d’identità o il loro “stato di famiglia” per controllare se fossero celibi o sposati…
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone chiamato Pietro e Andrea, suo fratello, che gettavano le reti in mare, perché erano pescatori. E disse loro :” Seguitemi, vi farò pescatori di uomini”. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme con Zebedeo loro padre, riparavano le reti e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono…” ( Mt 4,18-22)
Ma c’è un’altra affermazione che spesso si sente : il Sacerdote, con il sacramento dell’Ordine partecipa ontologicamente al “sacerdozio di Cristo”, perciò come Gesù è stato un uomo “celibe”, così lo deve essere anche il sacerdote.
Anche il sacramento del battesimo ci configura ontologicamente a Gesù : Sacerdote, Re e Profeta, ma questo non impedisce al battezzato, raggiunta la maturità, di contrarre poi matrimonio.
Il battesimo “ex acqua et Spiritu Sancto” configura a Cristo con carattere indelebile, ci riveste di Cristo ( Gal 3,27) e ci fa sue membra ( 1Cor 12,12-13 e 27). Nel tempo stesso ci incorpora alla “Chiesa e ci costituisce “persona”, ossia soggetti dei doveri e dei diritti propri dei cristiani.
Qual é il rapporto tra il sacramento del matrimonio e il sacramento dell’ordine ?
La Chiesa istituzionale afferma che i due sacramenti non sono incompatibili tra di loro. In altre parole, il “celibato” non è strettamente necessario per diventare prete.
Ma, il rapporto tra il sacramento del matrimonio e il sacramento dell’Ordine è regolato dal Diritto canonico, ma in maniera diversa nelle due Chiese Cattoliche : quella Occidentale o di rito latino e quella Orientale.
Nel Diritto Canonico della Chiesa Cattolica Occidentale, al cap. III, ove si parla di “impedimenti dirimenti”, in particolare i cann 1087 e 1088 recitano: “attentano invalidamente al matrimonio coloro che sono costituiti negli ordini sacri e …coloro che sono vincolati dal voto pubblico perpetuo di castità, emesso in un istituto religioso di diritto pontificio o diocesano, nel senso proprio determinato dal can. 607”.
Anche nel CCEO (Codice di Diritto della Chiesa Orientale) si afferma che “attenta invalidamente il matrimonio colui che è costituito nell’Ordine Sacro” ( cann 804-805). Tanto è vero che, nella Chiesa Cattolica Orientale, se un uomo sposato può ricevere il Sacramento dell’Ordine (come ho affermato sopra), qualora resti vedovo, non si può sposare una seconda volta, perché in questo caso si trova già costituito nel sacramento dell’Ordine.
Ma, nella Chiesa Cattolica Orientale un “uomo sposato” può ricevere il sacramento dell’Ordine ed esercitare il suo ministero, in conformità a quanto stabilito dai canoni del CCEO.
Per la Chiesa Cattolica Occidentale, invece, l’”uomo sposato”, tranne che sia legittimamente destinato al “diaconato permanente” ( can. 1042 §1) è, semplicemente “impedito” dal ricevere gli ordini e la dispensa da questo impedimento è riservata alla Santa Sede ( can. 1047 §3). E, nella Chiesa Cattolica Occidentale, raramente è stato concesso il sacramento dell’Ordine ad un uomo sposato, se non nel caso in cui fosse rimasto vedovo e con figli ormai grandi e dopo aver fatto il corso di preparazione al ministero per la durata stabilita da apposite disposizioni .
Chi, invece, ha un precedente vincolo matrimoniale, è “irregolare” in relazione alla recezione degli ordini ( can.1941 §3). Anche la dispensa da questa irregolarità relativa all’esercizio dell’Ordine ricevuto, è riservata alla Santa Sede, ma, soltanto nei casi pubblici ( can. 1047 §3). Dalle irregolarità e dagli impedimenti non riservati alla Santa Sede, può dispensare l’Ordinario ( can. 1047 §4).
Quindi, quando noi parliamo di “preti che si innamorano e si sposano”, prima di ogni giudizio di approvazione o disapprovazione, bisogna sempre distinguere: tra il comportamento che la Parola di Dio, il Vangelo, ci invita ad avere per “essere dei veri discepoli del Signore” e il comportamento del battezzato in quanto membro della Chiesa istituzionale, regolato dal Diritto canonico.
La regola d’oro del Vangelo che Gesù ci ha lasciato e che non si può cambiare, a piacimento, è : “ amatevi gli uni e gli altri come io ho amato voi. Se vi amate gli uni e gli altri, solo da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli” ( Gv 14,23).
La “legge “dell’amore è la “chiave di volta” della vita, non solo del “battezzato in acqua e Spirito Santo”, cioè del cristiano, ma di ogni essere umano.
Solo imparando ad amare ed amando, giorno dopo giorno, noi scopriremo il “vero volto di Dio, Padre nostro” che in Gesù si è umanizzato. Vivere l’amore nella quotidianità della vita ci dà l’opportunità di “diventare figli di Dio”.
Ed “essere figli di Dio” significa avere lo stesso comportamento del Padre che ama ciascuno di noi di un amore infinito, misericordioso e compassionevole.
Invece, le regole di comportamento che hanno il loro fondamento nel Diritto canonico, vanno osservate, finché restano in vigore, perché sono regole fatte da uomini ed imposte ad altri uomini, in un momento particolare della storia della comunità ecclesiale e per dei motivi particolari, legati alle circostanze di quel momento storico, per cui non solo possono essere cambiate, ma vanno doverosamente cambiate, qualora cambiassero i “contesti di vita” della comunità.
Per tornare all’argomento del “prete che s’innamora e poi si sposa” e fare in modo che tale avvenimento non sia più di scandalo per il popolo di Dio, ma un fatto “normale” per persone “normali”, bisogna far maturare le persone verso una fede più matura, non nascondendo la verità, ma dicendo le cose come stanno, in modo che la gente possa avere le idee un po’ più chiare :
1)sul celibato e sul perché la chiesa istituzionale lo ha imposto per legge canonica a tutti coloro che si sentono chiamati da Dio a svolgere il ministero presbiterale all’interno della comunità ecclesiale.
2)sulle discussioni che si fanno sull’opportunità del matrimonio dei preti o meno, perché tali discussioni non hanno niente a che fare con il celibato in sé, ma riguardano solo l’opportunità o la necessità di “togliere” dal Diritto Canonico, la sua imposizione che la Chiesa istituzionale ha fatto, tramite una legge canonica.
Infatti, Il celibato cioè la scelta di “non sposarsi” per vivere in perfetta e perpetua castità fa parte dei consigli evangelici e come tale è un libero dono dello Spirito Santo che dà a chi vuole Lui e non a tutti. L’averlo imposto, per legge canonica, a chi vuole fare il prete, se poteva andare bene, nel passato, per certi contesti che si erano creati nella Chiesa istituzionale… cambiando questi contesti di vita, dopo quasi duemila anni, sono convinto che questa “obbligatorietà” per legge canonica del celibato, potrebbe essere tolta, senza creare alcun scandalo !
Che si parli in televisione o sui giornali del “prete che s’innamora e poi si sposa”, sono convinto sia una cosa buona e possa avere dei risvolti positivi per far crescere il popolo di Dio ad una visione della vita e dei rapporto tra uomo e donna più conformi al Vangelo che al Diritto Canonico.
Anch’io ( da quasi 50 anni) sono un prete che si è sposato in chiesa, dopo aver chiesto al Papa ed ottenuto dalla Santa Sede il Rescritto di dispensa dalla promessa di celibato.
E sono felicissimo di aver vissuto il mio “essere prete”- in mezzo alla gente, fuori dalle mura del Tempio, a servizio dei più poveri e dei più bisognosi della società e di aver fatto questo cammino di vita, insieme con la mia famiglia, mano nella mano con Maria, mia moglie e madre delle nostre due meravigliose figlie (Nancy e Barbara) che a loro volta sono madri di Davide e Sara. Nancy tra l’altro, ad agosto di quest’anno è andata in Senegal – come volontaria - per portare vestiti, medicine e soldi ai bambini/e delle periferie di Dakar. E questo mi ha molto commosso!
Quando si mette “sotto silenzio” l’avvenimento di un “ prete che s’innamora e poi si sposa”, perché lo si ritiene scandaloso, significa impedire al popolo di Dio di crescere verso una fede più matura e preferire che questo popolo “viva nell’ignoranza” in modo che il potere di chi comanda non venga indebolito.
E’ più facile “manovrare” un ignorante che una persona intelligente e responsabile.
A mio modesto parere è necessario che la gente sappia che:
1)-Il CELIBATO ( cioè scegliere di non sposarsi) è una conseguenza della scelta solenne (voto) di vivere in “castità perfetta e perpetua” e che insieme al “voto” di povertà e al “voto” di obbedienza, forma i tre “consigli evangelici”.
2) che questi tre consigli evangelici, vengono assunti, come impegno, da tutti coloro che si sentono chiamati da Dio alla vita religiosa e monastica. Ma, non tutti i preti sono religiosi o monaci, né tutti i monaci o i religiosi sono “preti”.
Allora perché imporlo a tutti coloro che vogliono fare il prete ?
Il Concilio Vaticano II ha detto chiaramente che prima “ il celibato ai preti veniva, raccomandato, mentre in seguito è stato imposto per legge canonica (can.277,§1) a tutti coloro che si avviano a ricevere il sacramento dell’Ordine nei suoi tre gradi (diaconi, presbiteri, vescovi).
Ecco cosa dice il Diritto Canonico (can.277,§1)”I chierici sono obbligati ad osservare la perfetta e perpetua castità per il Regno dei Cieli, per cui sono vincolati al celibato, che è un dono speciale di Dio, mediante il quale i sacri ministri, con cuore indiviso, possono più facilmente aderire a Cristo e sono in grado di dedicarsi con maggiore libertà al servizio di Dio e del Prossimo”.
Per questo ho scritto che il “celibato è una conseguenza della castità perfetta e perpetua” e ho detto pure che questa è una caratteristica di chi sceglie, per vocazione, la vita religiosa e monastica, ma che non tutti coloro che sono ordinati preti, sono religiosi o monaci e che non tutti i monaci o i religiosi sono ordinati anche preti.
Perché, allora, questa “imposizione” del celibato a tutti coloro che vogliono fare il prete ? Perché con la Riforma Gregoriana, dall’XII-XII sec. in poi, qualcuno, in alto loco, ha voluto imporre ai preti l’ideale monastico e proporre ai monaci il ministero ordinato.
2) Il canone 277 dice anche che il celibato è un dono speciale di Dio.
A ciascuno, infatti, è data una manifestazione particolare dello Spirito per il bene ( 1Cor 12,7) e lo Spirito le distribuisce a ciascuno come vuole” ( 1Cor 12,11).
Ma, la caratteristica del “dono” è quella che non può essere “acquistato” o “meritato” e colui che fa il dono ( cioè lo Spirito Santo) è libero di farlo a chi vuole, indipendentemente dai “meriti” del soggetto.
Nello stesso tempo colui che riceve il dono deve essere ugualmente libero (cioè non condizionato da persone, da circostanze, da leggi particolari….) di accettarlo.
Invece, gli “uomini di potere” della Chiesa-istituzionale hanno deciso di imporre, per legge canonica, l’obbligo del celibato a tutti coloro che si avviano a ricevere il sacramento dell’Ordine nei suoi tre gradi (diaconi, presbiteri, vescovi) perché il celibato è stato ritenuto, da loro, come “sommamente confacente alla vita del presbitero”.
In fondo si tratta di una ragione di “convenienza”, certamente non esclusa quella “economica”, per garantire che le proprietà della Chiesa istituzionale non passassero mai di mano, cioè per non disperdere in eredità ( tra la moglie e i figli del prete) i beni fondiari della Chiesa.
Basta conoscere la Storia della Chiesa per convincersi della verità (almeno parziale) di tali affermazioni.
3)Inoltre, dovrebbe essere ben chiaro per tutti che tale imposizione del celibato, per legge canonica, non ha alcun fondamento nel Vangelo, né può essere giustificata da una esplicita volontà di Dio o di Gesù, perché il Vangelo non è un libro di “regole” da osservare, ma una proposta di vita da accogliere e vivere con amore, affinché la vita di ciascuno di noi possa raggiungere la sua pienezza.
4) Gli uomini di potere della Chiesa istituzionale sono ben consapevoli che continuare a tenere in vita tale disposizione del Diritto canonico, cioè l’obbligo del celibato per chiunque voglia ricevere il sacramento dell’ordine, lede la dignità della persona umana. Perché ?
1)Perché lo ius connubii, cioè il diritto di sposarsi dell’uomo e della donna, scaturisce dal diritto naturale, cioè dalla volontà di Dio che ha stabilito che tutti gli uomini e tutte le donne abbiano la possibilità di sposarsi (Gen 1,27;2,18).
E, nel Diritto canonico viene affermato che “ tutti possono contrarre matrimonio, se il diritto non ne fa loro divieto” (can.1058).
Infatti, dal momento che l’essere umano fa parte di una società civile e religiosa e che il matrimonio ha rilevanti conseguenze sia per i coniugi che per i figli e la società stessa, il diritto positivo, sia dello Stato che della Chiesa, può stabilire quanto è necessario perché il “patto matrimoniale” sia valido e socialmente riconosciuto.
Per questa ragione, il matrimonio, per il diritto positivo, non è valido, senza l’osservanza delle norme legittime sancite dall’autorità civile e, nel caso del matrimonio dei battezzati, dall’autorità religiosa.
Ma, tali restrizioni legali al diritto naturale di sposarsi, sia di carattere permanente che transitorio, possono essere messe sia dallo Stato che dalla Chiesa, solo quando queste restrizioni sono richieste da gravi ed oggettive esigenze dello stesso istituto matrimoniale, a causa della sua rilevanza sociale e pubblica ( cfr. Santa Sede, Carta dei diritti della famiglia, 22 ottobre 1983).
In caso contrario, cioè quando tale diritto viene limitato per ragioni che non sono oggettivamente richieste dallo stesso istituto matrimoniale per la sua rilevanza sociale e pubblica, ma solo per ragioni di convenienza, come nel caso dell’imposizione del celibato a chi vuole farsi prete, perché il celibato è stato giudicato dagli “uomini del potere” della Chiesa istituzionale come “sommamente confacente” con vita dei presbiteri, si lede la dignità della persona umana.
Di conseguenza tale imposizione andrebbe tolta al più presto possibile, per non creare altri danni alle coscienze e alla comunità dei credenti.
Questo è quello che io penso e di cui, nella mia coscienza di uomo, di cristiano e di prete, sono convinto di fonte al fatto di un prete che s’innamora e poi si sposa.
La misericordia, la compassione e la benevolenza del Padre ci accompagni sempre nella vita !



Giovedì 15 Settembre,2016 Ore: 23:02
 
 
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