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www.ildialogo.org CELIBE PER SCELTA,di Ernesto Miragoli

CELIBE PER SCELTA

di Ernesto Miragoli

Due riflessioni in vista dell’incontro di Ascoli Piceno dei preti sposati italiani.


(07-07-16)

L'etimologia della parole "celibe" è controversa. Per alcuni deriva direttamente dal latino caelebs, ma tutti sappiamo che la lingua latina non si autogenerò. Qualcun altro pensa che la parola derivi dal sanscrito kévalah, che significa solo o dal greco koite (=letto nuziale) e leipo (=mancante), ossia colui che è privo di talamo, è l'uomo non sposato.
Come che sia sta di fatto che il celibato obbligatorio dei preti cattolici sta tornando a far parlare di sé.
E' un po' come un fiume carsico: per un po' scorre sottotraccia e poi, improvvisamente, torna in superficie.
Mi occupo di questo tema da un bel po' di tempo, da quando lasciai il sacerdozio per sposarmi e non ho mai capito perchè ogni tanto il mondo cattolico si assopisce e poi, improvvisamente, si risveglia e vuole a tutti i costi risolvere il problema dei preti che - chissà perchè - non si sposano.
Adesso è il momento in cui tutti si danno da fare per capire a che punto sono le cose e il mio cellulare e la mia mail sono intasati di gente che vuole sapere che ne penso e che dico.
Penso quello che penso da sempre e torno a dire quello che dico da sempre: il celibato è una legge che la gerarchia ecclesiastica ha imposto ai suoi preti poco dopo l'anno Mille e che è stata presa poco sul serio da tutti (papi compresi) fino al concilio di Trento quando, per marcare ancor di più la differenza con i Protestanti, si è elaborata dogmaticamente la teologia del sacerdozio cattolico e si è definitivamente codificato il celibato come consustanziale ad esso almeno nella chiesa cattolica occidentale.
Dico che se questa posizione avrebbe potuto avere una ragione allora (non si dimentichi che leggi e disposizioni vanno sempre valutate nel contesto storico in cui sono varate) adesso può essere rivista riconsiderandola alla luce di nuovi eventi che segnano la storia della comunità cristiana.
Dico subito che fra i nuovi eventi NON considero la carenza sempre più endemica del clero in servizio attivo. Non sono affatto convinto che la facoltatività del celibato potrà aumentare le vocazioni sacerdotali se non del classico zero virgola qualcosa perchè la vocazione sacerdotale è una scelta di vita che impone totale dedizione al Vangelo ed ai fratelli, senza risparmio di tempo e di energie e mi pare che le provocazioni che la società contemporanea offra ai nostri giovani siano tali e tante che un giovane serio ci pensa un po' prima di diventare prete, anche se potrà esercitare il ministero con accanto la compagna della sua vita.
Fra i nuovi eventi NON considero neppure la piaga della pedofilia clericale che è scoppiata come la peste nel seno della nostra comunità cattolica mondiale (ma non solo). Il pedofilo è un maniaco sessuale pervertito e tale ossessione si può riscontrare a tutti i livelli e non solo nei preti.
Fra i nuovi eventi, infine, NON annovero l'omosessualità. Si dice che vi siano preti gay perchè sfogano la propria sessualità repressa sentendosi tutto sommato al sicuro fra di loro. Non sono d'accordo su questa lettura perchè a mio parere l'omosessualità appartiene alla sfera psicologica del soggetto che, divenendo adulto, scopre le proprie tendenze sessuali.
I nuovi eventi sono molto terra, terra e hanno un solo nome: evoluzione del modo di essere Chiesa in questa società che non ha più le caratteristiche sociali di 50-60-100-200 anni fa.
Papa Giovanni XXIII, lasciandosi guidare dallo Spirito, indisse quasi a sorpresa il Concilio Vaticano II e fu un profeta quando - indicando alcune linee guida sulle quali lavorare - invitò i Padri conciliari a saper cogliere i segni dei tempi.
Non tutti seppero coglierli allora e molti non sanno coglierli neppure oggi perchè rivedere consuetudini e prassi consolidate spesso viene considerato come violazione della Tradizione che non solo - come recitava l'art.33 del vecchio Codex iuris Canonici - è "optima legum interpres, ma può turbare il sentire comune del popolo di Dio.
Rivedere la legge del celibato rendendolo facoltativo può avere il sapore di tradimento della Tradizione, ma la domanda vera è un'altra: non è meglio cogliere i segni dei tempi?
Questi tempi ci dicono che un presbitero che sia uxorato o meno non fa problema. Fa problema se si rinchiude in canonica, se non si misura con il mondo del lavoro, se pretende di vivere con i proventi delle rendite di stola, se si "imborghesa" (mi si passi il verbo) nella società consumista e perbenista, se vive il proprio ruolo come privilegio che gli consente di avere i primi posti nelle sinagoghe ed i primi seggi nelle piazze.
Questo fa problema!
Farebbe problema il presbitero uxorato che insidiasse la moglie del parrocchiano tradendo la propria; farebbe problema il prete sposato che lavora e che sul lavoro è un lavativo che ricorre ai giorni di malattia o timbra il cartellino e se ne va per i fatti suoi; farebbe problema una moglie del prete che fosse una malalingua che porta divisione piuttosto che concordia...

CELIBE PER SCELTA (2)
(11-07-16)

Nell'articolo precedente ho scritto che leggi e disposizioni vanno sempre valutate nel contesto storico in cui sono varate e che la legge celibataria obbligatoria per il clero cattolico di rito occidentale adesso può essere rivista riconsiderandola alla luce di nuovi eventi che segnano la storia della comunità cristiana.
Quali sono questi nuovi eventi?
Il primo, indiscutibile evento mi pare quello del Concilio Vaticano II e di tutti i documenti, encicliche, motu proprio, lettere apostoliche e via elencando che ne sono derivati dove il matrimonio - che è sempre stato considerato sacramento - è stato valorizzato: non è più stato presentato come "remedium concupiscientiae", ma come evento che valorizza il dono divino della sessualità.
Il secondo elemento è che la figura del presbitero è andata vieppiù svestendosi dell'aura sacrale di cui è stata rivestita e che era ben espressa nella ridondante frase che definiva il prete "uomo non più della terra, non ancora del cielo, ma pontefice fra i due mondi". Il prete è tornato ad essere un uomo "ex hominibus assumptus et pro hominibus constitus in ea quae sunt a Deo" che, come sappiamo, sono la Parola spiegata e vissuta e la Carità che si "sublima" nel mistero della consacrazione e condivisione del Pane.
Il terzo evento che mi pare importante è il fatto la verginità consacrata stia vieppiù acquisendo un significato particolare nella comunità cristiana. Si svuotano i conventi maschili e femminili, è vero, ma permangono forme di ricerca di verginità vissuta in modo autentico.
Un quarto evento non è da trascurare. Il motu proprio di Paolo VI "Ad pascendum" istituì il diaconato permanente che può essere conferito ad uomini sposati. Nella chiesa italiana questa possibilità faticò a decollare, ma poi decollò. Non vi è diocesi che non abbia un numero abbastanza corposo di diaconi sposati. Sempre in questo punto in cui esamino nuovi elementi che possono essere considerati in vista della facoltatività del sacerdozio uxorato è da annoverare l'Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI che ammette nel ministero cattolico presbiteri anglicani con moglie che si convertono al cattolicesimo. Su questo argomento manifestai a suo tempo le mie perplessità, ma qui voglio considerare l'apertura papale come elemento positivo.
Vi è un quinto evento che non va trascurato e che riguarda interventi pubblici sempre più numerosi di vescovi che - pur a titolo personale - si pronunciano a favore del sacerdozio uxorato non solo adducendo motivi pastorali, ma suffragando le proprie argomentazioni con articoli che appaiono sempre più numerosi su riviste teologiche prestigiose.
La sensibilità in positivo sull'argomento si va diffondendo e questo non può che giovare alla causa di chi da anni cerca il dialogo con i Pastori affinchè l'argomento non sia bollato come un "tabù" da archiviare senza discutere.
La prova provata è che - in un incontro informale fra un amico del vescovo di Ascoli Piceno e lo stesso mons. D'Ercole - la diocesi di Ascoli Piceno si è detta disponibile ad ospitare il tradizionale incontro che un movimento che coordina preti sposati in Italia (Vocatio) organizza ogni anno. Fino allo scorso anno gli incontri hanno sempre avuto luogo, ma mai con la disponibilità della chiesa locale e - a volte - addirittura con l'esplicito divieto del vescovo locale di dare ospitalità in strutture appartenenti alla diocesi.
La strada da percorrere sarà ancora lunga?
Sicuramente.
Nessuno intende farsi illusioni anche perchè i primi a capire che problemi del genere non si risolvono con la bacchetta magica sono i preti sposati stessi.
Ma...vorrei continuare questo discorso in prossimi interventi.
Ernesto Miragoli
e-mail miragoli@hotmail.it
Como



Martedì 12 Luglio,2016 Ore: 09:53
 
 
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