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www.ildialogo.org Lettera a Papa Francesco,di FILIPPO CECALA E LEONARDO MERO

Preti Sposati
Lettera a Papa Francesco

di FILIPPO CECALA E LEONARDO MERO

LETTERA INVIATA A PAPA FRANCESCO
DA FILIPPO CECALA E
LEONARDO MERO
SACERDOTI SPOSATI
SOSPESI DAL MINISTERO PERCHÈ
HANNO OSATO INNAMORARSI E
CREATO DUE SPLENDIDE FAMIGLIE.

Amato Padre,

la veniamo a trovare attraverso questa semplice lettera, ma desidereremmo poterlo fare di persona, se ciò ci venisse concesso…E veniamo a trovarla per dirle che i nostri occhi sono colmi di lacrime di gioia nel vedere i suoi gesti evangelici; i nostri cuori sono riscaldati dalle sue parole di misericordia; le nostre esistenze vengono illuminate dalla speranza del futuro verso cui sta guidando la Chiesa!

Siamo due sacerdoti e i nostri nomi li troverà al termine di questo scritto, ma potremmo anche non firmarla, nella certezza di essere la voce e la penna di tanti altri sacerdoti che vivono nella nostra stessa situazione.

Per anni, ci siamo donati con grande passione ed entusiasmo nel servizio del popolo di Dio. Abbiamo vissuto la gioia profonda di essere ministri del Vangelo al seguito di Gesù e ci sentiamo ancora depositari di un dono ineffabile offerto alla nostra persona, ma per il bene di tutta la Chiesa. Nei nostri cammini, ci siamo resi conto che le nostre vite erano segnate da un grande vuoto, quello di poter vivere l’Amore umano nella forma voluta dal Creatore. E’ vero, avevamo scelto il celibato consapevolmente, ma la maturità degli anni conduce poco per volta a scoprire angoli del proprio cuore che erano rimasti un po’ in ombra durante il tempo della formazione.

E’ stato così che, desiderando vivere con maggior pienezza la nostra umanità, abbiamo scelto di lasciare il ministero per abbracciare la vocazione matrimoniale. Questa è stata una scelta molto sofferta, perché avremmo voluto continuare a servire il Vangelo attraverso il ministero sacerdotale, gioendo allo stesso tempo dell’esperienza coniugale e familiare, come hanno sempre avuto la possibilità di fare i nostri fratelli di rito orientale. Ma ciò non è stato possibile, secondo quanto prescrive il Codice di Diritto Canonico. Allora, come ci sentivamo a “metà” nel passato, quando non avevamo una compagna di viaggio e dei figli, così continuiamo a sentirci a “metà” adesso, non potendo vivere in pienezza il nostro sacerdozio. Perché negarlo? In fondo siamo persone chiamate a seguire il Signore armonizzando una duplice dimensione vocazionale, quella sacerdotale e quella matrimoniale…Come le fiamme distinte di un unico fuoco bruciante!

Oggi più che mai, ci sentiamo pronti ad essere al servizio del popolo di Dio in maniera più matura e stabile…Conosciamo per esperienza diretta la drammaticità e la bellezza del vivere quotidiano, tra attenzione alle relazioni familiari, cura dei figli, disoccupazione e straziante ricerca di lavoro, tasse da pagare, ricerca di una casa in cui vivere…Tutto ciò che viviamo, ci fa sentire molto solidali con tutti i nostri fratelli laici e pensiamo che il nostro annuncio del Vangelo potrebbe giungere ai loro cuori come attraverso un canale preferenziale. Senza dire, poi, che la condivisione del nostro cammino con la persona che amiamo, ci rende molto più umani, ci da un maggiore slancio pastorale e ci fa sentire più forti. Sperimentiamo proprio quanto sia vero ciò che affermava Mons. Tonino Bello, quando diceva che ognuno di noi è un angelo con un’ala sola e che abbiamo bisogno di tenerci abbracciati con un’altra persona per poter volare meglio verso il Cielo!

Sappiamo che lei è già al corrente della nostra situazione e che siamo presenti nella sua agenda, ma desideriamo dirle con tutto il cuore che stiamo attendendo un suo intervento come il deserto attende l’acqua dal cielo. Non è bello che la Chiesa, un giorno, debba ritrovarsi a riammettere al ministero i sacerdoti sposati solo per un motivo efficientistico, perché mancano sacerdoti, piuttosto che fare questo passo per motivi di ordine teologico, ecclesiologico e che tengano conto della vita e della dignità di ognuno di noi. In questo momento, noi ci sentiamo come un “capitale” della Chiesa messo ai margini e siamo anche certi che un giorno il Signore chiederà conto di tutto questo “spreco”!

Non vogliamo certo fare pressione in nessun senso, perché sappiamo bene che ogni grande passo verso il rinnovamento richiede sempre tempi di riflessione, di ascolto e di preghiera. Ed è di quest’ultima che desideriamo assicurarla, affinché lo Spirito del Risorto le doni la luce necessaria per guidare la barca di Pietro nel modo più conforme al cuore di Dio, tenendo conto anche di ciò che noi, umili sacerdoti in “esilio”, stiamo vivendo, in attesa dei cambiamenti auspicati.

Nella speranza che il Giubileo della Misericordia apra un nuovo cammino anche per noi, la abbracciamo con affetto filiale e invochiamo la sua benedizione sulle nostre famiglie.
Filippo Cecala
Leonardo Mero


Roma, 25 marzo 2015
Solennità dell’Annunciazione



Martedì 19 Maggio,2015 Ore: 20:57
 
 
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