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www.ildialogo.org L’AGENDA DI PAPA FRANCESCO,di Ernesto Miragoli

L’AGENDA DI PAPA FRANCESCO

di Ernesto Miragoli

(20-02-2015)
Nell’agenda di papa Francesco ci sono scritti molti impegni presi con il popolo di Dio in questi due anni di pontificato, impegni che riguardano la situazione dei divorziati risposati e delle coppie di fatto, quella degli omosessuali, quella della revisione della curia romana, quella della sistemazione della banca vaticana e molte altre ancora. Ieri, dietro provocazione di don Cereti, teologo e sacerdote del clero romano, abbiamo scoperto che vi è anche la situazione dei preti sposati.
La domanda del teologo era chiara, ma la risposta è rimasta sul vago: è nella mia agenda.
Il papa ha detto che a quella riunione del clero romana mancavano persone spiritualmente e teologicamente preparate, persone di fede, persone che erano preti, ma che poi hanno scelto la via del matrimonio e quindi – questo non l’ha detto, ma è sottinteso – per legge ecclesiastica sono esclusi dallo status clericale quindi dall’esercitare il ministero sacerdotale attivo se non – sempre come previsto dal diritto canonico – in casi di estrema necessità dove alla disciplina del divieto di celebrare i sacramenti perché si è preda del sesso, subentra una norma più importante che è quella della “salus animarum” che la chiesa cattolica ritiene “suprema lex”.
A noi preti sposati, alle nostre famiglie, ai nostri figli, alle innumerevoli donne che soffrono perché hanno una storia d’amore con un prete che non si decide a lasciare le sue sicurezze per giocarsi in una vita d’amore, ai preti che hanno una storia d’amore ma non si decidono a viverla appieno perché temono di commettere peccato, di scandalizzare, di dare un dispiacere ai propri genitori, a tutto il popolo di Dio che s’attende anche questa riforma ecclesiale l’affermazione del papa non può che fare piacere. E’ la prima volta che un papa parla chiaro e che almeno dice due cose: parla dei preti che si sono sposati (i suoi predecessori ne hanno parlato, ma solo attraverso documenti ufficiali per normare le situazioni scabrose) e dice che il problema è nella sua agenda.
Adesso guardiamo il verso della medaglia.
Ognuno di noi, quando scrive impegni sulla propria agenda, si dà delle priorità. Non si possono mantenere tutti gli impegni contemporaneamente, lo sanno tutti.
Mi chiedo se questo impegno è in fondo, in mezzo o in cima alle priorità che il papa si è dato.
Rebus sic stantibus azzardo che l’impegno – se è scritto e non è solo un flatus vocis tanto per uscire a testa alta da una domanda un po’ imbarazzante – sia in fondo all’agenda.
Perché?
Perché so che il papa in questi due anni ha ricevuto molte lettere di preti sposati, di movimenti di preti sposati e di donne che amano un prete. La più clamorosa delle lettere ha fatto scalpore nel settembre dello scorso anno: 26 donne hanno scritto al papa ed hanno reso nota la lettera ai giornali. Che sappia io – che, com’è noto, mi occupo di questo problema da trent’anni – dal papa o dai suoi collaboratori non è venuto alcun cenno di risposta. In nessun senso. E’ come se la lettera non l’avesse ricevuta. Io stesso, che sono uno che tiene desto il problema scrivendo periodicamente a qualcuno, ho ricevuto una sola risposta da un neo cardinale che, unica persona educata, si è scusato per il ritardo con cui ha risposto ed mi ha esposto il suo pensiero sul tema.
Il verso della medaglia, però, è ricco di tanti altri piccoli ceselli che aiutano ad inquadrare meglio il tema del sacerdozio uxorato e di come esso viene vissuto dalle parti della cattolica gerarchia.
Quando un prete lascia, il vescovo – perlopiù – se ne frega. Qualche diocesi applica ciò che prevede la legge e l’aiuta economicamente per un certo periodo di tempo, ma oltre non si va. Il vescovo che ha ordinato quel prete imponendogli le mani, i rettori di seminario, i padri spirituali, i professori che quel prete ha avuto non si curano più di lui, di cosa faccia, della sua famiglia, del suo lavoro, della sua vita spirituale. Non a caso, in un libro che scrissi vent’anni fa e che ebbe una certa fortuna, definii i preti che lasciano il ministero per sposarsi come dei lebbrosi per la gerarchia cattolica.
Non solo. Se è vero che vi sono preti sposati che a volte sono coinvolti nell’attività pastorale, nella maggioranza dei casi se i parroci sanno che quella persona è un prete sposato, se ne stanno alla larga. Peggio, poi, è la situazione della donna. Se una di queste ha avuto una storia con un prete (che poi è stato promosso ad altro incarico per la serie “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”) la sua vita in parrocchia è grama. Insegnava catechismo? Non più. Proclamava la parola di Dio alla messa? Non più. Era attiva in campo sociale, missionario, caritativo? Non più.
Mi chiedo: il papa sa come davvero la pensano i suoi vescovi su questo tema?
In passato, sempre nelle lettere inviate, avevo suggerito che un modo per affrontare il problema avrebbe potuto essere anche quello di inviare un questionario ANONIMO a tutti i vescovi del mondo che avrebbero solo dovuto rispondere con un “sì” o con un “no”. Essi non si sarebbero esposti in prima persona, non avrebbero temuto ritorsioni curiali romane e, dall’esito del questionario, si sarebbe capito il pensiero della maggioranza dei Pastori a favore o contro il celibato del clero.  Non so se questo suggerimento sia stato attuato, ma sarebbe un primo modo per cominciare a sfoltire l’agenda papale su questo tema.
Il discorso sarebbe lungo, ma nel mio blog tanti aspetti del problema sono affrontati.
Ernesto Miragoli

e-mail: miragoli@hotmail.it

Como



Venerdì 20 Febbraio,2015 Ore: 16:45
 
 
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