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www.ildialogo.org Il celibato dei presbiteri nella chiesa romana: e domani?,di Giovanni Sarubbi

Il celibato dei presbiteri nella chiesa romana: e domani?

di Giovanni Sarubbi

Articolo pubblicato sul n. 9 2013 della rivista Confronti dedicato a "Religioni e sessualità" pag. 63-64


Il celibato obbligatorio è sicuramente qualcosa da abolire completamente in una chiesa che voglia ritornare a percorrere il sentiero dell'evangelo di Gesù di Nazareth. Tale istituto vale solo per i preti cattolici di rito romano ma non per quelli di rito orientale per i quali è obbligatorio per chi viene eletto vescovo e per chi viene ordinato prete da celibe che quindi non può comunque più sposarsi.
I motivi che spingono in tale direzione sono tutti molto chiari e semplici e sono legati essenzialmente al fatto che il celibato è largamente disatteso dai chierici cattolici di tutti i continenti. E' una regola imposta ma sostanzialmente non rispettata sia in modo palese, quando i chierici abbandonano il proprio ruolo per sposarsi (Secondo la Federazione Internazionale Sacerdoti Cattolici Sposati, che raggruppa i chierici d'Europa, America Latina, Filippie e America del Nord, la percentuale di preti sposati con o senza figli rappresenta il 25% del totale dei preti esistenti, ad oggi 150.000 (Fonte EFE).) , sia in modo clandestino, con la costituzione di coppie di fatto che vivono clandestinamente la propria relazione, spesso con il beneplacito delle autorità ecclesiastiche, che prendono posizione solo quando tali convivenze suscitano scandalo nelle comunità.
Attorno al celibato si è sedimentata una teologia che è diventata un vero e proprio nodo gordiano che, come tutti i nodi gordiani, non può essere sciolto se non con l'accetta. Le questioni che andrebbero approfondite sono tantissime, ma occorrerebbe ben più di un semplice articolo. Mi limiterò quindi ad affrontare solo alcuni temi.
La donna nella Chiesa
Il celibato dei preti è innanzitutto strettamente collegato con la concezione della donna ed il suo ruolo all'interno della Chiesa. Oggi le donne vengono sostanzialmente usate nella Chiesa come domestiche. Penso alle tante suore che prestano servizio presso le case degli alti prelati o alle perpetue che un tempo erano molto diffuse. Eppure l'annuncio della resurrezione, che è considerato come l'atto fondante del cristianesimo, è stata fatta dalle donne, che sono state le uniche a rimanere fedeli e vicino a Gesù fino alla fine. Una chiesa legata all'evangelo non può relegare le donne al ruolo di fattrici, subordinate al maschio e a cui viene indicato come modello quello di Maria, madre di Gesù, trasformata in una vergine senza macchia e senza peccato riconosciuta come “madre di Dio”.
I seminari e la sessualità
La seconda questione è quella della formazione dei preti, con la ridiscussione del ruolo dei seminari, soprattutto di quelli minorili che ancora esistono, e della formazione che in essi viene impartita. In particolare in discussione è la concezione della sessualità a cui i preti sono educati.
Per i preti la sessualità è sostanzialmente tabù. Essi sono educati a considerate la sessualità come la più alta forma di impurità possibile. Nei seminari si insegna ai preti persino come evitare la polluzione notturna. Secondo Pablo Richard - teologo e biblista cileno - per mantenere il celibato «nei seminari e nei ritiri spirituali dei preti si parla molto di “crocifiggere la sessualità”».
Il peccato contro il sesto comandamento cattolico è quello che la chiesa ritiene il più grave possibile, tanto da portarla a trasformare il comandamento biblico “del non commettere adulterio” nel comandamento cattolico del “non commettere atti impuri” (Catechismo della Chiesa Cattolica, Compendio, San Paolo – Libreria editrice Vaticana, 2005, pag. 120), con la versione biblica riferita al tradimento dell'unicità di Dio ed all'adorazione di altri dei, e quello cattolico riferito invece alla sessualità (Nel Compendio citato, ma ancora di più nella versione integrale del CCC, tutta la spiegazione del sesto comandamento è incentrata sul tema della sessualità (pag. 131,132,133)).
Come è noto, anche l'ordine dei comandamenti cattolici è diverso da quello biblico proprio per supportare questa visione della sessualità come “atto impuro”. Mentre nei comandamenti biblici il sesto comandamento, cioè il primo della seconda tavola, è il “non uccidere”, nei comandamenti cattolici il sesto comandamento è “il non commettere atti impuri”. Nella tradizione ebraica i comandamenti erano posti su due tavole, da 1 a 5 e da 6 a 10 e i comandamenti erano letti e interpretati a due a due: il primo con il sesto, il secondo con il 7, e così via. Il primo comandamento dell'”Io sono il signore Dio tuo”, corrispondeva al “Non uccidere”, per cui uccidere un essere umano corrispondeva ad uccidere Dio. Modificando l'ordine dei comandamenti, cosa ottenuta con l'abolizione del secondo comandamento del “non ti farai idolo e immagine alcuna”, l'uccidere è diventato il quinto comandamento mentre il sesto è diventato il “non commettere atti impuri”, che viene così a confrontarsi con l'”Io sono il signore Dio tuo”. Violare la purezza attraverso un atto sessuale non finalizzato alla riproduzione, diventa la più grave offesa possibile a Dio stesso. La sessualità stessa diventa peccato.
Ma c'è di più. Per un prete la violazione del sesto comandamento cattolico, è uno di quei “delitti gravi” che ricadono sotto la giurisdizione diretta della Congregazione della Dottrina della Fede, quando, oltre alla violazione del sesto comandamento, vi è anche da parte del prete “l'assoluzione del complice del peccato”(Lettera ad exsequendam ecclesiasticam legem ai vescovi e altri ordinari e gerarchi della chiesa cattolica interessati circa i delitti più gravi riservati alla congregazione per la dottrina della fede, Ratzinger 2001).
La concezione della purezza, così come si è venuta configurando nella teologia cattolica, è sicuramente anti-evangelica. Basta leggere tutti i passi dei Vangeli nei quali Gesù polemizza apertamente con scribi e farisei proprio sulla questione della purezza e della loro separazione dal resto del popolo. Lo status del prete cattolico, ricorda inconfondibilmente quello degli scribi e dei farisei contro cui Gesù polemizzava.
Lo status del prete
E l'altro nodo fondamentale da sciogliere, è proprio quello dello status di oggetto sacro che caratterizza il prete, che non è semplicemente l'anziano della comunità (prete deriva da presbitero, cioè anziano), come era nelle prime comunità cristiane, ma “il sacerdote”, colui che è abilitato a celebrare i sacri riti, il sacrificio della messa e gli altri sacramenti e che riceve un sacramento specifico, quello dell'ordine, che è indelebile. La dottrina della indelebilità dell'ordine sacro, che a me sembra disumana, è sancita nel Catechismo della Chiesa Cattolica dove al n. 1551 viene sancito che «Il sacramento dell'Ordine comunica “una potestà sacra”, che è precisamente quella di Cristo» e al n. 1548 «che il sacerdote, in virtù del sacramento dell'Ordine, agisce “in persona Christi capitis” - in persona di Cristo Capo». I sacerdoti sono “consacrati”, sono cioè separati dal resto della chiesa poiché l’ordinazione “è una separazione e una investitura da parte di Cristo stesso” (CCC 1538) ed inoltre che «Il sacramento dell'Ordine conferisce un carattere spirituale indelebile e non può essere ripetuto né essere conferito per un tempo limitato» «poiché il carattere impresso dall'ordinazione rimane per sempre» (CCC 1582 e 1583). Queste dottrine insieme a quella che definisce il prete come colui attraverso il quale “Cristo agisce e opera la salvezza” (CCC 1584), caricano sul prete un potere sacro enorme e rendono impossibile, per esempio, alla Chiesa Cattolica combattere il fenomeno della pedofilia, perché il sacerdote rimane tale in eterno, anche se ridotto allo stato laicale. La pedofilia clericale è una delle manifestazioni dell'abuso del potere sacro attribuito ai preti.
Celibato e pedofilia
Ed è anche a proposito della pedofilia, che il celibato obbligatorio è stato messo sotto accusa come una delle possibili cause scatenanti di questa malattia.
Pedofilia e celibato sono due facce della stessa medaglia. Il clero pedofilo si è formato nella sua grandissima maggioranza nei seminari minori, in quelle strutture cioè che reclutano ragazzi delle scuole elementari e medie, quando essi non hanno ancora avuto alcuno sviluppo sessuale. Come tutti i pedofili, anche il prete pedofilo cattolico è stato a sua volta abusato da ragazzo. Questi abusi sono nella maggior parte dei casi avvenuti nei seminari minorili.
A ciò va aggiunta la repressione della sessualità nella fase dello sviluppo puberale con conseguenze devastanti sulla personalità di questi ragazzi. Una volta raggiunta l'età adulta, il prete abusato da ragazzo e di cui è stata repressa la sessualità per dirigerlo verso la castità, ha a sua volta abusato altri ragazzini a lui affidati, ripetendo quello che era stato fatto con lui. Vittime che fanno altre vittime in una spirale infernale e senza fine.
Il celibato, dall'altro lato, come abbiamo visto è una imposizione largamente disattesa dal clero cattolico che esercita la propria sessualità in molti modi, dal sesso a pagamento alle relazioni stabili ma segrete, e questo vale sia per il clero eterosessuale che per quello omosessuale che è la maggioranza. Ci sono interi continenti, come l'Africa o il Sud America dove il celibato esiste solo formalmente. Secondo Pablo Richard, “Il celibato obbligatorio può danneggiare profondamente la natura umana”.
La gerarchia Vaticana sostiene, per difendere l'istituto del celibato, che l'origine della pedofilia sia l'omosessualità, cosa invece decisamente negata da tutta la comunità scientifica.
Celibato e pedofilia sono in sostanza il prodotto di una organizzazione di potere che viene esercitato in tutti i campi della vita sociale, da quello economico a quello politico e, soprattutto, a quello spirituale. Potere che si ammanta del termine "sacro" per descrivere se stesso: sacri palazzi, santo padre, sacro collegio, e via sacralizzando. E al potere senza controllo, che deriva direttamente da Dio, seguono ineluttabilmente gli abusi. A pagarne le conseguenze sono le donne che hanno avuto la sventura di stabilire rapporti clandestini con i preti, o i loro figli, altre vittime innocenti che si aggiungono a quelli dei preti pedofili.
Conclusioni
Abolire il celibato obbligatorio richiede dunque cambiamenti profondi sia teologici sia organizzativi di una struttura gerarchica costituita da soli maschi. Bisogna ritornare all'evangelo di Gesù di Nazareth, al suo spirito liberatore. Continuare a tenere segregati i chierici nel loro recinto sacro ed assegnare loro il ruolo di oppressori della restante parte della comunità è quanto di più distante possibile rispetto alla esperienza del falegname di Nazareth.
Giovanni Sarubbi
Sul sito de “il dialogo” vi è una sezione dedicata al tema dei “Preti sposati” ed un blog dedicato alle “donne dei preti” che è uno spaccato di tutte le sofferenze e delle problematiche che le donne vivono nel loro rapporto con i chierici della chiesa cattolica. Vedi www.ildialogo.org



Giovedì 03 Ottobre,2013 Ore: 16:44
 
 
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