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www.ildialogo.org Lettera a Papa Francesco di un Prete Sposato,di Perin Nadir Giuseppe

Lettera a Papa Francesco di un Prete Sposato

di Perin Nadir Giuseppe

Perin Nadir Giuseppe
Vittorito ( L’Aquila) 
03/04/2013
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Al Successore dell’Apostolo Pietro
Papa Francesco
Città del Vaticano ( Roma)
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Amato Padre Francesco,

ho provato una grande gioia e una profonda commozione, dopo aver ascoltato le Sue parole di saluto al popolo di Dio e di presentazione del suo servizio episcopale.

Anzitutto, “Pastore” della Chiesa di Roma, ma che - in quanto successore dell’apostolo Pietro, al quale Gesù aveva affidato il compito di “confermare i fratelli nella Fede” - presiede nella carità e nell’amore anche tutte le altre Chiese, sparse nel mondo, guidate dai vescovi che sono i successori degli apostoli.

Ho ringraziato Dio per il dono che lo Spirito Santo – servendosi dei cardinali elettori – ha fatto alla comunità dei credenti e al mondo intero, della “sua Persona”, di uomo, di cristiano, di presbitero, di vescovo ed ora anche papa : Pastore della Comunità Ecclesiale Universale.

Chi Le scrive, amato P. Francesco, è un “presbitero” di 73 anni – unito da 45 anni sacramentalmente in matrimonio – che ha trascorso la sua vita professionale (come psicologo) e famigliare ( come marito, padre e nonno) in mezzo agli ultimi, prendendosi cura delle persone anziane... dei giovani con problemi di droga... delle persone socialmente disadattate....dei ragazzi e ragazze diversamente abili....

Benvenuto, amato P. Francesco, tra i poveri in una Chiesa povera che amo e nella quale credo – come uomo, come cristiano e come prete-sposato. La Chiesa che nasce dalla Parola, che vive dell’Eucaristia, che rinnova continuamente la sua fedeltà al battesimo, attingendo la sua forza nel sacramento della conversione e della misericordia; la Chiesa che si realizza concretamente nella comunione fraterna; che non è indeterminata o puramente affettiva, ma ordinata secondo la volontà di Cristo.

E’ la Chiesa nella quale la “gerarchianon significa divisione, perché da una parte ci sono quelli che comandano e dall’altra quelli che obbediscono, quanto piuttosto “comunione, servizio, unità, autenticità”. Tutti “segmenti” di vita che servono a creare il rispetto della creatività, della autonomia, della libertà che sono il segno del Cristo Pasquale, paziente, morto e risorto.

La Chiesa che amo e in cui credo: è la Chiesa dei discepoli del Signore che, dopo la sua risurrezione, si trovano rinfrancati perché rinati a nuova vita, attraverso di Luie lo Spirito Santo che ci ha dato in dono; è la Chiesa della gioia per la presenza viva di Cristo che attraverso la comunione eucaristica ci lega insieme e ci fa fratelli; è la comunità nella quale convergono e si armonizzano le funzioni e i talenti di ciascuno, ove nessuno è escluso, come in una grande famiglia.

La Chiesa che amo e in cui credo : è la Chiesa dove ciascuno è artefice della vita della comunità; dove ci si mette con amore, al servizio gli uni degli altri; è la chiesa degli Apostoli, dove ogni credente è chiamato a coinvolgersi nella vita della comunità, per celebrare quotidianamente la gioia della risurrezione di Cristo; è la Chiesa con i suoi misteri, con le sue contraddizioni; è la Chiesa compromessa con l’uomo, ma libera verso un futuro che non è di questo mondo; è la Chiesa dove chi ha il compito di “guidare” il “gregge” lo fa nello stile e nello spirito del servo.

La Chiesa che amo e in cui credo : è la Chiesa dove i capi sono i primi a porsi lo zaino sulle spalle per camminare insieme al proprio gregge verso la terra promessa; è la Chiesa dove i capi a somiglianza di Cristo, non si vergognano di mettersi il grembiule per lavare i piedi agli ultimi; è la Chiesa dove i capi si prodigano per dare dignità a chi si sente escluso; è la Chiesa dove “autorità” vuol dire sempre e solo servizio; dove obbedienza vuol dire dignità e consapevolezza; dove ogni rapporto umano è contrassegnato dall’amore.

La Chiesa che amo e in cui credo : è la Chiesa dove non ci si sente mai soli; è la Chiesa che soffre con chi soffre; è la Chiesa povera, non perché si veste o si trucca da povera per apparire tale, ma perché nasce dalla sofferenza di Cristo e vive nella quotidiana umiliazione e nel rifiuto da parte del mondo, per un mistero a noi sconosciuto; è la Chiesa della speranza e della letizia.

Mai smetterò di ringraziare il Signore per avermi preso per mano ed accompagnato in tutti questi anni, lungo i sentieri, spesso tortuosi, della vita, sperimentandone in ogni momento la sua presenza amorosa e la sua infinita misericordia e pazienza nei miei confronti.

Possa lo Spirito Santo sostenerLa, guidarLa, illuminarLa, confortarLa nel suo ministero apostolico e pastorale per il bene dell’ intera Comunità Ecclesiale.

Con filiale affetto

P. Perin Nadir Giuseppe




Mercoledì 17 Luglio,2013 Ore: 17:40
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Giuseppe Zanon Cottolengo-Brescia 07/8/2013 10.19
Titolo:Complimenti
Giuseppe Nadir,
complimenti,come sempre, per il tuo articolo pensato, profon-do e vissuto intensamente. Vorrei commentarlo, facendo alcune domande a papa Francesco, in libertà, nella libertà dei figli di Dio.

1) Papa Francesco hai colto con quanta stima e con quanto amore si rivolge a te Giuseppe Nadir, prete sposato, sacerdote non più in ministero?
‘Ho provato una grande gioia e una profonda commozione’ al suo primo saluto,
‘Ho ringraziato Dio per il dono..’ d’averlo come papa, ‘Benvenuto, amato Papa Francesco’ ti dice, ‘Possa lo Spirito Santo sostenerLa , guidarLa, illuminarLa, confortarLa…’ è la sua preghiera.
Ma lo sai, papa Francesco, che questo presbitero è uno dei 100.000 (cento-mila) messi bruscamente alla porta da Santa Matrigna Chiesa per il solo fatto che optavano anche per il sacramento del matrimonio?

2) Hai presente quanti ce ne sono che, come Giuseppe, avrebbero tutte le carte in regola per riprendere ad esercitare il ministero sacerdotale?. E in questo momento di carenza di preti e di tentativi estemporanei per rimediar-
vi (ordinazione di pastori protestanti, organizzazione di Unità pastorali), essi sarebbero una vera manna. Quanti ce ne sono! Ed io, nel mio piccolo, ne conosco molti che potrebbero essere ottimi sacerdoti e che nel frattempo lavorano ‘…come umili servitori nella vigna del Signore’.

3)Dopo i tuoi successi in Brasile, hai fatto capire decisamente che la Chiesa deve cambiare. Lo pensi anche per quanto riguarda la questione del celibato obbligatorio dei preti? Hai voglia veramente di vederci dentro in modo chiaro,
in modo sincero, in modo evangelico, in modo francescano? Sei stato in Brasile, vieni dall’America latina, tu sai bene cosa avviene laggiù! Possiamo sperare di non sentir più la retorica della ‘Fulgida gemma del celibato’, ma gustarci invece un celibato scelto liberamente, vissuto con convinzione, alla luce del sole, a bene e ad esempio di tutto il popolo di Dio?

Questo si aspettano da te e per questo pregano (come tu desideri) i due Giuseppe veneti: Giuseppe Perin e Giuseppe Zanon
Autore Città Giorno Ora
francesca salvador falconara albanese 07/8/2013 20.46
Titolo:dal mio osservatorio
Dal mio osservatorio dico che: la Chiesa da un bel po' sta perdendo le migliori risorse. E dover fare i conti con chi resta, è un sfida, perchè non sempre gli interlocutori che ci si trova davanti capiscono la vita reale. E'anche vero, per il mio modo di accostare le cose che: l'ostacolo che ho fuori ce l'ho dentro, e sempre a me devo tornare. Quanto al papa, conoscendo un po' la Chiesa del sud America, sì mi aspettavo una posizione più coraggiosa. E' anche vero che, se non si "vedono" e se non ci si mette tutti d'impegno a lavorare su una serie di questioni culturali di fondo, non è una legge che cambia le situazioni.

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