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www.ildialogo.org I PRETI E LE SUORE SPOSATE? <br>LEBBROSI!LEBBROSI! LEBBROSI!,di Ernesto Miragoli

I PRETI E LE SUORE SPOSATE?
LEBBROSI!LEBBROSI! LEBBROSI!

di Ernesto Miragoli

Il quotidiano di Como "La Provincia", riporta il seguente articolo.

"Una nuova figura si prepara nella Chiesa comense: il "ministro della Parola".
La delinea il vescovo nel piano pastorale stilato per il prossimo biennio: «Non ci sfugge la necessità e il compito di preparare idonei ministri della Parola - scrive monsignor Diego Coletti - per la celebrazione della Parola di Dio nelle comunità in cui non si riesce più a celebrare la Messa di ogni giorno feriale; o addirittura non è possibile garantire sempre il sacrificio eucaristico nei giorni di precetto festivo» e ricorda che il Papa chiama queste comunità «assemblee domenicali in attesa di sacerdoti».
In pratica, un diacono o un laico, catechista, lettore, salmista, condurrà le preghiere e le letture delle Sacre Scritture, Epistola e Vangelo, e le commenterà. Non potrà certo consacrare il pane e il vino, poiché solo un sacerdote può farlo, ma il "ministro dell'Eucaristia", figure laiche già presenti nella nostra Diocesi, potrà poi distribuire la Comunione.
Il ministero della Parola è un'esperienza già in corso, per esempio, nella vicina Svizzera, in certi villaggi dove il sacerdote arriva a celebrare la Messa due volte al mese; da noi, la preparazione passa dalla Scuola diocesana di teologia e dai vicariati, le nuove zone pastorali omogenee in cui è stata suddivisa la diocesi, per una miglior collaborazione tra le parrocchie e per azioni comuni, in raccordo con le associazioni. Ma il vescovo, nel piano pastorale, afferma che tutti i cristiani devono diventare «esperti del primo annuncio», cioè portare la Parola di Dio a tutti, «a chi è in ricerca, a chi è cresciuto fino ad una certa età frequentando la catechesi e i sacramenti e poi ha lasciato la vita della Chiesa» e perfino ai lontani. E dove la porta? «Nelle chiese e nelle case - esemplifica Coletti - nei luoghi di divertimento e di lavoro» e «nelle situazioni che toccano il cuore dell'esistenza quotidiana: la nascita di un figlio, una decisione importante, l'incontro con la morte di una persona cara, la scelta di vivere insieme, la fragilità, la sofferenza, la povertà».

Sono sobbalzato.
Ma come? Adesso c'è il ministero della Parola affidato ai laici che appositamente si preparano frequentando una scuola creata ad hoc e a nessuno è venuto in mente di interpellare, per una disponibilità in proposito, preti o suore che hanno lasciato il ministero attivo e si sono sposati?
Ma come? Ci sono risorse sparse su tutto il territorio nazionale che potrebbero essere disponibili e sono volutamente e bellamente ignorate?
Non solo.
Nel rescritto di dispensa dagli oneri sacerdotali che RIDUCE (questo, detto per inciso, è il concetto che la gerarchia cattolica ha dei laici: sono SOTTO il clero: infatti il clero è ridotto allo stato laicale) i preti allo stato laicale vieta tassativamente a codesti soggetti di insegnare in ambienti religiosi cattolici e di predicare, assolvere e celebrare ad eccezione dei casi previsti dal C.I.C. e poi si cooptano laici per predicare e presidere la liturgia della Parola?
Siamo alla confusione totale.
I preti cattolici che lasciano il ministero per contrarre matrimonio sono diventati i paria della situazione. In questa "societas perfecta christianorum" che si arroga il diritto di chiamarsi chiesa (ecclesìa, assemblea universale) e perdipiù cattolica (catholikòs, universale) per fare numero si cooptano soldati dal clero sposato anglicano, si delegano laici a celebrare la liturgia della Parola con distribuzione dell'Eucaristia, ma si continua a sputare (sì, a sputare!) addosso a chi ha scelto (o anche è stato costretto) a lasciare il ministero attivo per amore, contraendo matrimonio.
Questa società perfetta dei cristiani anzitutto non è società nel vero senso etimologico, di perfetto ha poco o nulla e di cristiano nulla del tutto.
Il motivo?
E' sessuofaba e sessuofaga.
Sessuofaba perchè come un prete ritiene di poter vivere la propria testimonianza di annunciatore della Parola e di Vita accanto ad una donna con cui intende percorrere la vita che Dio ha donato ad entrambi, viene ostracizzato perchè si è lasciato prendere da quella cosa sporca che è il sesso.
Sessuofaga perchè nel silenzio delle sacrestie e nelle tenebre del nascondimento e dell'anonimato dà libero sfogo agli istinti sessuali stuprando innocenti e coinvolgendo in sordide storie donne che poi si trovano a vivere momenti di vita drammaticamente dolorosi.
Non conosco il percorso compiuto dal vescovo di Como Mons. Coletti per arrivare a questa decisione. Può darsi che abbia interpellato sacerdoti sposati in diocesi (ce ne sono!). Io so di non essere stato nè coinvolto, nè interpellato in proposito. Al di là della risposta che io o molti di noi avrei o avremmo potuto dare, sarebbe stato un gesto lodevole di un pastore che conosce ed ama il suo gregge.
Vogliamo la prova che per molti pastori (intesi come vescovi) il ruolo è solo carrieristico e per nulla di servizio?
Eccola!
Gente così continua ad allungare le proprie filatterie e ad amare i primi seggi (anzi il primo seggio!) nelle sinagoghe (o nelle cattedrali, fa lo stesso) ed i saluti nelle piazze. Gente così ama comparire in vesti filettate a tagli di nastri e sedersi a tavola nei Rotary e nei Lions. Il resto... cioè la condivisione della vera vita del pastore che è quella di stare con TUTTO il gregge...il resto...questo resto a loro non importa un bel nulla!
 
Ernesto Miragoli - COMO


Mercoledì 30 Novembre,2011 Ore: 12:54
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
FILIPPO CECALA CARINI 01/12/2011 17.49
Titolo:
Grazie Ernesto per ciò che hai scritto. Ci hai presentato uno spaccato doloroso della chiesa, che perde un’altra opportunità per essere “MADRE”, infatti prendiamo ulteriormente atto che per noi sacerdoti-sposati non c’è e, a quanto pare non ci può essere, nessuna riabilitazione.
Allora vorrei dire, cosa possiamo fare noi sacerdoti-sposati, e siamo in tanti, per uscire fuori dal silenzio? In giro c’è chi scrive libri, c’è chi ha un blog personale, c’è chi fa parte di un’associazione X o Y in favore dei sacerdoti sposati etc… Ma questo basta? Mi rendo conto che attorno a noi, ci sono le nostre consorti, i nostri bimbi, gli amici che ci stimavano da sacerdoti e adesso ci stimano di più perché sacerdoti-sposati, perché siamo stati coerenti; in altre parole siamo un popolo immenso, che purtroppo non si fa sentire, un popolo che rischia di non avere voce.
Comprendo bene che i nostri diretti interlocutori dovrebbero essere i nostri Pastori, ma constatiamo che il più delle volte, o quasi sempre, non vogliano avere rapporti di nessun genere con noi, del resto noi siamo i traditori e quindi con i traditori si tagliano i ponti e basta. Ci sono altri interlocutori, amici, conoscenti, laici cattolici e non, questi ci ascoltano e ci apprezzano perché siamo stati, lo ribadisco, coerenti, onesti umili, veri, loro ci ascoltano e non si vergognano di camminare insieme a noi e alle nostre famiglie. Credo, e ne sono sempre più convinto, che dovremmo cambiare rotta ed interlocutori. Il nostro vero problema è che siamo isolati. Ognuno di noi, pur avendo mille idee nel cuore, suggerite dallo Spirito Santo, non abbiamo e non sappiamo come realizzarle, il più delle volte, ci si scoraggia perché ci rendiamo conto di essere soli. Purtroppo, fino ad oggi, pur avendolo chiesto, anche tramite il mio blog, di incontrarmi, qui in Sicilia, con qualche sacerdote sposato, ho tristemente constatato che nessuno ha accolto questo mio invito, per cui mi chiedo e vi chiedo, chi ci ascolterà se non abbiamo il coraggio di uscire fuori dal silenzio e dall’omertà? Carissimi amici cambiamo interlocutori, parliamo insieme con chi volentieri ci ascolta e ci sente vicino. Questo il mio invito, questo è l’impegno che desidererei realizzare, aspetto…
saluti,

Filippo.

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