- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (1)
Visite totali: (359) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Lettera aperta ai Presbiteri italiani,di d. Pietro Taffari

Lettera aperta ai Presbiteri italiani

di d. Pietro Taffari

Carissimo Confratello Presbitero,

desidero parteciparti un’inquietudine che il Vangelo di ieri (Mt 22,15-21) ha acceso nel mio cuore. Oltretutto se, come gli ascoltatori di S. Pietro nel giorno di Pentecoste, “avendo udito” (‘akoùsantes) non ci si ci sente “trafiggere nel cuore” (katenùghesan tèn kardìan) non ci può essere autentica risposta all’invito del primo Papa: “Convertitevi (metanoésate)”.

Il Divin Maestro alla domanda se “è lecito o no pagare il tributo (kénsov) a Cesare”, risponde: “Date dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. (Mt 22,21)

L’episodio, in considerazione che in Italia sono aumentati i poveri (più di 8 milioni, soprattutto al Sud), ha richiamato alla memoria altri due brani evangelici attinenti al problema.

Lo stesso Matteo, infatti, precedentemente (17,24-27) ci aveva reso testimonianza di come anche Gesù , ad evitare lo scandalo, ci teneva a pagare il “didramma”, non solo per sé, ma anche per Pietro con uno “statere” acquatico!

La mia inquietudine è nata considerando il secondo brano richiamato dalla memoria: Mc 7,9-3. Laddove Gesù rinfaccia ai farisei e agli scribi”venuti da Gerusalemme” il fatto che “con disinvoltura voi abrogate il comandamento di Dio per stabilire la vostra tradizione”(7,9). Nel versetto precedente aveva usato l’espressione “lasciando da parte i comandamenti di Dio voi vi attaccate alla tradizione degli uomini”. Infatti, bastava che un figlio “dice[sse] al padre o alla madre: Corbàn, cioè: Sia offerta sacra ciò che da parte mia dovresti ricevere, non gli lasciate fare più nulla per il padre o per la madre. Così annullate la parola di Dio per la tradizione che voi stessi vi siete tramandata. E di cose simili ne fate molte”.

E allora mi son chiesto: Ha ancora un senso per un presbitero trattenere per se l’offerta che i fedeli gli danno per l’intenzione particolare della Divina Liturgia (S. Messa)? Prima che sorgesse l’Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero, grazie all’8x1000, ritenevo giustificato “la tradizione che noi stessi ecclesiastici ci siamo tramandata”: trattenere per noi la suddetta offerta. Ma oggi che siamo “la categoria più garantita economicamente, perché appena ordinati incominciamo a percepire uno stipendio, mentre i giovani neolaureati se lo sognano”(mons. G. Pasini), non rischiamo anche noi di dichiarare Corbàn l’offerta per l’ intenzione della S. Messa, alla faccia del comandamento di Gesù: “…Il di più datelo ai poveri”? E non ho accennato al supplemento che ogni parrocchia, in base al numero degli abitanti deve aggiungere alla quota del sostentamento clero e al fatto che molti parroci hanno la canonica attaccata alla Chiesa, con annessa luce elettrica e telefono gratis. Non c’è il rischio che se consideriamo tali “offerte” Corbàn, non solo freghiamo gli 8 milioni di poveri, ma freghiamo anche lo Stato, in quanto non le inseriamo nella dichiarazione dei redditi? Perciò non siamo diversi da coloro che, oltre a fare un lavoro dipendente, “lavorano in nero”? Come evitare lo scandalo? Rimettendo nelle mani del Signore Gesù i cinque pani d’orzo e i due pesci: le offerte delle S. Messe! Cioè “Quod superest”:

“quello che c’è sopra l’altare” (direbbe La Pira) . Quale grande miracolo di carità-amore ne verrebbe per i poveri!

Se qualcuno non è d’accordo con queste mie inquietudini, abbia la bontà di leggersi le riflessioni di don Primo Mazzolari in Il compagno Cristo e in La parola ai poveri, senza trascurare il Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale per l’Alimentazione del 16 c.m..

Intanto auguro a me e a voi di farci trafiggere il cuore sia dalla Parola di Dio, “spada a doppio taglio”, sia dai “poveri che avremo sempre con noi!”

Pace e bene e Dio ci benedica!

d. Pietro Taffari

“prete senza collare”



Mercoledì 19 Ottobre,2011 Ore: 19:58
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Ernesto Miragoli Como 27/10/2011 10.38
Titolo:Taffari ha ragione
Vorrei sapere se questa lettera è stata inviata anche ad altri organi di stampa, media e alla CEI.
E' una riflessione molto seria, serena, documentata e...VERA!
Complimenti, don Pietro!
Ernesto Miragoli

Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (1) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Pretisposati si' grazie!

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info