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www.ildialogo.org Ci stanno scandalizzando da secoli,di Stefania Salomone

Ci stanno scandalizzando da secoli

di Stefania Salomone

Un commento alla dichiarazione sul celibato di Benedetto XVI in occasione della conclusione dell'anno sacerdotale dello scorso 10 giugno.


Perché sforzarci di trovare argomenti validi a vantaggio dell’abolizione della disciplina del celibato? Bastano le parole del papa a sintetizzare tutto ciò che Gesù non ha mai detto, né desiderato, né auspicato, né vissuto.
Tralascerei qualunque considerazione in merito alla “angelica devozione” che traspare dal tono della domanda … ma non posso tralasciare la chiara idea che in essa si esprime: il sacrificio per il regno futuro.
Solo per fare un esempio: la traduzione italiana dei Vangeli è la sola che riporta l’espressione “in sacrificio” durante l’ultima cena. In tutte le altre lingue queste parole non sono mai state incluse, in quanto inesistenti nell’originale. Già senza di queste il senso dell’Eucaristia è differente, più ampio, inclusivo e, certamente, più gioioso e fraterno, oltre che più vicino al messaggio di Gesù.
Il sacrificio della croce …  chi ha sacrificato chi? Il padre non ha mai inteso sacrificare il figlio, non era nei suoi piani; nessun padre sano di mente pianificherebbe il sacrificio del figlio. E nessun uomo, neanche Gesù stesso, si farebbe uccidere per i peccati di altri. E a che pro? Potremmo obiettivamente chiederci se una persona morta per i nostri peccati non sia morta invano dato che, a quanto mi risulta, non abbiamo smesso di peccare (resta da intendere cos’è il peccato, ma andremmo davvero oltre …).
Cos’è il regno futuro? L’aldilà? Gesù è venuto davvero a parlarci dell’aldilà? La solita interpretazione parziale dell’espressione “Regno di Dio” o “Regno dei cieli” secondo Matteo. In ogni caso secondo loro una cosa è certa “dobbiamo soffrire di qua per stare bene di là”; questo Dio un po’ geloso della nostra felicità è sempre all’agguato …
Veniamo a noi. Insomma questa legge sarebbe stata introdotta, a detta dei sapienti “dottori della Chiesa” per facilitare una perfetta imitazione di Cristo. Anzi, di più, mediante il celibato i preti sarebbero “tirati nell’io di Cristo”, fenomeno soprannaturale che consentirebbe loro di parlare “in persona Christi”.
Poveri noi … anzi, poveri loro! Ma è possibile che non vi rendiate conto di quanto queste parole (e le loro teorie) siano astruse? Hanno creato un esercito di eletti, una schiera di nuovi farisei, “specialmente consacrati”, separati. E in virtù di cosa? Non c’è un passaggio del vangelo e neanche una base storica che consenta di affermare che Gesù intendesse dare vita a tutto questo.
Ed ecco lo “scandalo”, cioè “inciampo”, nel suo senso letterale. Ci stanno scandalizzando da secoli, arrogandosi il diritto di rappresentare (o di incarnare, ancor peggio) colui che non accetterebbe mai di confondersi con loro, perché lui guarda in basso, o meglio è vissuto e vive in basso, fra tutti quelli che non accettano di separarsi dagli altri, soprattutto in nome suo.
L’unico modo per comprendere ed incarnare la divinità di Gesù, cioè la pienezza della sua umanità, è quello di spogliarsi di ogni privilegio, accettando di perdere la propria reputazione mischiandosi con le genti. L’esatto contrario, appunto, di quanto leggiamo nell’articolo.
Ciascuno saprà trarre le proprie conclusioni.
  Stefania Salomone
 
 Di seguito il testo di una delle quattro risposte che Benedetto XVI ha dato ad altrettanti sacerdoti che lo scorso 10 giugno in piazza San Pietro hanno partecipato alla celebrazione conclusiva dell'anno sacerdotale. Il tema di questa risposta riguarda il celibato definito "scandalo" da Benedetto XVI
 
DAL COLLOQUIO DI BENEDETTO XVI CON I SACERDOTI
Roma, Piazza San Pietro, 10 giugno 2010
SULLO "SCANDALO" DEL CELIBATO
D. – Padre Santo, sono don Karol Miklosko e vengo dall’Europa, precisamente dalla Slovacchia, e sono missionario in Russia. Quando celebro la santa messa trovo me stesso e capisco che lì incontro la mia identità e la radice e l’energia del mio ministero. Il sacrificio della croce mi svela il Buon Pastore che dà tutto per il gregge, per ciascuna pecora, e quando dico: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue" dato e versato in sacrificio per voi, allora capisco la bellezza del celibato e dell’obbedienza, che ho liberamente promesso al momento dell’ordinazione. Pur con le naturali difficoltà, il celibato mi sembra ovvio, guardando Cristo, ma mi trovo frastornato nel leggere tante critiche mondane a questo dono. Le chiedo umilmente, Padre Santo, di illuminarci sulla profondità e sul senso autentico del celibato ecclesiastico.
R. – Grazie per le due parti della sua domanda. La prima, dove mostra il fondamento permanente e vitale del nostro celibato; la seconda che mostra tutte le difficoltà nelle quali ci troviamo nel nostro tempo.
Importante è la prima parte, cioè: centro della nostra vita deve realmente essere la celebrazione quotidiana della santa eucaristia; e qui sono centrali le parole della consacrazione: "Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue"; cioè: parliamo "in persona Christi". Cristo ci permette di usare il suo "io", parliamo nell’"io" di Cristo, Cristo ci "tira in sé" e ci permette di unirci, ci unisce con il suo "io". E così, tramite questa azione, questo fatto che egli ci "tira" in se stesso, in modo che il nostro "io" diventa unito al suo, realizza la permanenza, l’unicità del suo sacerdozio; così lui è realmente sempre l’unico sacerdote, e tuttavia molto presente nel mondo, perché "tira" noi in se stesso e così rende presente la sua missione sacerdotale. Questo vuol dire che siamo "tirati" nel Dio di Cristo: è questa unione con il suo "io" che si realizza nelle parole della consacrazione.
Anche nell’"io ti assolvo" – perché nessuno di noi potrebbe assolvere dai peccati – è l’"io" di Cristo, di Dio, che solo può assolvere. Questa unificazione del suo "io" con il nostro implica che siamo "tirati" anche nella sua realtà di Risorto, andiamo avanti verso la vita piena della risurrezione, della quale Gesù parla ai sadducei in Matteo, capitolo 22: è una vita "nuova", nella quale già siamo oltre il matrimonio (cfr. Mt 22, 23-32). È importante che ci lasciamo sempre di nuovo penetrare da questa identificazione dell’"io" di Cristo con noi, da questo essere "tirati fuori" verso il mondo della risurrezione.
In questo senso, il celibato è un’anticipazione. Trascendiamo questo tempo e andiamo avanti, e così "tiriamo" noi stessi e il nostro tempo verso il mondo della risurrezione, verso la novità di Cristo, verso la nuova e vera vita. Quindi, il celibato è un’anticipazione resa possibile dalla grazia del Signore che ci "tira" a sé verso il mondo della risurrezione; ci invita sempre di nuovo a trascendere noi stessi, questo presente, verso il vero presente del futuro, che diventa presente oggi.
E qui siamo a un punto molto importante. Un grande problema della cristianità del mondo di oggi è che non si pensa più al futuro di Dio: sembra sufficiente solo il presente di questo mondo. Vogliamo avere solo questo mondo, vivere solo in questo mondo. Così chiudiamo le porte alla vera grandezza della nostra esistenza. Il senso del celibato come anticipazione del futuro è proprio aprire queste porte, rendere più grande il mondo, mostrare la realtà del futuro che va vissuto da noi già come presente. Vivere, quindi, così in una testimonianza della fede: crediamo realmente che Dio c’è, che Dio c’entra nella mia vita, che posso fondare la mia vita su Cristo, sulla vita futura.
 
E conosciamo adesso le critiche mondane delle quali lei ha parlato. È vero che per il mondo agnostico, il mondo in cui Dio non c’entra, il celibato è un grande scandalo, perché mostra proprio che Dio è considerato e vissuto come realtà. Con la vita escatologica del celibato, il mondo futuro di Dio entra nelle realtà del nostro tempo. E questo dovrebbe scomparire!
In un certo senso, può sorprendere questa critica permanente contro il celibato, in un tempo nel quale diventa sempre più di moda non sposarsi. Ma questo non sposarsi è una cosa totalmente, fondamentalmente diversa dal celibato, perché il non sposarsi è basato sulla volontà di vivere solo per se stessi, di non accettare alcun vincolo definitivo, di avere la vita in ogni momento in una piena autonomia, decidere in ogni momento come fare, cosa prendere dalla vita; e quindi un "no" al vincolo, un "no" alla definitività, un avere la vita solo per se stessi. Mentre il celibato è proprio il contrario: è un "sì" definitivo, è un lasciarsi prendere in mano da Dio, darsi nelle mani del Signore, nel suo "io", e quindi è un atto di fedeltà e di fiducia, un atto che suppone anche la fedeltà del matrimonio; è proprio il contrario di questo "no", di questa autonomia che non vuole obbligarsi, che non vuole entrare in un vincolo; è proprio il "sì" definitivo che suppone, conferma il "sì" definitivo del matrimonio. E questo matrimonio è la forma biblica, la forma naturale dell’essere uomo e donna, fondamento della grande cultura cristiana, di grandi culture del mondo. E se scompare questo, andrà distrutta la radice della nostra cultura.
Perciò il celibato conferma il "sì" del matrimonio con il suo "sì" al mondo futuro, e così vogliamo andare avanti e rendere presente questo scandalo di una fede che pone tutta l’esistenza su Dio. Sappiamo che accanto a questo grande scandalo, che il mondo non vuole vedere, ci sono anche gli scandali secondari delle nostre insufficienze, dei nostri peccati, che oscurano il vero e grande scandalo, e fanno pensare: "Ma non vivono realmente sul fondamento di Dio". Ma c’è tanta fedeltà! Il celibato, proprio le critiche lo mostrano, è un grande segno della fede, della presenza di Dio nel mondo. Preghiamo il Signore perché ci aiuti a renderci liberi dagli scandali secondari, perché renda presente il grande scandalo della nostra fede: la fiducia, la forza della nostra vita, che si fonda in Dio e in Cristo Gesù!
 
 
 


Martedì 15 Giugno,2010 Ore: 23:35
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
Federico La Sala Milano 16/6/2010 10.23
Titolo:QUANTI SACRIFICI.... UNA CATENA DI MONTAGGIO A PIENO REGIME!!!
QUANTI SACRIFICI.... UNA CATENA DI MONTAGGIO A PIENO REGIME!!!


Cara Stefania

Ci stanno scandalizzando da secoli!!! Condivido e sottoscrivo a pieno il tuo intervento e la tua riflessione. Purtroppo, la gerarchia della Chiesa cattolico-romana (e non solo!) da duemila e più anni è talmente presa a fare sacrifici (una catena di montaggio a pieno regime), che non riesce a capire più nulla, né a distinguere il giorno dalla notte.


Sul tema, cfr. sul sito, Con Wojtyla, oltre (2000): un consiglio al nuovo Papa(2005)

http://www.ildialogo.org/filosofia/unconsiglionp13042005.htm.

L’articolo fa parte di un libricino che è in Vaticano già dal’epoca di Giovanni Paolo II e che, come vedi qui dal titolo, avevo ripreso dopo la morte di Giovanni Paolo II e prima della nomina di Benedetto XVI.

Su “ RATZINGER, PAPA: CHE POSSIAMO ATTENDERCI?”, cfr. la nota del 21 aprile 2005, cfr.

http://www.ildialogo.org/filosofia/paparatzcosa21042005.htm

Che dire e che fare?

Ciascuno tragga le proprie conclusioni!!!

M. saluti e buon-lavoro!!!

Federico La Sala
Autore Città Giorno Ora
daniele bettenzoli varese 13/10/2010 18.49
Titolo:
potete darmi un cenno se col mio vecchio pc sono riuscito a farvi pervenire poco fa il mio commento circa preti sposati - artic. di Giugno di Salomone. ? Grazie

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