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www.ildialogo.org IL MINISTERO ORDINATO, TRA ASPIRAZIONE AL REGNO E PRIVILEGIO DI "CASTA".,da Adista Notizie n. 21 del 13/03/2010

IL MINISTERO ORDINATO, TRA ASPIRAZIONE AL REGNO E PRIVILEGIO DI "CASTA".

da Adista Notizie n. 21 del 13/03/2010

UN NUMERO DI "CONCILIUM"


35491. ROMA-ADISTA. La comprensione, e la concreta attuazione, dei ministeri nella Chiesa romana oggi è uno dei banchi di prova sui quali si misura la fioritura del Vaticano II o, al contrario, lo svuotamento del Concilio, se dovesse prevalere un'interpretazione che da una parte esaspera il ruolo della "casta" sacerdotale e, dall'altra, impedisce alle donne la piena partecipazione a tutti i ministeri ecclesiali. Si potrebbe forse indicare così il filo rosso che lega molti - variegati, e teologicamente e biblicamente sfumati - interventi che, sul primo numero del 2010 di Concilium, riflettono appunto su "I ministeri nella Chiesa (cattolica) oggi". Per ragioni di spazio, qui riportiamo solo due della dozzina di voci apparse sulla rivista internazionale di teologia.
Il fascicolo si apre con un articolo di Jon Sobrino, teologo della Liberazione, gesuita, spagnolo, da decenni in Salvador, dove fu amico di mons. Oscar Romero, inquisito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede che, in una Notificazione del 26 novembre 2006, dichiarava: "Alcune proposizioni contenute nei suoi scritti non risultano conformi con la dottrina della Chiesa". Il suo intervento è intitolato L'essenziale di ogni ministero: servizio ai poveri e alle vittime in un mondo Nord-Sud. "Il mondo - egli scrive, citando un altro teologo, José Comblin - si divide in oppressi e oppressori: due mondi distinti e antagonisti, la cui distanza crudele e opposizione ingiusta sono in aumento. Questo dato non può rimanere nascosto e pone un'esigenza fondamentale al ministero. Tuttavia il tema Nord-Sud, che è senza dubbio presente nella dottrina sociale [cattolica], non suole esserlo altrettanto nella discussione teologica sul ministero". E, per una adeguata comprensione del ministero oggi, ribadisce Sobrino, è bene porsi dal punto di vista del Sud del mondo: "Dal Sud, io penso, si percepisce meglio come deve essere ogni ministero in ciò che è fondamentale. Si scopre più velocemente che deve essere incarnato tra poveri e vittime, pieno di compassione per favorire la vita, di profezia per mascherare l'ingiustizia, di speranza che i poveri abbiano vita e che alle vittime vengano restituite esistenza, nome e dignità. Il Sud chiede conversione al Nord, lo convoca alla solidarietà e gli offre utopia: il sogno che la famiglia umana - Nord e Sud - sia possibile. Dal Sud si captano cose importanti per il ministero: 'Fuori dai poveri non c'è salvezza', 'il ministero deve essere anche in mano alle donne'. Le quali hanno a loro favore non solo il Nuovo Testamento e la coscienza di diritti umani universali, ma il loro contributo necessario e specifico alla vita e alla Chiesa nel Sud del mondo".
Il ministero fondamentale, prosegue Sobrino, è "costruire il regno in opposizione all'antiregno". Cita Ignacio Ellacuría (uno dei sei compagni gesuiti assassinati nel 1989, a San Salvador, dagli squadroni della morte): "La principale realizzazione possibile del regno di Dio nella storia è ciò che debbono prefiggersi i veri seguaci di Gesù". E commenta: "Debbono fare questo anche coloro che esercitano il ministero. Tuttavia, per secoli, né i concili né il magistero né la cristologia hanno preso in considerazione, né hanno ben compreso, il regno di Dio. La teologia europea lo ha scoperto da un secolo, e la Teologia della Liberazione gli ha dato un posto centrale, insistendo sui suoi destinatari primari: i poveri. (un tempo) si era soliti pensare che il regno di Dio fosse il matteano [dal vangelo di Matteo] regno dei cieli". "S'è anche pensato che il regno fosse la Chiesa. Oggi non si parla più in questi termini, e la Chiesa istituzionale passa per molte metamorfosi. Ma la tentazione persiste. La Chiesa ufficiale cerca onnipresenza socio-politica e mediatica, ricorrendo a svariate forme di potere per comunicare l'idea che essa è la realtà definitiva, superiore a qualsiasi altra religione e istituzione umana. È una forma di neo-cristianità. In questo contesto il ministero può degenerare a strumento perché la Chiesa, non il regno, sia la realtà ultima".

Da parte sua, María Clara Bingemer afferma che, con la costituzione dogmatica Lumen gentium, il Vaticano II ha aperto "una primavera ancora in fioritura", caratterizzata però da esitazioni e ritardi nel superamento, a proposito dei ministeri, della contrapposizione clero/laici. E, come segno promettente, la teologa brasiliana vede la grande crescita, nell'America Latina nel complesso, e in Brasile in particolare, delle Comunità ecclesiali di base (Ceb); ed evidenzia, anche, un grave ed irrisolto problema emergente per la pastorale quotidiana: "Già prima che si riunisse Aparecida [la V Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano, svoltasi nel maggio 2007 nella cittadina brasiliana], la Conferenza episcopale brasiliana aveva dato l'allarme sulla situazione dei fedeli cattolici nel cosiddetto 'maggior Paese cattolico del mondo'. Aveva richiamato l'attenzione sul fatto che più del 70% dei cattolici brasiliani non aveva accesso all'eucaristia. Per questo, dato l'elevato numero di comunità che si radunano settimanalmente attorno alla Parola ma non possono celebrare l'eucaristia, i vescovi affermano che sarebbe urgente una revisione della disciplina relativa al ministero ordinato e così garantire la pienezza della vita sacramentale a tutte le comunità".
"La Conferenza episcopale brasiliana - prosegue la Bingemer -, nelle osservazioni inviate al documento di partecipazione della V Conferenza generale di Aparecida, affronta coraggiosamente il problema e propone soluzioni audaci e interessanti. Afferma, per esempio, che se è vero che 'la Chiesa fa l'eucaristia e l'eucaristia fa la Chiesa', il fatto che più del 70% dei cattolici brasiliani non abbia la possibilità di celebrare l'eucaristia la domenica significa che essi sono privati di un'importante dimensione della loro ecclesialità. E suggerisce, allora, che venga ripensata la questione della ecclesialità laicale e della possibilità di ripresa del ministero da parte dei sacerdoti sposati. Il documento di Aparecida raccoglie il problema, ma non la soluzione. Al n. 253 dice che quanti non hanno la possibilità di celebrare l'eucaristia la domenica procurino di partecipare devotamente a celebrazioni della Parola e preghino per le vocazioni sacerdotali. Il documento mostra, dunque, che il cammino di superamento di questo tipo di problemi è ancora quello tradizionale e che la Chiesa non intende introdurre alcuna novità significativa nell'esame di tale questione e nella ricerca di una soluzione". (luigi sandri)
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da Adista Notizie n. 21 del 13/03/2010


Marted́ 09 Marzo,2010 Ore: 14:50
 
 
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