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www.ildialogo.org UN VANGELO DI CARNE IN UNA CHIESA DI CARTONE?,a cura di Carlo Castellini

UN VANGELO DI CARNE IN UNA CHIESA DI CARTONE?

a cura di Carlo Castellini

Intervista-dialogo sulla chiesa ad Ernesto Miragoli


1. Dove sta andando la Chiesa oggi? Cosa vedi in essa di particolare? Un intimidito “pusillus grex” o una massa amorfa senza pastori? Alla ricerca di nuove idoli da adorare o tesa alla volta della sua Terra Promessa?

Penso che la Chiesa di Cristo sia guidata dallo Spirito e quindi vada dove lo Spirito la conduce. Non siamo un intimidito pusillus grex, ma popolo di Dio che cammina lungo le strade della storia e del mondo. I Pastori fanno parte di questo popolo, ma non basta a loro essere parte di un popolo: pretendono di governarlo secondo schemi e leggi che si sono confezionati a proprio uso e consumo e che cambiano nei loro sacri palazzi quando e come loro aggrada. La Chiesa di Cristo non sono SOLO loro, siamo il popolo dei battezzati in cui ci sono ANCHE loro. Il vero problema è che il popolo dei battezzati si sente dipendente dai Pastori e questi fanno il bello ed il cattivo tempo: stabiliscono leggi morali, definiscono dogmi, puniscono e gratificano, quasi mai condividendo il cammino col gregge loro affidato. Ma è il gregge che consente al Pastore di essere despota. Se il gregge imparasse a dissentire ed a chiedere di essere coinvolto nel percorso spirituale e temporale dell’annuncio evangelico e delle scelte pastorali, avremmo davvero una chiesa viva, presente nella storia come testimone di un messaggio nuovo anche se vecchio di oltre 20 secoli e non avremmo papi e vescovi che si mascherano con incomprensibili paludamenti che compiono riti quasi magici ai quali il popolo assiste pago d’aver offerto il tributo al sacro. Un sacro che sente lontano e che è tutt’altra cosa rispetto alla propria vita quotidiana.

2. Una prima cosa che colpisce, non è una novità, è lo scisma silenzioso delle coppie e in parte anche delle famiglie; oppure lo scisma silenzioso delle masse cattoliche dalle loro gerarchie. Quali possono essere le chiavi di lettura di questo fenomeno che si presenta come irreversibile?

La dicotomia che molti avvertono drammaticamente fra quel che si predica e quel che si vive, fra il proprio prete o vescovo e la propria quotidianità, non è una novità di questi tempi. Anche in tempi addietro il prete era un uomo sacro che stava relegato fra canonica, chiesa e sagrestia e che veniva interpellato per siglare momenti di passaggio della vita sociale: battesimi, matrimoni, viatico, unzione dei malati, funerali… Il vero problema è che a tutti (o a moltissimi) stava e sta bene così: il sacerdote viva nel tempio e noi viviamo fuori la nostra vita. Questo fenomeno potrà sembrare irreversibile, ma in realtà non lo è: sarebbe sufficiente che il prete scendesse dall’altare e il popolo non si scandalizzasse se va a lavorare, se ha una moglie, ecc.ecc. Se tutti cominciassimo a riflettere su questo modo di essere uomini del sacro al servizio dei fratelli, la dicotomia fra gli uomini del sacro ed i fratelli sarebbe già risolta da tempo.

Molto diverso è il discorso dello scisma silenzioso delle coppie e delle famiglie. Questo sì che sembra un fenomeno irreversibile e trovare una chiave di lettura richiede una spiegazione che non può essere esaurita in quattro righe di un’intervista. Sarò sintetico: lo scisma che si consuma fra la coppia o fra le persone che compongono un nucleo famigliare deriva da formazioni troppo superficiale e da troppo consumismo.

3. Prendiamo lo scisma silenzioso delle coppie: che senso ha oggi come ieri scrivere un'enciclica che la maggior parte dei fedeli non ha letto o difficilmente legge; non vogliamo essere precipitosi e superficiali, ma spesso la morale esposta si riduce spesso a regole, o a distinzioni etiche e teologiche, di esperti, che non toccano la vita intima delle persone. Pensiamo all'HUMANAE VITAE: quanti cristiani l'hanno letta? E' solo questione di linguaggio di chi parla? Di contenuti incomprensibili? O sordità sottile di chi non vuole capire?

Le coppie cattoliche che silenziosamente prendono le distanze dalle posizioni morali proclamate dalla gerarchia possono farlo per molti motivi. I più comuni sono quelli a cui ho fatto cenno sopra, altri motivi sono più profondi e rimettono in discussione un senso di appartenenza ad una comunità che sentono estranea alla propria vera e contingente esperienza quotidiana. Il problema è capire se le distanze si prendono solo perché la gerarchia pretende di regolare la vita sessuale o se vi sono altre ragioni. Mi spiego: se una coppia si sente lontana dalla chiesa perché il prete non l’assolve quando accusa di usare il preservativo, il coito interrotto o altri metodi contraccettivi, mi pare che il motivo sia poco consistente. Un cattolico adulto sa come comportarsi (posto che sia davvero cattolico e davvero adulto!). Se le prese di distanza sono dovute al fatto che mai e poi mai il proprio sacerdote o membri della propria comunità cristiana condividono la vita di quella coppia, i suoi problemi, la crescita dei figli, le difficoltà inerenti alla perdita di un posto di lavoro, al mobbing ecc., allora capisco meglio le ragioni di una disaffezione verso quella comunità cristiana in cui si sono trovati a vivere. Ma vorrei anche dire che gettano il bambino con l’acqua sporca. Il messaggio evangelico può essere vissuto sia come coppia, sia in altra comunità cristiana. Per quanto riguarda l’Humanae vitae: ecco un caso di condivisione. Non si capisce? Quale proposta migliore per la prossima catechesi quaresimale? Si parla col parroco, si chiede di approfondire questo documento pontificio e di condividere con altri osservazioni, criticità…

4. A questo proposito: perchè teologi moralisti di grande livello, non solo preparati per scienza, ma evangelici perchè attenti ai problemi umani, vengono sempre visti con sospetto dalle gerarchie? Il caso di Leandro Rossi, Ambrogio Valsecchi, Giannino Piana, Luigi Sartori e tanti altri? Ma non si accorge la Chiesa che i laici annusano l'aria e poi si costruiscono una loro morale, che non è quella dell' “Usa e getta”, ma qualcosa di più profondo, la ricerca di uno stile, che non è peccato ma ricco di profondo rispetto e ricerca di un Dio che loro non sono stati capaci di trasmettere?

Hai citato persone di alto livello culturale e spirituale. La gerarchia (non la Chiesa) li ha emarginati perché, pensando con il proprio cervello, queste persone minavano le sicurezze apodittiche (e quindi il potere) di gerarchi e vassalli. Un po’ anche loro ci avranno messo la propria parte respingendo inviti al dialogo o chiudendosi a riccio verso quel mondo definito comodamente di “destra” per frequentare l’altro mondo ecclesiale di “sinistra” più disposto ad ascoltare ed applaudire. Ci sono sempre stati piccoli scismi. Pensa a Rosmini, don Milani, don Mazzolari…

Ho qualche dubbio sul fatto che i laici si costruiscano una propria morale. Non dubito che ve ne siano, ma dubito che siano molti. La mia sensazione è che la maggior parte di coloro che si definiscono cattolici, siano tiepidi soggetti di un mondo perbenista che s’è creato gli ingredienti per campare: battesimo, cresima, eucaristia, matrimonio, funerale, messa a Natale, Pasqua, Ognissanti e Assunta, offerta al prete per la benedizione delle case, posti riservati se per caso c’è il papa da qualche parte lì vicino e, per il resto, la vita è un’altra cosa: imbrogliare sul lavoro, evadere un po’ di tasse, una scappatella con il collega o la collega…

5. A questo proposito a distanza di tempo: che cosa pensi della crisi della confessione? Quella dei tre “paternostri”? E del fatto che tanti non hanno voglia di confidare ad un prete i loro peccati che magari non ritengono tali? E preferiscono magari confidarsi con uno psicologo o psicoterapeuta, o con un amico intimo? Cosa dire? E cosa pensare?

La crisi del sacramento della Penitenza è da ricondursi alla crisi di cui soffre il mondo “sacramentale” in generale. Oggi i segni della Grazia non sono più avvertiti come importanti perché altri segni catalizzano l’attenzione dell’uomo che si sente rigenerato da esseri o entità meno trascendenti del Dio di Cristo, ma più appaganti. Dicevo prima che certi sacramenti come quelli dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Confermazione, Eucaristia) sono considerati dai più come riti di passaggio che come autentici momenti di una vita di fede. Di questo somma colpa hanno i Pastori che tacitamente avallano questo modo di sentire risolvendo il problema o facendo temporanea e ristretta formazione dei soggetti sacramentali o posticipando il conferimento del sacramento stesso (ad es. la Confermazione). La crisi del sacramento della Penitenza ha un’aggravante: la perdita del senso del peccato. Che cosa è peccato, oggi? E’ peccato tradire la moglie o il marito? Ma se non c’è fiction televisiva che manchi di proporre simili situazioni! E’ peccato mentire? Ma se ogni giorno vengono proposti come modelli di vita soggetti menzogneri! E’ peccato rubare? Potrei continuare in mille esemplificazioni di stili di vita distorti rispetto al valore di vivere il messaggio evangelico che non sono più ritenuti immorali. Ti dirò che ho ascoltato moltissime confessioni e non ho mai, ma proprio mai sentito nessuno che si accusasse di non aver amato gli altri e Dio. Ti rendi conto? Il vero peccato è la mancanza d’amore, ma nessuno mai si sente in colpa se critica un fratello, se prende le distanze da un collega, se non prega ogni giorno, se non medita la parola di Dio cercando di farne programma di vita, se trascura la propria famiglia per frequentazioni inutili e spesso effimere!

Anche qui: i Pastori ci hanno messo del loro! Cosa significa :”Confessarsi almeno una volta all’anno e comunicarsi almeno a Pasqua”? Da quando in qua un rapporto vero, autentico, interessante si espleta come un dovere? L’etica giuridica minimalista ha fatto premio sull’etica dell’amore gratuito.

6. A proposito di lettura di documenti: ma quanti leggono le encicliche del papa? Le lettere pastorali del vescovo della propria diocesi? Siamo sinceri: quasi nessuno. Forse pochi addetti ai lavori. Mi sbaglio?

Potrei risponderti come sopra. Sì, nessuno legge i documenti, ma anche perché se ne sfornano a dozzine e rimangono grida manzoniane. I Pastori si tacitano la coscienza inviando lettere pastorali autocompiacenti ed autoreferenziali: è meglio scrivere e predicare che sporcarsi le mani.

7. Allora riassumendo: osservare, giudicare, e agire dentro la chiesa: quante sono le chiese che convivono nella nostra comunità cristiana? Sono piu' di una. Giancarlo Zizola ne individuava due: una chiesa dalla spiritualità popolare, legata alle tradizioni e alle liturgie, alle devozioni, che non può fare a meno delle Gerarchie, anche se discutibili. E anche una seconda chiesa, più critica, più inserita nel sociale, più laica e cosciente dei propri diritti e dei propri doveri, ma non meno autentica, che fa derivare dall'ascolto della Parola e dalla consumazione dell'eucarestia, e che esige un rapporto più paritario, più democratico, più partecipativo alla costruzione delRegno.

Cosa dici? Due stili di vita che esistono, convivono, ma spesso non si parlano. Manca quel dialogo che auspicava Paolo VI nell'Ecclesiam suam se non erro.

Sì. Paolo VI nell’Ecclesiam suam sembra che parli a se stesso ed alla chiesa gerarchica. Agli inizi del suo pontificato rese pubblica questa grande riflessione-confessione che pochi hanno capito. Quell’enciclica era più rivolta “ad intra” che “ad extra”, ma rimase quasi subito lettera morta. Lo stesso papa, in seguito, si comportò come se quell’enciclica non l’avesse scritta lui e si lasciò preoccupare dalle beghe vaticano-diplomatiche. Qualche grande tentativo lo fece: dialogò con la Russia di Krusciov, i fratelli ortodossi (memorabile il bacio del piede ad Atenagora), con le democrazie fondate sul capitalismo, ma…quasi temette di dialogare con i propri fedeli. Fu il papa che ascoltò Florit piuttosto che Milani, che assecondò Siri piuttosto che i preti operai, che non si spese per i desaparecidos e che fece scendere un doloroso e forse privatamente tormentato silenzio su cattedre teologiche che venivano tagliate ai Kung, ai von Balthasar, ai Bultmann ecc.ecc.

Hai ragione: vi sono due chiese che convivono e che non si parlano.

9. Che cosa potrebbe fare la Chiesa, che non fa, per recuperare sul terreno della credibilità e della fede?

Prima di tutto davanti agli occhi dei credenti ma anche davanti agli uomini di buona volontà che guardano ad essa con attenzione critica. Rinunciare ad alcune ricchezze? A quali privilegi?

Ti ricordo il mio pensiero fisso: la Chiesa siamo noi con i nostri Pastori. A mio avviso non si tratta di recuperare terreno, ma di essere credibili. Non lo siamo mai più stati da secoli! L’apparatik ecclesiale cattolico non è più credibile da quando i gerarchi si sono inciuciati con il potere. Quando faccio qualche conferenza e sono provocato su questo argomento sono solito dire che considero il 313 l’anno dell’abbraccio mortale fra chiesa e stato. Come due scorpioni si sono punti mortalmente reciprocamente costruendo una solidarietà reciproca che li ha portati a vivere per secoli in diffidenza e ad uccidersi lentamente. Noi dobbiamo provocare i Pastori a mollare tutti i concordati in essere. Noi dobbiamo sollecitare riflessioni comuni sulla scelta prioritaria che è quella dei poveri dove, per poveri, non s’intendono solo quelli che non hanno soldi o non hanno da vivere, ma tutti coloro che hanno bisogno di ritrovare un ideale nella vita, di dare un senso alla propria esistenza. Tutti noi abbiamo il dovere di rinunciare ai privilegi piccoli e grandi e di usare delle enormi ricchezze che abbiamo accumulato nei secoli per conservare patrimoni storico-artistici, ma anche per promuovere l’uomo. Basta predicare che in Somalia si muore di fame e di sete! Si prende e ci si attiva concretamente su più fronti: diplomatico, assistenziale…si inviano viveri ed acqua, si manda in Nunzio in mezzo a quella gente, si sollecitano i vescovi ad uscire dai loro palazzi…

10. E' possibile concepire una Chiesa del Vangelo senza lo Stato della Città del Vaticano? La strada di Francesco di Assisi era già irta di difficoltà al momento del suo primo nascere. Non è così?

Secondo me la chiesa del vangelo c’è già e siamo tutti noi, Vaticano compreso. Io penso che il Vaticano debba esistere anche come stato autonomo perché è bene che vi sia un centro di coordinamento di tutte le attività pastorali cattoliche del mondo. Il mio sogno è che in questo Vaticano si incontrino tutte le religioni credenti nel Dio di Cristo, ma, bando ai sogni, è importante che vi sia un centro che sia autonomo da ogni

10. Dal 2001 la Chiesa gerarchica ha rinunciato alla denominazione di SANTA SEDE e si è data un nuovo nome di STATO DELLA CITTA' DEL VATICANO, con regolare costituzione e legge speciale. Che significato può avere per noi profani? Troppo difficile la santità o più manovrabile il concetto di stato?

Hanno cambiato il nome per essere più moderni, ma non la sostanza. Il primo ad essere convinto che il luogo ove sta con tutta la sua organizzazione sia “santo” è il papa stesso e lo erano san Francesco, Lutero, Pietro Valdo e via elencando. Una volta era Corte Pontificia (Paolo VI riformò la cosa con la Regimini Ecclesiae Universae), adesso è Stato della Città del Vaticano, ma la cosa non mi crea problema: un punto organizzativo ed amministrativo ci vuole e deve essere un luogo neutro ed autonomo da ogni compromesso territoriale e civile. Lo Stato Vaticano è una cosa, la Chiesa di Cristo è un’altra. Questa è “mistero” non riconducibile e soprattutto non imprigionabile nelle categorie umane.

11. L'atletico Card. PAUL MARCINKUS, raccomandato di ferro dall'americano Card. SPELLMAN, e accolto subito a Roma, con cattedra e ingresso nello IOR, dal fine diplomatico PAOLO VI, aveva affermato chiaramente che la Chiesa non si può governare con le Ave Maria. Quali sono le coordinate essenziali da tenere presenti per il governo della Chiesa in un mondo secolarizzato come il nostro? Cosa pensi?

Marcinkus era uno spregiudicato uomo di chiesa che mi colpì, quando ero in Vaticano, sia per il suo modo di fare che per le sue frequentazioni (quasi ogni pomeriggio verso le 15 partiva per andare a giocare a golf in uno dei posti esclusivi della capitale) e la sua espressione poco “mistica” ha un fondamento di verità. Il governo temporale della chiesa deve sempre fare i conti con il mondo e non sono proprio convinto che il nostro secolo sia più secolarizzato dei secoli precedenti. Il papa dovrebbe sempre tenere presente che lui ed i vescovi o cardinali a capo dei dicasteri sono NEL mondo, ma non devono essere DEL mondo. Questa è la coordinata essenziale da cui derivano un po’ di cose che elenco a caso: no ai concordati, no ai rapporti finanziari con spregiudicati uomini di affari, no a vendite di cariche ecclesiastiche, no alla ricerca di posti di prestigio, no a manifestazioni di regalità umana (mitre, tiare, gentiluomini di Sua Santità…), no a riservati incontri con potenti che poi sconta il popolo di Dio (un caso eclatante è il rapporto ambiguo con la Cina). Sì a richiami continui al modo evangelico di vivere (es. mettere a disposizione canoniche vuote per ospitare immigrati), sì a dimostrazioni etiche di realizzazioni nella vita di imperativi che si colgono nelle celebrazioni sacramentali come la scelta dei poveri. Il discorso potrebbe continuare, ma forse viene un po’ lungo…

12. Dov'è tanta politica c'è anche ricchezza e potenza, e tanta religione liturgica; ma dove c'è vangelo esiste più fede e più comunità dei fedeli; è troppo semplificatoria questa impostazione?

Assolutamente no. E’ troppo chiara e quindi troppo coinvolgente. Quindi…ti sei risposto da solo.

13. L'impressione è che anche nella chiesa si curi molto la propria immagine mediatica, e tanta politica sotterranea di tipo autoritario, curiale, prettamente vaticano nel senso ambiguo che il termine ricorda. Ma le masse sono diventate più critiche, leggono, pensano e guardano altrove. E' vero oppure no?

Anche qui: assolutamente, sì. Aggettivi come “curiale”, gesuitico” non sono entrati a caso nel gergo comune. Che le masse siano più critiche e guardino altrove, ho qualche dubbio. Il Vaticano con i suoi segreti, i suoi soldi, i suoi paramenti, le sue cerimonie con tutti gli annessi e connessi affascina ancora moltissimi, anche non credenti o non praticanti. La chiesa gerarchica, è triste scriverlo, affascina molto più per quel che non è Vangelo.

14. Sono fioriti in poco tempo libri di indagini e inchieste giornalistiche sui privilegi della casta dei politici, dei sindacati, e degli intoccabili a modo loro. Ma è nata anche una lunga serie di indagini sui peccati nascosti e privilegi della casta sacerdotale: mi sembra che anche qui ci sia molto da tagliare? O tutti gli scandali vengono zittiti dalle varie curie, non solo di quella romana?

Ferme restando le accuse che vengono mosse al clero per il modo con cui ha messo a tacere gravi disordini morali (pedofilia, scandali finanziari), accuse che in parte sono state acclarate in sede giudiziaria, in parte sono in intinere, debbo sinceramente ripetere quel che scrissi anni fa quando il bubbone pedofilia iniziava a scoppiare. Scrissi che non trovavo giusto che le diocesi si riducessero sul lastrico per pagare i peccati dei preti e dei vescovi, ma soprattutto misi l’accento sul fatto che le vittime della pedofilia spuntavano improvvisamente come funghi e misi in guardia alcuni osservatori ricordando che i pirati che fiutano modo per fare denaro ci sono sempre stati e, per costoro, questo avrebbe potuto essere un modo. Vescovi, cardinali e papi sono certamente colpevoli per aver soffocato gravi peccati che non hanno compromesso moralmente solo il peccatore, ma hanno distrutto psicologicamente le vittime costrette ad abusi sessuali e obnubilato fortemente l’immagine della chiesa “mistero” che non è fatta di mandrilli e scimmiette in perenne calore alla ricerca di proibiti ed esclusivi piaceri sessuali, ma è fatta di milioni e milioni di credenti che vivono quotidianamente un annuncio che intendono proporre in testimonianza di vita.

15. GEREMIA, sette secoli prima della nascita di Gesù,elenca almeno quattro categorie responsabili del degrado morale della corruzione e della idolatria che hanno colpito il Regno di Israele di Giuda di allora, costruendo santuari sulle colline di Giuda in onore di Baal e Astarte: capi religiosi, falsi profeti, capi politici e giudici. Una straordinaria analogia con i tempi nostri non credi?

Sì. E se i capi politici ed i giudici hanno colpe, i capi religiosi ed i falsi profeti hanno doppie e triple colpe. Se preferiamo la partita alla messa domenicale, la sciata all’incontro comunitario, l’organizzazione della megamangiata con amici nell’agriturismo al dedicare tempo a chi ha bisogno, forse è perché i profeti non hanno saputo fare bene il proprio mestiere. Anzi…non ci sono proprio stati. E se ci sono stati i capi religiosi hanno fatto di tutto per metterli a tacere (un caso per tutti: don Milani).

16. Quale scena penosa siamo stati costretti a vedere nei giorni di Natale: nella chiesa di Betlemme, cattolici e ortodossi che se le danno di santa ragione e le loro animosità richiedono l'intervento della polizia. Motivo? Non stavano ripulendo il tempio dai cambiavalute, ma stavano litigando tra loro per motivi di confini. Non siamo ancora capaci di superare la questione giuridica dei confini, che in fondo significa attaccamento alla roba, alla proprietà, che ci impedisce di vedere il vero propritario di tutto cio'. Non mi sembra vero. Cosa dici?

Lo scandalo della chiesa della Natività dura da decenni e non c’è modo di venirne a capo perché ogni congregazione ha il suo protettore in Vaticano e nessun papa o cardinale si vuole guastare i rapporti con nessuno. E, secondo me, è questo il vero scandalo! I frati sono povere persone che sanno solo fare beghe fra loro e sono talmente bolsi da non arrivare a riflettere che si guardano in cagnesco per difendere la michetta della propria congregazione. Sono talmente poco cristiani che non riescono a pensare che ogni giorno, quando celebrano l’Eucaristia, stanno ripresentando il mistero più sommo dell’Amore nel centro che la tradizione attribuisce alla nascita dell’Amore e nella vita negano scientemente quel che vivono ogni giorno nel mistero. Lo scandalo della chiesa della Natività di Betlemme è il primo di una lunga serie che divide prima i cattolici fra loro (pensa che i soli francescani si dividono in cappuccini, conventuali, minori) e poi i cristiani fra loro. Da decenni dal 18 al 25 febbraio si prega poco convintamente per l’unità dei cristiani e non si fa un passo avanti. Gesù ebbe una sola paura nella sua vita terrena: la mancanza di unità. Pregò quasi angosciato:”Padre che siano una cosa sola come tu sei in me. Essi siano perfetti nell’unità perché il mondo creda che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me”. Il mondo non recepisce il messaggio cristiano perché noi non siamo uniti.

17. Per fortuna questa scena umiliante e penosa è stata controbilanciata da un incontro umano, spirituale e religioso di grande livello: quello di EUGENIO SCALFARI, che fa visita al card. CARLO MARIA MARTINI, degente da tempo a motivo del suo Parkinson in una casa di riposo per gesuiti; due grandi persone di levatura intellettuale e morale, ognuno nel proprio campo. Vecchi amici e conoscenti, rispettosi l'uno dell'altro e nel contempo estimatori, entrambi. Ho letto tutto l'articolo su Repubblica, mi è servito di preparazione al Natale. Mi ha colpito il commiato finale:”Anch'io la penso spesso”, sussurra Martini. E' l'altro che si commuove quasi. Ed ha l'impressione che il cardinale amico, volesse andare oltre...La Chiesa dovrebbe essere di più dentro la modernità; invece dà l'impressione di voler mettere il cappello cattolico su tutto. Mi sbaglio?

Non credo che l’intervista di Scalfari a Martini sia il contrappeso perfetto allo scandalo della divisione: è un contributo importante e positivo. Sono convinto che due “grandi vecchi” alla fine della vita vedano le cose con prospettive diverse da quanto possa vedere chi è ancora “sul pezzo”. E’ vero che la gerarchia (non la chiesa) ama mettere il proprio cappello su tutto, ma questo, in fondo, a me non dispiace. Penso che tutto quello che sia del mondo debba essere recepito, studiato, compreso per essere “santificato” perché per me, cattolico, il punto omega dell’universo di cui parlava Tehillard de Chardin è l’ontologia del mio essere cattolico. Mi discosto quando l’interpretazione della modernità diventa giudizio quasi manicheo: una cosa sfugge alle codifiche della morale e, per questo, è male. Nella storia abbiamo commesso molti errori in tal senso. I casi più famosi sono quelli di Galileo e dell’Inquisizione, ma ve ne sono altri. Don Alberione e don Bosco soffrirono perché i loro vescovi non capivano il loro impegno nei mass media. Padre Taddei – gesuita che fu mio maestro in comunicazione – fu messo un poco ai margini. Padre Martina – gesuita, storico, appena deceduto – ebbe qualche guaio per i criteri interpretativi che suggeriva in campo storico. Padre Sorge lasciò l’incarico di Direttore della Civiltà Cattolica e, assieme a padre Pintacuda, ebbe qualche divergenza per l’interpretazione socio culturale che diedero al mondo della chiesa italiana dopo il convegno “Evangelizzazione e Promozione umana”. Ma si può continuare con Boff, Balasurya ecc.ecc.

18. FERDINANDO CAMON afferma con convinzione che in Vaticano vive ancora l'unica monarchia assoluta su questo tema quella del romano pontefice, perchè in questa istituzione umana non vi sono diritti, ma solo doveri. E quindi un cittadino non si può difendere. Esagerazioni? O visioni parziali dettate da laicismo preconcetto?

Conosco poco Camon (lessi a suo tempo il romanzo “Il quinto stato”). E’ vero che il papa è un monarca. Che sia l’unico monarca assoluto, ho qualche dubbio perché credo che se ci addentriamo a studiare i sistemi politici di certi paesi africani o asiatici, troviamo monarchie assolute e dispotiche molto più di quella pontificia. Ma dov’è il problema? Perché il Vaticano dovrebbe essere una democrazia? Come fa ad essere una democrazia quando il papa viene eletto dal club ristretto più esclusivo e mondiale della storia e più affascinante che ci sia? Prova a togliere al mondo il rito della morte del pontefice, i novendiali, il conclave, le fumate nere, i gossip su chi prende più voti… e poi vedrai che succede! A me non importa molto che il papa sia un monarca nel suo stato. Mi importa che non sia monocratico quando si tratta di verità di fede e di morale. Mi importa che ascolti i fedeli quando intendono collaborare con lui per la migliore riuscita dell’annuncio evangelico. Ed è qui che mi arrabbio! La gerarchia è una contraddizione vivente in tutto! Ha la pretesa di dire l’ultima parola su tutto o di non dirla proprio. Ti faccio un esempio. Citando il codice di diritto canonico che prevede che i fedeli contribuiscano con la parola e lo scritto al bene della chiesa aiutando i Pastori nella missione pastorale, ho scritto ogni dove su un solo argomento: il celibato facoltativo del clero. Sarei bugiardo se dicessi che sono sempre stato snobbato, ma devo confessare la mia delusione: chi mi risponde si tiene sul vago, se mi dà ragione poi enumera dei distinguo risibili e, in ogni caso, nessuno coglie la mia proposta di costituire una commissione paritetica per studiare assieme il problema. Qualcuno – retrivo, retrogrado, gretto, bacchettone, ecc.ecc. – dice un bel NO e…Roma locuta, causa finita. Qui mi arrabbio perché allora non si codifica nel diritto quel che non si pratica nella realtà. Ipocriti!

19. Perchè la Chiesa in questi anni ha perso tanti punti di credibilità, presso la gente comune, presso i suoi credenti, ma anche presso laici che non sono pregiudizialmente ostili ad essa, ma guardano con attenzione alle sue esplicitazioni ma anche ai suoi comportamenti. In attesa anche di risposte più credibili?

Perché è saccente ed autoreferenziale. La gerarchia non sa ascoltare perché non è stata educata all’ascolto, ma solo al comando. Dal parroco del paesino più sperduto del mondo fino al papa, la formazione seminaristica ha forgiato il prete ad essere uomo di potere, con convinzioni uniche, certe e tetragone che non ammettono repliche. Se un prete o un vescovo si mettono a sedere in circolo sanno di doversi mettere in discussione. E non lo fanno. Non lo fanno perché non sono capaci di ascoltare, rielaborare, condividere, lasciarsi interpellare anche duramente. La gente non ne può più di queste cose. Nel nostro mondo siamo abituati a discutere un progetto, a rielaborarlo e a cambiarlo se non va bene. I gerarchi cattolici (ed anche i politici) no.

20.Gli affari economici ed i soldi di cui dispone questo piccolo ma potente stato della città del Vaticano, non sono espressione di francescana povertà, ma un chiaro segno di immersione nel mondo di Mammona, come ci ricorda con fanatica e ossessiva costanza il nostro FEDERICO LA SALA. E' ipotizzabile oggi una Chiesa senza lo Stato della città del Vaticano?

Devo risponderti come sopra. Secondo me la chiesa mistero è una cosa e lo stato della chiesa è un’altra. Ma non vorrei ripetermi.

21.Hai gridato allo scandalo per la pratica incomprensione mostrata nei tuoi confronti dal tuo vescovo Mons.Diego Coletti: non ti ha nemmeno interpellato a riguardo di una tua eventuale disponibilità a riprendere certe attività in diocesi, che potrebbero essere condotte da preti e da suore sposate. Più che da buon pastore si è comportato da politico. Non conosce le sue pecore come il Buon Pastore dovrebbe?

Beh…non ho gridato allo scandalo, ma mi sono arrabbiato per il modo con cui ha presentato la cooptazione di laici alla guida pastorale di parrocchie. Non ce l’ho con i laici e, forse, il gesto di Coletti può essere profetico. Dico solo che avrebbe potuto pensare ad una “forza lavoro” che c’è già e che potrebbe essere disponibile. Non l’ha fatto perché non ci ha pensato. Un prete che si sposa cessa di essere pecorella del gregge di un vescovo. E’ amaro scriverlo, ma è così. Coletti, poi, mi sembra un po’ un chiacchierone: si presenta bene, è brillante, ma sotto,sotto non è poi quel che appare.

22.La vena prolifica di un giornalismo di indagine e di inchiesta ha dato vita ad una caterva di libri su varie caste e lobbies che condizionano le scelte del nostro paese. Nemmeno la Chiesa, come è giusto che sia, è stata risparmiata. Chi cerca delle soluzioni a problemi veri, viene emarginato ed escluso. Pensiamo alla vicenda personale di FRANCO BARBERO. La sua può essere giudicata una fuga nel futuro? O potrebbe diventare col tempo un segno di profezia? Se Dio è amore e gioia, come non possono essere amore e gioia anche i rapporti tra omosessuali e lesbiche? Cosa dicono la Bibbia e la Teologia?

Sintetizzare una risposta a questa domanda è un po’ difficile.

23.Le edizioni vaticane hanno esaltato l'edizione del GESU' DI NAZARETH”, di Papa Ratzinger, che sta per giungere al terzo volume. Trecentocinquantamila copie solo in Italia; un milione e settecentocinquantamila nel mondo. Non riesco ad avere grande stima di queste edizioni vaticane; la difesa e la propaganda sono d'ufficio. Pregiudizio mediatico ? O qualcosa d'altro? Miopia intellettuale? Scarso appeal da parte dello scrivente? Perchè certe cose dette da cardinale le ha dovute smentire da papa? Quali sono i pesanti condizionamenti dei cardinali di curia?

Le edizioni vaticane fanno il loro mestiere di businnes. Anche Bruno Vespa quando scrive i suoi inutili libri, trova La Nuova Eri che glieli propaganda nel mondo. Businnes ist businnes, si dice in gergo commerciale. L’appeal di papa Ratzinger è molto alto. Sa scrivere e scrive concettualmente bene e chiaro. Ci sono cose che disse da teologo ed anche da cardinale che non smentisce da papa, ma che molto diplomaticamente accantona. Del resto…è il ruolo che ha accettato di svolgere che lo condiziona. Non so come si trovi da papa e non credo che abbia voluto la cattedra di Pietro perché mi sembra un uomo poco arrampicatore. E’ certo che un papa non può arrivare dappertutto e si deve fidare molto della curia romana, un apparato creato apposta per aiutarlo. Se gli uomini di questo apparato non sono intellettualmente onesti, è evidente che il papa è fregato e ci mette moltissimo ad accorgersene, forse non riuscirà neppure a rendersi conto che gli passano le informazioni che vogliono loro. Ogni sera, per esempio, la segreteria di stato redige una sintesi di notizie che ritiene importanti accadute in tutto il mondo che passa al papa. Il tutto doveva (adesso non so come siano le cose) essere condensato in tre fogli al massimo. E’ chiaro che il redattore ci mette del suo dando maggiore enfasi ad una notizia piuttosto che ad un’altra. Altro esempio: il segretario di stato è l’unico che è ricevuto ogni giorno dal papa e che può recarsi senza appuntamento. Tutti gli altri, cardinali di curia compresi, o hanno un appuntamento fisso mensile o lo devono prendere. Se, per esempio, a mons. Georg sta sul piloro qualcuno, è chiaro che rimanderà l’appuntamento sine die e il papa, su una notizia magari importante, non sarà aggiornato. Allora cominciano i modi per arrivare al papa: si va dall’amico cardinale che si sa andrà in udienza il giorno tale, ci si rivolge all’altro segretario, ecc.ecc. mettendo in atto meschini movimenti di palazzo che fanno sorridere di compassione.

24. Hai espresso simpatia verso il suo amico HANS KUNG, che non è inferiore per acume e visioni lungimiranti al suo amico teologo e ora papa; Kung parla in maniera esplicita del fallimento di questo papa e del suo papato. A me non piace maramaldeggiare; ma è chiara la sua linea di voler ripercorrere senza troppe convinzioni, le stesse strade aperte dal suo predecessore Giovanni Paolo II (Gmg, Assisi, discorsi vari, etc.) di cui riconosce la superiorità almeno comunicativa e mediatica. In questo senso lui perde della sua autenticità. Cosa dici? Magari conosciuto in privato Ratzinger può comunicare un'impressione diversa?

Kung è un grande teologo e sa di poter tener testa al papa non solo perché fu lui a cooptarlo alla facoltà di teologia, ma anche perché per anni intrapresero un percorso comune di studio della teologia e di riforma della chiesa. Ratzinger – lo dice nel suo libro biografico – si discostò ad un certo punto perché ebbe paura delle fughe in avanti. Forse non è nella sua natura essere pioniere. E scelse la facoltà teologica meno effervescente della Germania. In un certo senso fu la sua fortuna perché Faulaber lo portò al Concilio, Paolo VI lo creò arcivescovo di Monaco e Frisinga e poi cardinale e il “santo subito” lo precettò alla Congregazione della Dottrina della Fede. Da cardinale, Ratzinger biasimò convegni come quello di Assisi e hai ragione tu quando dici che adesso li subisce. Non credo che senta il complesso d’inferiorità per quanto riguarda la poca capacità mediatica rispetto al suo predecessore che prima che prete, vescovo, cardinale e papa aveva scelto la carriera di attore (lasciamo perdere lo spessore dei suoi lavori teatrali!). Credo che cerchi di continuare a proprio modo un cammino pastorale che ha respirato essendo accanto al papa per oltre vent’anni. Ratzinger è un mite, è una persona buona, è sempre sereno (almeno per come lo conobbi io). Penso che abbia accettato il pontificato per il senso del dovere che caratterizza ogni cattolico e in particolare il cattolico tedesco bavarese. Non credo che l’abbia cercato e voluto. Da papa mi piace molto.

25. L'edizione di VATICANO SPA, di GIANLUIGI NUZZI, di CHIARELETTERE, ha ottenuto un ottimo successo editoriale, se si tiene conto degli argomenti ma anche dei mezzi a disposizione. Duecentomila copie vendute. Una mole documentaria ragguardevole, di documenti inediti inviati in un archivio segreto della Svizzera, da parte dell'allora mons. RENATO DARDOZZI, dello IOR di Marcinkus, che aveva dato ordine di pubblicazione dopo la sua morte. Una bella ferita contro la Chiesa, inferta non da laicisti incalliti ma da persone che vogliono e lottano per una chiesa diversa. Perché è così difficile parlare chiaro nella comunità cristiana? Perché chi vuole parlare di omossessualità, preti sposati, divorziati, suore sposate, deve crearsi degli spazi fuori dalla comunità? Nella chiesa manca una vera e propria libertà di informazione. In pratica sono altri laici che vengono a dirci e raccontarci i nostri peccati, e a togliere gli scheletri dai nostri armadi. Questo ci rende più fragili e meno credibili: non è così?

Ho letto il libro. Qualche perplessità l’ho avuta, soprattutto nei confronti di mons. Dardozzi che ha aspettato la sua morte per cercare la verità. Non ha avuto il coraggio di denunciare quando era vivo per paura della propria carriera. Un vile.

La seconda parte della domanda mi interessa di più. Chi vuole aiutare questa nostra chiesa intesa come popolo di Dio ad essere attento ai segni dei tempi non trova spazio nella comunità cristiana ufficiale. Non solo non trova udienza presso i Pastori, ma è emarginato dalle parrocchie e dalle comunità perbeniste e benpensanti che cercano solo il quaeta non movere. Alla maggior parte dei cattolici osservanti basta la messa domenicale, far parte del consiglio pastorale, essere considerati dal parroco e conosciuti dal vescovo. Per far questo non devono nuocere, non devono pensare, non devono contestare, non sollevare obiezioni. E’ così che si è formata una chiesa parallela, una comunità di credenti che vive in altro modo la propria fedeltà a Cristo ed al suo Vangelo. Una comunità guardata con sospetto dalle gerarchie e con diffidenza dai baciapile.

Penso che le due comunità possano continuare a vivere e convivere. La prima è paga delle sicurezze che le derivano dall’essere “…giusta, a posto. Paga le decime di tutto ciò che possiede e fa la carità al barbone fuori dalla chiesa”. La seconda è tormentata e profetica, a volte polemica.

La prima ringrazia Dio d’essere nel giusto. La seconda prega Dio d’aiutarla a capire la strada giusta.

Gli argomenti che affronti (omosessualità, sacerdozio uxorato, divorziati risposati) sono troppo importanti per esaurirli in una sintetica risposta.

26. Anche tu sei stato un prete di rilievo nella tua diocesi per quanto attiene la comunicazione, l'informazione, la liturgia, l'arte: ti muovevi nell'ambito della comunità cristiana, ma rappresentavi il punto di vista ufficiale della gerarchia, o avevi spazi tuoi personali, dei quali godi oggi? Quali sono le tue osservazioni in fatto di informazione? Quali possono essere le libertà dei giornalisti di AVVENIRE o dei pubblicisti dell'OSSERVATORE ROMANO? Ma anche degli scrittori di CIVILTA' CATTOLICA?

Andiamo con ordine. Ho avuto la fortuna di poter collaborare da vicino con il vescovo Mons. Teresio Ferraroni che mi ordinò prete nel 1979 e con gli uffici di Curia nei campi che hai descritto, oltre a lavorare per il quotidiano cattolico di Como “L’ordine”. Non avevo il problema di avere miei spazi perché sono sempre stato convinto di quel che facevo. Quando ho cominciato a riflettere su alcuni argomenti che davo per scontati e mi sono accorto che in coscienza dovevo dare risposte diverse da quelle ufficiali, mi sono allontanato.

Per quanto riguarda l’informazione: la chiesa potere ha il potere anche in questo campo. Sa fare informazione e la sa fare bene. Non si contano le radio, i bollettini e i numeri unici parrocchiali: sono il vero sale dell’informazione capillare che nessuno sa fare. Il prete che scrive il bollettino o parla alla radio locale è più persuasivo del Corriere della Sera. Poi vengono i media nazionali ed internazionali. L’Osservatore Romano non è letto, è lettissimo. Tira poche copie? E’ vero! Ma quelle poche copie finiscono nei luoghi giusti e sono lette dalle persone giuste.

Avvenire costa di più di un quotidiano normale, eppure tira quasi 100.000 copie.

SAT 2000, telepadrepio, tele vangelo, radiomaria e radio mater sono media che sono seguitissimi. Ma la chiesa sa fare di più. Ogni domenica non solo la RAI trasmette la messa. Vi sono programmi settimanali di approfondimento dedicati alla chiesa cattolica e guai a chi li tocca!

Non parliamo delle edizioni cattoliche o di area cattolica: dehoniani, paolini, procivitate, il messaggero di S.Antonio, il bollettino salesiano e tutti i bollettini delle varie congregazioni religiose ecc.: sono editrici che sfornano libri e periodici letti e riletti.

La chiesa ufficiale e gerarchica è anche su Internet.

La potenza ecclesiale dei media è enorme.

Di fronte a ciò ci si chiede come mai la chiesa gerarchica sia ancora tanto influente?

Ti faccio un caso solo, l’ultimo. Avrai seguito quel che è successo sulla piéce teatrale di Castellucci.

Era solo una piéce teatrale, condivisibile o meno, ma un momento di cultura come tanti! Si è scatenato il finimondo e sono certo che vi saranno stati cattolici osservanti amanti del teatro che non sono andati a teatro, quella sera a Milano.

Facciamo il caso contrario: proviamo a pensare che Il Corriere, il Giornale, La Stampa e Che tempo che fa stronchino “La bottega dell’orefice” di Karol Woityla (detto fra noi: ci sarebbero argomenti a iosa per farlo). Lascio immaginare le conseguenze.

Vengo a La Civiltà Cattolica. Si sa che l’editoriale deve essere approvato dalla Segreteria di Stato. Adesso c’è un nuovo direttore che è anche mio amico su Facebook. Mi sembra che stia prendendo una piega più “libera”. Ma è presto per giudicare.

27. Quali sono le cose che ti fanno più soffrire nella Chiesa di oggi? Quali sono le cose che vorresti cambiare subito?

Mi fanno soffrire: le pompose ed incomprensibili liturgie; i documenti sfornati a iosa; le dichiarazioni di circostanza e le esortazioni parenetiche (alle quali non segue mai un comportamento fattivo); i concordati; le abili (?) diplomazie bertoniane; le conferenze episcopali asservite a Roma; gli inciuci col potere politico e la finanza; la mancanza di dialogo e l’incapacità di confronto fra tutti i membri del popolo di Dio; il silenzio su crimini come le violenze sui più deboli; l’ottusa e pervicace (e quindi colpevole) chiusura alle provocazioni positive della società cristiana.

Vorrei cambiare subito tutto, ma mi accontento di una cosa: la congregazione del clero e dei vescovi costituisca una commissione paritetica fra preti sposati e suore sposate per riflettere sulla verginità e sul celibato.

28. Come facciamo noi laici ad acquisire una fede adulta di fronte ad una chiesa così ancora bambina e adolescente?

Semplicemente liberandoci dai sensi di colpa che una morale ottusa ci ha creato. Qualche esempio? Eccolo! Se si ritiene che nei rapporti con la propria moglie o marito si debba usare un contraccettivo per impedire la gravidanza…farlo senza sentirsi in colpa. Se si ritiene di prendere le distanze da un brano biblico che narra come Dio volle sterminare gli amaleciti perché nemici del popolo eletto…farlo senza sensi di colpa. Se si ritiene che il prete alla messa abbia commentato il vangelo secondo le sue personali convinzioni…farglielo osservare in camera charitatis. Se si ritiene che si debba privilegiare il lavoro alla domenica perdendo la messa…farlo senza sensi di colpa e trovare altri spazi nella settimana per pregare. Se non si va a ricevere le ceneri o a benedire la gola o a comprare la rosa benedetta di S.Rita, ecc.ecc. ecc.si è cattolici ugualmente.

Questo per quanto riguarda il “negativo”.

In “positivo”: parlare liberamente nei consigli pastorali denunciando scandali finanziari e sociali di cui la chiesa gerarchica è protagonista; scrivere alle riviste, giornali, siti cattolici manifestando le proprie perplessità su argomenti diversi; riprendere riservatamente o pubblicamente un pronunciamento gerarchico che non si condivide…

29. Come si fa a non valorizzare i laici nella Chiesa? Leggo che Pavia ha 23 parrocchie senza parroco. Ma ti rendi conto di quale disorientamento? Ed abbiamo un congruo numero di preti sposati che vorrebbero riprendere la testimonianza del loro sacerdozio, pero' con moglie e figli. E magari abbiamo preti come a Brescia, che dirigono il Bollettino diocesano o il Museo degli oggetti sacri. Ma ammiro molto di più quelli che chiedono di partire per l'Africa! Lascia che i morti seppelliscano i loro morti!

Di parrocchie senza parroco ce ne saranno sempre di più con il rischio che non vada alla malora solo la cura d’anime, ma anche un patrimonio storico-artistico.

Di preti che dirigono bollettini diocesani o musei continueranno ad esserci perché questa chiesa gerarchica si sta avvitando su se stessa credendo di perpetuarsi senza accorgersi che si sta avvelenando.

I preti che partono per l’Africa sono da ammirare, ma non da mitizzare. Predicare il vangelo in questa nostra civiltà che lo snobba per colpa di come in passato è stato predicato, è più difficile. Non ci saranno i disagi organizzativi che si sa che esistono in terra di missione, ma ci sono altri disagi che sono il rifiuto che lo stesso Cristo provò fra i suoi.

30. L'esperienza di Todi e dintorni, mi ricorda vagamente, il TODO MODO di LEONARDO SCIASCIA; andrebbe forse riletto ed aggiornato. Ma questo radunarsi a parte, nei silenzi dei chiostri, sotto la protezione del Card. ANGELO BAGNASCO, mi puzza un po' di bruciato. Le telefonate e gli accordi sono già stati presi prima. Infatti poco dopo vediamo addirittura alcuni di loro eletti ministri......Cosa dire senza essere ipercritici?

In Todo Modo Sciascia manda un messaggio: la verità è evidente, ma bisogna saperla vedere. A Todi stanno cercando una verità che è difficile vedere. Non si sa se sia importante che i cattolici si organizzino in politica o se sia meglio che i cattolici si stemperino nei vari movimenti politici. Il dilemma non si può afferrare per entrambi i corni. In Italia veniamo da un’esperienza politica di oltre 40 anni in cui c’era un partito di ispirazione cristiana che era un punto di riferimento per la gerarchia. Poi non è stato più così. La gerarchia italiana, vecchia e con la DC nel proprio DNA, non ha capito che quell’epoca era finita, ma che con quell’epoca era finito anche il proprio ruolo di condizionamento della politica. Il ruinismo di Ruini ci ha portato alla ruina.

Cattolici da sempre in politica (cito la Bindi e Casini, tanto per fare due nomi) ritengono che la propria vocazione cristiana si possa vivere in politica o stemperandosi in un partito politico (PD) o creando un proprio movimento (UDC).

Io sono convinto da tempo che debba esserci un partito politico in cui i cattolici si debbano riconoscere. Non solo perché ci sono i valori cosiddetti non negoziabili, ma perché lo stile politico evangelico non può riconoscersi in politologie che affondano le proprie radici in movimenti di pensiero che siano diversi da quelli evangelici.

Spiegarmi meglio sarebbe lungo. Devo solo osservare che nella fauna politica attuale non trovo un leader che sia in grado di sviluppare in politico questo pensiero.

31. Lo stesso si dica delle Settimane sociali dei cattolici e dei Convegni ecclesiali di Loreto, di Palermo, e Verona, a che cosa sono veramente addivenute? A che cosa cono servite? Ma quando mai vicino ad una affermazione del Cardinale si sente una affermazione di peso di un laico? Convinto? Avrebbe un peso molto diverso ed una capacità di convinzione enorme. Eppure ai laici resta solo da dire Amen, Alleluia, come ci ha detto più volte il nostro carissimo PAOLO FARINELLA, a cui auguriamo una prontissima guarigione. Tu ora come ti senti come laico?

Forse, laico lo sono sempre stato. Le settimane sociali (fondate dal card.Siri) ed altri convegni ecclesiali a sfondo politico sono riti e non luoghi di dibattito e di crescita. Cioè sono tempo perso. Perché queste realtà siano efficaci occorre che la gerarchia non arrivi come depositaria del verbo, ma si segga in circolo e condivida pensieri, progetti, proposte. Ce lo vedi tu Bagnasco seduto ad ascoltare? Penso che dovrà passarne di tempo prima che la comunità cristiana torni ad essere luogo vivo di crescita e dibattito!

32. Quale potrebbe essere il futuro dei preti sposati in Italia? Sarebbe una grande profezia poterne recuperare molti a servizio delle comunità cristiane, io vedrei un grande rifiorire di iniziative ma anche di maggiore credibilità, senza negare nuovi problemi che si presenterebbero con questa immissione di nuova figura giuridica. Non dici? La tua esperienza personale cosa ti suggerisce? Tu saresti disposto a ritornare prete sposato nella tua diocesi o in altro territorio con la tua famiglia?

Se per futuro dei preti sposati in Italia intendi quelli come me che sono sposati, vedo una sola cosa: lo statu quo. Auspico quello che ho già detto sopra: una commissione paritetica che metta in circolo idee per cambiare il modo di intendere il sacerdozio. La mia esperienza mi suggerisce di continuare ad operare come sto facendo: aiutare preti e donne in crisi e star lontano da congreghe che hanno il sapore del presbiterio all’incontrario. Quanto al ritorno nel ministero: non so se riuscirei ad inserirmi positivamente in questa struttura ecclesiale rispettando le norme ed i dettami. Voglio dire: se dovessi esercitare il ministero attivo dovrei essere un buon soldato che battezza, cresima, sposa, celebra funerali, sacramentalizza, catechizza ecc.ecc. Non che non lo farei, ma lo farei a mio modo, cercando l’autenticità. E questo provocherebbe problemi perché sarei un po’ fuori dagli schemi. Sono sempre più convinto che la mia vocazione sia questa: vivere con la mia famiglia una testimonianza che sia profetica. Lo Spirito provvederà. Noi siamo solo semi che debbono marcire nella terra. Il frutto, se Dio vorrà, ci sarà quando lui vuole.

33. Ma a mio modesto parere le sabbie mobili in cui la Chiesa rischia di sprofondare sono quelle dei DIRITTI UMANI, come ci ricorda il nostro teologo spagnolo JOSE' MARIA CASTILLLO, madrileno, nel suo opuscolo:”LA CHIESA E I DIRITTI UMANI”, di Gabrielli Editore. Abbiamo l'impressione di cercare un VANGELO DI CARNE, DENTRO UN A CHIESA DI CARTONE. Perché siamo diventati così critici con la Chiesa? Abbiamo perso di vista l'Incarnazione?

L’Incarnazione è “farsi carne” (sarks eghèneto, dice Giovanni nel Vangelo), cioè essere fratello di tutti. Molti di noi si sentono fratelli di tutti, ma non tutti. Molti gerarchi e loro lacchè non si sentono di condividere l’umanità nella sua totalità. Molti di noi stanno lontani dalle prostitute, dai carcerati, dai tossici, dagli squilibrati, dai poveri che hanno perso un lavoro, dai ragazzi che sono lontani dalla parrocchia perché non capiscono i nostri riti e le nostre morali…

Molti di noi si spendono a parole per i diritti umani, ma raramente si sporcano le mani per far riconoscere questi diritti.

Forse è giunto il momento in cui non dobbiamo aspettarci nulla da nessuno e darci da fare noi nel nostro piccolo quotidiano. Se siamo testimoni di un Amore più grande nel nostro ambiente di lavoro, nella nostra famiglia, fra la gente che incontriamo e se riusciamo ad investire il nostro poco tempo che ci rimane in gesti di semplice solidarietà e di aiuto, iniziamo un percorso di testimonianza che sarà luce sul moggio. In questi giorni mi torna spesso in mente Charles de Foucauld: non ha fatto null’altro che mettersi al servizio del Vangelo in un mondo strano, diverso, culturalmente ostile…

34. Nei tuoi scritti, consigli spesso gli ipercritici a cercarsi un'altra Chiesa, se questa in cui si trovano è troppo stretta. Non ti sembra di peccare di intransigenza autoritaria? Si capisce bene che tu senza Chiesa non vorresti restare, però, nel contempo, vorresti spingere fuori gli ipercritici. Perchè uno non può esprimere una propria critica, in famiglia o dentro le comunità cristiane, per voler cambiare alcune cose, non perchè vuole più voti e più autorità, o più visibilità. Mi sbaglio? O interpreto male il tuo pensiero?

No, non sbagli. Mi spiace di dare l’impressione di intransigenza, ma penso che le cose vadano cambiate dal di dentro, soffrendo. Sbattere la porta è un gesto molto comodo. Ma poi sei fuori. E da fuori cosa fai? Ti fai la tua chiesuola con i tuoi adepti che ti frequentano e pendono dalle tue labbra? E poi? Poi tu diventi vecchio, i tuoi adepti anche loro, il mondo cambia…e che aiuto hai dato allo Spirito ed ai tuoi fratelli “gnucchi” che sono i Pastori? Nessuno! Ti sei autogratificato e basta! Non è meglio continuare a fare il grillo parlante? Non è meglio continuare a tenere sveglia la guardia su alcuni valori? Non è meglio insistere con chi di dovere perché non s’addormenti sugli allori di una casula dorata e non continui a cercare i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nelle piazze?

A me fa male quando un vescovo o un cardinale non mi rispondono. Mi fa male perché prima di tutto sono maleducati, ma in secondo luogo perché non capiscono che non parlo per mio interesse personale, ma per il bene della chiesa di Cristo. Non ho mai preteso di portare una nuova verità apodittica ed incontrovertibile, ma solo di scambiare modi di vedere e di sentire una pastorale o una visione teologica di un problema. Ma rimango dentro. Per qualcuno potrò essere una serpe in seno, ma il mio morso non sarà mai mortale.

35. STEFANIA SALOMONE, e concludo, che sta svolgendo un egregio lavoro di traduzione ma anche di scoperta di nuove esperienze, che nessuno altrimenti conoscerebbe dentro il mondo cattolico,ma anche fuori, parlando di atteggiamento delle gerarchie, ma anche di vescovi e preti, conosciuti in carne ed ossa, si dice quasi rassegnata, ormai convinta che l'apparato giuridico ma anche i comportamenti, sono così segnati che non vede in futuro una possibilità di cambiamento da parte della chiesa giuridica. Ma lo Spirito soffia dove vuole....?

Stefania è una dura e forse ha detto queste cose in un momento di sconforto come capita a tutti noi.Vedo che continua il suo lavoro polemicamente prezioso e quindi deduco che in cuor suo crede allo Spirito che sa i tempi ed i momenti. Non bisogna mai rassegnarsi: la rassegnazione è segno di rinuncia alla lotta per valori che riteniamo tali e che superano ogni contingenza umana. Se Fleming si fosse rassegnato non avremmo avuto la penicillina. Se papa Giovanni XXIII si fosse rassegnato alla morte quando seppe che aveva un tumore, non avrebbe indetto il Vaticano II. No. La nostra comunità cristiana non ci vuole rassegnati, ma combattivi e disponibili. Ognuno secondo il proprio carisma, carattere, disponibilità.

 

Grazie inifinite della pazienza, disponibilità per me e per i lettori del nostro sito www.ildialogo.org. Mi sono accorto di essermi dilungato. Auguri a te, alla tua famiglia e a tutti i nostri amici redattori e lettori, e grazie per le tue risposte.

(CARLO CASTELLINI DA BRESCIA)



Sabato 11 Febbraio,2012 Ore: 19:13
 
 
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