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www.ildialogo.org Lettera aperta ai vescovi italiani riuniti per la loro assemblea annuale sulla pedofilia del clero,di <strong>NOI SIAMO CHIESA</strong>

Lettera aperta ai vescovi italiani riuniti per la loro assemblea annuale sulla pedofilia del clero

di NOI SIAMO CHIESA

NOI SIAMO CHIESA
Via N. Benino 3 00122 Roma
Via Soperga 36 20127 Milano
Tel. 3331309765 --+39-022664753
E-mail vi.bel@iol.it
Internet: www.noisiamochiesa.org

Cari fratelli vescovi,

fino a quando non affronterete in modo serio e responsabile il problema della pedofilia del clero alla luce dei vostri obblighi davanti, in primo luogo, alle vittime, poi alla vostra coscienza e naturalmente in coerenza col Vangelo?

Fino a quando vi chiuderete a riccio nascondendovi dietro le vostre “Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici” dell’ultima vostra assemblea del maggio 2012 ? Esse non sono neppure coerenti con la “Lettera circolare della Congregazione per la dottrina della fede” del 3.5.2011. Ignorano quanto ha detto l’ex Promotore di giustizia del Sant’Uffizio Mons. Charles Scicluna sulla “cultura del silenzio” praticata nel nostro paese su questo problema da parte del mondo ecclesiastico. Avete affermato che esse erano state preventivamente visionate e informalmente approvate dalla Congregazione ma la procedura di accettazione è ancora aperta e pare che più di un dubbio circoli sui contenuti di tali ‘Linee’.

Fino a quando ignorerete che gli altri episcopati, soprattutto nel Nordeuropa e negli USA, hanno organizzato strutture e metodi di intervento sul problema, mentre qui tutto è lasciato al poco credibile, alla luce dei fatti, “prudente discernimento del vescovo”? Voi vescovi avete tutti (quasi tutti) sempre praticato procedimenti riservati, ed avete esclusa la collaborazione con la giustizia civile. Vi siete presi cura solo del clero e delle ricadute su di esso come se le vittime non facessero parte del Popolo di Dio e per di più non rappresentassero un soggetto molto debole, meritevole di una tutela prioritaria.

Fino a quando continuerete a pensare che questo è un problema che riguarda gli altri paesi e che esso in Italia è di modeste dimensioni, quando invece gli episodi di cronaca dicono ben altro ?

Fino a quando userete norme del codice penale, del Concordato e del codice di diritto canonico ( punto 5 delle vostre “Linee guida”) per proteggere il chierico invece di lasciarlo sempre alla normale giurisdizione penale? Fino a quando avrete come prioritaria preoccupazione quella per l’onore della Chiesa, intesa non come comunità dei credenti ma come corpo sacerdotale? Quando farete riferimento solo a principi di verità e di giustizia nei confronti degli offesi? E che dire della sofferenza di tanti preti che vedono offuscata la loro spesso meritoria opera dal fatto che alcuni loro colleghi sono stati ingiustamente protetti mentre le vittime sono state lasciate a sé stesse?

Abbiamo fatto analisi e proposte (il 31.3.2010), abbiamo chiesto che l’elaborazione delle “Linee guida” fosse fatta con i rappresentanti delle vittime (11.10.2011), vi abbiamo scritto una Lettera aperta il 12.5.2012. Lo abbiamo fatto anche a nome delle vittime e delle loro famiglie e perché da esse sollecitati. Abbiamo chiesto di dialogare. Nessuno ha mai risposto, né in modo diretto né in modo indiretto. Il 22 maggio dell’anno scorso dopo l’emanazione delle “Linee guida” siamo stati costretti ad esprimervi la nostra indignazione per questa ‘non evangelica’ difesa della casta ecclesiastica (al sito www.noisiamochiesa.org potete rileggere il documento che richiama tutte le nostre posizioni).

Ci rivolgiamo infine e in modo particolare ad alcuni fratelli vescovi che sappiamo avere molti dubbi sulle “Linee guida” ma che tacciono in assemblea perché prigionieri da una logica di conformismo e di prudenza. Tale logica non ha alcuna giustificazione: dite la vostra, chiedete che il problema sia riaperto e il modo di affrontarlo ridiscusso. Vi invitiamo anche a prendere, con coraggio, decisioni autonome come ha fatto il Vescovo di Bolzano, è nel vostro diritto, è nel vostro dovere, non diventate corresponsabili !

Fraternamente

NOI SIAMO CHIESA

Roma, 20 maggio 2013




Lunedì 20 Maggio,2013 Ore: 16:24
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
giuseppe castellese altofonte 21/5/2013 15.13
Titolo:Perché attaccare e non discutere?
Cari amici di noi siamo chiesa, vi seguo da parecchio tempo con simpatia e mi scuso anticipatamente per la considerazione che vi risulterà sgradita.
Toni e modalità sferzanti da “concilio di Trento”
Mi sembra, e ve lo dico nella carità, che questa volta nei toni e nella modalità sferzante da “concilio di Trento” (il “fino a quando?” mi rinvia alle invettive-scomuniche papali contro Lutero) mi sembra che avete superato i limiti del rispetto che pure a tutti “i fratelli vescovi” si deve, non soltanto a quei pochi che, sommessamente, ve la filano.
La coscienza come ultimo giudice
Voi non dimostrate anzitutto rispetto per quel principio di coscienza che sbandierate ai quattro venti e che pure sembra neghiate ai vescovi i quali, a mio avviso, fino a che esisterà “la casta” (cioè questo tipo di organizzazione nella chiesa di laici e clero) hanno il dovere di mediare e non quello di giudicare o peggio condannare o abbandonare alla “mano laicale” (che mi rinvia tanto ad esecuzioni tipo Giordano Bruno) di quanti, bene o male, hanno arruolato!
E poi quel rinvio al Vangelo
E poi, a difesa di una tesi, quel rinvio al Vangelo che invece bisognerebbe tenere presente nella sua interezza e nella sua lungimiranza quando afferma che purtroppo gli scandali “è necessario che avvengano”. Forse l’Evangelista aveva una visione più ampia della misera realtà umana di quanto “noi siamo chiesa”, ponendosi a inflessibile giudice di ultima istanza, pur si dice schierata a sacrosanta difesa del più debole. Ma davvero “noi siamo chiesa” ritiene di avere in mano il metro del giusto giudizio in materia che sprofonda negli abissi della psiche umana?
Il fenomeno pedofilia
Intanto da quel poco che mi consta, il fenomeno pedofilia come tante altre “devianze” (che per fortuna oggi si comincia a capire come orientamenti presenti nella natura e quindi non propriamente devianze) sono presenti in tutta la storia dell’umanità.
Il fenomeno è stato presente da sempre nella storia non solo della chiesa. L’era della comunicazione che viviamo (quasi sia arrivata l’era meravigliosa in cui tutto “sarà gridato dai tetti”) ha fatto emergere fatti di cui molte civiltà del passato si sono anche fregiate mentre la civitas cristiana ha bollato come contrarie allo spirito del Vangelo e quindi alla mens di Gesù, soprattutto se nei confronti dei “piccoli”, che tuttavia nell’esegetica nuova sono pensati non necessariamente “bambini”.
Fermo restando che i “piccoli” abusati devono essere prioritariamente tutelati, resta pure il problema dell’amore (il Padre che pure tutti ama) verso gli altri pur “piccoli” che si sono resi responsabili di nefandezze: ovviamente questo vale quando voi riuscite a porvi come soggetti “interni” alla “chiesa”.
Consentitemi, comunque, di dire che, in nessun ambito, il problema si risolve “monetizzando” il danno che poi risulta essere la prioritaria molla che ha scatenato la corsa ai “coming out” di piccoli nel frattempo piuttosto invecchiati.
L’aurea regola: la prevenzione!
Resterebbe allora da applicare l’aurea regola della prevenzione! Ma si impone qui, a mio avviso, l’ulteriore distinzione: se ragionare come chiesa o viceversa se scegliete di muoversi nell’ambito della legislazione statuale.
Prevenire come chiesa si può, solo che si riesca a “rivoluzionare” (prendendo sul serio il “semper reformanda est”) l’organizzazione ecclesiale: bisognerebbe riuscire a far passare nella chiesa che è tempo di ridimensionare alcuni “bastioni” della cosiddetta morale sessuale. Intanto perché Gesù non ha enucleato il sesto comandamento ma parlato di purezza di cuore con unico riferimento in materia sessuale l’adulterio.
Questo nuovo atteggiamento postulerebbe una “societas” di coniugati nella quale i “presbiteri” sarebbero maturi, responsabili, colti “padri” senza esclusione di quanti, per vocazione specialissima, scelgano di restare “eunuchi” per il Regno.
In questo tipo di ecclesia sarebbe risolto il problema che ci assilla? Risolto no, ma ridimensionato certamente.
Ecco dove starebbe “vostra possanza” di “noi siamo chiesa”: se riuscite (se riusciamo) a porre nella chiesa il problema alle radici e non “privilegiare”, direi con arroganza, la pur grave contingenza del momento.
Giuseppe Castellese

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La questione dei preti pedofili

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