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www.ildialogo.org ACIREALE: DAL CORAGGIO DELLA VITTIMA RIEMERGE IL CASO DI UN PRETE PEDOFILO,da Adista Notizie n. 13 del 07/04/2012

ACIREALE: DAL CORAGGIO DELLA VITTIMA RIEMERGE IL CASO DI UN PRETE PEDOFILO

da Adista Notizie n. 13 del 07/04/2012

36613. ACIREALE-ADISTA. È mons. Carlo Chiarenza, ex decano della basilica di San Sebastiano ad Acireale, il sacerdote pedofilo denunciato a fine febbraio dal mensile siciliano S (v. Adista n. 11/12). La vittima, Teodoro Pulvirenti, ha scelto la sede della stampa estera di Roma per rivelare la propria identità e per fare pubblicamente il nome del prete, in realtà già circolato su internet, che lo ha ripetutamente molestato quando aveva 14-15 anni. Una testimonianza che al trentasettenne di Catania è costata molto in termini emotivi: una volta riascoltata la registrazione della voce del suo aguzzino, Pulvirenti è infatti scoppiato in lacrime, proseguendo poi per tutta la durata della conferenza stampa a raccontare la propria vicenda con la voce rotta dal pianto. Ad organizzare l’incontro, svoltosi il 22 marzo scorso, è stata l’associazione antipedofilia «La Caramella Buona», che ha seguito ed assistito sin dall’inizio la vittima nella sua decisione di rendere pubblico il proprio caso.

I fatti risalgono a circa vent’anni fa, quando mons. Chiarenza era parroco della chiesa di San Paolo ad Acireale. «Questo amico di famiglia», ha spiegato Pulvirenti ai giornalisti «era come un padre per me». Di quella fiducia che il ragazzino riponeva nei suoi confronti, il religioso avrebbe cominciato ad un certo punto ad abusare, approfittando di alcuni momenti di debolezza del giovane che, alle prese con le sue insicurezze di adolescente, andava spesso a trovarlo in sagrestia per sfogarsi e cercare conforto. Del resto è stato lo stesso Carlo Chiarenza ad ammettere gli abusi nel video, registrato a sua insaputa, con il quale S ha deciso di accompagnare sul proprio sito internet l’inchiesta di Andrea Cottone e Antonio Condorelli. «Io ti inseguivo e qui forse è stato l’errore», afferma in quella registrazione il prete rivolgendosi alla vittima che era andata recentemente a trovarlo munita di una telecamera nascosta. «Inseguivo il tuo desiderio di essere voluto bene. E questo lo facevo non ponendomi limiti [...] non perché ci fosse un piano, né perché io avessi desideri: c’è stato un momento che mi sembrava di compiacerti, mi sembrava addirittura di farti del bene, come se tu avessi bisogno di liberarti, di esprimerti. È stato un modo di dirti che ti volevo bene».

Di quella forma di «bene», tuttavia, Teodoro avrebbe fatto volentieri a meno. «Con me» ha affermato davanti ai cronisti «porto un dolore che non si può descrivere a parole, perché le vittime di abusi hanno una pietra sullo stomaco. [...] Non avevo mai fatto sesso, non sapevo nemmeno cosa fosse un orgasmo. [...] Avevo 14 anni e avevo fatto cose sporche col prete. Nessuno mi avrebbe creduto. Avrebbero creduto a don Carlo, il grande ammaliatore». Il quale sarebbe stato più che consapevole di questa dinamica di potere, tanto da arrivare a minacciare esplicitamente Teodoro: «Una volta mi sono rifiutato. Lui mi ha detto: “Vai, dillo in giro. Vediamo chi ti crede”». La vittima, oggi un affermato ricercatore presso il Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, ha inoltre affermato, concludendo la propria testimonianza: «Ero molto religioso. Adesso credo in Dio, ma per ovvi motivi non nella Chiesa».

Anche se i fatti rivelati durante l’incontro con la stampa, risalenti al 1989-1990, sono ormai caduti in prescrizione, Pulvirenti ha affermato di essere a conoscenza di una decina di altri casi di abuso attribuibili a Chiarenza per i quali, al contrario, sarebbe possibile andare a processo. «È soprattutto per loro che ho deciso di parlare, perché trovino il coraggio di farsi avanti», ha spiegato Teodoro. In seguito alla pubblicazione del servizio di S, il vescovo di Acireale, mons. Antonino Raspanti, aveva ordinato all’ex decano di «allontanarsi dalla sua sede per riflettere e ritirarsi in meditazione», mentre la procura della Repubblica di Catania aveva aperto un fascicolo. Dopo la conferenza stampa, mons. Raspanti ha deciso invece di sospendere Chiarenza dall’incarico, e la registrazione video contenente le ammissioni del sacerdote è stata acquisita dalla polizia postale. Gli inquirenti hanno voluto inserire fra il materiale dell’inchiesta anche una lettera e una cartolina firmate da don Carlo. In una il prete saluta il giovane, scrivendo: «Un bacio “mangereccio”. Ciao». Nell’altra il religioso fa riferimento alla frequentazione di una ragazza da parte di Teodoro affermando: «Nonostante i tuoi furiosi e ripetuti tradimenti tedeschi ti voglio un mare di bene! Non lo fare più: potrei mangiarti tutto. Un bacio furioso».

Un capitolo a parte è infine quello riguardante la risonanza che i fatti denunciati da S hanno avuto ad Acireale, dove don Carlo era considerato una figura di indiscusso prestigio. Le rivelazioni del mensile siciliano sono oggi sulla bocca di tutti, ma almeno un paio di episodi verificatisi nelle ultime settimane evidenziano una tendenza all’omertà da parte di alcuni cittadini. Il principale edicolante della città ha riferito alla stampa locale che il giorno in cui è uscito il giornale con l’inchiesta di Cottone e Condorelli, un gruppo di persone ha acquistato alle 6 del mattino tutte le copie disponibili. Il 28 febbraio scorso, inoltre, un giornalista e un cameraman dell’emittente catanese Rei Tv sono stati aggrediti da un gruppo di parrocchiani di don Carlo di fronte al palazzo della diocesi. I circa cinquanta fedeli si trovavano lì in attesa di essere ricevuti dal vescovo per parlare con lui proprio dell’allontanamento di Chiarenza, avvenuto qualche giorno prima. Quando i due giornalisti si sono avvicinati per fare alcune domande, sono volati spintoni e minacce. Alcune immagini dell’aggressione sono state registrate dalla telecamera, e il video è stato consegnato al commissariato di polizia, dove il giornalista ha sporto denuncia. (marco zerbino)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Mercoledì 04 Aprile,2012 Ore: 16:23
 
 
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La questione dei preti pedofili

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