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www.ildialogo.org USA: DECADE UNO DEI PROCESSI CONTRO IL PAPA. SALVA LA SANTA SEDE MA NON LA CHIESA,da Adista Notizie n. 8 del 03/03/2012

Pedofilia clericale
USA: DECADE UNO DEI PROCESSI CONTRO IL PAPA. SALVA LA SANTA SEDE MA NON LA CHIESA

da Adista Notizie n. 8 del 03/03/2012

36565. MILWAUKEE-ADISTA. Aveva destato parecchio scalpore, due anni fa, la notizia che la Santa Sede era stata citata in giudizio presso diversi tribunali distrettuali statunitensi, nell’ambito di procedimenti per abusi sessuali commessi da componenti del clero. La tesi avanzata dai legali delle vittime faceva leva, allo scopo di chiamare in causa le autorità vaticane e il papa stesso, sulla responsabilità diretta della Santa Sede, chiamata a rispondere delle azioni dei suoi “dipendenti” (v. Adista nn. 46 e 57/10).

In Oregon, dove la Santa Sede si era appellata – inutilmente – alla Corte Suprema per vedersi riconosciuta l’immunità, ancora non si sa come evolveranno le cose, ma intanto in Wisconsin il processo è decaduto. Il 10 febbraio scorso l’avvocato Jeff Anderson, che rappresenta centinaia di vittime di abusi sessuali da parte del clero, ha depositato una notifica di archiviazione – che comporta l’immediata chiusura del procedimento senza bisogno che la Corte si esprima – per l’azione legale “John Doe 16 v. Holy See” (il nome di John Doe è solitamente usato nel gergo giuridico statunitense per indicare una persona di cui si vuole mantenere sconosciuta l’identità). All’origine del caso gli abusi perpretati, tra il 1950 e il 1974, da p. Lawrence Murphy ai danni di centinaia di ragazzi della St. John’s School for the Deaf, la scuola per bambini sordomuti di Milwaukee presso la quale prestava servizio (v. Adista n. 28/10). Secondo i documenti pubblicati nel 2010 dal New York Times, nel 1998, investita della questione, la Congregazione per la Dottrina della Fede, allora guidata da Ratzinger, rifiutò di procedere contro p. Murphy nonostante le sollecitazioni dell’allora arcivescovo di Milwaukee, mons. Rembert G. Weakland. «Era anziano e in precarie condizioni di salute», aveva motivato al quotidiano statunitense, il portavoce della Sala stampa vaticana, p. Federico Lombardi, sottolineando che la Congregazione era venuta a conoscenza della questione solo a 20 anni di distanza dalla denuncia dei fatti alle autorità diocesane e di polizia.

La notizia dell’archiviazione è stata accolta con entusiasmo dall’avvocato che rappresenta la Santa Sede negli Usa, Jeffrey Lena, che ha parlato di una causa tenuta insieme solo da una «rete mendace di accuse infondate di complotti internazionali»: «Una strumentalizzazione del sistema giudiziario», «uno spreco di risorse». «La Santa Sede – ha commentato – non è responsabile della supervisione degli oltre 400.000 sacerdoti sparsi per il mondo. Quando hanno intentato la causa, gli avvocati della controparte sapevano benissimo che la vigilanza dei sacerdoti spetta ai rispettivi vescovi o superiori religiosi, e non alla Santa Sede». Una consapevolezza, è la sua conclusione, «che ha reso abusivo il loro uso del sistema giudiziario».

Anderson, dal canto suo, ha motivato questa decisione facendo riferimento ai soddisfacenti risultati conseguiti su un altro fronte, sempre in Wisconsin. Il 9 febbraio scorso, Susan Kelley, giudice presso la corte federale fallimentare che si sta occupando della bancarotta dell’arcidiocesi di Milwaukee, ha infatti respinto la richiesta dell’arcidiocesi di rigettare ­– sulla base dello Statute of limitations che definisce i termini per la prescrizione dei reati – tre casi di denuncia per frode da parte di vittime di abusi (l’accusa è di non aver informato i parrocchiani sui preti abusatori). Solo una di queste tre azioni legali è stata accontonata poiché il ricorrente aveva già stipulato un accordo con la Chiesa senza riuscire a dimostrare di esservi stato indotto in modo ingannevole.

Una buona notizia, per Anderson e per le circa 570 persone che hanno presentato denuncia contro l’arcidiocesi per frode e negligenza, avanzando richiesta di risarcimento. Se l’arcidiocesi avesse ottenuto ragione, ha spiegato l’associazione di vittime dei preti pedofili Snap (Survivors Network of Those Abused by Priests), il 95% di questi casi avrebbe potuto essere respinto. «Non c’è davvero alcun motivo valido per andare avanti con questa battaglia su due fronti, dal momento che stiamo avanzando così tanto su uno dei due», ha spiegato dunque Anderson dopo aver chiesto l’archiviazione del caso “John Doe 16 v. Holy See”.

Per l’arcidiocesi è solo l’ultimo problema in ordine di tempo. A gennaio ha dichiarato bancarotta per i risarcimenti alle vittime dei preti pedofili e inoltrato richiesta per una procedura “controllata” sulla base del Chapter 11 della legge fallimentare statunitense: in questo modo tutte le azioni dei creditori volte a pretendere il pagamento dei debiti sarebbero automaticamente bloccate. Una procedura di riorganizzazione e non di liquidazione dunque, volta al risanamento dell’arcidiocesi. «Gli abusi sessuali del clero sono già costati all’arcidiocesi di Milwaukee 29 milioni di dollari, con i quali abbiamo fatto fronte alle quasi 200 richieste degli ultimi 20 anni», aveva spiegato l’arcivescovo mons. Jerome Listecki. «La bancarotta protetta permetterà alla Chiesa di continuare il suo lavoro, garantendo nel contempo alle altre vittime di ricevere l’indennizzo che meritano». (ingrid colanicchia)

Articolo tratto da
ADISTA
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Luned́ 27 Febbraio,2012 Ore: 23:08
 
 
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La questione dei preti pedofili

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