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www.ildialogo.org SIMPOSIO SULLA PEDOFILIA DEI PRETI: AMMISSIONI DI OMERTÀ,da Adista Notizie n. 7 del 25/02/2012 -

SIMPOSIO SULLA PEDOFILIA DEI PRETI: AMMISSIONI DI OMERTÀ

da Adista Notizie n. 7 del 25/02/2012 -

36547. CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Esposizioni dai toni accademici al simposio sulla pedofilia clericale, organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana, sul tema “Verso la Guarigione e il Rinnovamento” (6-9 febbraio), ad eccezione di quella del cardinale di Monaco di Baviera, Reinhard Marx, nelle cui parole si è avvertito quel “mea culpa” appassionato che la sequela di Gesù Cristo avrebbe esigito, un “Mio Dio, che abbiamo fatto!?”. Di consapevolezza razionale (e chiara denuncia) ne è emersa tanta; di ‘conversione del cuore’ a motivo dello scandalo di tanto male procurato, un po’ meno, quasi gli autori degli abusi fossero  ‘terzi’ e non rappresentanti dell’istituzione-Chiesa, nei fatti coinvolta in ‘prima persona’. Chiesa che troppo tardi si è decisa a guardare al fenomeno degli orrori commessi sui “piccoli”, dopo aver a lungo resistito ad accettare che si trattasse di insopportabili crimini reali e che fosse opportuno e giusto ‘scoperchiare le tombe’. Non si può dimenticare la stima riposta, e variamente riproposta, da Giovanni Paolo II nel fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel, quando in Vaticano erano già note attendibili accuse contro di lui; né quanto detto (v. lancio Efe del 27/5/2009) dal prefetto della Congregazione per il Culto Divino, card. Antonio Cañizares, che, pur chiedendo perdono per gli abusi sui minori nelle scuole cattoliche irlandesi, aveva sottolineato: «Non è comparabile quello che è successo in alcune scuole cattoliche» dagli anni ‘50 fino agli ’80 con «i milioni di vite soppresse con l’aborto».

Giunto però, e ormai da tempo, il momento di riconoscere delitti e danni e di aver fatto poco o, talvolta, nulla per arginare gli uni e gli altri, al simposio, alla presenza dei rappresentanti di 110 episcopati e di 30 ordini religiosi, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, card. William J. Levada, ha affermato: «Con l’esplosione della copertura mediatica dei casi di abuso sessuale sui minori commessi da chierici della Chiesa Cattolica, in particolare, ma non esclusivamente, negli Stati Uniti, la Congregazione per la Dottrina della Fede, sotto la solida guida del Cardinale Joseph Ratzinger, assistette a un drammatico incremento del numero dei casi denunciati, scoprendo così le numerose e complesse sfaccettature del delitto di abuso sessuale dei minori da parte di chierici. Oltre 4000 casi sono stati denunciati alla CDF nell’ultimo decennio, incluse accuse che risalgono a decenni indietro. Nello studiare questi casi – ha ammesso – è stato rivelato da un lato l’inadeguatezza di una risposta esclusivamente canonica (o incentrata esclusivamente sul diritto canonico) a questa tragedia, dall’altro la necessità di una risposta veramente articolata». E anche quando si è andati in questa direzione, «in numerosi casi la risposta [delle Conferenze episcopali] è giunta solamente sulla scia della pubblicazione sui mezzi di comunicazione di massa di notizie relative a comportamenti scandalosi da parte di sacerdoti».

«Come è potuto accadere?»

L’arcivescovo di Monaco, card. Reinhard Marx, ha allertato i partecipanti al simposio: «Per noi come Chiesa – ha detto – la grande domanda rimane: come è potuto accadere nelle nostre file? Come è stato possibile ferire così profondamente, nel corpo e nell’anima, bambini e adolescenti nell’ambito della Chiesa? Quali lezioni dobbiamo imparare da questo? Come possiamo comprendere quest’avvenimento dal punto di vista spirituale e trarne un mandato per la Chiesa presente e futura?». In risposta a queste domande, il cardinale ha continuato: «Il dibattito degli ultimi anni ci ha aiutati a scoprire quanto grande sia stata, e sia, nella Chiesa, la tentazione di evitare di guardare in faccia questa verità. Indubbiamente, negli ultimi decenni, di fronte ai casi di violenza sessuale e maltrattamento dei minori, molti responsabili hanno considerato la protezione delle istituzioni una priorità, per cui hanno tentato di nascondere la terribile verità invece di riconoscerla in tutta la sua amarezza. E, per di più, vi hanno contribuito anche con un linguaggio tendente a offuscare il quadro e a minimizzare i fatti. Hanno ritenuto di dover proteggere l’istituzione e, poiché i preti ne erano i rappresentanti, per loro le accuse e gli addebiti nei riguardi di un prete equivalevano a un danno arrecato direttamente all’istituzione della Chiesa». «Bisogna notare – ha precisato – che si sono sistematicamente ignorate le vittime, il loro punto di vista, le loro sofferenze. Perciò, a posteriori bisogna riconoscere anche un pesante fardello di peccato, quando si afferma che allora si sapeva poco riguardo all’impatto che una tale violenza sessuale aveva sui minori coinvolti». Ed ora «è inutile imprecare contro i media o condannare l’opinione pubblica». «Il gioco in difesa, la banalizzazione e la relativizzazione non promuoveranno una nuova credibilità».

Il card. Marc Ouellet (prefetto della Congregazione per i Vescovi, ex arcivescovo di Québec) ha constatato: «L’abuso sessuale dei minori – ha detto – si trova in tutta la società moderna», manifestando la speranza «che l’impegno della Chiesa per sconfiggere questo grande male possa favorire il rinnovamento anche nelle altre comunità e strutture della società, parimenti colpite da questa tragedia». «Talvolta – ha affermato – la violenza è giunta da persone profondamente disturbate o già a loro volta abusate». Ma allora «occorreva prendersi cura di loro ed impedire che si trovassero in ruoli e ministeri a cui non erano idonei. Questo non è sempre stato fatto in modo efficace e perciò, di nuovo, chiediamo perdono alle vittime».

Si deve chiamare omertà

In quanto a denuncia non c’è andato leggero neanche mons. Charles J. Scicluna, promotore di Giustizia presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, secondo il quale, se «la verità è la base della giustizia», allora «una mortale cultura del silenzio» – la «cultura dell’omertà» l’ha chiamata – è «per se stessa sbagliata e ingiusta». E «ulteriori nemici della verità – ha puntualizzato – sono la negazione volontaria di fatti noti e l’erronea preoccupazione secondo la quale al buon nome dell’istituzione debba in qualche modo essere garantita la massima priorità a scapito della legittima denuncia di un crimine». Tutto questo è dunque successo nella Chiesa cattolica.

L’arcivescovo di Manila Luis Chito Tagle ha fra l’altro avanzato una richiesta di aiuto per i vescovi e per i superiori, cui dovrebbe essere riservata una specifica «cura pastorale». «Oggi è difficile e doloroso – ha spiegato – essere un superiore o un vescovo. Ci si sente smarriti, confusi e in preda alla vergogna quando un membro del clero commette una violenza sessuale. Mentre si aiutano i propri preti, bisogna anche giudicare. Al tempo stesso non si può difendere i preti, trascurando la verità, la giustizia e il bene delle vittime e della comunità. I superiori sono colpiti da tutte le parti. Sono accusati di coprire se sono discreti. Sono accusati di mancanza di compassione, se sono fermi. Ma l’esperienza ha insegnato che la mancanza di azione, il semplice trasferimento geografico dei preti e l’insensibilità verso le vittime compromettono l’integrità del superiore religioso o del vescovo. Raccomandiamo all’Ufficio per il clero della Fabc (Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche, ndr) di organizzare programmi formativi che potrebbero aiutare i vescovi dell’Asia a comprendere e trattare i membri del clero coinvolti in atti di violenza sessuale».

Costi enormi

Fra gli esperti ascoltati al simposio, p. Edenio Valle, dell’episcopato brasiliano, ha inquadrato il fenomeno degli abusi sui bambini – che siano opera di preti o no – nella «tendenza verso una maggiore tolleranza e un certo rilassamento in ambito morale, dato che le regole divengono maggiormente flessibili mentre si afferma l’etica del desiderio», ma anche nelle «condizioni sociologiche e culturali che da sempre influenzano questi abusi in paesi come il Brasile, dove milioni di famiglie vivono in condizioni di divisione, povertà e abbandono, tali da rendere i bambini prede più facili per soggetti sessualmente immaturi». Quale la reazione della Chiesa in questo contesto? «Personalmente ritengo – ha indicato il religioso parlando del Brasile – che sussista una qualche incertezza da parte dei Vescovi sulle misure da attuare nel concreto. Ciò che si potrebbe e ciò che si dovrebbe fare non è stato ancora chiarito. Critici più severi ritengono che vi sia una carenza di volontà politica da parte del clero in generale. Per quanto a mia conoscenza, la Chiesa non ha previsto misure e procedure efficaci nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Non sono in corso dibattiti seri sui problemi di fondo. È pur vero che sono state assunte iniziative isolate da parte di soggetti e di gruppi, ma manca una risposta coerentemente sviluppata e attuata a livello di Chiesa nel suo insieme».

Il conto, non solo economico, dei costi del fenomeno degli abusi sui bambini lo hanno presentato al simposio Michael J. Bemi e Patricia Neal esperti statunitensi: «Le categorie di costo per la Chiesa generate dalla crisi comprendono: perdite finanziarie che incidono sulla missione in corso della Chiesa; vittimizzazione di migliaia di persone; sofferenza emotiva causata alle famiglie o ai cari delle vittime; l’ombra dello scandalo e il suo effetto opprimente sui buoni preti, religiosi e ministri laici; disaffezione del laicato; l’abbandono della Chiesa o la perdita di fede a causa della disillusione; riduzione dell’autorità morale della Chiesa, del suo insegnamento e della vita sacramentale; in definitiva danno alla missione del Vangelo».

Il costo economico è quantificato in «circa 1.450.000 euro». D’altronde, «solo negli Stati Uniti, lo studio citato della John Jay, “Nature and Scope”, identificava 10.667 accuse di vittime fatte nel periodo 1950-2002, il cui numero è aumentato a 15.235 fino al 2009. Tenendo conto del fenomeno ben noto ed accettato che molte vittime di aggressioni sessuali non le riferiscono mai, alcuni osservatori hanno stimato che possano esserci almeno 100mila vittime in totale, solamente negli Stati Uniti. Solo di recente abbiamo iniziato ad accumulare dati interculturali sul tema degli abusi sessuali al di fuori del Nord America ed Europa». (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Marted́ 21 Febbraio,2012 Ore: 18:30
 
 
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La questione dei preti pedofili

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