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Pedofilia clericale
In Vaticano il racconto delle vittime

L'INCONTRO

In Vaticano le vittime della pedofilia
raccontano le violenze subìte

All'università gregoriana una riunione senza precedenti, presieduta dal cardinale americano Levada: vescovi, preti, religiosi e le testimonianze choc di chi è stato oggetto di molestie e abusi  

di Orazio La Rocca

CITTA' DEL VATICANO - ''Ho iniziato a guarire il giorno in cui il mio violentatore ha riconosciuto davanti al giudice la propria responsabilità e ha ammesso le sue colpe''. "Ci avevano assicurato che  i casi di pedofilia nel clero era solo un problema americano. Ma si sbagliavano perché come si è visto è una vergogna mondiale". "Aiutare prima di tutto le vittime di quei sacerdoti che, col loro comportamento, hanno fatto loro tanto male, tradendo anche la Chiesa". Confessioni, solenni mea culpa, proponimenti, altrettanto solenni, per varare misure preventive affinché lo scandalo della pedofilia tra il clero non si ripeta mai piu'. La Chiesa cattolica davanti al dramma delle violenze sessuali sui bambini da parte del clero "deviato", ma troppe volte in passato "tollerato" dalle gerarchie ecclesiastiche. Se ne parla al simposio internazionale in corso alla Pontificia università Gregoriana  -  l'ateneo dei gesuiti  -  alla presenza di delegati, vescovi, monsignori, preti e religiosi, in rappresentanza di 110 conferenze episcopali e i superiori di 30 ordini religiosi. 

Summit antipedofilia. Una assise senza precedenti, presieduta dal cardinale americano William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (l'ex Sant'Uffizio), al quale in apertura Benedetto XVI ha inviato un messaggio sostenendo che "bisogna procedere con un profondo rinnovamento della Chiesa a ogni livello", attraverso "l'aiuto alle vittime, 
l'ascolto, e una vigorosa cultura di prevenzione". Concetti e propositi  -  che non escludono la collaborazione con le autorità civili - già varati da Benedetto XVI nelle linee guida varate lo scorso anno sulla spinta delle migliaia di casi di abusi denunciati negli Usa e in Europa. Dal cardinale Levada è arrivata l'ammissione che nella Chiesa si è affrontato questo problema con un "ritardo ed impreparazione, rendendo noto, tra l'altro, che in 10 anni alla Congregazione sono arrivate denunce per più di 4 mila casi. Ora la Santa Sede chiede che devono essere le Conferenze episcopali a dotarsi di normative ad hoc nell'ambito delle linee guida pontificie e, ha ricordato Levada, tali norme dovranno pervenire in Vaticano entro la fine del prossimo mese di maggio. La Santa Sede, nel frattempo, oltre alle norme antipedofilia a carattere generale, ha favorito un "Centro per la protezione dei bambini" (dotato anche del sito: http://elearning. childrenprotection, com) a disposizione dei vescovi di tutto il mondo.

La testimonianza choc. Ieri al simposio è intervenuta la signora Marier Collins, violentata da un prete quando aveva 13 anni, mentre era malata in ospedale. Una esperienza devastante che ha portato a conoscenza degli oltre 100 delegati, tra i quali molti si sono commossi. ''E' stato importante  -  ha detto - per me oggi parlare davanti ai vescovi ed essere ascoltata da loro, anche se è stato difficile, sono contenta di averlo fatto''. La signora Collins ha parlato nel suo intervento insieme all'altra relatrice, la psichiatra Sheila Hollins, dei danni psicologici più comuni nelle vittime di abusi. ''La giustizia - ha confermato Hollins - è una necessità per le vittime degli abusi sessuali del clero''. Marie Collins ha parlato per la prima volta delle violenze subite solo quando aveva 47 anni, e ne ha aspettato altri 10 per ritrovare il coraggio di denunciare: la prima volta infatti i vertici della sua Chiesa, pur di fronte alla confessione dell'abusatore, insabbiarono la vicenda, ''consentendogli così di far del male ad altri bambini''. I disagi mentali successivi alla violenza subita, ha raccontato Collins, l'hanno perseguitata per tutta la vita, anche dopo il matrimonio d'amore a 29 anni e la nascita di un figlio. Solo con la confessione e l'arresto del suo aggressore, ha iniziato a superare i disturbi psicologici.  ''E' importante - ha ribadito - che i colpevoli chiedano perdono e la Chiesa chieda perdono per non aver protetto i bambini, il Papa lo ha fatto, i vescovi seguano il Papa. Sta poi alle vittime decidere se concedere o no questo perdono''. ''E' impossibile dimenticare - ha aggiunto Marie Collins - anche se sono passati quasi cinquanta anni, e non posso mai sfuggire ai suoi effetti''. ''Il fatto che colui che abusava di me fosse un prete aumentò la grande confusione che avevo in testa: quelle dita che volevano abusare del mio corpo la notte precedente erano le stesse che il mattino successivo tenevano e mi offrivano la sacra ostia; le mani che tenevano la macchina fotografica per riprendere il mio corpo denudato, alla luce del giorno reggevano un libro di preghiere quando veniva ad ascoltare la mia confessione''. 

''Mi avevano insegnato che i preti  -  ha lamentato la signora - erano al di sopra degli uomini normali, e questo non faceva che aumentare il mio senso di colpa e la convinzione che quanto era avvenuto fosse colpa mia e non sua''. Oltre ai problemi di depressione e ansietà che dai 17 anni l'hanno accompagnata per quasi trenta, Collins ha descritto ai leader della Chiesa l'importanza del ruolo della stampa: a 47 anni, aiutata da un medico, aveva denunciato il suo stupratore, ma la Chiesa aveva insabbiato tutto. Ma, dieci anni dopo, sull'onda dell'esplodere dello scandalo in Irlanda e in altri paesi, Collins decise di parlare.  ''Sono certa - ha poi commentato con i giornalisti - che ho fatto bene ad essere qui oggi, a parlare ai vescovi, e che loro mi abbiano ascoltato; il mio scopo è proteggere il futuro dei bambini, visto che per il passato non possiamo fare niente; avverto oggi una consapevolezza nuova nella Chiesa. E io voglio contribuire a questo cammino''. 
  Solo un problema americano? Quando lo scandalo della pedofilia è esploso nella Chiesa statunitense nel 2002, "molti paesi dicevano 'qui il problema non c'è, è un problema americano'. Poi è emerso anche in Irlanda, e dicevano 'è un problema del mondo anglofono'. Poi sono stati coinvolti paesi come Italia, Germania, Francia e dicono 'è un problema occidentale'". E' la testimonianza choc portata al simposio da monsignor Stephen J. Rossetti, sacerdote della Catholic University of America ed esperto di contrasto agli abusi sessuali,.  "Ho incoraggiato i vescovi - ha detto il prelato  in una conferenza stampa - di andare a chiedere alle persone impegnate nel campo della protezione dei bambini: ho detto loro che scopriranno che ci sono più abusi si quanto pensano".
 

 



Mercoledì 08 Febbraio,2012 Ore: 17:23
 
 
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La questione dei preti pedofili

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