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www.ildialogo.org PEDOFILIA, CRISI DIPLOMATICA, FUGA DI VESCOVI. PER LA CHIESA D'IRLANDA È TEMPO DI RIFORME,di Agenzia Adista n. 86 - 26 Novembre 2011

PEDOFILIA, CRISI DIPLOMATICA, FUGA DI VESCOVI. PER LA CHIESA D'IRLANDA È TEMPO DI RIFORME

di Agenzia Adista n. 86 - 26 Novembre 2011

36407. DUBLINO-ADISTA. Il vertice della Chiesa irlandese è decapitato. Salgono infatti a sette le diocesi vacanti, su un totale di 26, con le dimissioni del vescovo di Derry mons. Seamus Hegarty. Dopo diciassette anni di ministero, Hegarty ha lasciato, ufficialmente per motivi di salute, andando comunque ad aggiungersi alla (ormai) folta schiera di vescovi irlandesi dimessisi negli ultimi tempi, per lo più in seguito alle verità emerse nell’ambito dello scandalo degli abusi sessuali perpetrati da membri del clero e di congregazioni religiose (v. Adista nn. 129/09; 25, 28 e 51/10). La notizia ha provocato «tristezza», ha commentato il confratello vescovo di Raphoe, mons. Philip Boyce, che ha aggiunto che Hegarty, 71 anni, ha da qualche tempo problemi di salute. Più esplicito il predecessore di Hegarty, l’emerito di Derry mons. Edward Daly che, in un comunicato, si dice «scioccato» dalla notizia: «Sono consapevole dell’enorme ed esigente fardello di responsabilità che un vescovo deve accettare. Mons. Hegarty è stato prudente e saggio nel presentare le sue dimissioni se non si sentiva più in grado di continuare nella sua responsabilità episcopale».

Che la Chiesa d’Irlanda stia passando un periodo di gravissima crisi è evidenziato anche dal fatto che, ai primi di novembre, il governo ha annunciato la chiusura della propria ambasciata presso la Santa Sede, già da tempo vacante a causa del trasferimento dell’ambasciatore Noel Fahey; chiusura che ufficialmente è stata motivata con «ragioni economiche», ma che avviene in un periodo di grande freddezza tra governo irlandese e Vaticano, rimproverato dal premier Enda Kenny di aver esercitato fino a tempi molto recenti uno scarso controllo sull’osservanza delle norme di tolleranza zero nei confronti degli abusi, come dimostrato dall’ultimo rapporto della commissione governativa incaricata di indagare sugli abusi sessuali nella diocesi di Cloyne (v. Adista nn. 60, 65 e 67/11). «La Santa Sede prende atto della decisione dell’Irlanda di chiudere l’ambasciata», è stato il commento del direttore della Sala Stampa vaticana p. Federico Lombardi, anche se i rapporti diplomatici non sono in discussione; ogni Stato, infatti, avente relazioni diplomatiche con la Santa Sede, «è libero di decidere, in base alle sue possibilità e interessi, se avere un ambasciatore presso la Santa Sede residente a Roma oppure residente in un altro Paese». La chiusura dell’ambasciata ha provocato «profondo rammarico» nel primate d’Irlanda, il card. Sean Brady, vescovo di Armagh che ha sottolineato che è «la prima volta da quando furono stabilite relazioni diplomatiche e avvenne lo scambio di inviati tra i due Stati nel 1929». Si tratta di una decisione, ha aggiunto, che «sembra mostrare ben poco riguardo per l’importante ruolo svolto dalla Santa Sede nelle relazioni internazionali e per i legami storici tra il popolo irlandese e la Santa Sede nel corso dei secoli».

In ogni caso, anche a seguito dello “stillicidio” episcopale, il Vaticano, secondo quanto si legge sul quotidiano Irish Catholic (16/11), sembra stia prendendo in considerazione una riconfigurazione delle diocesi. La visita apostolica nel Paese voluta da Benedetto XVI, infatti, prevedrebbe una riduzione del numero delle diocesi, ritenuto eccessivo per una popolazione di poco più di 6 milioni di abitanti (simile a quella della sola diocesi di Milano). Secondo le conclusioni della visita apostolica, sarebbe proprio l’elevato numero di diocesi – e di vescovi, con una proliferazione eccessiva della rappresentanza all’interno della Conferenza episcopale –, ad aver impedito alla gerarchia di intraprendere un’azione efficace e rapida.

La gerarchia, però, starebbe cercando di resistere a qualsiasi cambiamento radicale. I quattro arcivescovi irlandesi, capitanati dal card. Sean Brady, affermano che una ristrutturazione non farebbe che danneggiare irrimediabilmente le radici storiche di diverse chiese tradizionali. Essi riconoscono, però, la necessità di alcuni cambiamenti.

I possibili aggiustamenti individuati da una commissione ad hoc contemplerebbero l’eliminazione delle diocesi con meno di 100mila cattolici, ossia spazzando via circa un terzo delle diocesi totali (Cashel and Emly, Achonry, Ardagh e Clonmacnoise, Clogher, Clonfert, Dromore, Elphin, Killala, Kilmore, Ossory e Raphoe). Secondo l’Irish Catholic, tuttavia, i membri della visita apostolica avrebbero pensato per le diocesi ad un limite minimo di 300mila cattolici, giudicato più confacente alle esigenze di una Chiesa moderna.

Nel frattempo l’arcivescovo di Dublino mons. Diarmuid Martin ha spezzato una lancia a favore della integrità morale di tanti preti che non hanno nulla a che vedere con gli abusi sessuali. «I preti di Dublino hanno affrontato tempi davvero difficili negli ultimi anni», ha detto nel corso di una messa celebrata il 13 novembre in memoria di nove preti deceduti nel corso di quest’anno. «Insieme a tutti voi, sono rattristato e orripilato nel vedere i risultati di un recente sondaggio che ha mostrato come la gente sia stata tratta in inganno riguardo alle reali proporzioni degli abusi da parte dei preti. Alcuni degli interpellati hanno affermato che pensavano che i preti responsabili di abusi fossero più del 20% del totale», ha spiegato, facendo riferimento ad un sondaggio commissionato dal think tank conservatore facente capo all’Iona Institute, che ha rilevato come per il 42% degli irlandesi a più di un prete su cinque fossero imputabili atti di pedofilia. «L’orrore che noi tutti sperimentiamo di fronte a questa spaventosa realtà di abuso non giustifica assolutamente questa ingiustizia arrecata al clero nel suo complesso in questa diocesi e in questo Paese», ha aggiunto Martin. (ludovica eugenio)

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedì 22 Novembre,2011 Ore: 16:20
 
 
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La questione dei preti pedofili

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