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www.ildialogo.org Scontro aperto tra Irlanda e Vaticano,

Pedofilia clericale
Scontro aperto tra Irlanda e Vaticano

Rassegna stampa


Preti pedofili, Irlanda contro Vaticano
Premier censura atteggiamento Chiesa

di Franca Giansoldati

CITTA’ DEL VATICANO - La cattolica Irlanda ha sferrato un attacco senza precedenti al Vaticano accusandolo di continuare a coprire i preti pedofili. Le prime avvisaglie di una escalation culminata con la presa di posizione del Premier Enda Kenny e poi del Parlamento, si erano registrate anche negli anni scorsi, quando la commissione d’inchiesta governativa sul sistema di accoglienza ed educazione dei bambini in stato di abbandono o con problemi familiari aveva pubblicato i risultati relativi ad un periodo che andava dal 1914 al 2000, dal quale emergeva un quadro inquietante dell’intero sistema di affidamento ed il ruolo omertoso della Chiesa. Molte diocesi pur sapendo dell’esistenza di situazioni terribili, al fine di preservare il buon nome dell’istituzione, avevano cercato di lavare i panni sporchi in casa senza rimuovere i problemi alla radice. E così il male si allargava. Fino ad arrivare all’ultimo capitolo.

«Questa è una Repubblica, non il Vaticano» ha detto il primo ministro Enda Kenny censurando il comportamento della Chiesa che anche ultimamente, nonostante i proclami della tolleranza zero, continua ad avere un atteggiamento ambiguo. Come del resto si evince da un secondo rapporto sugli abusi sessuali del clero. «Ha messo in luce un tentativo della Santa Sede di frustrare un’inchiesta in una Repubblica democratica e sovrana, e questo tre anni fa soltanto, non tre decenni fa».

Mai prima di oggi il capo di un governo irlandese aveva parlato con tanta forza contro il Vaticano. Kenny, e successivamente il Parlamento, in una mozione approvata all’unanimità hanno così accusato le gerarchie cattoliche d’aver messo gli interessi della Chiesa davanti a quelli delle vittime degli abusi.

E’ toccato all’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin a presentarsi in televisione per spiegare che «esistono norme all’interno della Chiesa» che impediscono di rompere il segreto della confessione e denunciare alla magistratura i preti pedofili. Il premier Kenny ha detto sic et simpliciter che le relazioni tra l’Irlanda e la Santa Sede non saranno d’ora in poi più le stesse dopo che la settimana scorsa il rapporto sulla diocesi di Cloyne - nella contea di Cork - ha messo in luce abusi su minori commessi da 19 sacerdoti e sulle relative coperture nel periodo dal 1996 al 2009. Il dossier, secondo il Parlamento, «scava nelle disfunzioni, l’elitismo, il narcisismo che domina fino a oggi la cultura del Vaticano».

Dopo la pubblicazione del Cloyne Report, il governo irlandese aveva convocato il nunzio apostolico a Dublino, l’arcivescovo Giuseppe Leanza, per chiedere una reazione ufficiale da Roma. «Arriverà in tempi ragionevoli». Ma l’unico commento arrivato dal Vaticano è stato finora solo quello del portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi: la pubblicazione del rapporto «segna una nuova tappa nel lungo e faticoso cammino di ricerca della verità, di penitenza e di purificazione, di guarigione e di rinnovamento della Chiesa in Irlanda. Un cammino a cui il Vaticano non si sente affatto estraneo ma vi partecipa con solidarietà e impegno».

Giovedì 21 Luglio 2011 - 18:25
 

 

Abusi sessuali. Dall’Irlanda senza amore

Il seguente servizio è apparso oggi, giovedì 21 luglio 2011, sul quotidiano della conferenza episcopale italiana, “Avvenire“:

*

IRLANDA. ATTACCO CHOC DEL PREMIER AL VATICANO

di Gianni Cardinale

Il primo ministro irlandese Enda Kenny (nella foto) ha lanciato ieri un attacco senza precedenti alla Santa Sede accusando pesantemente il Vaticano di non aver affrontato a dovere lo scandalo degli abusi sessuali commessi dai preti pedofili. Le critiche sono state formulate nel corso di un dibattito parlamentare sul rapporto pubblicato la scorsa settimana, nel quale si imputa alla Chiesa cattolica romana di aver reagito in modo inappropriato di fronte alle accuse di violenze nei confronti di 19 esponenti religiosi nella diocesi di Cloyne, nel sud dell’Irlanda.

Davanti al Dail, la camera bassa del Parlamento irlandese, Kenny ha detto che il rapporto “ha evidenziato il tentativo della Santa Sede di bloccare un’inchiesta in uno Stato sovrano e democratico non più di tre anni fa, non trent’anni fa”.

Secondo il premier, il rapporto Cloyne “fa emergere la disfunzione, la disconnessione e l’elitarismo che dominano la cultura del Vaticano. Lo stupro e la tortura di bambini sono stati minimizzati per sostenere, invece, il primato delle istituzioni, il suo potere e la sua reputazione”. Nella parte finale della sua requisitoria, che ha superato i confini dell’ingiuria, il politico irlandese, dichiaratosi “cattolico praticante”, non si è nemmeno astenuto dal lanciare una stilettata diretta contro il Papa, citando e criticando questa frase dell’allora cardinale Joseph Ratzinger: “Standard di condotta appropriati alla società civile o al funzionamento di una democrazia non possono essere puramente e semplicemente applicati alla Chiesa”.

Kenny ha pronunciato il suo discorso appoggiando la mozione approvata all’unanimità dal Parlamento, in cui pure si “deplora” il Vaticano. Mozione che ricorda quella approvata da un Parlamento di un altro Paese di tradizione cattolica, il Belgio, contro le affermazioni del Papa sull’Aids e i profilattici durante il viaggio in Africa del 2009. In quel caso, dopo un paio di settimane, vi fu una reazione ferma della Santa Sede. Reazione che, si suppone, arriverà anche in questo caso. E che è stata già preannunciata dal direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il quale, martedì 19 luglio, aveva detto che la diplomazia pontificia avrebbe formalmente replicato alle prime accuse contro Roma già formulate da alcuni esponenti governativi irlandesi.

Nell’occasione padre Lombardi, seppur a titolo personale, aveva già replicato alle accuse, documentando ad esempio che “non vi è alcuna ragione per interpretare” una lettera del nunzio in Irlanda del 1997 citata nel rapporto Cloyne “come intesa a occultare i casi di abuso”. Così come “allo stesso tempo – aggiungeva – non vi è assolutamente nulla nella lettera che suoni invito a non rispettare le leggi del Paese”. Anzi, spiegava il portavoce vaticano, “le obiezioni a cui faceva riferimento la lettera circa un obbligo di informazione alle autorità civili (’mandatory reporting’), non si opponevano ad alcuna legge civile in tal senso, perché essa non esisteva in Irlanda a quel tempo (e le proposte di introdurla sono state oggetto di discussione per diversi motivi nello stesso ambito civile)”.

“Risulta perciò curiosa – commentava quindi padre Lombardi – la gravità di certe critiche mosse al Vaticano, come se la Santa Sede fosse colpevole di non aver dato valore di legge canonica a norme a cui uno Stato non aveva ritenuto necessario dare valore di legge civile!”.

Ma le parole del por­tavoce vaticano non sembrano essere state prese minimamente in considerazione dalle autorità governative e parlamentari del l’Irlanda.


 

http://www.leggonline.it/articolo.php?id=132513

PREMIER IRLANDESE SFIDA IL
VATICANO: "STUPRI IGNORATI"

DUBLINO - «Questa è una Repubblica, non il Vaticano»: dalla cattolicissima Irlanda è partito un attacco senza precedenti alla Santa Sede nello scandalo della pedofilia. Il primo ministro Enda Kenny, e poi il Parlamento irlandese, hanno censurato il papato dopo che «per la prima volta un rapporto sugli abusi sessuali del clero ha messo in luce un tentativo della Santa Sede di frustrare un'inchiesta in una repubblica democratica e sovrana, e questo tre anni fa soltanto, non tre decenni fa». Mai prima di oggi il capo di un governo irlandese aveva parlato con tanta forza contro il Vaticano. Kenny, e successivamente il Parlamento in una mozione approvata all'unanimità, hanno accusato le gerarchie cattoliche a Roma di aver messo gli interessi della Chiesa davanti a quelli delle vittime degli abusi. Vicino alle lacrime, l'arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin è andato in televisione per puntare i riflettori sulla «cabala» che «rifiuta di riconoscere le norme della Chiesa». Intervistato dalla Rte, l'alto prelato ha messo in guardia che nuove inchieste sulla pedofilia nelle diocesi rischiano di non arrivare a far luce su quanto è successo «se la gente nella Chiesa Cattolica non è pronta a dire la verita». Il premier Kenny ha avvertito il Vaticano che le relazioni tra l'Irlanda e la Chiesa non saranno d'ora in poi più le stesse dopo che la settimana scorsa il rapporto sulla diocesi di Cloyne - nella contea di Cork - ha messo in luce abusi su minori commessi da 19 sacerdoti e sulle relative coperture nel periodo dal 1996 al 2009: dossier che secondo il Parlamento «scava nelle disfunzioni, l'elitismo, il narcisismo che domina fino a oggi la cultura del Vaticano». «Questa non è Roma. Questa è la Repubblica d'Irlanda 2011, una rebubblica fondata sul diritto», ha detto il premier aprendo il voto alla mozione che accusa il Vaticano di aver sabotato la decisione dei vescovi irlandesi nel 1996 di cominciare a denunciare i casi sospetti alla polizia. Dopo la pubblicazione del Cloyne Report, il governo irlandese aveva convocato il nunzio a Dublino, arcivescovo Giuseppe Leanza, per chiedere una reazione ufficiale da Roma. «Arriverà in tempi ragionevoli», ha assicurato un portavoce del ministero degli esteri secondo cui è stato creato un canale ufficiale e urgente di comunicazione. L'unico commento arrivato dal Vaticano è stato però finora solo quello, a titolo personale, del portavoce della Santa Sede padre Federico Lombardi, secondo cui la pubblicazione del rapporto «segna una nuova tappa nel lungo e faticoso cammino di ricerca della verità, di penitenza e di purificazione, di guarigione e di rinnovamento della Chiesa in Irlanda, cammino a cui il Vaticano »non si sente affatto estraneo ma vi partecipa con solidarietà è impegno«.



Giovedì 21 Luglio,2011 Ore: 20:08
 
 
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La questione dei preti pedofili

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