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www.ildialogo.org A VERONA, CONVEGNO DI VITTIME DEI PRETI PEDOFILI,

È UN “CRIMINE CONTRO L’UMANITÀ”.
A VERONA, CONVEGNO DI VITTIME DEI PRETI PEDOFILI

Il resoconto della Agenzia Adista


Dal sito www.adista.it

35793. VERONA-ADISTA. Sembra ormai un disco rotto che ripete all’infinito gli stessi giri. Che si parli di Stati Uniti, di Europa o di Africa, il comportamento adottato dalle gerarchie cattoliche nei confronti dei casi di pedofilia ecclesiastica è stato sempre lo stesso: induzione al silenzio, facendo leva sulla debolezza psicologica e sul senso di colpa dell’abusato; insabbiamento giudiziario; trasferimento del presunto colpevole di parrocchia o di incarico. Per raccontare pubblicamente e condividere la comune esperienza di violenza subita e taciuta si sono incontrate, lo scorso 25 settembre presso il Palazzo della Gran Guardia di Verona, circa 70 persone (di cui 40 vittime di preti pedofili), riunite nel gruppo “La Colpa” (v. Adista n. 41/10). “Alla fine ci siamo riusciti! Non è stato facile pensare e organizzare un incontro in Italia per e fra le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti”, ha confessato alla nostra agenzia un partecipante all’incontro.

A lanciare strali dai banchi del primo raduno nazionale di vittime della pedofilia ecclesiastica, durante la conferenza stampa introduttiva, è stato Salvatore Domolo, autosospesosi dal sacerdozio nel 2005 e ‘sbattezzato’ da circa un anno, anch’egli vittima degli abusi di un parroco quando aveva tra 8 e 11 anni, spinto al silenzio dal proprio vescovo e dal padre spirituale, ‘per il suo stesso bene’ “e per non dare dolore alla madre del prete!”. “Quando sono entrato in seminario – ha raccontato Domolo – ho parlato al mio padre spirituale degli abusi subiti e mi sono trovato a dover confessare il ‘peccato’ commesso. Poi, quando gli ho chiesto cosa fare col prete che aveva abusato di me, mi ha detto: ‘Assolutamente non ne parliamo con nessuno, lo affidiamo alla misericordia di Dio’”.

Lanciamo una campagna contro la Chiesa cattolica perché il fenomeno della pedofilia è di enormi proporzioni, ha affermato ancora Domolo: “Negli Usa i casi conclamati sono circa 5mila, in Italia è più difficile farli emergere. Per il momento ne conosciamo un centinaio, ma solo per questo incontro abbiamo ricevuto una cinquantina di e-mail”. E ancora non è stato scoperchiato il grande vaso del Sud del Mondo. L’ex sacerdote ha poi ribadito “la complicità attiva della Chiesa che sapeva tutto e spostava le pedine. Non c’è stato solo l’abuso ripetuto, non è che si sia vigilato poco: è che abbiamo fatto di tutto perchè si nascondesse”.

Il racconto della colpa

A supportare le parole del portavoce del gruppo “La Colpa”, durante la mattinata del 25 settembre, gli interventi delle vittime stesse, tra cui emerge la massiccia presenza degli ex alunni dell’istituto per sordomuti Provolo di Verona, al centro della bufera nel 2009, quando esplose il maxi scandalo delle violenze inflitte, per decenni, da 25 religiosi ad un centinaio bambini (v. Adista n. 13/09). La prima a intervenire è stata A. – ha raccontato ancora ad Adista uno dei partecipanti –, una bambina che le suore del Provolo chiamavano “Marcellino pane e vino”: “Per lei le violenze sono cominciate durante la preparazione per la prima comunione, quando con le sue compagne è stata obbligata a confessarsi ogni settimana. È proprio in questi momenti che il sacerdote abusava di loro”. “E poi – ha proseguito – altre storie drammatiche. Commozione e qualche lacrima. Storie di vari luoghi d’Italia. Sono state anche lette alcune fra le e-mail inviate a ‘La Colpa’ da persone che non se la sono sentita di partecipare”.

Le testimonianze pubbliche hanno trovato una certa risonanza anche nella stampa nazionale. Il Fatto Quotidiano (26/9), ad esempio, recupera la testimonianza di Francesco di Padova che, si legge, “ricorda quei preti e quelle suore, che con la scusa di punire iniziavano a toccare. La cosa peggiore, dice, era sapere che i genitori non avrebbero creduto o avrebbero minimizzato: ‘E allora ti senti in colpa e anche bugiardo’”. Allo stesso modo, anche la Repubblica (25/9) ha voluto raccontare “una vita di vergogna”, quella di Laura M. “abusata da un prete a 11 anni”. “Gli abusi e le violenze che abbiamo patito hanno cambiato per sempre la nostra vita”, confessa Laura al quotidiano, raccontando le grandi difficoltà a crearsi una propria stabilità affettiva e sessuale: “Non c'è risarcimento per qualcosa che ti impedisce di essere te stesso, ti fa perdere la fiducia, stravolge per sempre la tua vita amorosa”. Anche nel suo caso si è applicato lo stesso trattamento: “Quel prete lo trasferirono per due anni al Tribunale ecclesiastico, poi gli affidarono un'altra parrocchia, poi ancora un'altra, neppure troppo lontana. Andai dal padre spirituale del collegio, mi disse di non parlare e che potevo continuare a volere bene al mio parroco”.

Andare avanti, nonostante tutto

Nel pomeriggio del 25 settembre sono state poi discusse alcune proposte per non disperdere la rete italiana di vittime che si è intrecciata per l’occasione e per creare, intorno al gruppo “La Colpa”, un punto di incontro e di riferimento per le vittime. Tra le proposte, il sostegno psicologico e legale agli abusati, l’allargamento della rete per tentare di recuperare anche le esperienze di gruppi e movimenti stranieri, la possibilità di promuovere altri convegni sullo stesso tema, cercando di ampliare il coinvolgimento di quella zona grigia che in Italia resta ancora largamente sommersa. I promotori dell’incontro hanno poi denunciato la metodica complicità delle gerarchie, che, a loro avviso, rende la Chiesa cattolica, consapevole dei fatti, una “organizzazione pedofila dedita a tale crimine” e hanno avanzato una proposta: la definizione internazionale della pedofilia ecclesiastica come “crimine contro l’umanità”.

“L’incontro di Verona ha confermato che le vittime restano ferite anche dopo molti anni e non è facile avviare un dialogo con loro”, ha spiegato la nostra fonte: “Il percorso è lungo. A differenza di altre nazioni europee, le istituzioni ecclesiali e civili in Italia non ritengono opportuno istituire sedi per raccogliere le testimonianze o offrire supporto. Vedremo se la volontà di alcuni che hanno subito basterà per aiutare altri e dare riconoscimento a tanto male causato”. (giampaolo petrucci)



Lunedì 04 Ottobre,2010 Ore: 16:49
 
 
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La questione dei preti pedofili

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