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Primo incontro nazionale delle vittime dei preti pedofili

Riportiamo la rassegna stampa sull'incontro del 26/09/2010


"Io, abusata da un prete a 11 anni
vi racconto una vita di vergogna"

Storia di Laura, una delle vittime italiane. Oggi il primo raduno a Verona . "Ogni scusa era buona per restare solo con me e attirarmi in casa sua, sopra la sacrestia. Io ero debole e non capivo. Non c'è risarcimento per qualcosa che ti impedisce di essere te stesso e ti fa perdere la fiducia"

di VERA SCHIAVAZZI

ROMA - "Erano giovani, belli, intelligenti, puliti. Molti li ho ritrovati su Facebook, sono rimasta annichilita nel sapere che erano ancora in contatto con quel prete. Soprattutto se penso a quello che hanno subito, più grave e pesante ancora di quel che è toccato a me, forse perché ero una bambina e loro dei maschietti. Gli abusi e le violenze che abbiamo patito hanno cambiato per sempre la nostra vita, non c'è risarcimento per qualcosa che ti impedisce di essere te stesso, ti fa perdere la fiducia, stravolge per sempre la tua vita amorosa".

Laura M. ha 35 anni, un compagno, un lavoro da insegnante in un piccolo centro del nordest. Insieme a quello di molti altri sconosciuti che hanno risposto all'appello il suo sarà uno dei racconti che oggi a Verona vorrebbe cambiare la storia italiana delle vittime della pedofilia nelle chiese, nei seminari, nei collegi. Quelle vittime di preti pedofili che - secondo il gruppo 'La colpà (infolacolpa. it) che ha organizzato l'incontro al Palazzo della Gran Guardia, scegliendo non per caso uno dei luoghi più visibili della città - in Italia fanno ancora così fatica a denunciare gli abusi subiti, a essere creduti, a ottenere giustizia. Il racconto di Laura è arrivato prima con una timida mail: "Gentili signori, ho visto il vostro annuncio su Internet.
Non so se il mio caso vi può interessare perché non mi sono mai rivolta alla polizia e ancora oggi non ho il coraggio di svergognare quel prete, che sia pure molto ancora presente nella sua comunità". Dall'altra parte, la donna ha trovato incoraggiamento e comprensione: "È capitato anche a noi, a volte si convive tutta la vita col peso di un'ingiusta vergogna". Così, è riuscita a continuare: "Avevo 11 anni quando ho sentito per la prima volta su di me il sesso di un uomo. Era il mio parroco, e ogni scusa era buona per restare solo con me e attirarmi in casa sua, sopra la sacrestia. Io resistevo, ma ero debole, indifesa, non capivo quanto fossero gravi quelle molestie e non avevo il coraggio di ribellarmi a un adulto del quale mi fidavo ciecamente. Lo scandalo scoppiò quell'estate, un ragazzino più piccolo raccontò a casa quel che gli stava capitando e scoprimmo così che la cosa andava avanti da anni, che alcune famiglie avevano cambiato parrocchia senza però mai pensare a proteggere i figli degli altri...".

Ma, come in molti altri casi, le gerarchie locali scelsero di insabbiare il caso: "Quel prete lo trasferirono per due anni al Tribunale ecclesiastico, poi gli affidarono un'altra parrocchia, poi ancora un'altra, neppure troppo lontana. Andai dal padre spirituale del collegio, mi disse di non parlare e che potevo continuare a volere bene al mio parroco... Dopo, venne un altro prete, un uomo di grande moralità, è grazie a lui se non ho smesso di credere in Dio. Ma per anni e anni non ho potuto avvicinare un uomo, non sopportavo neppure l'idea e soffrivo ancor di più pensando ai miei amici, quelli con cui ho diviso gli anni che dovevano essere i più belli. Ora so che molti di loro non hanno potuto farsi una famiglia né essere felici, e non riesco a perdonare".

Resta un peso difficile da cancellare: "Ho cambiato città, mi sono allontanata, a trent'anni mi sono fidanzata, ma ancora non riesco a pensare a dei figli. E vorrei far qualcosa per non lasciare più che la vita di un bambino sia compromessa per un sistema malato, che la vita di un adulto sia sprecata. Naturalmente non farò il nome dei miei amici. Vorrei poter dir loro del mio affetto, ma consegno la mia esperienza come la denuncia del nostro male".

Storie come quella di Laura hanno convinto il gruppo originario dei fondatori di 'La colpa', perlopiù ex allievi del 'Provolo', la scuola per bambini sordi di Verona dove decine di allievi sarebbero stati abusati, che era giunto il momento di uscire allo scoperto. "Vogliamo offrire a tutte le vittime di preti pedofili italiani il sostegno psicologico che è indispensabile, perché queste violenze sono paragonabili a quelle familiari anche per le conseguenze che lasciano - spiega Salvatore Domolo, 45 anni, il portavoce, che ha alle spalle una storia di bambino abusato e di ex prete - e il sostegno legale. Ma non ci interessano i risarcimenti, quanto l'urgenza di un'azione legale verso la Chiesa cattolica per crimini contro l'umanità. E il 31 ottobre saremo a Roma, insieme alle vittime da tutto il mondo, per manifestare con le nostre facce e le nostre storie quello che è accaduto anche in Italia, a centinaia di bambini e di ragazzi".

(25 settembre 2010) © Riproduzione riservata

Fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2010/09/25/news/abusata_vergogna-7409409/?ref=HREC1-3


A VERONA IL PRIMO INCONTRO ITALIANO DELLE VITTIME DEI PRETI PEDOFILI


A Verona le vittime italiane dei preti pedofili si ritrovano nel primo incontro pubblico dell'associazione "La Colpa". A denunciare gli abusi subiti, molte delle oltre 70 vittime di  preti ed educatori dell'Istututo per sordomuti Provolo, ma anche persone provenienti da tutta Italia.

Le vittime italiane dei preti pedofili per la prima volta si ritrovano a Verona nel primo incontro pubblico de "La Colpa". A denunciare gli abusi subiti molte delle oltre 70 vittime di  preti ed educatori dell'Istututo per sordomutiProvolo di Verona. Il collegio, gestito da religiosi, dagli anni '50 almeno fino alla fine degli anno '80 è stato teatro di abusi e violenze di ogni tipo su bambini e bambine. Una spirale di violenza che ha toccato anche la curia veronese.


Con la loro testimonianza, però hanno partecipato anche persone 
abusate da bambine in Liguria, a Milano, ad Ancona e in molte altre parti d'Italia. Molti di loro avevano  famiglie distratte o quasi inesistenti alle spalle. Per altri la parrocchia, la scuola cattolica, gli Scout, o le attività organizzate dalla Chiesa vicino a casa erano l'unico momento di divertimento o l'unica possibilità di crescere in un ambiente che i genitori ritenevano essere sicuro.  E spesso, nonostante abbiano parlato da bambini, non sono stati ascoltati o creduti né dai genitori né dalle autorità ecclesiastiche.


Per tutti c'è la necessità, forte, di essere ascoltati anche a distanza di anni, quando spesso i reati sono prescritti  - in Italia i reati leagti alla èedofilia decadono dopo 10 anni- e di rivelare quello che è successo loro. Ma soprattutto si battono perché la pedofilia all'interno della Chiesa e anche nella società italiana, venga allo scoperto. "Chiediamo che la  pedofilia nella Chiesa sia considerata  un crimine contro l'umanità", dice 
Salvatore Domolo, ex sacerdote e vittima a sua volta di abusi prima di entrare in seminario. "In tutto il mondo, sono stati abusati bambini con la complicità dei vescovi che spesso sapevano e si sono limitati a spostare i sacerdoti pedofili, di parrocchia in parrocchia per evitare lo scandalo". Anche se così, di fatto, hanno reso loro più facile entrare in contato con potenziali piccole vittime.


C'è molta emozione quando a parlare  è Alda, 58 anni, 
"Marcellino pane e Vino" come la chimavano le suore dell'Istituto Provolo. Per lei le violenze sono cominciate poco prima della prima comunione, quando con le sue compagne è stata obbligata a confessarsi ogni settimana. E proprio in questi momenti il sacerdote abusava di loro. Tanto che a 15 anni, quando finalmente è uscita dall'istituto, è uscita dall'istituto era "una ragazza madre senza neanche saper come era stato possibile". Una storia che accomuna molte sue compagne di scuola. Ma queste terribili vicende non riguardano solo l'Istituto per sordomuti di Verona. Sono molto più diffuse di quanto si possa immaginare e molte sono le email di 
persone che non se la sono sentita di partecipare alla manifestazione veronese che testimoniano un disagio profondo.


Il prossimo passo per "La Colpa" sarà partecipare - con le vittime di tutto il mondo religiosi pedofili - ad una manifestazione a 
Roma il 31 ottobre. Poi questo gruppo di persone che si va costituendo cercherà di strutturarsi, seguire le vittime di abusi sia sul piano psicologico che legale e di far sentire più forte la propria voce.

CNRmedia - 25/09/2010

Fonte:
http://www.cnrmedia.com/cronaca/newsid/11936/a-verona-il-primo-incontro-italiano-delle-vittime-dei-preti-pedofili.aspx


25-09-2010

PEDOFILIA: RADUNO VITTIME A VERONA, ALLO STUDIO CLASS ACTION

(ASCA) - Verona, 25 set - Primo incontro nazionale fra le vittime di  abusi sessuali  da parte di sacerdoti, oggi a Verona. Vi partecipano anche i loro famigliari. E ''la tentazione'', che tale probabilmente restera', e' di promuovere una class action contro i preti pedofili. ''Ne discuteremo questo pomeriggio - anticipa Marco Lodi Rizzini, uno degli organizzatori -. Il nostro intento sarebbe di andare in questa direzione, ma ci sono tante difficolta'''.

Il convegno e' stato promosso da ex allievi dell'Istituto Sordi Provolo di
Verona, al centro, a suo tempo, di una complessa vicenda di pedofilia, con protagonisti alcuni sacerdoti che nel passato avevano operato in istituto e che ha visto la diocesi di Verona contrastare fermamente il clima di sospetto che si era ingenerato.

L'incontro si tiene nel palazzo della Gran Guardia.

All'organizzazione sono arrivate una quarantina di mail di adesioni, le presenze, tuttavia, saranno circa una ventina (di vittime e famigliari). ''C'e' ancora molto riserbo da parte degli abusfdmati - spiega Lodi Rizzini -, noi riteniamo che il loro numero sia elevato alla pari che negli altri Paesi.

Speriamo nell'interesse che hanno dimostrato i media, anche grandi catene televisive europee''. L'organizzazione da' atto al Papa di aver parlato in modo ''chiaro e determinato'', ma - puntualizza Lodi Rizzini -, ''dopo le parole, aspettiamo i fatti, anche dai singoli vescovi. Passato non e' facile da dimenticare, in tanti casi personali rappresenta davvero un dramma. Ci auguriamo che dopo i ripetuti interventi di Benedetto XVI il futuro sia diverso''.

fdm/uda/ss

(Asca) 

http://www.asca.it/regioni-PEDOFILIA__RADUNO_VITTIME_A_VERONA__ALLO_STUDIO_CLASS_ACTION-534446--.html


 


Vittime dei preti pedofili al raduno di Verona

Articolo pubblicato il 25/09/2010 alle ore 13:08

Le vittime dei preti pedofili, che per la prima volta si stanno riunendo in questa giornata a Verona, in una conferenza stampa chiedono alla comunita’ internazionale il riconoscimento della pedofila clericale come ”crimine contro l’umanita’”.

La pedofilia clericale ”crimine contro l’umanita’”. Nessun dialogo con la chiesa che parla di ”piano di dio” e non vuole riconosce la sua ”complicita’ attiva”. La pedofilia e’ insita nella chiesa per il suo dominio sulle persone.

Chiedono inoltre di riconoscere l’esistenza di una ”organizzazione pedofila dedita a tale crimine” che e’ rappresentata dalla Chiesa Cattolica.

Questa richiesta si basa sulla vastita’ sia numerica che geografica dei casi dipedofilia clericale, anche definita come ”sacra”, scoppiati nel mondo e che sara’ ancora piu’ vasta e profonda quando verranno a galla sia i casi italiani, sia quelli del cosiddetto ”terzo mondo”. ”Quando la societa’ italiana – e’ stato affermato nella conferenza stampa – si liberera’ del potere clericale le vittime si sentiranno libere di parlare e cio’ che verra’ fuori sara’ impressionante”.

La conferenza stampa e’ stata tenuta da Salvatore Domolo, ex sacerdote, calabrese di nascita ma che ha operato per molti anni a Novara. Lui stesso e’ stato una vittima della pedofilia clericale e conosce bene cio’ di cui ha parlato.

Durante la conferenza stampa e’ stato piu’ volte ribadito la necessita’ che lachiesa cattolica riconosca la sua ”complicita‘ attiva” con la pedofilia. Complicita’ che aveva lo scopo di salvare la propria immagine e che si manifestava con gli spostamenti dei preti pedofili da paese a paese.

Molto duro a tale proposito e’ stato Domolo nei confronti delle ultime dichiarazioni di Benedetto XVI che ha paragonato le vittime dellapedofilia a martiri della chiesa, lasciando intravedere dietro a tale vicenda una sorta di ”piano di dio”. ”Queste affermazioni sono il segno – ha detto Domolo – che la chiesa non vuole prendere coscienza della verita’ cosa che impedisce un dialogo con essa”.

Da oggi le vittime non sono piu’ numeri o percentuali ma persone con un volto e con una storia terribile alle spalle. Oggi le vittime italiane rialzano la testa e scoprono di non essere sole. E’ stato anche annunciato il coordinamento con altre vittime di altre parti del mondo che terranno un appuntamento mondiale aRoma previsto per il prossimo 31 ottobre.

Si può ascoltare la registrazione della conferenza stampa al seguente link:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/pretipedofili/Documenti_1285407317.htm

Fonte www.ildialogo.org
 

Pubblicato su: http://www.leggilo.net/16889/vittime-dei-preti-pedofili-al-raduno-di-verona-2010-09-25.html

 


LE ASSOCIAZIONI DELLE VITTIME DEI PRETI PEDOFILI SI DANNO APPUNTAMENTO A ROMA IL 31 OTTOBRE. MANIFESTANTI DAVANTI AL VATICANO

 

 

GIACOMO GALEAZZI

 

Gigantografie di articoli di giornale sui presunti casi di pedofilia religiosa campeggiano all'ingresso della Gran Guardia, a Verona, dove è in corso la prima riunione delle vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero. In sala, una quarantina di persone, in gran parte anziane. «È ora che la verità emerga. Ci sono persone - ha detto Marco Lodo Rizzini, portavoce dell'associazione dell'Istituto per sordi 'Provolò di Verona, dove negli anni '50 si sarebbero verificati casi di pedofilia - che hanno avuto la vita letteralmente rovinata; c'è chi ha vissuto 50 anni con un peso enorme per quello che ha subito nell'infanzia. C'è chi - ha aggiunto - ci ha confidato di non aver voluto avere figli per il timore che fossero poi vittime di abusi». L'iniziativa a Verona di fatto anticipa quella che è in programma, stavolta a livello internazionale, il 31 ottobre prossimo a Roma. «Sarà una manifestazione internazionale - spiega Lodo Rizzini - e andremo davanti al Vaticano. Questo per denunciare ancora una volta tanti fatti che hanno sconvolto giovani vittime e che solo ora cominciano a emergere». La frase «è ora che la verità emerga» è anche sulle magliette dei rappresentanti dell'associazione «La colpa» che ha promosso l'incontro odierno

Fonte: http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=2712&ID_sezione=524&sezione=


 


"LA CHIESA RISPONDERÀ DI CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ”

Nasce a Verona l’associazione italiana delle vittime dei preti pedofili sul modello americano

di Marco Politi

Le vittime cercano la paro­la. Uomini e donne abusa­ti dai preti nell’infanzia escono allo scoperto per rivendicare i loro diritti. A Ve­rona li ha invitati il Gruppo “La Colpa”. Sono un centinaio di persone venute alla Gran Guar­dia, praticamente di fronte all’Arena, all’insegna di un ma­nifesto dove un ragazzo trasci­na la sua croce, issato sulle spalle di un chierico minaccio­so. Tra loro una quarantina di vittime e familiari. L’atmosfera è molto particola­re. Loro, ex ragazzi con i capelli un po’ spruzzati di grigio, si so­no ritrovati con il coraggio, la timidezza, la speranza e l’imbarazzo di chi per la prima volta in Italia deve dire all’opinione pubblica “Subivo in silenzio”. Tra gli stuprati c’è chi parla, chi si limita ad ascoltare, chi si na­sconde, chi non se l’è sentita di venire e affida il suo racconto ad una mail. Fa impressione ve­dere qualcuno degli ex allievi del “P rovo l o ” (l’istituto vero­nese per sordomuti, gestito dal clero, dov’è scoppiato uno scandalo nazionale) che artico­la faticosamente le parole, mi­mando il suo irrigidirsi quando il prete o l’assistente laico co­minciava ad accarezzarlo. Gianni Bisoli racconta al Fatto il suo calvario iniziato a 13 anni con il prete che lo seguiva in bagno, lo chiamava di notte dal dormitorio, se lo portava in gi­ro in macchina e lo sodomizza-va. Per quattro volte, racconta, fu portato anche dal vescovo dell’epoca, che lo molestò. C’è chi comincia il suo raccon­to e bruscamente lo interrom­pe, perché non ce la fa a pro­seguire. Francesco da Padova ce la fa. E ricorda quei preti e quelle suore, che con la scusa di punire iniziavano a toccare. La cosa peggiore, dice, era sa­pere che i genitori non avreb­bero creduto o avrebbero mi­nimizzato: “E allora ti senti in colpa e anche bugiardo”.

Regalini, dolcetti e caramelle

INTERVIENE una donna ed è felice di non dover tacere. “Scusate se parlo disordinatamente – dice – perché sono tesa”. Ricor­da le confessioni con il prete, che le chiedeva dove si grattasse sotto la gonna. Tornano ossessi­vamente nei discorsi i “regalini ” dei predatori alle vittime. La ca­ramella, il dolcetto, il gelato. Tra i messaggi di chi ha avuto vergo­gna a venire c’è quello di un uo­mo, che odia ancora oggi la “caramella al rabarbaro” e non ha dimenticato la riposta che il ve­scovo della sua città diede a sua madre, che era andata a denun­ciare le molestie del sacerdote amico di famiglia: “Il vescovo sconsigliò assolutamente di fare denunce per il bene mio (che ero adolescente) e per non dare dolore alla madre del prete!”. Una reazione classica da parte della gerarchia. “In Italia – sotto -linea Salvatore Domolo, ex sa­cerdote e uno degli organizzatori del convegno – si è tentato di distinguere il prete pedofilo dall’istituzione, dimenticando l’assoluta complicità della gerarchia in questo enorme crimine”. C’è sempre stato il silenzio e l’atteggiamento della Chiesa di voler “difendere la propria immagine”, risolvendo il problema attraverso lo spostamento del colpevole da una parrocchia all’altra. Anche Domolo, che si è sbattezzato nel 2009, quando era ragazzo è stato abusato da un prete, poi si è fatto prete lui stesso e quando sono riemerse le angosce il suo padre spirituale lo accompagnava personalmente (e assisteva) alle sedute di terapia. “Così l’istituzione controlla. E quando non controlla, tenta di spiritualizzare il p ro bl e m a ”, affogandolo nell’ideologia di una prova di sofferenza redentiva. Ma i conti non tornano. Un mes­saggio arrivato al convegno è un grido: “Dall’età di dieci anni, hanno abusato di me per quattro anni. Poi ne sono uscito. So­no infelice. Ho perso il lavoro, ho tentato per tre volte il suici­dio, il matrimonio è fallito, i figli mi odiano. Ho paura di avere tendenze pedofile, guardo i ra­gazzi in piscina… aiutatemi pri­ma che mi uccida!”. Francesco Zanardi di Savona si è trasformato da vittima in detec­tive. Racconta che il prete-pre­datore Luciano Massaferro, già condannato a tre anni di carce­re, se n’è andato in Svizzera e ora è tornato segretamente in Ligu­ria. Un altro prete pedofilo pa­kistano, Yousuf Dominic, cac­ciato da Londra, emigrato nel Texas dove ha commesso altri crimini, aveva trovato ospitalità recentemente in un convento li­gure. (Forse sentendosi scoper­to, è morto d’infarto pochi gior­ni fa).

Testimonianze infinite. Ma nel convegno ci si è presi l’impegno di costruire una rete, un coordi­namento delle “vittime italiane” per farsi sentire come negli Stati Uniti, in Irlanda, in Germania. A Roma, preannuncia Marco Lodi Rizzini, è in programma per il 31 ottobre una grande riunione delle associazioni internaziona­li di abusati dal clero per chiama­re il Vaticano alle sue responsa­bilità. “Crimini contro l’umanità”, è l’accusa riecheggiata a Ve­ro n a .

Perché l’inerzia della gerarchia è diffusa. A Verona, dopo violenti polemiche, il vescovo Zenti e il rappresentante delle vittime del P rovolo”, Giorgio Dalla Ber­nardina, si sono incontrati a luglio per deporre le armi ed è stato deciso di istituire una commissione d’inchiesta . Don Bruno Fasan, portavoce della diocesi, comunica che una prima relazione è già sta­ta mandata nel 2009 alla Con­gregazione per la Dottrina della fede. Ora, spiega, sono in corso audizioni degli ex allie­vi del “P rovo l o ”. Replica Dalla Bernardina: “Tutte parole, nien­te fatti, Chiediamo un confron­to pubblico tra le vittime e i col­pe voli”.

E il cardinal Bagnasco non risponde

NEGLI ALTRI PAESI europei l’episcopato ha istituito com­missioni d’inchiesta, numeri verdi e responsabili nazionali per ascoltare le vittime. In Italia non è successo finora nulla. Do­mani si riunisce il Consiglio per­manente della Cei. C’è da vede­re se porterà novità. Intanto Ro­berto Mirabile, presidente dell’associazione anti-pedofilia “Caramella Buona”, sta cercan­do da mesi di incontrare il car­dinale Angelo Bagnasco per in­formarlo di due gravi casi. Il car­dinale non vuole, il segretario non dà risposte, la segreteria te­lefonica è muta.

Pubblicato sul quotidiano Il Fatto di domenica 26 settembre 2010 pag. 8


Corriere della Sera, 26.09.2010 pag. 20

Preti pedofili, le nuove denunce

VERONA - «Vorresti fermare il prete pedofilo che è lì, accanto ai bambini». È il sentimento nelle vittime di abusi sessuali commessi all’interno della Chiesa. È emerso durante il primo incontro pubblico «Noi vittime dei preti pedofili» nel Palazzo della Gran Guardia. «Vogliamo far vedere che esistiamo, che non possiamo più essere messi a tacere e che non siamo statistiche ma esseri umani» hanno detto. Una cinquantina di mail di denuncia di altri casi sono arrivate al gruppo «La Colpa», promotore dell’incontro. Lo ha spiegato Mario Lodi Rizzini, fratello di una delle sordomute dell’Istituto San Provolo di Verona, dove - secondo testimonianze dettagliate - ci furono numerosi casi di abuso.



Domenica 26 Settembre,2010 Ore: 16:19
 
 
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La questione dei preti pedofili

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