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www.ildialogo.org Rassegna stampa del 20/05/2010,

Pedofilia clericale
Rassegna stampa del 20/05/2010

Un vescovo ammette di non aver denunciato un suo prete


Pedofilia, il vescovo ammette “Non denunciai il mio prete”
di Alessia Meloni
La Stampa 21 maggio 2010
Sapeva ma non ha fatto nulla e pertanto deve finire sotto inchiesta. All’indomani dalle tante polemiche sulla piaga della pedofilia nella Chiesa e delle nette prese di posizione di Papa Benedetto XVI, la questione entra in un’aula di giustizia.
Ritenuto «colpevole» di aver taciuto è monsignor Gino Reali, vescovo dalla diocesi di Porto Santa Rufina (Fiumicino) che ha ieri testimoniato nel corso del processo che si celebra a Roma nei confronti di don Ruggero Conti, ex parroco della chiesa della Natività di Santa Maria Santissima di Roma, accusato di aver abusato di alcuni fedeli minorenni.
A chiedere che si faccia chiarezza sulla posizione del prelato è stato l’avvocato Nino Marazzita, legale di parte civile che rappresenta anche l’associazione «La Caramella Buona», che ha annunciato che presenterà una denuncia sulla vicenda e che ha invitato il tribunale ad inviare gli atti alla Procura perché proceda nei confronti del monsignore «per i reati di favoreggiamento e concorso esterno nei reati pedofilia compiuti tra il 2002 e il 2006 da don Ruggero Conti per non aver impedito un reato e una condotta che era suo dovere interrompere al fine di arricchire economicamente la parrocchia in relazione all'ampliamento dell'oratorio – ha detto il penalista – e per il solo reato di favoreggiamento anche per quanto riguarda la vicenda di un altro sacerdote sempre della sua diocesi accusato di aver inviato sms hard a giovani».
Una decisione, quella del penalista, arrivata al termine della deposizione del prelato da cui è emerso, in sostanza, che il vescovo non denunciò alle autorità civili don Ruggero e non riferì nulla neanche al Vaticano pur avendo avuto «segnalazioni» sull’accaduto da dieci persone, alcune delle quali erano anche le presunte vittime degli abusi dell’allora parroco, oggi agli arresti domiciliari dopo aver passato vari mesi in carcere. «Esiste una direttiva della Chiesa cattolica che dice che c'è l'obbligo, in presenza di un fatto accertato, di denuncia alle autorità civile laddove la legge dello Stato lo preveda, ma non so che cosa preveda la legge italiana», si è giustificato il monsignore.
Quanto alla Santa Sede, monsignor Reali ha detto: «Io ho l'obbligo di avvisare la Congregazione per la dottrina per la fede quando ho fatto un'indagine previa e ho verificato che è fondata, ma in questo caso non l'ho avvisata. Ho chiesto informazioni e ho incontrato in termini informali qualcuno della Congregazione». Qualcosa non deve aver comunque convinto monsignor Reali, che incontrò il parroco varie volte: «Gli feci alcune raccomandazioni - ha detto - Gli dissi di dedicarsi di più alla spiritualità, di avere un atteggiamento più prudente, di essere meno espansivo e di non accogliere ragazzi in casa».
Intanto ieri in tribunale è arrivata l’ennesima lettera minatoria, con proiettile allegato: «Se interrogate il monsignore facciamo saltare tutto in aria».



Venerd́ 21 Maggio,2010 Ore: 15:20
 
 
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La questione dei preti pedofili

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