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www.ildialogo.org Pedofilia, il Vaticano ammorbidisce i toni,di Alessandro Speciale

Pedofilia, il Vaticano ammorbidisce i toni

di Alessandro Speciale

in "Liberazione" del 10 aprile 2010


Mentre si fa sempre più rauco e velenoso il clamore che circonda i casi di pedofilia nella Chiesa cattolica - ovvero la presunta "campagna" di "attacchi" mediatici contro papa Benedetto XVI che animerebbe le denunce delle vittime e le inchieste dei giornali di mezzo mondo - ci prova il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, a dire una parola pacata e ragionevole su quello che sta accadendo dentro e intorno al Vaticano in queste settimane.
E lo fa con una riflessione, affidata alla Radio Vaticana, sulla «rotta sicura» che la Chiesa deve tenere nelle «acque agitate» di questi tempi; una rotta, afferma, che passa prima di tutto dal «cercare la verità e la pace per gli offesi». Nessun tentativo, quindi, di sminuire o denigrare le vittime: è vero, i casi di pedofilia di cui si parla sono spesso vecchi di molti decenni ma questo accade perché, evidentemente, «tante ferite interiori» sono «ancora aperte». E mentre in Vaticano e negli ambienti filo-curiali si punta il dito contro l'avvocato Jeff Anderson - che ha strappato alla Chiesa risarcimenti alle vittime per 60 milioni di dollari e recentemente ha passato al New York Times le carte dello scoop sulle "debolezze" della risposta vaticana nel caso del pedofilo Lawrence C.Murphy - Lombardi sottolinea che «molte vittime non cercano compensi economici, ma aiuto interiore, un giudizio nella loro dolorosa vicenda personale».
«C'è qualcosa - aggiunge - che va ancora capito veramente. Probabilmente dobbiamo fare un'esperienza più profonda di eventi che così negativamente hanno inciso nella vita delle persone, della Chiesa e della società»: un gesto di umiltà che viene prima della difesa, vigorosa come naturale, di papa Ratzinger. Benedetto XVI, dice Lombardi, è pronto a incontrare le vittime ed è una «guida coerente sulla via del rigore e della veracità», un «pastore all'altezza per affrontare con alta rettitudine e sicurezza questo tempo difficile». E questo, malgrado le «critiche e insinuazioni infondate» di cui è stato oggetto: nessun accenno a "complotti" o a "campagne mediatiche", solo il rifiuto di articoli giudicati non accurati o corretti, a cui - d'altra parte - lo stesso Lombardi da settimane risponde quotidianamente con note, interviste e dichiarazioni.
L'ultima, due giorni fa, al settimanale tedesco Stern che accusava Ratzinger, quando era prefetto della Congregazione vaticana per la dottrina della fede, di aver fermato il processo canonico contro il fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel, accusato di molestie su minori: tesi «paradossale e ridicola», secondo Lombardi, dato che a condannarlo ad una vita di «preghiera e penitenza», nel 2006, poco dopo la sua elezione a papa, era stato lo stesso Ratzinger.
D'altra parte, è stato proprio il tornare alla ribalta del caso Maciel a segnare una svolta nella risposta vaticana alla crisi pedofilia, con il ritorno alla ribalta del cardinale Angelo Sodano, decano dei cardinali ed ex "primo ministro" di papa Wojtyla. Molto stimato da Giovanni Paolo II, il fondatore dei Legionari nella Curia wojtyliana aveva contatti e protezioni di ferro: un'inchiesta del settimanale cattolico Usa National Catholic Reporter rivela che "coltivava" con doni generosi di decine di migliaia di dollari il segretario di Stato di Wojtyla, Sodano, il suo segretario personale Dziwisz, e altri prelati.
Il caso Maciel, oltre a rallentare la beatificazione del papa polacco, potrebbe quindi macchiare l'immagine del suo pontificato, e di tutti coloro che hanno ricoperto ruoli di primo piano in quegli anni - tranne uno: Ratzinger. In Vaticano e dintorni, infatti, non è sfuggito un dettaglio dell'inchiesta del giornale Usa: l'unico che rifiutò la busta con l'offerta dei Legionari fu proprio il prefetto dell'ex Sant'Uffizio. «Era duro come l'acciaio in una maniera molto cordiale», ha raccontato uno dei testimoni interpellati. Una difesa dell'attuale papa più eloquente delle decine di comunicati di stima e denunce degli attacchi di media fatte dai vescovi in questi giorni - ma che naturalmente nessuno in Vaticano, almeno per ora, può utilizzare liberamente.
Ma la linea della critica - seppur implicita - al papato di Wojtyla per difendere Benedetto XVI è stata già adottata dall'arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn, che ha ricordato come Ratzinger sia stato bloccato dalla "Curia" quando voleva indagare il cardinale pedofilo Hermann Groer. Ed è forse per evitare che altri cedano a "tentazioni" simili che è tornato in campo con tanto vigore l'ex primo ministro di Wojtyla.
La differenza di tono tra le parole di Lombardi e quelle durissime di Sodano - che lunedì scorso all' Osservatore Romano ha attaccato indicato come responsabile degli «ingiusti attacchi al papa» chi ha «visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo» - è infatti evidente. Così come sono diversi dalle rabbiose recriminazioni contro i media di settori della Curia gli accenti scelti da alcuni vescovi vicini a Ratzinger in diocesi chiave del mondo - Martin a Dublino, Zollitsch in Germania, Nichols a Londra, Schoenborn a Vienna, Leonard a Bruxelles. Come loro, Lombardi ha invocato ieri «trasparenza» e «rigore» come «esigenze urgenti» per un «governo saggio e giusto nella Chiesa», continuando con «decisione» sulla strada della «collaborazione con le autorità civili». Il tutto, mentre il papa continua il suo silenzio sulla vicenda e scoppia il caso di un prete californiano che negli anni 80 Ratzinger si sarebbe rifiutato di spretare per non «compromettere il bene della Chiesa universale».
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dalla rassegna stampa di Incontri di fine settimana
http://www.finesettimana.org/



Domenica 11 Aprile,2010 Ore: 17:43
 
 
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La questione dei preti pedofili

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