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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org La rassegna stampa del 7/04/2010 (4),

Pedofilia clericale - Notizie
La rassegna stampa del 7/04/2010 (4)

PEDOFILIA: TV NORVEGIA,VESCOVO AMMETTE ABUSI SU MINORE
(ANSA) - ROMA, 7 APR - Un vescovo cattolico norvegese ha confessato di aver abusato sessualmente di un ragazzo minorenne. Lo scrive in apertura del suo sito la tv di stato norvegese, Nrk. In seguito a tale confessione il prelato ha dato le dimissioni nel giugno dello scorso anno. E' il primo caso di pedofilia legato alla Chiesa cattolica riportato in Norvegia.
Secondo la tv Nrk, il caso riguarda Georg Mueller, ex vescovo cattolico di Trondheim, che il 7 giugno dello scorso anno si dimise inaspettatamente comunicando la decisione durante la celebrazione della messa domenicale.
''E' stato un abuso sessuale il motivo che lo ha spinto alle dimissioni'' scrive il sito della tv pubblica norvegese, che aggiunge: ''La Chiesa cattolica ha pagato alla vittima tra 400.000 e 500.000 corone norvegese (tra 50.000 e 65.000 euro, ndr) a titolo di risarcimento danni''.
L'abuso venne commesso quando Mueller era ancora un semplice prete ed e' prescritto per la legge norvegese, specifica Nrk che riporta come l'attuale vescovo di Trondheim e Oslo, Bernt Eisvig, abbia riferito al Times che Mueller scelse di dare immediatamente le dimissioni quando venne informato delle accuse che lo riguardavano.
Secondo il quotidiano norvegese Adresseavisen, la vittima era un chierichetto che ha mantenuto il segreto per circa 20 anni.
E' stato il vescovo di Stoccolma ad occuparsi dell'inchiesta. Nrk riporta che il caso e' stato inviato al Vaticano, dove e' stato valutato arrivando alla conclusione che Mueller, in quel momento vescovo di Trondheim, doveva dimettersi. Il vescovo Eidsvig, riporta Nrk citando ancora il quotidiano Adresseavisen, ha riferito che al momento della causa ''la vicenda non e' stata resa nota perche' la vittima non volle''.
''La persona in questione e' attualmente ben al di la' della maggiore eta' - ha detto Eidsvig ad Adresseavisen - La Chiesa ha ottenuto l'assicurazione che il caso e' prescritto per la legge norvegese''.
Secondo Nrk non e' stato possibile rintracciare l'ex vescovo Mueller, che dopo le dimissioni - secondo Eidsvig - si e' sottoposto a ''trattamento psicologico e a cure spirituali''.
(ANSA).
GLD

PEDOFILIA: NORVEGIA, DI ORIGINE TEDESCA EX VESCOVO COINVOLTO
(ANSA-AFP) - OSLO, 7 APR - Georg Mueller, il vescovo di Trondheim che nel giugno scorso si e' dimesso dopo aver ammesso un abuso sessuale commesso oltre 20 anni fa, ha 58 anni ed e' un norvegese di origini tedesche essendo nato a Treviri, in Germania. (ANSA-AFP)
GLD

Sì, c'è un legame tra l'attacco al Papa e l'antisemitismo

di R.A. Segre
Ha ragione padre Cantalamessa: c'è un legame tra l'attacco al Papa e la persecuzione contro gli ebrei. Ecco perché. Padre Raniero Cantalamessa è rimasto giustamente stupito e rattristato dal polverone sollevato dalla sua omelia pasquale nella quale ha paragonato - citando una lettera di un amico ebreo - gli attacchi mossi contro il Papa all'antisemitismo. Il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni ha deplorato l'incidente come una «caduta di stile». Per la radio vaticana invece «Ci sono lobby economiche dietro l'attacco al Papa». Anche il commento dell'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams è stato secondo la BBC «insolitamente duro». Il prelato afferma che «una istituzione che viene cosi profondamente emarginata dalla vita sociale (come la Chiesa irlandese) perde di colpo la sua credibilità» Si tratta per il settimanale cattolico «Tablet» di «un commento sorprendente che rischia di influenzare la comunità dei credenti». Tuttavia a ben guardare, un legame esiste fra questi attacchi alla Chiesa e la persecuzione degli ebrei. Si compone di due fatti: 1) L'incapacità dello Stato Vaticano e dello Stato di Israele (nella misura in cui esso viene erroneamente identificato con l'ebraismo) di far fronte ad una offensiva mediatica di delegittimazione. 2) la diversa capacità della Chiesa e della Sinagoga di spiegare il significato della «elezione» che entrambe difendono. Lo Stato vaticano e lo Stato di Israele sono molto differenti. Il Vaticano è uno stato assoluto, particolare nel suo regime teocratico, come lo è lo stato d'Israele nel suo regime laico e democratico. Entrambi non traggono la loro legittimità - non la loro legalità politica internazionale - dal riconoscimento delle altre nazioni. Fondano, questa legittimità, su un'idea di «missione» o «scelta» inconcepibile in termini politici e storici. Il che appare un anacronismo, se non addirittura un anatema, a chi lega la sovranità all'idea di nazione, sia che questa coincida o no con la territorialità. E' evidente - o per lo meno dovrebbe esserlo - che la Chiesa non è una istituzione di vizio mascherato da falsa umiltà e carità come l'ebraismo non è un gruppo di potere economico, razzista mascherato
da falso vittimismo. La Chiesa, come ha detto il cardinale Roger Etchegaray, vice decano del Sacro Collegio, «è invisa soprattutto a chi mal sopporta la sua azione a difesa della
sacralità della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, dell'equa distribuzione delle risorse mondiali e di una alternativa etica alla logica del puro profitto». Israele - soprattutto nella identificazione dell'ebraismo col movimento sionista - è inviso per il successo di questa idea nazionale a confronto col fallimento di tutte le altre ideologie politiche. Non gli si perdona la pretesa di voler dimostrare colla sua esistenza, l'incapacità degli altri di vivere secondo i valori e gli scopi che proclamano. Questo non significa che Chiesa e Israele non abbiano colpe. Ma riconoscerle, come fa la Chiesa con la pedofilia e come hanno fatto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI nei confronti dell'antisemitismo, imbestialisce chi vorrebbe mettere la propria coscienza in pace abbassando la Chiesa e Israele al proprio livello. Col risultato che, paradossalmente, Chiesa e Israele (stato e popolo) si trovano, sia pure in differente condizione, a far ftonte ad attacchi di invidia e delegittimazione, unendoli nella incapacità di spesso reagire in maniera appropriata a questi attacchi. Qualunque possano essere la falsità e l'ipocrisia dei loro avversari, sbagliano quando cadono nella trappola
di chi si consola dicendo «ma lo fanno anche gli altri». È vero. E lo fanno molto di più della Chiesa e di Israele. Ma chi mette la Stella di Davide o le Chiavi di San Pietro sulla propria bandiera non ha il diritto di essere come gli altri anche se lo volesse. La Chiesa e Israele sono - volenti o nolenti - testimoni del fatto che esistono verità morali nella società e nella politica. In un mondo dove la tendenza è quella di omologare tutto, in queste verità sta il loro diritto ad essere e di restare differenti. 

DOPO LO SCANDALO PEDOFILIA «Attacchi a Ratzinger come a Pio XII»

Il cardinale Sodano: «È la stessa offensiva che subirono Pacelli, che fu criticato per il silenzio sulla Shoah, e Paolo VI per l'enciclica sui preservativi. Ma dietro ci sono visioni
della famiglia contrarie al Vangelo» Andrea Tornielli Roma

Papa Ratzinger sotto attacco come lo sono stati Pio XII e Paolo VI. È il paragone che propone il cardinale AngeloSodano, decano del collegio cardinalizio, in un'intervista pubblicata su «L'Osservatore Romano» nella quale spiega le ragioni dell'inusuale saluto da lui rivolto a Benedetto XVI domenica mattina, all'inizio della liturgia pasquale. L'ex Segretario di Stato ha dichiarato: «Dietro gli ingiusti attacchi al Papa ci sono visioni della famiglia e della vita contrarie al Vangelo». Dunque Ratzinger sarebbe nel mirino a motivo delle sue prese di posizione in favore della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, e contro l'aborto. «Ora contro la Chiesa -continua Sodano nell'intervista al quotidiano vaticano - viene brandita l'accusa della pedofilia. Prima ci sono state le battaglie del modernismo contro PioX, poil'offensiva contro Pio XII per il suo comportamento durante l'ultimo conflitto mondiale e infine quella contro Paolo VI per l'Humanae vitae». Il cardinale decano presenta dunque le critiche, le polemiche, gli attacchi diretti contro Benedetto XVI per lo scandalo della pedofilia del clero come riedizione di «battaglie» già vissute in passato dai suoi predecessori. Colpisce soprattutto il paragone con l'offensiva contro Papa Pacelli, che non subì attacchi durante la vita, ma a partire dalla metà degli anni Sessanta è stato oggetto di critiche molto pesanti per il suo atteggiamento prudente nei pronunciamenti pubblici durante la Shoah. Proprio Benedetto XVI, lo scorso 19 dicembre, ha promulgato le virtù eroiche del predecessore, la cui figura è fortemente criticata dal mondo ebraico. Ma forse il paragone che presenta più similitudini è quello con Paolo VI, che al momento della pubblicazione dell'enciclica nella quale si sancival'illiceità degli anticoncezionali venne sottoposto a un fuoco di fila di attacchi e critiche feroci fuori ma anche dentro la Chiesa. «È ormai un contrasto culturale - ha commentato il cardinale Sodano - il Papa incarna verità morali che non sono accettate e così le mancanze e gli errori di sacerdoti sono usate come armi contro la Chiesa». Le parole del decano del collegio cardinalizio confermano che ai vertici della Santa Sede si ritiene che quanto sta accadendo vi sia un «contrasto culturale», e dunque gli scandali degli abusi sui minori rappresentino solo il pretesto per cercare di delegittimare il Pontefice e il suo magistero. Da Santiago del Cile, dov'è giunto per una visita di alcuni giorni, ha parlato anche l'attuale Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, il quale
ha ricordato come durante la Settimana Santa Benedetto XVI abbia avuto «il sostegno di una piazza San Pietro colma e con molti giovani». «È un Papa forte - ha commentato Bertone - il Papa del terzo millennio». I cronisti hanno chiesto conto al Segretario di Stato de documenti pubblicati dal settimanale tedesco DieZeit, che lo ha accusato di aver bloccato il procedimento di dimissione dallo stato clericale del prete americano Lawrence Murphy, macchiatosi di numerosi e ripetuti abusi ai danni di bambini e ragazzi sordomuti negli anni '60 e '70. Il processo venne in realtà sospeso perché il sacerdote era già molto ammalato e sarebbe morto di lì a poco. Alla domanda se avesse bloccato il processo contro il prete pedofilo, Bertone ha risposto: «Non è vero, non è vero.  Abbiamo documentato il contrario e non parliamo di questo argomento ora, perché altrimenti rimaniamo qui tutto il giomoperve-rificare con precisione l'azione mia e quella di sua eminenza, l'alierà cardinale Ratzinger, quale Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Basta, basta su questo argomento».

Indagini in Usa Due preti inquisiti trasferiti in India
Lo scandalo dei preti pedofili  americani sta portando l'attenzione dei media sulle diocesi. Sono emersi infatti due casi di sacerdoti, accusati in passato di aver abusato di minori negli States, che sono stati poi trasferiti in India, illoro paese d'origine, dove proseguono indisturbati la loro attività pastorale. Il «New YorkTimes» ha rivelato la storia di padre Jeyapaul, incriminato nel 2007 della procura del Minnesota con l'accusa di aver costretto una ragazzina di 14 anni a fare sesso orale nella sua parrocchia. Nel 2005, quando le indagini erano ancora all'inizio, il sacerdote andò in India per trovare la madre malata. Fu lei a consigliargli di non tornare negli Usa. Lo stesso fece il vescovo del Minnesota. Ma non è l'unico. La storia di un altro prete accusato e condannato per aver molestato una ragazzina, oggi vive e predica il Vangelo in India. Dopo aver scontato quattro mesi di carcere, padre Nelson è stato trasferito nella diocesi di Kottar, nell'India meridionale.
 



Mercoledì 07 Aprile,2010 Ore: 17:22
 
 
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La questione dei preti pedofili

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