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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Rassegna stampa del 11 marzo 2010,

Pedofilia clericale
Rassegna stampa del 11 marzo 2010

Notizie e riflessioni sulla ventata di scandali che sta investendo la Chiesa Cattolica europea. Le riflessioni di Melloni, Messori, Schönborn. Un ex ministro della Santa Sede parla di "fine della chiesa". Il celibato al centro del dibattito.


 

Sole 24 Ore 11 marzo 2010
"Pedofilia, i vescovi tedeschi aprono un'inchiesta"  
di Carlo Marroni
Germania. Oltre 170 denunce - Domani Benedetto XVI incontra il presidente della Conferenza episcopale
Pedofilia, i vescovi tedeschi aprono un'inchiesta CITTÀ DEL VATICANO
La Conferenza episcopale tedesca apre un'inchiesta sulle accuse di violenze sessuali e maltrattamenti commessi in istituzioni cattoliche in Germania.L'annuncio è arrivato alla vigilia dell'udienza di domani da Benedetto XVI del presidente dei vescovi, Roberto Zollitsch, convocato per rendere conto dello scandalo di enormi proporzioni che sta scuotendo la Germania, ma anche la Chiesa: forse non a caso ieri il Papa, parlando di tutt'altro, ha richiamato i membri della famiglia cattolica all'unità. Alla luce di ciò che sta accadendo Benedetto XVI, quando diffonderà la lettera ai cattolici irlandesi sulla pedofilia, potrebbe estendere il messaggio a tutta la Chiesa, una sorta di mea culpa planetario. Ad oggi sono più di 170 gli studenti che hanno raccontato di essere stati vittime anni fa di abusi sessuali, e molti altri di essere stati picchiati. Le indagini riguarderanno anche il celebre coro di Ratisbona, di cui è stato direttore anche il fratello di Papa Benedetto XVI, Georg Ratzinger, dal 1964 al 1994: la diocesi ha annunciato un'inchiesta interna. Ai casi finora rivelati si è aggiunto ieri quello di una scuola della diocesi di Magonza, dove negli anni 60-70 sarebbero state commesse violenze.
Il cardinale tedesco Walter Kasper ha detto che i casi di abusi sessuali su minori emersi nella Chiesa cattolica sono «riprovevoli, su questo non può esserci assolutamente alcun dubbio. È assolutamente chiaro che bisogna far luce, non c'è dubbio sulla chiara opinione del Papa su questa questione». Accanto alla richiesta di chiarezza arrivano anche autorevoli opinioni di carattere teologico, a conferma della profondità del disagio. Per il cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, teologo di fama e compagno di studi di Ratzinger, il celibato dei preti, peculiarità della Chiesa cattolica, spiega in parte i casi di pedofilia commessi dai religiosi. Interrogandosi sulle cause di questi abusi- rivelati anche in Austria- il cardinale ritiene che derivano «sia dall'educazione dei preti che dalle conseguenze della rivoluzione sessuale del ' 68, dal celibato nello sviluppo personale». Schoenborn invita a «un cambiamento di visione» del celibato, argomento tabù in Vaticano. C'è poi chi guarda da un'altra angolazione: una maggiore presenza femminile nella Chiesa «avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto la denuncia dei misfatti» afferma la storica Lucetta Scaraffia in un editoriale pubblicato dall'Osservatore Romano.
Intanto nel governo Merkel che ha convocato i vescovi il 23 aprile per un summit, appoggiato dalla curia romana - si fa strada l'idea di una nuova legislazione contro la pedofilia, non senza tensioni tra i liberali e i democristiani della Cdu, a causa delle durissime posizioni assunte dal ministro della Giustizia, Sabine LeutheusserSchnarrenberge, che ha accusato la Chiesa di silenzi e coperture. Al ministro ha risposto il vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Muller, che ha parlato di «critiche false e diffamatorie ».
© RIPRODUZIONE RISERVATA 
 
 

Stampa 11 marzo 2010
Retroscena
Le rivelazioni di un ex ministro della Santa Sede
“La Chiesa cammina verso la sua fine”
GIACOMO GALEAZZI

Scandali profetizzati nel libro-confessione di un prelato
CITTÀ DEL VATICANO
 
 Il capo dei vescovi tedeschi Zollitsch è in viaggio verso Roma per il «faccia a faccia» di domani con Benedetto XVI impegnato nella definitiva stesura del messaggio ai fedeli sugli abusi sessuali. Ma c’è un libro che pesa sulla Curia come una maledizione e un preannuncio di sventura. Nei Sacri Palazzi lo hanno letto tutti anche se, rispetto all’edizione francese, la traduzione italiana (a cominciare dal titolo «Orgoglio e pregiudizio in Vaticano» invece di «Confessioni di un cardinale») attenua l’impatto deflagrante di un testo che appare tristemente profetico alla luce della bufera-pedofilia piombata Oltretevere dalla Germania. È un libro-intervista che l’autore francese Olivier Le Gendre intrattiene con un cardinale (anonimo) ex ministro di primo piano della Santa Sede e diplomatico di lungo corso il quale, tra potere, politica, scandali, crociate contro la modernità, traccia un profilo sconcertante della Chiesa attuale.
Temi attualissimi se si pensa che, in risposta alle «class action» Usa e ai sacerdoti nel mirino, il porporato chiama in causa (come ha fatto ieri Schönborn) la regola del celibato e lancia l’ipotesi di «uomini sposati investiti della facoltà di celebrare l’eucarestia», cioè una «sfida religiosa» alla «figura del prete come la conosciamo da centinaia di anni: la tonaca, il presbiterio, l’oratorio, la gestione delle finanze». In Francia il libro è uscito nel 2007, in Italia circola da pochi mesi ma, inspiegabilmente, sotto traccia, nel silenzio dei «mass media», quasi solo in ambienti vaticani. E’ la clamorosa denuncia di una Chiesa arroccata su posizione arcaiche, assediata dagli tsunami giudiziari degli abusi sessuali, bisognosa di un rinnovamento radicale e impaurita dalla scienza, dalla democrazia, dalla modernità. La campagna antipreservativo, lo scandalo dei preti pedofili, lo sfarzo dei prelati, le guerre di potere, i personalismi e i carrierismi nelle gerarchie ecclesiastiche: tanti volti, un’unica realtà in decadenza irreversibile.
Nel conclave viene descritto un Joseph Ratzinger nobilmente disinteressato alla propria elezione, anzi deciso a tirare la volata a un altro candidato, infine «Papa suo malgrado». Soprattutto, però, l’indice è puntato contro una Curia irrigidita a difesa della conservazione, contraria ad ogni istanza di ammodernamento, sempre pronta a farsi scudo del dogma dell’infallibilità papale, paralizzata dalla raffica di scandali sessuali e incapace di contromosse efficaci. Insomma, ripetendo all’infinito errori da «fine impero», la Chiesa «sta marciando verso la sua fine» perché ormai rischia di parlare a se stessa («La massa di fedeli la sente lontana e assente dai problemi del quotidiano, preoccupata solo di proteggere il proprio potere»). E quando anche l’ultimo bacino di fedeli (il Terzo Mondo) si prosciugherà per effetto della secolarizzazione e del miglioramento delle condizioni di vita, l’intera struttura svanirà. Ciò che, però, il cardinale non aveva previsto è che, davanti alle raffiche di denunce per abusi sessuali del clero mondiale, la «purificazione» della Chiesa avrebbe avuto il suo promotore proprio nell’«intransigente» Benedetto XVI, intenzionato ad allontanare le «mele marce» anche a costo di scontrarsi con la linea «perdonista» delle conferenze episcopali nazionali. Nessuna copertura né impunità (attraverso il documento «De delictis gravioribus»). E’ stato Ratzinger a inaugurare la «tolleranza zero» avocando alla Santa Sede i processi per evitare indulgenze locali e pretendendo che i responsabili siano portati davanti ai giudici. Rispetto ai foschi scenari dell’anonimo cardinale e alla deriva apocalittica di una Chiesa senza futuro, Benedetto XVI si propone di «governare guidando e illuminando gli animi».
 
«Con più donne nella Chiesa, crolla l’omertà maschile». Secondo l’Osservatore Romano di fronte agli scandali-pedofilia «le donne avrebbero parlato», quindi «la Chiesa si apra a ruoli di maggiore responsabilità» per suore e laiche. «Nelle dolorose e vergognose situazioni in cui vengono alla luce molestie e abusi sessuali da parte di ecclesiastici su giovani a loro affidati- sostiene il quotidiano vaticano - una maggiore presenza femminile non subordinata avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti». Le donne infatti, sia religiose sia laiche, sarebbero «per natura più portate alla difesa dei giovani in caso di abusi sessuali, evitando alla Chiesa il grave danno che questi colpevoli atteggiamenti le hanno procurato».
 
 

Stampa 11 marzo 2010
 
DALLA GERMANIA ALL’AUSTRIA, NON SI FRENA L’ONDATA DI RIVELAZIONI SUI CASI DI VIOLENZE SESSUALI DA PARTE DI RELIGIOSI

Schönborn: “Ripensare il celibato”

ALESSANDRO ALVIANI
BERLINO
Ormai è come un’onda inarrestabile: dopo quelle di Berlino, Amburgo, Ratisbona e di molte altre città tedesche ora tocca alla diocesi di Magonza ammettere sospetti casi di pedofilia. Lo scandalo, partito a gennaio da un collegio dei gesuiti di Berlino, si allarga ogni giorno di più e oltrepassa i confini tedeschi: ieri in Austria un prete ha lasciato il suo incarico dopo aver confessato al settimanale Falter di aver abusato negli anni Ottanta di diversi ragazzini (fino a 20, stando al giornale).
Secondo la diocesi di Magonza fino alla fine degli anni Settanta nel convitto cattolico di Bensheim un prete avrebbe picchiato dei bambini per futili motivi, mentre l'allora direttore dell'istituto (un laico) avrebbe abusato sessualmente di loro. Tre persone hanno invece denunciato di essere state maltrattate e molestate negli anni Cinquanta e Sessanta nel collegio Vincenzhaus a Hofheim (vicino Francoforte), gestito dalla Caritas. A Ratisbona, intanto, la diocesi ha incaricato l'avvocato Andreas Scheulen di indagare sugli abusi e i maltrattamenti nel celebre coro del duomo cittadino, diretto tra 1964 e 1994 dal fratello del Papa, Georg Ratzinger.
La questione, comunque, non riguarda solo gli istituti religiosi: negli anni 70 e 80 in un collegio di Eilenburg, nell'allora Germania dell'Est, i bambini erano vittime ogni giorno di molestie, ha rivelato ieri un quotidiano sassone. Al centro dell'interesse restano tuttavia gli episodi di pedofilia nei convitti e nelle scuole cattoliche. Anche perché il dibattito potrebbe prendere ora una nuova piega: in un articolo l'arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, ha elencato tra le possibili cause degli abusi non solo «l'educazione dei preti» e «la rivoluzione sessuale», ma anche «il celibato». Da settimane la Germania si domanda su giornali e tv se ci sia un collegamento tra abusi e celibato. Che a sollevare apertamente il tema sia ora un cardinale austriaco (vicinissimo a Benedetto XVI, per giunta) non sorprende del tutto: in Austria la valanga è appena iniziata. Secondo la tv pubblica Orf da inizio anno le persone che hanno denunciato di aver subito abusi in passato sono già 30.
Nell'udienza generale del mercoledì, intanto, il Papa ha spiegato che, dopo il Concilio Vaticano II, ci fu la tentazione di un «utopismo anarchico». E ha ricordato l'importanza di salvaguardare l'unità della Chiesa. Parole che, lette in controluce, rimandano anche alla reazione confusa delle gerarchie ecclesiastiche di fronte agli episodi emersi in queste settimane. Una reazione fatta di iniziali tentennamenti ad ammettere gli abusi, come nel caso della diocesi di Ratisbona; di prese di posizione decise, come quella del cardinale Walter Kasper, per il quale gli episodi di pedofilia «ci riempiono di vergogna» e anche il Papa vuole che vengano chiariti; ma anche di attacchi frontali, come quello sferrato ieri dal vescovo di Ratisbona, Gerhard Ludwig Müller, al ministro tedesco della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, che aveva accusato la Chiesa di impedire che si faccia piena luce. «Le sue affermazioni sono false», ha scritto Müller in una nota, «la invito a portare le prove». Intanto il ministro della Famiglia, Kristina Schröder, vuole rafforzare le verifiche al momento della scelta degli insegnanti, per prevenire abusi nelle scuole.
 

Stampa 11 marzo 2010
NUOVE INIZIATIVE

A Bolzano una e-mail della diocesi per le denunce
 
 CITTÀ DEL VATICANO
Nasce il «telefono azzurro» contro gli abusi sessuali del clero. D’ora in poi a Bolzano per incastrare il prete pedofilo basterà una e-mail all’indirizzo: molestie@bz-bx.net. La diocesi di Bolzano raccoglierà le denunce sul suo sito Internet (ecclesiabz.com) e ha già un responsabile per le segnalazioni di molestie commesse da sacerdoti. Su mandato del vescovo Golser, il vicario generale Matzneller avrà «il compito di esaminare tutti i presunti casi all’interno della Chiesa». La diocesi «provvederà a incontrare i familiari, sostenere le vittime e prendere provvedimenti contro i responsabili». Cliccando nel sito sulla voce «Presunte molestie da parte di sacerdoti», si accede a una pagina in cui vengono «annotate ed esaminate le segnalazioni» con la garanzia che «l’approfondimento sarà immediato» perché «la protezione dei possibili soggetti interessati ha la massima priorità».
Spiega la diocesi, dove sono emerse alcune vicende di violenze commesse in istituti religiosi: «Ogni abuso è uno di troppo, siamo profondamente rammaricati e condanniamo ogni tipo di molestia». Perciò «desideriamo chiarire in modo sincero questi fatti: le vittime ne hanno pieno diritto». Allo stesso tempo è stato avviato un piano di prevenzione nelle istituzioni ecclesiali per «promuovere una cultura dell’attenzione e un’educazione in cui si ponga al centro il rafforzamento della personalità di ogni bambino e di ogni giovane». Ora, infatti, «va fatta luce sulle conseguenze legali» e all’interno della Chiesa «si devono trarne le giuste conseguenze», spiegano i responsabili del servizio anti-molestie che in Germania è già attivo in diverse città.
 
 

 
Schoenborn: pedofilia, colpa anche del celibato
CITTA’ DEL VATICANO - I casi di pedofilia? Forse sono anche colpa del celibato dei preti. Davanti ai casi di abusi che stanno sconquassando anche la Chiesa austriaca, il cardinale di Vienna, Christoph Schoenborn avanza per primo una ipotesi aprendo un nuovo fronte. In una pubblicazione diocesana il porporato si chiede se gli abusi che stanno emergendo dopo tanto tempo sono una conseguenza «sia dell’educazione dei preti che degli strascichi della rivoluzione sessuale del ‘68 sul celibato nello sviluppo personale». Poi invita a «un cambiamento di visione» in materia celibataria; argomento che, si sa, per il Magistero è considerato tabù. Anche Papa Ratzinger lo ha condannato in più occasioni. In Austria sono più di 170 gli studenti di istituti religiosi che hanno raccontato di essere stati molestati sessualmente e molti altri di essere stati picchiati. Gli episcopati d’Irlanda, Olanda, Germania (dove dopo i casi di Berlino e di Ratisbona stanno spuntando altri focolai di inchieste), Austria sono nella bufera. «Basta scandali - aggiunge Schoenborn - come è possibile che veniamo considerati sospetti di infrazioni che non abbiamo commesso? Perchè è sempre la Chiesa nel suo insieme che viene messa in dubbio?» Mentre in Vaticano il Papa si prepara a ricevere, domani mattina, il presidente della Conferenza Episcopale, Zoellitsch, l’Osservatore Romano affida a Lucetta Scaraffia un editoriale a dir poco sferzante. Una maggiore presenza femminile nella Chiesa, scrive la storica, «avrebbe potuto squarciare il velo di omertà maschile che spesso in passato ha coperto con il silenzio la denuncia dei misfatti». Ai microfoni della Radio Vaticana, il porporato tedesco Kasper, ha manifestato tutto il suo dolore: «si tratta di un argomento triste e ci riempie di vergogna che queste cose siano accadute in istituzioni cattoliche, dove dei bambini sono stati abusati».
F.GIA.
 
 

Girotti: «Più facile assolvere un pedofilo pentito, che una donna che ha abortito» 
di FRANCA GIANSOLDATI
CITTA’ DEL VATICANO - Nel segreto del confessionale è più facile assolvere un pedofilo (pentito) che non una donna che ha abortito. Un tema scottante ma nel campo sacramentale, la disciplina e la prassi della Chiesa sono ferree. A Palazzo della Cancelleria, nessun estraneo è ammesso, nè può partecipare al dibattito. Oltre 600 sacerdoti in questi giorni sono impegnati a seguire (a porte chiuse) un corso sul sacramento della penitenza. Sono ventuno anni che il Tribunale della Penitenzieria Apostolica lo promuove per riflettere e fare un bilancio sull’attività del cosiddetto «foro interno», per semplificare tutto ciò che ha a che fare con la coscienza e la percezione dei peccati. I dati che arrivano in questi uffici cinquecenteschi dove si lavora per la salus animarum sono poco confortanti, poichè mostrano che è in atto un processo di disaffezione al sacramento più importante dopo l’eucarestia. Sempre meno fedeli si accostano ai confessionali, con un paradosso, che pur diminuendo le confessioni, aumentano le richieste di comunioni. Il Reggente della Penitenzieria, monsignor Gianfranco Girotti, spiega il perchè, contestualizzando il fenomeno. «Colpa del processo di secolarizzazione. I mutamenti sociali e culturali allontanano dal sacramento della penitenza e in più finiscono per distorcere pure il senso del peccato. Sicchè il peccato si affievolisce».
Di conseguenza muta la concezione del peccato?
«I peccati ovviamente restano gli stessi, solo che alcuni vengono progressivamente messi in un angolo, come se fossero derubricati dalle coscienze perchè non più percepiti tali».
Esistono peccati nuovi?
«I peccati sono sempre gli stessi, semmai possiamo parlare di nuove forme di peccato. Aspetti che prima non esistevano e che ora fanno parte della coscienza collettiva. Per esempio tutti i peccati ecologici, contro il Creato, come incendiare, inquinare, depauperare. Oppure non pagare le tasse che, ovviamente, rientra nel settimo comandamento, non rubare. Oppure distribuire la droga, non uccidere, così come portare avanti progetti di manipolazione genetica. Il campo della bioetica poi è così vasto che le violazioni possono davvero essere molteplici, ma il peccato resta sempre uno, non uccidere».
E per quanto riguarda la pedofilia come si deve comportare un confessore che raccoglie la confessione di un pedofilo? Che consigli fornite?
«Un penitente che si è macchiato di un delitto simile, se è è pentito sinceramente, lo si assolve. E’ chiaro che dinnanzi a casi di persone consacrate soggette a disordini morali costanti e gravi (sottolineo, costanti e gravi) il confessore dopo aver, senza successo messo in atto tutti i tentativi per ottenere l’assoluzione consiglierà di abbandonare la vita ecclesiastica».
Ma il confessore può andare dall’autorità giudiziaria e denunciarlo?
«Assolutamente no. Il confessore non solo non può imporgli l’autodenuncia, ma non può nemmeno recarsi da un magistrato per denunciarlo. Romperebbe il sigillo sacramentale. Una cosa gravissima. Se lo facesse il confessore incorrerebbe nella scomunica ipso facto, immediata. E poi verrebbe meno pure la fiducia sacramentale che è una disciplina molto rigida da sempre. Basti pensare che durante il Concilio Lateranense, siamo nel XII secolo, fu addirittura emanata una norma che imponeva la sospensione e la reclusione in un monastero per tutta la vita per il sacerdote che aveva rotto il sigillo sacramentale».
Perchè i confessori possono assolvere direttamente un omicidio o anche un abuso sessuale ma non possono assolvere una donna che ha abortito se non prima di avere ottenuto dal vescovo una dispensa speciale?
«L’aborto viene considerato un peccato riservato, diciamo speciale. Oltre all’aborto vi è la violazione del sigillo sacramentale, l’assoluzione di un complice e la profanazione dell’eucarestia. Nel caso specifico è chiaro che la Chiesa vuole tutelare al massimo la vita della persona più debole, più fragile, e cosa c’è di più inerme di una vita che è in divenire e non è ancora nata?»
Perchè organizzare il corso sul foro interno?
«Perchè i seminaristi e i preti novelli spesso mostrano una preparazione lacunosa in certe tematiche. E poi anche perchè riscontriamo una certa disaffezione nell’amministrare questo sacramento, anche da parte dei preti».
RIPRODUZIONE RISERVATA 
 

Lo scandalo
Un'indagine sul Coro di Ratisbona, una seconda  sulle altre diocesi.
E la curia di Bolzano raccoglie denunce  via Internet
Abusi due inchieste della Chiesa tedesca
Il cardinale  di Vienna Schonborn: «Cambiamo visione» sul celibato dei preti
Di Danilo Taino Corriere della Sera 11 marzo 2010
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — La Chiesa cattolica tedesca  cerca di prendere l'iniziativa di fronte all'opinione pubblica  scioccata dalla lunga serie di rivelazioni sugli scandali sessuali  in scuole gestite da ordini religiosi. Ieri, ha lanciato ufficialmente  due inchieste indipendenti, condotte da personalità esterne.  La diocesi di Ratisbona, in Baviera, ha formalizzato l'apertura  di un'indagine su cosa sia avvenuto nel famoso Coro del Duomo  della città, il Regensburger Domspatzen e, soprattutto, nelle  scuole di Etterzhausen e Pielenhofen dove molte voci bianche  stavano in convitto. Si tratta del Coro diretto dal 1964 al  1994 da Georg Ratzinger, fratello del Papa, che martedì si è scusato per non aver fatto nulla per fermare le violenze  di cui  aveva avuto notizia durante la sua gestione del gruppo.  
La Conferenza dei vescovi ha invece annunciato un'indagine in tutto il Paese. Sinora, più di 170 ex allievi di scuole  cattoliche tedesche hanno denunciato abusi sessuali e violenze,  dopo che il primo caso è venuto alla luce nel prestigioso collegio  gesuita Canisius di Berlino. Delle 27 diocesi della Germania,  19 sono coinvolte: ultima, ieri, quella di Magonza. Nell'annunciare  l'inchiesta, Karl Jiisten, il prelato incaricato dei rapporti  tra Conferenza dei vescovi e governo di Berlino, ha dichiarato all'agenzia di stampa Associateti Press di non sapere «se,  al tempo, il Papa avesse conoscenza dei casi di abuso. Riteniamo che non sia così». Benedetto XVI è stato chiamato in causa un paio di giorni fa dall'associazione internazionale Wir  sind Kirche, «Noi siamo Chiesa», che ha notato come da cardinale  fosse responsabile della diocesi di Monaco tra il 1977 e il  1982, quando, pare, alcuni casi di violenza accaddero nell'Abbazia di Ettal, nel suo territorio. L'organizzazione ha chiesto  pubblicamente cosa Joseph Ratzinger sapesse. Inoltre, alcuni  intellettuali e media tedeschi hanno sottolineato che l'attuale  Papa si occupò spesso di abusi quando era Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. «Ancora il 18 maggio del 2001,  in una lettera solenne a tutti vescovi, indicò che i casi di  abusi sessuali erano da considerarsi Secretimi pontificium,  cioè questione interna alla Chiesa», ha detto al Corriere Hans  Kung, il teologo cattolico critico radicale di parti delle  dottrina vatìcana- Come altri in Germania, Kùng sostiene che  uno dei problemi alla base degli scandali sessuali tra cattolici  sia l'obbligo di celibato per i preti. E ieri l'arcivescovo  di Vienna, cardinale Christoph Schonbom, ha invitato la Chiesa proprio a un «cambiamento di visione» sul celibato. Mentre  sull'Osservatore Romano Lucetta Scaraffia sostiene che «una  maggiore presenza femminile» nella Chiesa «avrebbe potuto squarciare  il velo di omertà maschile». La diocesi di Bolzano, guidata  dal vescovo Karl Gloser, ha ieri istituito un indirizzo email  su cui denunciare eventuali molesti e abusi subiti da parte di religiosi.
 

Per il futuro si sente la necessità di un rinnovamento
C'È  BISOGNO DI UN GESTO DI ROTTURA
di ALBERTO MELLONI
Cosa sta  accadendo alla chiesa cattolica? La pioggia lurida e gelida che la sta inzuppando, ] infatti, non è facile da definire  nei suoi contorni esatti — geografici, politici, educativi,  spirituali, istituzionali — ma è da questa paziente disamina  che bisogna partire se si vuoi capire qualcosa di un disvelamento  di delitti che sembra muoversi come un uragano dagli Stati  Uniti verso l'Europa, da nord a sud senza perdere forza. L'espressione  «prete pedofilo» infatti sta diventando gergale. E poco per  dire chi ha commesso un crimine così; è troppo per i tanti  preti buoni sui quali è caduta un'ombra che li accompagnerà tutta la vita. Ha straragione Padre Lombardi quando dice  che il crimine della pedofilia non è frutto del celibato: la  cronaca di parenti diventati orchi e i passaporti dei cadaveri  scomparsi negli inferni sessuali del Sudest asiatico durante lo tsunami dovrebbe ricordarlo agli sciocchi. Hanno ragione  quegli psichiatri che dicono che la pedofilia è ancora un crimine  contro la donna, di cui si violenta il desiderio di proteggere  i figli dal male. E probabilmente ha ragione anche l'analisi  di chi vede in certe sequenze - il caso americano scoppiò giusto giusto quando Giovanni Paolo II si schierò contro la guerra  di Bush in Iraq - lo zampino d'una politica che non genera,  ma approfitta della inettitudine dei vescovi. Tuttavia è un  fatto che troppi sentono in questo disastro l'effetto di sottovalutazioni  enormi e disumanità nei confronti di vittime che nessuna smentita  riesce a smentire. E tutto ciò lascia sulla chiesa una patina  di disdoro. Un disdoro che «non fa media» con le tante storie  di santità che la chiesa conosce. Oggi, nel seminario di Shanghai  ci sono cinquantanove seminaristi che studiano teologia in  un edificio senza riscaldamento, 8 gradi di giorno, per servire una chiesa come quella cinese alla quale si fanno gli esami  di cattolicità tre volte al giorno. Quando un docente spiega  lì il testo più illuminato del Vaticano II (LG8: «come Cristo  ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni,  così pure la Chiesa è chiamata a prendere la stessa via per  comunicare agli uomini i frutti della salvezza») capisce che tutti capiscono. Ma capisce anche che questo non importa e  non restituisce nulla a quelle mamme davanti alle quali una  sera s'è scoperchiato l'inferno e tanto meno chi vi era stato  chiuso. C'è allora un gesto, un atto, che possa liberare la  chiesa cattolica da questo alone opaco? Va detto con chiarezza:  no, non c'è. Si sono fatte varie cose giuste in questi anni  e mesi: s'è riconosciuto il valore morale della giustizia civile,  si sono intuite filiere criminali di carriera, ci si è resi conto che solo preti dalle virtù ben più eroiche di quelle che bastano per fare un santo potevano affrontare disastri di queste proporzioni. Ma sono arrivate tardi. Altri passi  tardano a venire, ma porterebbero o porteranno dei bonifici  solo a lungo termine. Se la chiesa spostasse l'un per cento della propria dovutissima attenzione dal tema della «vita»  a quello della educazione affettiva, per spiegare con benigna  autorevolezza che il dono d'amore vale più della regola estrinseca,  renderebbe un servizio anche a sé stessa nei suoi futuri preti.  Se guardasse a fondo in quello che è accaduto nei collegi e  nei gruppi chiusi, senza farsi ipnotizzare dai fatturati economici  o vocazionali, darebbe un aiuto anche alla società civile  che spesso s'illude di poter risolvere l'apocalisse delle relazioni che travolge anche lei portando gli orchi in tribunale. Se  l'egoismo e l'individualismo venissero trattati con l'un per cento della disobbedita severità in morale sessuale, forse  si migliorerebbe la qualità della prossima generazione di chierici. Se nella scelta dei vescovi si smettesse di considerarla  mentalità conservatrice come unico merito e si guardasse alle  doti di governo pastorale, si potrebbe sperare che i crimini che verranno ancora alla luce nei prossimi decenni saranno  trattati con giustizia. Ma tutto questo riguarda il lungo periodo.  L'oggi è questo e questo è anche il domani per la chiesa, condotta  controvoglia a comunione con vittime la cui ferita può essere curata, ma non cancellata- Poi c'è il dopodomani: quello nel quale nel 1999 il cardinale Martini vedeva il bisogno  di un grande gesto di rinnovamento per riconsegnare nelle mani  del Cristo, pastore e vescovo delle anime, un nuovo inizio,  una rottura che come ai tempi del concilio di Trento permetta  all'Unico che sa come, di fare nuove le cose vecchie. Quella  idea di un concilio — così dimenticata da far sembrare novità  il canto tardivo di qualche galletto del Vaticano III - corrisponde  alla cosa più tradizionale della storia dei concili di tutte  le chiese e di tutti i tempi: e cioè prendere il male (di solito  i vescovi) e farli diventare la cura non grazie a qualche magia, ma per la forza dello Spirito. Ma di quell'idea l'alba può  tardare secoli o anni, senza differenze apprezzabili. Di qui a là, l'istituzione, che era il vanto della Chiesa di Roma tra le sue chiese sorelle, resta nel disdoro.
 
 

Gli abusi sono prassi negli ambienti da cui viene la denuncia  
IL VATICANO SEMBRA IL SOLO A FARE NOTIZIA
di VITTORIO MESSORI
Mi si scuserà se prendo spunto dall'esperienza personale. Credo che possa aggiungere un piccolo tassello al mosaico oscuro del sesso degli adulti con i minori. Oscuro per noi, oggi:  non pochi di coloro che si atteggiano a inflessibili moralizzatori,  furono apostoli attivi della sessantottarda «liberazione sessuale».  Per coloro che non vissero quei tempi, sarà sorprendente un  carotaggio tra tanti, troppi testi degli anni Settanta. Libertà  di sesso, per chiunque e con chiunque! Bambini compresi, anzi questi per primi, per educarli da subito a una prospettiva  «non repressiva», a un «eros liberato». Tra questi difensori  — ma solo oggi, va ripetuto — del rispetto per i piccoli, molti  sono coloro per i quali non vale, non deve valere, il rispetto  per i più piccoli ancora. Guai, dunque a chi tocca i bambini  già nati. Ma guai anche a chi volesse difendere i bambini non  ancora nati; e difenderli non da molestie, ma dalla estirpazione  violenta dall'utero. Un certo sdegno liberai non è eguale per  tutti: infanzia protetta, certo, ma solo quella scampata all'ecatombe.  Veniamo allora alla piccola, ma forse significativa, esperienza  personale. Terminata l'università e in attesa di un varco per  infilarmi in qualche giornale o casa editrice, sentii parlare  di una possibilità di lavoro temporaneo come assistente — qualcosa  a metà tra il sorvegliante e il tutor — in collegi che praticavano  ancora l'internato. Feci domanda ad alcuni di essi (tutti laici,  va precisato, nessuno religioso) e fui convocato per colloqui  e per una prima esperienza. Parlando con coloro che avrebbero potuto divenire colleghi, sentii talvolta discorsi che non capivo: lo stipendio era esiguo, il lavoro impegnativo ma, in cambio, c'erano vantaggi, c'erano benefit riservati che  compensavano i sacrifici. Compresi solo quando, in un collegio  per i virgulti di ricchi borghesi, un cinquantenne mi disse,  strizzando l'occhio: «Vieni, non esitare! Sai, di giorno si lavora molto ma, di notte, le nostre stanze sono accanto a  quelle dei ragazzi ...». Abituato, nottetempo, a un altro genere  di frequentazioni, cambiai direzione alla mia ricerca di un lavoro seppur temporaneo. Passarono gli anni e, come inviato  di un quotidiano, visitai molti manicomi in procinto di chiusura  per la legge Basaglia. in molti istituti non ci si curava neanche  di nascondere che le ricoverate — e i ricoverati — minorenni,  erano un «bottino» tanto appetito da scatenare lotte accanite  tra media e paramedici. I sindacalisti tacevano: anzi, mi dissero  in una di quelle case, si erano riservati un diritto di prelazione  sugli imberbi Ma poiché la vita è lunga e gli incontri tanti,  non ho dimenticato quello con un capitano di mare che — ridendo,  a tavola, un po' alticcio — mi raccontava della sorte, secondo  lui divertente, che toccava, e tocca, ai quindicenni imbarcati  come mozzi nelle infinite navi di ogni bandiera che solcano  i mari. Sono solo piccole postille a quanto detto l'altro giorno  dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi: «Certamente  quanto compiuto in certi ambienti religiosi è partico-larmente  riprovevole, data la responsabilità educativa e morale degli uomini di Chiesa. Ma chi è obiettivo e informato sa che la  questione è molto più ampia e il concentrare le accuse solo  sulla Chiesa falsa la prospettiva». Padre Lombardi ha citato  l'inchiesta svolta in Austria dal governo: «Diciassette casi  di molestie o violenze ascrivibili a religiosi cattolici, 510 in altri ambienti. Non sarebbe giusto, innanzitutto per le  vittime, che ci si occupasse almeno un poco anche di loro?».  In America, nella nebulosa delle innumerevoli chiese, chiesuole, sette, comunità religiose non ve ne è alcuna che non debba  affrontare denunce di fedeli, maschi e femmine, per le attenzioni  riprovevoli di ministri del culto. Neanche le istituzioni della  vasta e variegata comunità ebraica americana sono esenti dal  dilagare del contagio. Preti, pastori, rabbini si ritrovano  spesso insieme nelle aule dei tribunali. E altrettanto avviene  per tanti che lavorano negli ambienti più laici e più lontani da prospettive religiose, come ho ricordato. Eppure, solo la Chiesa cattolica sembra  fare notizia. Ma a ben pensarci, un simile «privilegio» non  dovrebbe dispiacere a un credente. Chi si sdegna per la malefatte  di un prete, più che per quelle di chiunque altro, è perchè  lo lega a un ideale eccelso che è stato tradito. Chi considera  più gravi le colpe «romane», rispetto a ogni altra, è perché vengono da una Chiesa da cui ben altro si aspettava. Molte invettive anticlericali sono in realtà proteste deluse. E'  scomodo, per i cattolici, che il bersaglio privilegiato sia  sempre e solo «il Vaticano». Ma chi denuncia indignato le bassezze,  è perché misura l'altezza del messaggio che da lì viene annunciato  al mondo e che, credenti o no che si sia, non si vorrebbe infangato.  
 


Giovedì 11 Marzo,2010 Ore: 16:00
 
 
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La questione dei preti pedofili

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