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www.ildialogo.org LA COLPA DEL PRETE,di Ernesto Miragoli

Pedofilia clericale
LA COLPA DEL PRETE

di Ernesto Miragoli

(13.3.12)

Il mio confratello nel sacerdozio don Marco Mangiacasale, economo della comunità diocesana di Como, ha ammesso davanti al giudice di aver avuto rapporti con una ragazzina ancora minorenne. Non è dato sapere, dalle cronache, se tali rapporti siano stati sessualmente completi, ma se anche così non fosse rimane il fatto che don Marco ha continuato per quattro anni a plagiare una ragazza che ha incontrato quando questa aveva poco più di 13 anni.
La colpa del prete ha destato stupore ed indignazione non solo in città, dove don Marco è conosciuto ed apprezzato per come ha condotto il proprio ministero sacerdotale fino al 7 marzo scorso, ma anche fuori dalla comunità diocesana perchè i media si sono gettati a capofitto su questa ennesima storia di miseria clericalsessuale.
Don Marco non è l'ultimo di una serie di preti protagonisti di simili, squallide vicende e, in attesa del prossimo scandalo che coinvolgerà qualche altra comunità cattolica ed il suo prete, mi sembra opportuno riflettere sul caso della pedofilia clericale e monacale che, com'ebbi a scrivere qualche anno fa, sembra la vera peste della chiesa cattolica del terzo millennio.
Potrei stare a sottilizzare ricordando che casi del genere ci sono sempre stati e che solo adesso emergono prepotentemente e pruriginosamente dall'omertà in cui furono tenuti sia per il coraggio di alcuni cattolici americani, sia per la forza con cui l'allora card. Ratzinger prese posizione non solo meditando pubblicamente sulla "sporcizia della Chiesa", ma promuovendo azioni disciplinari ad hoc. Potrei anche distinguere fra preti e suore che s'infatuano di un ragazzino o di una ragazzina e, riconosciuta l'enorme offesa arrecata alla persona ed il proprio disordine morale, chiedono perdono alla vittima ed a Dio da preti e suore che vivono una vita sessuale ed affettiva molto disordinata e libertina. Addentrarsi in simili distinguo, però, non aiuta a cogliere il nocciolo della questione che rimanda ad un problema ecclesiale profondo e mai risolto: l'educazione all'affettività.
Quando scoppiano questi casi (e purtroppo scoppiano frequentemente), subito si cerca nel celibato obbligatorio o nel voto di castità il motivo della colpa e si ritiene che, abolendo questi, si risolva quello.
E' un falso modo di affrontare la questione perchè celibato e voto di castità sono scelte che appartengono alla vita dell'uomo o della donna che decidono di consacrare la propria vita a Dio e che in genere sono liberamente abbracciate.
Se l'uomo o la donna religiosi, non si sentono più di vivere in tale stato, è sufficiente che si liberino da tale vincolo e vivano la propria sessualità ed affettività come ritengono di fare.
La perversione sessuale, la ricerca del piacere proibito, il godimento di una sessualità disordinata a danno di ragazzini o ragazzine o di persone deboli psicologicamente sfruttando il ruolo che la posizione di religioso o religiosa conferisce, sono indizio di una maturità affettiva mai raggiunta e di sforzi ascetici mai intrapresi o intrapresi con scarsissimo successo al punto che il religioso o la religiosa dovrebbe confrontarsi duramente con il proprio direttore spirituale o superiore religioso.
Ecco la vera colpa del religioso: aver confidato solo su se stesso. Nel caso concreto: sembra che don Marco fosse apprezzatissimo per le straordinarie capacità comunicative ed organizzative e per il carisma naturale che catalizzava credenti di ogni età e di ogni cultura. Servito e riverito, osannato e celebrato, ha sempre più continuato a credere in se stesso e,forse, a vivere schizofrenicamente una vita in cui da una parte era un ottimo funzionario di Dio, dall'altra un frustrato pieno di contraddizioni che nascondeva anche a se stesso.
Càpita non solo ai preti ed alle suore, ma anche a decine e decine di persone che calcano la scena sociale: sono avvocati di grido o chirurghi di fama, chiarissimi professori o celebri attori, hanno una splendida famiglia ed un'intensa vita sociale e, paghi di quello che la società ha loro regalato, sono convinti di essersi meritato tutto questo per le proprie qualità. Sentendosi superiori ai propri simili, ritengono che tutto sia lecito, anche l'illecito e, non avendo mai il coraggio di guardarsi allo specchio e riflettere sulle proprie contraddizioni, vivono in un delirante castello di piccola onnipotenza che, quando una pietra si stacca, rovina loro addosso.
Il mio confratello don Marco ha commesso questa colpa e adesso, per questo, sta pagando.
Ma è solo la colpa del prete?
 



Luned́ 19 Marzo,2012 Ore: 09:39
 
 
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La questione dei preti pedofili

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