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www.ildialogo.org Intervista di Hans Küng a Die Zeit: l'autoritarismo l'origine degli abusi,

Pedofilia clericale
Intervista di Hans Küng a Die Zeit: l'autoritarismo l'origine degli abusi

Riprendiamo questo articolo dal sito: http://www.giornalettismo.com

“Il sistema autoritario della Chiesa ha provocato gli abusi sessuali dei preti”

DARIO FERRI
30 maggio 2011

Il teologo dissidente Hans Küng critica l’assolutismo dogmatico e il sistema di potere del Vaticano

Hans Küng, uno dei più fieri avversari della restaurazione conservatrice di Wojtyla e Ratzinger, concede una lunga intervista al settimanale Die Zeit, in merito alla Curia vaticana, ai suoi problemi e ai tanti scandali coperti, all’esigenza di riforme per salvare la Chiesa.

DIE ZEIT: Signor Küng, Perchè fate ancora parte della Chiesa cattolica?

Hans Küng: Perché ci sono profondamente legato. Sono un cattolico nonostante la curia romana, non certo per loro. La Chiesa è una comunità di fedeli di 2000 anni, la cui storia ho studiato per tutta la mia vita. In questa fase di crisi ricevo molte lettere di persone che non vogliono più partecipare in questo tipo di Chiesa. Altre vogliono rimanere, ma per cambiarla. E mi dicono che finchè rimango io, allora restano anche loro. Deluderei molte persone, se me ne andassi.

DIE ZEIT: Perché non si è convertito al Protestantesimo?

Küng: Non mi sentirei a casa, anche se condivido molte idee della chiesa evangelica. Ma mi sarei disarmato da solo. I miei avversari ne avrebbero gioito, perché avrebbero risposto alla mie critiche sottolineando la mia fuoriuscita.

DIE ZEIT: Dove va a Messa?

Küng: Le funzioni liturgiche che svolgo sono effettuate nella mia residenza svizzera a Sursee, Canton Lucerna. Non ho alcuna responsabilità ufficiale, ma vista la mancanza di preti mi sento obbligato a farmi avanti. A Sursee ci sono sempre stati almeno quattro religiosi nel corso dei secoli, mentre ora ci sono solo due preti in pensione.  Il responsabile della comunità è molto amato dai fedeli, ma può essere solo un diacono perché è sposato. Il clero è destinato all’estinzione per via del celibato, ma il Vaticano non se ne interessa. Attraverso la sua politica di restaurazione le nostre comunità vengono inaridite.

DIE ZEIT: Sottoscriverebbe la frase“ Gesù ha predicato il Vangelo, non la Chiesa”?

Küng: E‘ giusta come principio, perché Gesù non ha fondato alcuna Chiesa in senso istituzionale, ma generato un suo movimento, che è proseguito dopo la morte di Cristo. Non parlava neppure di Chiesa molto spesso, ma annunciava il regno di Dio.

DIE ZEIT: Si può dire che nessuna Chiesa abbia mai distrutto il regno di Dio nella storia? Alla fine ci sono sempre stati punti dove ci sono stati irrigidimenti da parte dell’autorità ecclesiastica.

Küng: Sì, ci sono sempre state lotte sulla direzione da dare alla Chiesa. Iniziò subito con la discussione tra Paolo e Pietro, che dovevano predicare il Vangelo nel mondo ellenico. Un altro cambio di paradigma si è verificato con le migrazioni dei popoli, quando la parola di Dio è arrivata ai Germani. Poi Martin Lutero ha chiesto il ritorno al Vangelo ad una Chiesa decadente. La tragedia della Chiesa cattolica è determinata dal fatto che fino ad ora ha mantenuto una struttura medievale.

DIE ZEIT: A inizio degli anni sessanta però c’era una spinta verso la modernizzazione, e lei ne era partecipe. Al Concilio Vaticano II c’erano due teologi teenager, Joseph Ratzinger e Hans Küng. Non è cambiato niente da allora?

Küng: Ci sono stati profondi cambiamenti. Il Vaticano voleva recuperare su due cambi di paradigmi, l’Illuminismo e la Riforma. Purtroppo è riuscito solo metà opera. Da allora abbiamo laici più attivi, in particolare le donne, e l’eucaristia può essere pronunciata nella propria lingua madre. Abbiamo conseguito un nuovo atteggiamento verso l’ebraismo e il mondo moderno, che fino ad allora era demonizzato. Oggi il Vaticano parla in modo positivo di democrazia e libertà religiosa. Ma altre importanti riforme non sono state introdotte, un fatto che già allora mi aveva irritato. La nostra posizione sul profilattico e il divorzio, la comunione coi protestanti e la riforma del papato. Allora su alcune cose non si è potuto nemmeno parlare, come sul celibato ad esempio.

DIE ZEIT: Paolo VI, un papa riformatore, l’aveva ammonita di prendere posizioni in maniera pubblica in modo non provocatorio. In fondo era un buon consiglio.

Küng: Sì, in qualche modo mi ha sempre aiutato. Fino a quando era in vita, non mi è successo niente. Le cose spiacevoli sono arrivate con il papa polacco.

DIE ZEIT: L’anno successivo all’arrivo di Karol Wojtyla al soglio di Pietro le è stata ritirata la Missio canonica, l’autorizzazione ad insegnare la religione cattolica, soprattutto per i suoi dubbi sull’infallibilità del papa. Perché oggi non appoggia il suo compagno di allora, Ratzinger?

Küng: Perché con l’arrivo di Giovanni Paolo II e del suo fedele collaboratore tedesco Ratzinger è stato introdotto un periodo di restaurazione, che ci ha spinto in una crisi sempre più profonda.  All’epoca c’era chi ammoniva su un inverno ecclesiale, ma ora questa valutazione appare ottimistica, perché non si vede nessuna primavera. Per questo nel mio libro diagnostico una Chiesa malata e le sue strutture patologiche. La potenza di Roma, il monopolio della verità, il clericalismo, l’ostilità verso le donne e la negazione alle riforme.

DIE ZEIT: I conservatori cattolici temono però che senza le vecchie regole e le forme tradizionali, l’intera Chiesa salterebbe.

Küng: Questa preoccupazione è comprensibile ma non motivata. Una tradizione vitale vive di trasformazioni. Anche io apprezzo le tradizioni, ma non sono in nessun modo un tradizionalista, perché il vecchio non è un valore di per sé. Dietro la sacra romana Chiesa si nasconde un apparato potente e finanziario che opera a livello mondiale. In alcuni pilastri dogmatici ci sono teologie che nulla hanno a che vedere con la Bibbia, e che non raggiungono più gli uomini.

DIE ZEIT: Cosa bisogna mantenere dell’attuale Chiesa?

Küng: La verità, naturalmente. Ma la tradizione non è un criterio di verità, e il Cristianesimo non si manifesta nelle forme esteriori. Il Cristianesimo  è una comunità vissuta di fede, speranza e amore nella successione di Cristo.

DIE ZEIT: Perché i neo clericali insistono sulla loro verità? Di cosa hanno paura?

Küng: Hanno paura della libertà, senza la quale non ci può essere verità. I tempi del monopolio della Chiesa sulla verità sono finiti. E’ un errore tragico affermare che si può imporre le verità di fede con la forza. Dobbiamo muoverci per convincere gli uomini. Da quando la scienza, la tecnologia e la cultura moderna sono andate in crisi, ci troviamo in un passaggio verso il postmoderno. Idee come il progresso, la ragione e la nazione hanno perso la loro forza attrattiva. Le persone non sono diventate critiche solo del progresso, ma anche delle ideologie. Anche nella religione vogliono avere diritto di parola.

DIE ZEIT: Perché la Chiesa non si adegua?

Küng: Perché soffre di un sistema assolutistico. Gli abusi sessuali e la loro copertura non sono causa della crisi, ma una conseguenza. Papa Benedetto intende decidere da solo anche nel ventunesimo secolo se si può prendere la pillola, se i condom sono consentiti o se i preti si possono sposare. Perfino Luigi XIV regnava in modo meno assolutistico.

DIE ZEIT: Può immaginarsi una fede cattolica senza Chiesa?

Küng: . In un caso singolo, sì. Ma non ho niente da rimproverare ad una ragionevole istituzionalizzazione. Ma se da un sistema di servizio si passa ad un sistema di potere, allora non ci si può più appellare al nome di Gesù di Nazareth. Perché affermava che l’uomo che vuole essere il più potente di tutti, deve essere colui che serve tutti. Diaconia significa servizio, ed è tramandata nei vangeli. La parola gerarchia, il potere ecclesiale, è invece stata introdotta più tardi, ed è il contrario di diaconia.  Il papismo medioevale è solo ideologico.

DIE ZEIT: Se il Papa le potesse parlare in questo momento, e le dicesse che l’apertura della Chiesa verso il mondo l’ha indebolita, e i sentimenti di ostilità verso le autorità ecclesiali è forme come prima, cosa risponderebbe?

Küng Ribatterei, “Caro Ratzigner, Caro Santo Padre, con tutto il rispetto lei sta capovolgendo la situazione”. Ai tempi del Papa conciliare, Giovanni XXIII non c’è mai stata tanta simpatia come allora per la Chiesa.

DIE ZEIT: Molte persone piansero come bambini, quando quel Papa morì.

Küng: Allora era una gioia essere cattolici. Avevamo il mondo tutto per noi. Ma abbiamo iniziato a perdere credibilità con l’enciclica della pillola, e questo processo di indebolimento è stato coperto dall’entusiasmo mediatico per le manifestazioni trionfalistiche del vecchio papato. Ma adesso i cattolici ci stanno licenziando. L’anno scorso in Germania non sono mai uscite così tante persone dalla Chiesa, il doppio rispetto all’anno precedente, una tendenza costante.

DIE ZEIT: Sarebbe diventato Papa?

Küng: Non mi sono mai posto questa domanda. Papa Paolo VI mi aveva invitato a servire la Chiesa romana. Ma avrei partecipato solo come riformatore, e non per stabilizzare il sistema.

DIE ZEIT: La Chiesa cattolica non ha una tendenza insita al totalitarismo?

Küng: No, l’essenza della Chiesa non è totalitaria. Però il sistema romano,  autoritario nell’aspetto dottrinario e organizzativo, ha tratti totalitari, poiché richiede totale identificazione col Papa.

DIE ZEIT: Si potrebbe dire che il mondo moderno è caduto all’inferno ed è ormai insalvabili, e la Chiesa è l’ultima roccia per sfuggire all’incendio.

Küng: Il mondo moderno ha tanti aspetti, e la stessa pietra romana è piuttosto bucata.  Pensi al nepotismo della Curia, agli intrighi di palazzo, gli scandali della banca vaticana, l’inquisizione che permane e infine alla copertura degli abusi sessuali.

DIE ZEIT: Il Papa direbbe che lo spirito liberale del sessantotto ha inficiato i nostri preti, per questo siamo diventati peccatori.

Küng: Non ha ancora superato lo shock della rivolta degli studenti di Tubinga. Le molestie dei preti non hanno nulla a che fare con la liberalizzazione dei costumi e neanche col ’68. Sono brutti eccessi di una sessualità soffocata e di un sistema, che prima provoca certi sviluppi e poi li copre in modo totale.

DIE ZEIT: Chi può introdurre le riforme?

Küng: Tutti coloro che lo vogliono. I movimenti ecclesiali, i gruppi spontanei, le associazioni dei lavoratori cattolici, anche sacerdoti desiderosi di rinnovamento, o politici e teologi. Dovrebbero diventare una comunità di azione.

DIE ZEIT: E quale sarebbe il programma?

Küng: Ci sono almeno quattro punti molto urgenti. Celibato volontario, Donne prete, comunione coi protestanti, e permettere l’eucaristia ai divorziati che si sono rispostati.

DIE ZEIT: Non sono certo problemi centrali della fede cristiana

Küng: Vero, ma sono significativi ostacoli sulla via del Signore, che la Chiesa sta bloccando. Non si dovrebbe parlare di crisi di Dio, ma di crisi della Chiesa.

DIE ZEIT: Come si applica questo programma?

Küng: Utilizzando i media e aprendo la bocca. Per esempio alcuni politici della Cdu hanno chiesto l’abolizione del celibato obbligatorio, 300 teologi hanno sottoscritto questo memorandum, e nessuno li ha ascoltati. Così non si può più andare avanti. I vescovi devono finalmente rappresentare le volontà del popolo nei confronti della curia romana e non che capiti il contrario come avviene ora.

DIE ZEIT: E‘ una rivoluzione o una riforma?

Küng Non mi interessano queste definizioni. Ci deve essere una riforma basilare della Chiesa. Non voglio essere un agitatore, ma ho una responsabilità come docente della mia Chiesa, di citare i problemi e di provare a spiegarne i motivi. Non mi voglio lamentare, ma piuttosto discutere.

DIE ZEIT: Comprende i teologi universitari che hanno paura di perdere il loro incarico se come lei eserciteranno critiche non gradite?

Küng: Prendo questa paura sul serio, perchè la conosco. Ma già il nostro memorandum di riforma ha mostrato che si può parlare chiaro senza timori.

DIE ZEIT: Bisogna credere in Dio per salvare la Chiesa?

Küng: Chi teme le riforme ha poca fiducia in Dio. Chi ha fede, si può avventurare in mare aperto. E’ come la leggenda di Pietro che cammina sull’acqua. Può camminare sopra fino a che guarda Dio e non alla tempesta. Appena guarda le nuvole, cade in acqua.

DIE ZEIT: Non ha mai avuto paura della tempesta?

Küng: Certo che sì. Ma sono grato che la mia fede in tutte le difficoltà non è stata scossa. Non la fede nell’istituzione Chiesa, ma la fede in Gesù Cristo, nella sua persona e nel suo messaggio che la Chiesa deve servire.

DIE ZEIT: Cosa dice a chi non crede?

Küng: Perchè non ci dovrebbe essere una verità infinita, che tutte le cose finite può spiegare, anche l’evoluzione? Perchè la nostra esistenza deve finire nel nulla? Noi siamo solo una volta al mondo, forse moriamo in un niente, ma forse raggiungiamo l’ultima verità, una reale dimensione dell’infinito, al di là di spazio e tempo, l’eternità. Io sono felice nel credere in questo con ragionevole fiducia. Ma se io mi fossi sbagliato, avrei comunque vissuto in modo più ragionevole di una persona che dice di non sapere da dove proviene e dove va, perché in fondo tutto sarebbe assurdo.

 


Martedě 31 Maggio,2011 Ore: 15:38
 
 
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La questione dei preti pedofili

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