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www.ildialogo.org A pensar male si fa peccato,di Aurelio Mancuso

A pensar male si fa peccato

di Aurelio Mancuso

Il Fatto Quotidiano 9 aprile 2010


E’ successo che l’assessore comunale alle Politiche sociali, Miria Ronchetti, avvocato eletta in una lista civica vicina al Pd e,  poi nominata nella giunta di Carpi, il 1° aprile scrive sul suo blog e su Facebook questa frase: “Mi viene un pensiero molto cattivo: Non è che i preti non vogliono l’aborto perché vogliono a loro disposizione tanti bambini?”. Apriti cielo, l’opposizione Pdl va all’attacco, la curia pubblicamente tace, ma il sindaco dopo tre giorni di riflessione, pur potendo contare sulle scuse pubbliche dell’incauta amministratrice, le ha revocato tutte le deleghe ed estromessa dalla Giunta.

Tutto è bene quel che finisce bene: l’onore della chiesa è salvo, all’opposizione sono stati tolti gli argomenti, il Pd (partito a Carpi che governa da sempre) può sedare le polemiche interne e ritornare a placidamente e ben governare.  L’accostamento tra l’opposizione alla legislazione sull’aborto e la pratica delittuosa della pedofilia è certamente duro, ma è così campato in aria?  Non credo  Se guardiamo alla storia della chiesa cattolica, da cui troppi commentatori e soprattutto vaticanisti italiani, si estraniano per ovvia convenienza, la volontà di gestire come prima organizzazione caritatevole l’abbandono dei minori, ha portato nei secoli alla costruzione di una rete potentissima di orfanotrofi e di servizi di tutti i tipi rivolti ai bambini. E proprio in queste strutture, non da oggi, si sono consumati migliaia di casi di violenza e di abuso. La difesa della vita, che ha permesso la salvezza di milioni di bambini nel mondo, ha inevitabilmente, di là dalle ottime intenzioni, prodotto anche sofferenze, ritardi nella riforma di legislazioni che finalmente superassero strutture che ospitavano a volte in condizioni deplorevoli, centinaia di bambini.

La chiesa cattolica si comporta sempre in due modi: tenta sinceramente di risolvere drammi sociali di cui troppe volte le istituzioni laiche colpevolmente si disinteressano, dall’altra quando una maggiore consapevolezza sociale e un adeguamento legislativo si prefigurano come una positiva evoluzione ne contrasta l’applicazione. Questo è avvenuto con la legge 194, questo sta avvenendo con il dramma della pedofilia.  La salvezza evangelica, è, quindi, ridotta in troppi casi a una salvezza condizionata alle indicazioni canoniche, che essendo pensate da uomini, per la gran parte anziani gelosi del proprio potere, si oppongono a una visione progressiva e migliorativa delle condizioni culturali, sociali e individuali delle persone.  Cosi accade che una legge come la 194 che ha abbattuto l’aborto clandestino e ha progressivamente abbassato il numero degli aborti assistiti, sia attaccata dalla gerarchia cattolica.  Qual’è il programma alternativo all’applicazione della 194? No all’utilizzo degli anticoncezionali, no all’utilizzo del preservativo come presidio medico di prevenzione delle infezioni, no all’informazione sessuale, imposizione a tutti i medici cattolici di una rigorosa obiezione di coscienza.

Allo stesso modo sulla pedofilia gli alti prelati hanno messo in campo una strategia stupefacente: difesa strenua del clero e della sua funzione sociale nel mondo, minimizzazione delle responsabilità del governo vaticano rispetto alle indicazioni impartite negli ultimi decenni, negazione di ogni responsabilità di copertura o d’insabbiamento, continua accentuazione che il fenomeno pedofilia è ben più diffuso nella società che nella chiesa.  L’ormai ex assessore alle Politiche Sociali di Carpi, magari poteva articolare meglio il suo pensiero, ma come non cogliere in questa sua infelice e sommaria affermazione un fondo di verità cristiana, che invece di scandalizzare i soliti ben pensanti, dovrebbe indurre alla riflessione profonda?  Perché accostare l’opposizione alle pratiche abortive allo scandalo della pedofilia, ci porta a interrogare tutto il cristianesimo rispetto al valore della vita, intesa come qualità dell’unicità umana che si fa carico davvero della sofferenza, della donna che abortisce come del bambino violato, di cui la drammatica persistenza ha radici che affondano anche nella superstizione sessuale prodotta da tanto cattolicesimo integralista.  Non cosi fu all’inizio del cristianesimo, perché con onestà intellettuale, in un confronto tra pensiero laico e religione cattolica, bisognerebbe ricordare come il pessimismo sessuale dentro la storia delle chiese abbia origini pre cristiane e sia stato nell’antichità osteggiato perché  si opponeva alla soppressione dei bambini malformati (o delle bambine), della diffusa liceità della violenza sessuale sui minori e adolescenti (non solo ai danni degli schiavi), della condizione di assoluta oppressione delle relazioni coniugali.

Purtroppo più  la chiesa ha acquisito potere temporale e più si è allontanata dai principi fondatori, rendendola complice, se non promotrice d’immani ingiustizie.  Se è comprensibile che visioni invasate portino a difendere la vita fin dal suo concepimento, allora la domanda da porre è come altrettanta inflessibilità sia derogabile rispetto all’inviolabilità della vita che alberga nel corpo delle migliaia di bambine e bambini abusati. E per allargare il campo della dignità delle donne.  E’ probabile che la Ronchetti, da laica non pensasse a tutto questo, ma sarebbe bene che un partito come il PD invece di cacciare via un assessore perché  offende la sensibilità cattolica, s’interrogasse con più  serenità rispetto al fatto che l’assenza valoriale e l’incapacità  di discutere seriamente di progetti culturali, favorisce l’esclusione di ogni reale messaggio evangelico, che scandalizza i potenti, e ne rende evidenti le furbizie e le omissioni, ancor più se risiedono nel Tempio.



Venerd́ 09 Aprile,2010 Ore: 17:35
 
 
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La questione dei preti pedofili

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