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www.ildialogo.org Pane o medicine?,di Adrea Bernardini

Famiglie numerose
Pane o medicine?

di Adrea Bernardini

Pane o medicine? Il grande interrogativo delle famiglie numerose che si dibattono in non poche difficoltà. Una inchiesta di Andrea Bernardini tratta dalla rivista "TestPositivo", di gennaio-aprile 2014 anno 8°, n. 1-2, dell'Associazione Nazionale delle Famiglie Numerose. Per contatti segreteria@famiglienumerose.org di via Corsica, 165 a Brescia. (nota a cura di Carlo Castellini)
LA MORTE DI GAETANA PRIOLO RIPORTA, riporta alla luce un fenomeno sempre più diffuso: la rinuncia alle spese mediche per arrivare alla fine del mese.
GAETANA PRIOLO, detta TANINA, era una ragazza di 18 anni che viveva nel quartiere BRANCACCIO, zona molto difficile di Palermo. TANINA è morta perchè, come raccontano vari quotidiani, era troppo povera. I medici le avevano diagnosticato un'infezione grave a causa di un ascesso, ma la ragazza non si era curata, e quando era stata ricoverata una seconda volta in ospedale, la situazione era ormai disperata. Dopo alcuni giorni di lotta disperata, il decesso.
La ragazza viveva con la famiglia, composta da madre, sorella più grande, una più piccola ed un fratellino di 5 anni, in un modesto appartamento. Una storia di povertà. Non molto lontana da quella di famiglie con più figli che devono decidere se utilizzare il magro stipendio percepito per fare la spesa alimentare, pagare l'assicurazione auto o recarsi dal più vicino dentista.
Famiglie con figli penalizzate quando si recano agli sportelli di ospedali o centri medici convenzionati per pagare il ticket. E' la tesi dell'osservatorio politico dell'Associazione Nazionale Famiglie Numerose. Secondo ANFN LE regioni, nel chiedere alle famiglie di compartecipare alle spese sanitarie, non tengono conto del carico che si assume una coppia che ha messo al mondo uno o più figli.
“E' persino lapalissiano, denuncia CARLO DIONEDI, che, a parità di reddito, la capacità contributiva di una coppia con figli, sia minore rispetto a quella di un single”. Lo stesso svantaggio ha una coppia unita in matrimonio (civile o concordatario) rispetto ad una coppia di fatto: alla prima si chiede il reddito familiare, alla seconda il reddito del singolo fruitore della prestazione.
Insomma, la legislazione in tema di ticket sanitari, secondo l'esperto, è in aperto contrasto con l'articolo 53 della COSTITUZIONE, che prevede come ogni tipo di impostazione tributaria, sia informato a criteri di progressività”.
Il risultato di questa anomalia è sotto gli occhi di tutti.:”57 famiglie con figli su 100 si dicono pronte a rinunciare a cure ed esami clinici pur di garantire un pasto in casa”. Come superare questa iniquità? “Potremmo aumentare le diverse soglie di reddito di un congruo importo per ogni figlio che fa parte del nucleo famigliare anagrafico (è di ottomila euro l'anno la cifra stimata per il mantenimento di un figlio) e nel contempo abbassare le soglie – base di reddito – osserva CARLO DIONEDI . Oppure fissare un limite di reddito pro-capite.
L'importante è salvare il principio “della capacità contributiva” del nucleo, perchè non c'è cosa più iniqua che trattare allo stesso modo situazioni tra loro differenti e talvolta molto differenti”. (ANDREA BERNARDINI).
I TICKET? DA RIMODULARE.
Il ministro per la salute BEATRICE LORENZIN è d'accordo nel rimoduLare il sistema dei tickets sanitari: lo ha riferito rispondendo a una interrogazione del deputato MARIO SBERNA. La responsabile del Ministero della Salute, si dice preoccupata perchè molte persone stanno ri8nunciando alla prevenzione in quanto non possono permettersi una visita sanitaria. E vorrebbe anche che il “sistema pubblico” fosse sempre più accessibile rispetto a quello privato.
Un gruppo di esperti è al lavoro per elaborare in tempi brevi le linee generali della proposta di un nuovo Patto per la Salute. Soddisfatto della risposta MARIO SBERNA. “Che il sistema sia da rivedere è evidente. Ad oggi una famiglia con un reddito inferiore a 36 mila euro lordi annui non paga il ticket per il figlio minore di sei anni, mentre una famiglia con tre figli minori di sei anni e altri di maggiore età, ma con un reddito di 37 mila euro lordi annui, paga per tutti i propri figli.
“Che dire poi, di una coppia di fatto che, non cumulando i redditi, non paga nulla: è una ingiustizia fiscale che porta – lo si legge nei Report dell'Istat – il 14,3% di cittadini maggiori di 14 anni a rinunciare alla cura”. (ANDREA BERNARDINI).



Venerdì 16 Maggio,2014 Ore: 20:52
 
 
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