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www.ildialogo.org AUMENTANO I POVERI CHE CHIEDONO AIUTO ALLA CARITAS,

NONO RAPPORTO SULLE POVERTA’ NELLA DIOCESI DI MILANO
AUMENTANO I POVERI CHE CHIEDONO AIUTO ALLA CARITAS

Nel 2009 +9% gli utenti dei centri di ascolto. Diminuiscono i clandestini (-3,7%), crescono gli italiani (+15,7%). Si torna achiedere cibo e sussidi economici. Don Davanzo: «La crisi ha allargato la fascia dei vulnerabili e trasformato i poveri inmiserabili. La politica batta un colpo».


Crescono le persone in difficoltà che si rivolgono ai centri di ascolto Caritas. Diminuiscono gli stranieri senza permesso di soggiorno che chiedono aiuto, mentre aumentano gli italiani e gli uomini. Diventano più frequenti le richieste di sussidi economici e di generi alimentari.
Il nono Rapporto sulle povertà, presentato oggi nell’ambito del convegno “Dalla crisi nuove sfide per il territorio” conferma il generale impoverimento delle fasce più deboli della popolazione e, soprattutto, l’allargamento del grave disagio ben oltre la categoria sociale dei vulnerabili cronici.
Nel corso del 2009, secondo il Rapporto, si sono presentati nei 56 centri di ascolto scelti come campione, 17.283 persone, un aumento del 9% rispetto al 2008 che ha riportato il numero degli utenti a valori che non si registravano da cinque anni.
Chi ha determinato questo aumento? Senza dubbio non gli immigrati clandestini. I quali, secondo il Rapporto sono diminuiti del 3,7%. Forse perché talmente spaventati d’incorrere in denunce da non trovare il coraggio nemmeno di chiedere aiuto alla Caritas, osservano i ricercatori dell’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse che hanno elaborato i dati.
I nuovi vulnerabili, invece, hanno sempre più spesso nomi e cognomi italiani. Infatti - benché gli stranieri rappresentino ancora la stragrande maggioranza degli utenti (il 73,7%) - a chiedere aiuto alla Caritas sono venuti in numero crescente gli italiani: rispetto al 2008 i cittadini di nazionalità italiana sono aumentati del 15,7%. «Fenomeno – spiegano gli autori del Rapporto alla cui radice si trova certamente la crisi economica».
Inoltre, in un contesto in cui la domanda di aiuto è sempre stata espressa in prevalenza dalle donne, è significativo che nonostante siano ancora loro, le donne, a rappresentare la maggioranza degli utenti (il 64,8%), sono gli uomini ad aumentare, passando dal 31% nel 2008 al 35% nel 2009.
Insomma, un incremento del 4% che riguarda un’altra categoria “inusuale” tra gli assistiti della Caritas. Non a caso – fanno osservare i ricercatori - sono gli uomini i più colpiti da problemi di occupazione (+5,5%) e di reddito (+4,7%).
Che cosa hanno chiesto le persone?
L’analisi dei bisogni e delle richieste realizzata dal Rapporto conferma un generale peggioramento delle condizioni di vita materiale delle persone. Si confermano in aumento le persone che richiedono generi alimentari, passate dal 28,8% del 2008 al 30,2%, che in valori assoluti significano circa 700 persone in più. Se si passa poi ad analizzare il numero di persone che hanno richiesto sussidi economici, l’aumento è ancora più vistoso: il 4%, pari a circa un migliaio di individui.
Un identikit più preciso dei “vulnerabili” emerge dall’approfondimento fatto dai ricercatori del consorzio Aaster del sociologo Aldo Bonomi condotto su 3.237 persone, un campione selezionato fra chi ha ricevuto un aiuto dal Fondo Famiglia Lavoro, il fondo di solidarietà voluto dall’Arcivescovo di Milano per le famiglie che perdono il lavoro.
I due terzi dei beneficiari sono operai generici nel ciclo dell’industria, della sub fornitura e dell’edilizia; seguono i lavoratori non qualificati nei servizi e un 15% di persone con lavori dequalificati, saltuari o irregolari. Solo il 5% ha un profilo professionale medio-alto (insegnanti, professionisti o dirigenti). Se però si scorpora il dato in base alla cittadinanza, la percentuale tra gli italiani sale all’11,5%, a testimonianza di una crisi che si è estesa anche a quelle fasce di popolazione che fino a ieri sembravano essere al sicuro e che oggi hanno trovato il “coraggio della miseria” per rivolgersi al Fondo Famiglia Lavoro.
«I vulnerabili non sono marginali in sé. Lo diventano o rischiano di diventarlo nella crisi, per la perdita dell’occupazione, l’assenza per ampie fasce del mondo del lavoro di ammortizzatori sociali, di appropriati strumenti di protezione dai fallimenti di imprese e attività che sono anche progetti di vita. Ai primi posti per domande di aiuto appaiono i distretti produttivi della Brianza: Cantù, Seregno, Desio (legno e arredo), Vimercate (elettronica), Monza. Poi vengono aree come Magenta, Saronno, Legnano, Busto Arsizio, aree di antica industrializzazione in transizione verso il terziario di attività logistiche, di servizi distributivi e fieristici. Meno numerose le richieste e i beneficiari nel core metropolitano milanese – ha spiegato Aldo Bonomi –. Dalle storie del Fondo emergono una nuova questione operaia e sociale, una condizione migrante, una difficoltà degli ammortizzatori che ci interrogano sui ritardi della modernizzazione del nostro welfare».
«La crisi ha ridisegnato la mappa della povertà. Ha trasformato famiglie modeste ma che avevano sempre goduto di una certa stabilità in soggetti vulnerabili e sospinto i poveri cronici sulle soglie della miseria – ha detto il direttore di Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo -. Gli utenti tradizionali dei nostri centri di ascolto, in genere donne straniere, che prima ci chiedevano aiuto per cercare casa e lavoro, ci domandano aiuti economici e alimentari, come se avessero rinunciato al sogno di integrarsi e badassero ormai solo alla sopravvivenza; mentre un’intera categoria, quella degli stranieri irregolari, è talmente intimorita che sta rinunciando persino a venire da noi. Poi ci sono le new entry, mi si passi l’espressione. Questi sono in genere italiani, uomini, che hanno perso il lavoro. Persone che non si sarebbero mai sognate di bussare alle porte della parrocchia e che ora, spinti dalla necessità, vengono allo scoperto. Di fronte a questo stato di cose, non è possibile pensare che la risposta possa venire unicamente dalla Caritas, dall’Arcivescovo, dal mondo del volontariato. La politica deve battere un colpo immaginando, ad esempio, un nuovo sistema di welfare che sappia includere quei troppi soggetti che oggi sono senza rete».
Milano, 30 settembre 2010
Ufficio stampa: Cooperativa Oltre 02.67479017; F.Chiavarini 347.4205085
 
Caritas Ambrosiana
Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse della Caritas Ambrosiana
NONO RAPPORTO SULLE POVERTANELLA DIOCESI DI MILANO
Dalla crisi nuove sfide per il territorio
Sintesi del rapporto
Il Nono rapporto sulle povertà nella diocesi di Milano è un’indagine sulle situazioni di disagio, di esclusione e di emarginazione incontrate dai centri di ascolto di Caritas Ambrosiana. Il campione è costituito da 56 centri di ascolto della diocesi, distribuiti nelle diverse zone pastorali, e dai servizi SAI (Servizio Accoglienza Immigrati), SAM (Servizio Accoglienza Milanese) e SILOE (Servizi Integrati Lavoro, Orientamento, Educazione).
La ricerca costituisce un’analisi primaria, in cui i dati derivano direttamente dall’incontro con le persone in condizioni di povertà e consente di monitorare anche i bisogni di quelle persone sulle quali non è possibile avere informazioni circa il reddito o i consumi, perché appartenenti a quelle quote di popolazione “sommersa”, che, inevitabilmente, sfuggono a indagini di questo tipo. Oltre alla consueta analisi dei dati diocesani, quest’anno il rapporto offre anche un approfondimento sull’esperienza del Fondo Famiglia Lavoro, che si basa su una lettura dei dati relativi alle persone che hanno richiesto un contributo e su un’elaborazione delle interviste ad alcuni operatori e volontari dei distretti del Fondo. L’approfondimento rappresenta un’anticipazione di un più ampio rapporto di ricerca che sarà realizzato dal consorzio Aaster, su incarico della diocesi di Milano.
Qualche dato relativo al campione della diocesi di Milano
Nel corso del 2009 si sono presentate ai 56 centri del campione 17.283 persone, di cui il 64,8% sono donne.
Per quanto riguarda la nazionalità, prevalgono ancora gli stranieri con il 73,7% sui dati rilevati. Tra gli stranieri, si segnala un calo significativo della presenza di extracomunitari privi di permesso di soggiorno, passati dal 13,4% del 2008 al 9,7% di quest’anno. Si tratta di un fenomeno che può essere messo in relazione all’entrata in vigore della legge 94 del 31 luglio 2009, il cosiddetto pacchetto sicurezza, che con l’introduzione del reato di clandestinità ha probabilmente indotto gli stranieri irregolari a ridurre il ricorso ai centri e servizi di assistenza, per il timore di incorrere in denunce. Va sottolineato che il calo della visibilità degli stranieri irregolari non corrisponde ad un calo della loro presenza effettiva, che, secondo alcune stime, sul territorio nazionale al 1° gennaio 2010 sono 544.000, cioè 126.000 in più rispetto al 1° gennaio 2009.
Per quel che riguarda le difficoltà degli utenti, nel 2009 le persone che si sono rivolte ai centri del campione hanno manifestato 28.047 bisogni e 48.550 richieste. Come negli anni passati, occupazione e reddito sono le problematiche più diffuse tra gli utenti del campione, ma mai come quest’anno si registra una così forte polarizzazione dei problemi intorno a queste due categorie.
In generale, il Nono rapporto sulle povertàfotografa una situazione di grave difficoltà e di precarietà delle persone e delle famiglie che si rivolgono ai centri e servizi della Caritas, che aveva iniziato a profilarsi già nel 2008, a seguito della crisi economica che sta interessando anche il nostro Paese. Le principali evidenze emerse dal rapporto di quest’anno sono le seguenti:
-> innanzitutto, l’aumento del numero di persone in difficoltà, che si sono rivolte ai centri del campione, che, con un incremento del 9% rispetto al 2008 ha riportato il numero totale di assistiti intorno a valori che non si registravano da almeno 5 anni;
-> in secondo luogo, l’aumento di bisogni legati all’occupazione. In questo caso l’incremento in termini percentuali non è stato altissimo (1,5%), ma in valori assoluti si contano 1.224 persone in più che hanno manifestato questo tipo di problematiche;
-> la precarietà economica e la difficoltà a far fronte alle spese quotidiane sono confermate sia dai dati relativi ai bisogni, sia da quelli relativi alle richieste. Per quel che riguarda i primi, i problemi di reddito sono aumentati del 3% rispetto all’anno passato. Ancora più eclatanti i dati relativi alle richieste: si confermano in aumento le persone che richiedono generi alimentari, passate dal 28,8% del 2008 al 30,2%, che in valori assoluti significano circa 700 persone in più. Se si passa poi ad analizzare il numero di persone che hanno richiesto sussidi economici, l’aumento è ancora più vistoso: il 4%, pari a circa un migliaio di individui;
-> significativo, inoltre, l’aumento della presenza di italiani, soprattutto in un contesto come quello dei centri di ascolto in cui da sempre la presenza di persone straniere è fortemente predominante, rappresentando i ¾ sul totale degli utenti. Rispetto al dato del 2008, quest’anno gli italiani sono aumentati del 15,7%, essendo passati da 3.879 a 4.489. Si tratta di un fenomeno alle cui radici si trova sicuramente la crisi economica che ha colpito molte famiglie italiane, che hanno dovuto fare i conti con licenziamenti, cassa integrazione e mobilità, e con la conseguente caduta del reddito, che ha indotto molte persone in difficoltà a rivolgersi ai centri di ascolto per raccogliere informazioni sul Fondo Famiglia Lavoro e su altre misure anti-crisi, istituzionali e non;
-> infine, è aumentata tra gli utenti la presenza di uomini, passati dal 31% del 2008 al 35% del 2009. Ed è proprio tra gli uomini che si registrano aumenti più significativi nei problemi di occupazione (+5,5%) e di reddito (+ 4,7%).
L’aumento della presenza di italiani, il calo di stranieri privi di permesso di soggiorno e l’incremento di uomini tra gli utenti, sono segnali che indicano che la povertà si sta estendendo oltre quelle fasce particolarmente vulnerabili, che da sempre si presentano ai nostri operatori. Quindi, non parliamo più solo di stranieri e di donne, per lo più impegnate nel lavoro di cura. La crisi, cioè, ha ormai raggiunto anche quelle realtà che fino a un paio di anni fa sembravano condurre un livello di vita dignitoso, anche se modesto. È il caso delle famiglie di stranieri che, grazie al lavoro, potevano avere un permesso di soggiorno e quindi garantire a sé e ai propri cari la possibilità di integrarsi nel nostro tessuto sociale, inserendo i figli nelle nostre scuole e nelle nostre comunità e che ora, a seguito della crisi, vedono messo in discussione tutto il loro progetto di vita. Ma è anche il caso di quelle famiglie italiane in cui la presenza di un capofamiglia regolarmente occupato ha sempre garantito una certa stabilità e che ora, con la crisi del mercato del lavoro, si trovano costrette a rivolgersi ai nostri servizi.
Lesperienza del Fondo Famiglia Lavoro
Il rapporto di quest’anno contiene poi un approfondimento sull’esperienza del Fondo Famiglia Lavoro. In questa sezione vengono analizzati i dati relativi alle 3.237 persone che, nel periodo gennaio-settembre 2009, hanno richiesto un contributo al Fondo e alle 2.332 che ne hanno potuto beneficiare.
Dall’identikit tracciato emerge che, per quel che riguarda la professione, 2/3 dei beneficiari sono operai generici nel ciclo dell’industria, della sub fornitura e dell’edilizia; seguono i lavoratori non qualificati nei servizi e un 15% di persone con lavori dequalificati, saltuari o irregolari. Solo il 5% ha un profilo professionale medio-alto (insegnanti, professionisti o dirigenti). Se però scorporiamo quest’ultimo dato in base alla cittadinanza, vediamo che la percentuale tra gli italiani sale all’11,5%, a testimonianza di una crisi che si è estesa anche a quelle fasce di popolazione che fino a ieri sembravano essere al sicuro e che oggi hanno trovato il “coraggio della miseria” per rivolgersi al Fondo Famiglia Lavoro.


Venerdì 01 Ottobre,2010 Ore: 15:37
 
 
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Osservatorio sulla poverta'

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