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www.ildialogo.org Racconto della caput mundi Fino Al sacro corpo eterno,By Masoli Franco

Racconto della caput mundi Fino Al sacro corpo eterno

(Dalla Fondazione di Roma all’Eucarestia)


By Masoli Franco

C’era una volta…
Romolo e Remo sono due fratelli che si vogliono bene. Non sono amati e vengono abbandonati nel bel mezzo di una selva. Succhiano insieme il latte della lupa e condividono la vita quotidiana lavorando e condividendo i frutti della loro terra e del bestiame. Crescono robusti e in buona armonia.
Delicato e artista è Remo che si diverte a suonare uno zufolo quando accompagna le pecore nei prati vicini e a guardare estasiato la luna e le stelle nel buio del cielo notturno.
Romolo è muscoloso, con grandi pettorali e un irsuto pelo in cui luccicano perle di sudore durante le ore di lavoro nei campi.
Sono scapoli e nessuna donna vuole condividere la vita con quei due lupi solitari.
Con il tempo crescono sentimenti veri o inventati di invidia, di egoismo, di grandezza. Ripetono la storia biblica di Caino e Abele.
Nasce Roma caput mundi. Un giorno decidono di fondare una città assieme ad alcuni vicini e scelgono un terreno dove poter costruire case con tanti campi e prati attorno.
Primo problema: chi avrebbe comandato e diretto i lavori?
Gli uomini si riuniscono e discutono, prima in modo sereno e poi gridando sempre più. Tutti alzano la voce e non si ascolta cosa dice l’altro. È uno dei primi talk show della storia. I fratelli capeggiano due fazioni diverse e contrarie in ogni punto della discussione.
Si viene alle mani e non ci si capisce più. All’improvviso si alza un vecchietto senza denti e con la bocca storta. Non si sa da dove viene, però riesce a zittire quella masnada scalmanata.
  • Ascoltatemi! Io sono parente di nessuno di voi, però sono interessato a questo progetto. Se discutiamo così non arriveremo mai ad una conclusione. Mi sono accorto che i due fratelli sono benvoluti da tutti voi. Mettiamoci in cerchio, loro due si mettano in mezzo e, a mani nude, vediamo chi è il più forte.
  • Scopriremo il più forte – grida un giovane – ma sarà anche il più preparato?
  • Se continuiamo a discutere non si arriverà a nessuna conclusione – grida un altro.
  • In questi tempi abbiamo bisogno di un guerriero – grida un uomo di mezza età - di un uomo forte che sappia incutere timore e farsi obbedire: lui sarà il nostro capo e dirigerà la nuova città.
  • Allora cosa aspettiamo ? – urla il primo vecchietto – se ci vuole la lotta, lotta sia!
Il ring, di formato umano, si allarga e lascia spazio ai due contendenti.
Romolo e Remo si guardano furiosi con gli occhi iniettati di sangue e di odio. Da tempo ormai non si amano e non si considerano come fratelli.
Sono in piedi e curvi, con le mani vicine al viso e chiuse a pugno, pronte alla difesa e alla ripartenza fulminea. Comincia il campionato del potere con la sete dell’odio e del dominio l’uno sull’altro, del fratello contro fratello.
Parte Remo e porta al gemello un gancio demolitore che lo fa cadere. Si alza con un balzo felino Romolo e prende per il collo l’avversario, gli fa uno sgambetto e lo atterra. Un vero KO tecnico, perché Remo rimane un po’ stordito. Si alza, ma non riesce a reagire immediatamente e ne approfitta Romolo che prende un palo, che gli ha passato qualcuno del pubblico, e sferra un colpo feroce sulla testa di Remo che cade al suolo esanime. Un altro colpo parte veloce e Remo sussulta esalando l’ultimo respiro.
Romolo alza il palo sanguinante in segno di vittoria. Nasce Roma, la città eterna.
La storia continua e Roma conquisterà il modo intero e diventerà uno dei più grandi imperi della storia umana.
Gesù detto il Cristo. Maturano i tempi e in un villaggio della Palestina, terra che fa parte dell’impero romano, nasce Gesù, detto il Cristo, che si proclama Figlio di Dio. Giuseppe, il padre, di professione falegname, uomo onesto e benvoluto dal suo villaggio di Nazareth, gli insegna a lavorare ed è felice di questo ragazzo così bravo e così strano. Maria, la mamma, oltre ad essere una madre esemplare, buona e semplice, ha sempre un’aria estasiata e possiede grandi doni misteriosi e segreti. Nella comunità solo lei ha profonde intuizioni che l’aiutano a capire questo bambino e ad accompagnarlo a scoprire la sua missione di figlio suo, di Giuseppe e di Dio. Cose da non credere!
Il ragazzo cresce, va a vivere in un altro villaggio che si chiama Cafarnao e da lì comincia a scegliere i suoi nuovi amici che chiama apostoli. Predica l’arrivo di un nuovo regno universale di cui fanno parte tutte le persone, tutto il creato, tutti i buoni con tutti i cattivi.
È un profeta, anzi molto di più, lui si proclama Figlio di Dio e predica un amore universale che esclude l’odio e le guerre. Suscita le ire dei religiosi ebrei e dei successori di Romolo. Viene minacciato, ma lui va dritto per la sua strada.
Già ultratrentenne, si ritrova come l’uomo più amato dalle comunità dove passa il suo tempo a predicare e più odiato dalle autorità civili e religiose. Lo vogliono morto e lui lo sa.
Viene accolto trionfalmente a Gerusalemme, ma lui sa che sta finalizzando il suo passaggio come uomo sulla terra, che la sua missione è giunta a compimento e che deve tornare al Padre, accolto dall’amore dello Spirito.
Si è fatto dei grandi amici che lo amano perdutamente, ma che ancora non ci capiscono granché. I suoi dodici eletti non sono ancora maturi, ma gli ultimi avvenimenti che succederanno, li maturerà e capiranno con chi hanno vissuto in una intimità invidiabile e imperitura.
Gesù decide di fare una cena con loro, l’ultima, prima dei tragici avvenimenti che lo porteranno a ritrovarsi con il Padre. Morirà vergognosamente in una croce. Inchiodato e deriso. Pianto dai suoi e dagli amici delusi.
Questi non lo troveranno più, perché Gesù Cristo, il Figlio di Dio e dell’uomo, resusciterà. Lo Spirito li istruisce e li spinge a solcare mari e terre per secoli e secoli a diffondere la Buona Notizia.
  • È finita la storia?
  • No!
La Ultima Cena. Ritorniamo alla Cena per capire come continua Gesù, detto il Cristo, a restare ancora con noi, perché qui sta il miracolo!
I discepoli dicono a Gesù:
– Signore è tempo di preparare la Pasqua, come ci organizziamo?
  • Ci ho già pensato ed ho avvisato chi di dovere.
Gesù ha un amico che possiede una casa con varie stanze e una sala da pranzo che è un triclinio romano con una tavola attorniata da divani con cuscini su cui si sdraiano gli ospiti ed è sufficientemente grande per accogliere tredici commensali. La chiede in prestito per una sera.
È giovedì e il giorno è all’imbrunire, quando Gesù e i suoi amici si recano a preparare e a consumare la cena. All’ora prescritta, Gesù si lega un asciugamano ai fianchi e fa sedere gli apostoli, appoggiando i piedi al suolo. Prende una brocca d’acqua e un catino, si dirige verso di loro e comincia a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli.
Alla fine Gesù riprende le sue vesti, si siede e dice:
  • Avete capito quello che ho fatto?
  • Spiegacelo - risponde Giovanni.
  • Se io che sono il Signore, il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio.
E durante la cena, Gesù prende il pane, recita la benedizione tradizionale, lo spezza e mentre lo distribuisce, dice:
  • Prendete, mangiate: questo è il mio corpo.
Poi prende il calice, rende grazie e lo distribuisce dicendo:
  • Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’Alleanza che è versato per molti per il perdono dei peccati.
Finita la cena, cantano un inno e se ne vanno verso l’orto degli ulivi.
Durante il cammino, i discepoli discutono sul significato della Cena.
La nuova Cena. Passa di lì una donna del 21º secolo, li saluta e chiede:
  • Di cosa state parlando? Della Cena? Anche noi oggi la facciamo e la chiamiamo Messa o Celebrazione dell’Eucarestia.
  • Ah sì? E come la fate? – chiede Pietro.
  • La dirige un uomo preparato ad hoc e lo chiamiamo sacerdote. È un continuatore della vostra linea che riceve l’ordine da un vostro successore che si chiama Vescovo.
  • Spiegati - interviene Andrea - Cosa fate? Vi radunate in un posto? Come si svolge la cerimonia?
  • Ecco. Ci troviamo in un posto che si chiama Chiesa. Il sacerdote entra e saluta. Facciamo una lettura della bibbia che ci racconta le vicende del popolo di Dio, prima dell’arrivo di Gesù, poi una seconda scritta da voi apostoli e una terza che racconta le vicende vissute dal Cristo e da voi. Il sacerdote ci aiuta a interpretarle e ci anima ad essere coerenti alla Parola di Dio. Che ne dite?
  • E la cena? - osserva Giacomo - solo letture, saluti e preghiere? Cosa mangiate e bevete?
  • Lì sta il bello, caro Giacomo. Diciamo che tutto è, allo stesso tempo, simbolico e reale. Il pane lo riduciamo a una porzione così piccola e fine che la chiamiamo ostia. Assieme ad un po’ di vino avviene la consacrazione con le stesse parole che Gesù ha usato nell’ultima Cena che voi avete appena celebrato.
È memoriale che rinnova la morte e resurrezione di Gesù. Siamo convinti di rivivere quello che voi avete vissuto poco fa e crediamo fermamente che quel pane sia Gesù reale, il Figlio di Dio, quello stesso che voi e noi stiamo seguendo.
Pensiamo che Lui entri in noi per trasformarci e rendere visibile la sua presenza nella realtà odierna.
  • Belle parole! – esclama Giovanni - ma come rendete reale quella presenza solo con una cerimonia?
  • Caro il mio Giovanni, vorrei ricordarti che tu non avevi capito niente e ti sei messo a discutere su chi di voi era il più grande, il più importante. Mi meraviglio che me lo chieda tu e ti chiedo di menzionare quello che tu stesso scriverai. Che ti ha detto Gesù?
  • Me lo ricordo benissimo. “Chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Io sto in mezzo a voi come colui che serve.”
Gesù ha pure detto: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”. In altra occasione ha detto: “Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica”.
  • Qui sta il busillis, caro Giovanni! Nella Messa, al momento di ricevere il corpo di Cristo, che noi chiamiamo Comunione, sappiamo che non c’è presenza reale di Cristo, il Figlio di Dio, se non c’è amore, se mi dimentico degli altri, specialmente dei prediletti di Gesù, i poveri.
Gesù stesso ha detto che se vado a fare l’offerta, cioè a celebrare la Messa, e mi accorgo di avere qualcosa contro un fratello, devo andare a far la pace e poi posso tornare all’altare e fare “Comunione”. Fare la pace significa prestare tutte le mie attenzioni al prossimo, specialmente al più debole. Questo è l’essenziale del messaggio di Gesù.
Per farti un esempio banale, se mi cade l’ostia consacrata e un topo me la mangia, non ha mangiato il Corpo di Cristo, ma un cibo per topi. La presenza reale di Cristo esiste solo in un rapporto di amore.
  • L’esempio è veramente strano, ma la sostanza è che dove non c’è amore, Dio non esiste. Noi ti salutiamo perché adesso andiamo con Gesù a pregare nell’orto di Getsemani.
La donna se ne va felice e triste allo stesso tempo. Gesù sarà crocifisso, ma seguirà immediatamente la resurrezione, il momento scatenante di una nuova e definitiva salvezza di tutto l’universo, di tutta l’umanità.
Larga è la foglia, stretta è la via
Dite la vostra che io ho detto la mia…
By Masoli Franco



Sabato 27 Febbraio,2016 Ore: 17:53
 
 
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