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www.ildialogo.org POESIE DEL GIOVANISSIMO QUASIMODO INTERPRETATE DA SILVIO ZAMPIERI,di Sebastiano Saglimbeni

POESIE DEL GIOVANISSIMO QUASIMODO INTERPRETATE DA SILVIO ZAMPIERI

di Sebastiano Saglimbeni

S’inquietò il mare e non sognò più nulla.
(S. Quasimodo)
Una premessa. Leggo spesso, preso ancora dalla febbre del verso, la Poesia di Salvatore Quasimodo che avevo, parecchi anni fa, da insegnante, pure fatto apprendere ai miei alunni delle Scuole superiori. Pronuncio queste parole con orgoglio mentre tramonto e riesco a scrivere e a pubblicare qualche nota, pure caustica nei confronti di coloro che ignominiosamente invidiarono il Poeta e tentarono di oscurare il suo nome. Che rimane in tutta la sua scrittura, ancora editata, divulgata e studiata.
Nei versi - faccio due soli esempi- di “Epitaffio per Bice Donetti” e di “Il mio paese è l’Italia” della silloge LA VITA NON È SOGNO, si legge la Poesia. Quella ispirata da un’ umile e grande donna emiliana che amò il poeta e “non si dolse mai” di lui “odiato, coi suoi versi, /uno come tanti, operaio di sogni” e quella ispirata dalla tragicità bellica nei “campi di Polonia, la piana di Kutno/ con le colline di cadaveri che bruciano/in nuvole di nafta”.
Fatta questa premessa, scrivo che, con mia grande sorpresa, ho letto un gruppetto di poesie che sono state composte dal giovanissimo Quasimodo. Da queste credo che traspaia un linguaggio non comune di suoni, di immagini e di purezza. Di qui - mi pare di osservare - l’incipit di un lungo percorso che si concluderà grandemente con il sorprendente riconoscimento a Stoccolma.
Alcune delle poesie, con la rima, si leggono dal verso misurato rispetto alle altre che si possono definire prose liriche, una rivelazione. Erano la sola risorsa che il Poeta possedeva ansioso di conoscere altre diverse geografie e genti “con alcuni versi in tasca”. Non v’è alcun indugio in questa semina poetica al verso sonoro, all’esigenza della perfettibilità metrica. Un Quasimodo giovanissimo che aveva inteso che occorreva andare oltre la tradizione, oltre alla letteratura del decadentismo di cui aveva, tempo dopo, dichiarato in un suo discorso all’Università di Messina nel 1960, per la circostanza della laurea honoris causa conferitagli, di averlo combattuto. Non si legge, tra queste poesie, ad esempio, un sonetto, quel modello letterario inventato dal notaro poeta Iacopo da Lentini.
Ora queste poesie sono diventate dipinti eseguiti dal pittore veneto Silvio Zampieri, vivente da tempo a Milano, dalla lunga storia di artista figurativo, singolare per quel suo gusto geniale, che non ha sperduto, del chiarismo, quel movimento
pittorico italiano, che ebbe il suo centro a Milano verso il 1929. Un lavoro fervido, sentito. Così l’artista Zampieri ha potuto contribuire alla divulgazione di queste poesie. E non potevano mancare, tra i suoi dipinti, che certamente saranno proposti per una personale, due ritratti rievocanti il Poeta. In uno pare che l’uomo travagliato mediti, nell’altro sta dinanzi ad un libro aperto, la cosa scritta, la ragione della sua esistenza.
Questi due dipinti-ritratti ci ricordano i diversi dedicati al Poeta da pittori di spicco, come Remo Brindisi e Domenico Cantatore, che vissero a Milano.
Accattivanti dipinti, pertanto, realizzati in seguito ad una attenta, meditata, pure sofferta lettura dello Zampieri alle poesie del Poeta. E penso a quelli che prendono il titolo delle poesie: “La stella”, “Ondulazioni”, “Fremiti Mattinali”, “Zingaro”, “Il sonno”, e a tutti gli altri. Una traslazione di freschezza e di bellezza - mi piace sottolineare - nel dipinto “Il sonno”, dove c’è il tenero verde umano. Partecipato con quelle tonalità chiare e luminose. Un’altra poesia, perché no? Quella dell’artista Zampieri.



Martedì 24 Ottobre,2017 Ore: 17:37
 
 
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